Marvel, il meno temuto fra tutti i favoriti.
Era bello, ma non quanto Glimmer.
Era forte, ma non quanto Cato.
Era senza pietà, ma non quanto Clove.
Si era offerto volontario per essere conosciuto in tutta Panem.
Avrebbe vinto per la sua bravura.
Ma si sbagliava.

Marvel aveva sempre odiato l’arco e le frecce.
Sin da quando, all’Accademia, aveva provato ad usarle.
Le riteneva delle armi inutili, perché erano le uniche che non sapeva maneggiare.
Le odiò ancora di più quando un nuovo arrivato, sbagliò mira e per poco non lo colpì.
La paura che provò fu impensabile.
Lui era portato esclusivamente per le lance.

La lancia colpì la bambina del Distretto 11.
E proprio mentre stava per lanciarne un’altra alla Ragazza in fiamme, lei lo colpì con una freccia.
Toglie la freccia dal collo e il sangue inizia a colare.
Ora tutta Panem lo ricorderà, ma non per la sua bravura.
Per aver ucciso una bambina.
No. Non è così che doveva andare.
La bambina dell’11 e la ragazza in fiamme parlano, ma il suono delle loro voci arriva ovatto alle sue orecchie.
Il verde degli alberi e l’azzurro del cielo si fanno troppo intensi.
Sa di essere spacciato.
Lo capisce perché vede solo una cosa davanti a lui.
Il buio.