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Autore: kk549210    21/04/2014    3 recensioni
La vita dolceamara dei piccoli insetti ronzanti in sei brevi quadretti narrativi...
Genere: Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STORIE ORDINARIE DI API E DI FUCHI (1991)
 
In un mondo fatto di dolcezza e di miele vivono degli insetti molto laboriosi, le api, insieme ad alcuni loro simili un po’ meno laboriosi, i fuchi. Ma forse la dolcezza, anche nel mondo delle api, esiste solo nel miele; è ora di dare un’interpretazione, in chiave fantastica, di alcuni fenomeni che avvengono ogni anno nelle colonie di api: la nascita delle piccole larve, l’inattività dei fuchi, corrispondente ad un incessante lavoro da parte delle instancabili api, la conseguente morte dei maschi nel periodo in cui le api, inspiegabilmente inferocite contro di loro, smettono di nutrirli come avevano fatto fino a poco tempo prima.
 
 
EVARISTO, IL FUCO DEL BAR POLLINE
 
Quando, ogni mattina, il gestore del Bar Polline, un discreto localetto in via Pappa Reale, alzava la saracinesca del suo esercizio, si vedeva subito spuntare il fuco Evaristo all’angolo della strada, dove si trovava la sua casetta, in cui viveva mantenuto dalla zia Melissa e dalla sorella Beatrice, indefesse lavoratrici nella fabbrica di miele del locale alveare.
Evaristo, ormai non più tanto giovane, era un cliente abituale del bar: si presentava al mattino in ciabatte e camiciola fiorita aperta sulla grossa pancia marrone, dopodiché si sedeva fuori dal bar, su una seggiola e chiedeva il giornale sportivo, aspettando che arrivassero gli altri fuchi suoi compagni, per commentare con loro gli ultimi avvenimenti del giorno e starsene in ozio completo, mentre le api lavoravano in fabbrica o negli sconfinati campi di fiori tutt’intorno.
Anche quella mattina tutto si svolse secondo la quotidiana routine: non appena il barista ebbe tirato su la saracinesca, subito si vide comparire Evaristo all’angolo.
- Come va, Gaspare?- gridò repentinamente, appena sbucato fuori, al proprietario.
Gaspare rispose con un mugugno al saluto del suo amico e cliente. Conosceva ormai da un pezzo Evaristo, e così, ben sapendo ognuno i difetti dell’altro, la reciproca sopportazione era divenuta abbastanza difficile per entrambi.
Evaristo afferrò, com’era sua abitudine, il suo giornale sportivo favorito, “Api Sport”, ed iniziò a leggere le notizie del giorno. Ce n’era una che lo interessava particolarmente: quella della partita di calcio che si era disputata il giorno prima tra la squadra locale e quella d’oltrefiume, e subito si risvegliò la sua loquacità, tipica un po’ di tutti i fuchi che trascorrono le loro giornate al bar.
- Eh, ieri i nostri hanno proprio giocato bene!- esclamò Evaristo, tenendo il giornale aperto, sollevato per aria con le zampine.
- Beh, a dire il vero hanno un po’ faticato a vincere: gli altri erano veramente in forma!- ribatté Gaspare, i cui antenati avevano un tempo sciamato fin lì dall’altra parte del fiume.
- Abbiamo vinto noi, però, con un bel 2 a 1, grazie al nostro straniero, il fuco di città Zucchero di Canna.
- I giocatori della nostra squadra mi sono sembrati però un po’ fiacchi!- soggiunse il barista, che quella mattina si era svegliato con la voglia di contraddire il suo cliente più fedele.
- Ci credo! Di là dal fiume tutti gli anni ci sono splendidi fiori e così gli atleti possono nutrirsi di ottimo miele, tanto da sembrare più bravi, ma questa è pura e semplice apparenza!- esclamò Evaristo, che voleva difendere fino in fondo la sua squadra del cuore.
- Avevano ragione allora i miei antenati, quando dicevano che i fiori di là dal fiume sono migliori di quelli di questa sponda!- disse Gaspare, orgoglioso del suo albero genealogico.
- Senti un po’, amico mio, non credi che sia ora di smetterla con queste noiose chiacchiere?- sbuffò scocciato il cliente - In ogni caso, i nostri giocatori possono contare sull’aiuto di esperti, come la dottoressa Mariolina Nettarina.
La conversazione andò avanti per lungo tempo; si aggiunsero anche gli altri amici di Evaristo, che dovevano passare il tempo in qualche modo. Se ne stettero lì tutto il giorno, finché, al tramonto del sole, ognuno tornò a casa sua.
  
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