Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
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Autore: Saxa_chan    21/04/2014    0 recensioni
E se a volte l'amore può nascere all'improvviso, quando meno te lo aspetti? Non è detto che sia tutto rosa e fiori, l'amore. Le delusioni e le pene d'amore ci sono, e ci saranno sempre. Ma con esse, cerchiamo di maturare, e ci fanno capire dove abbiamo sbagliato. Sunny, studentessa sedicienne che frequenta il Liceo Dolce Amoris, è spesso coinvolta in amore, e ne avrà di problemi di cuore...!
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Questa è la mia prima fanfict, incentrata su Dolce Flirt. Enjoy it!
(Se ve lo stavate chiedendo, sì, in questa fanfict Kentin é ovviamente dopo la sua "trasformazione" ^^)
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.»    

 

Finalmente era sabato, il giorno dell'appuntamento. Ero tesissima, non facevo altro che camminare senza meta per la mia stanza.
Mi vestii: indossai il costume e tutti gli altri abiti nuovi. Ero prontissima: ora dovevo solo aspettare Kentin alla fermata del bus. Presi lo zainetto e uscii di casa. Con mia grande sorpresa e con largo anticipo, Kentin era già lì. Mi sentì e si girò di colpo. Quando mi guardò, le sue guance si colorarono di un bel rosso ciliegia, e le sue labbra si schiusero. Mi salutò balbettando. «C-ciao Sunny...» Gli sorrisi dolcemente, per farlo sentire a suo agio. Ma evidentemente sbagliai, perché arrossì ancora di più. Si girò dall'altra parte per non guardarmi, forse si vergognava. Dopo qualche minuto arrivò il bus. Salimmo e prendemmo posto. Per tutto il tragitto non feci altro che osservare il panorama. Vi erano tanti alberi, come delle tenere macchie verdi che invadevano il grandissimo cielo azzurro. In lontananza potevo vedere il mare, quell'immenso blocco blu tempestato di piccole e schiumose onde bianche. Il sole splendeva, e rifletteva i miei occhi e i miei capelli. Mi girai verso Kentin. Anche lui stava osservando il panorama come facevo io. Stava sorridendo, ed ora che focalizzai di più, era bellissimo. Aveva uno splendido sorriso. Lo guardai intensamente, sperando che mi guardasse anche lui. I suoi occhi sembravano ipnotizzati, rapiti dal posto e dal mare. Ormai eravamo arrivati: scendemmo dal bus e arrivammo in spiaggia in men che non si dica. Il sole si colorò di un bellissimo arancio, e la brezza marina mi solleticava la pelle. Appoggiammo le borse, e Kentin rimase stupito ed incantato ad osservare il mare.
Si girò verso di me e mi fece cenno di raggiungerlo. Feci come richiesto. Eravamo fianco a fianco, con la brezza che ci stava spettinando. In quel momento mi sentii afferrare la mano. Ed era lui che me la stava stringendo. Aveva una presa così salda, ma anche particolarmente leggera, come se non volesse farmi del male. Arrossii lievemente. Mi rilasciò la mano e mi chiese, guardandomi: «Non è bellissimo?» Annuii, e gli sorrisi timidamente. Tornammo verso i nostri zaini e tirammo fuori i nostri teli. Ci sdraiammo e iniziammo a fissare il cielo ed a parlare. «Dimmi, Kentin..perché mi hai invitata ad uscire?» Gli chiesi. Volevo trovare quella risposta. Quella risposta che cercavo durante questi giorni. Dapprima mi guardò, poi ritornò a fissare il cielo. Lo vidi sorridere dolcemente e chiudere gli occhi. Forse non me lo voleva dire. O forse non voleva rovinare tutto. Sentivo leggermente caldo, ormai, così mi spogliai e rimasi in costume: non vedevo l'ora di tuffarmi! L'orizzonte era tinto di rosso, e il sole era sul pelo dell'acqua, rilasciando un bellissimo tramonto. Corsi fino alla riva del mare e mi tuffai, prendendo lo slancio. Quando entrai completamente, sentii il corpo invaso dall'acqua, come se l'immenso oceano volesse impossessarsi di me. Sembrava di toccare le profondità marine, dove l'acqua era più fredda. Risalii velocemente, e tirai indietro il capo, facendo roteare i capelli in aria. Tante piccole goccioline mi schizzarono sulle spalle. Mi girai verso Kentin, e anche lui mi stava guardando. «E' calda!» Esclamai. Si spogliò anche lui e mi raggiunse. Stavo quasi per annegare: aveva un corpo mozzafiato, davvero bello. Aveva dei gran muscoli sulle braccia, e aveva degli addominali da non sottovalutare! Si tuffò, e ritornò a galla subito dopo. Iniziammo a lanciarci l'acqua sul viso e sul corpo per scherzo, come due bambini che giocano ad acchiapparella. In seguito ci sfidammo ad arrivare il prima possbile verso il nostro telo; scalciavo per seminarlo, ma questo sembrava rallentarmi, invece. Kentin si faceva strada e lui avanzava sempre più vicino a me, tant'è che cambiai strada ed uscii dall'acqua. La brezza, ora, sembrava quasi vento, mi stava sparpagliando i capelli qua e là ed avevo freddo. Arrivai vicinissima al mio telo, ma Kentin mi aveva battuta sul tempo. «Presa!» Gridò soddisfatto, mentre mi stava stringendo. Era bello essere stretta fra le sue braccia. Sentivo il suo calore sulla mia pelle, e il solo tocco delle sue mani mi faceva rabbrividire dall'emozione. «Va bene, hai vinto!» Gli dissi ironicamente. Mi lasciò andare, ma in qualche modo mi intrecciai e caddi a terra, tirando Kentin per un braccio. In quel momento avrei voluto scomparire: era sopra di me! Ci fissammo per circa cinque minuti, ma in confronto ne sembravano molti, molti di più. Quello sguardo sembrava che fosse durato per più di un'ora. Ero come paralizzata, non riuscivo a muovermi. Lo guardai intensamente negli occhi, come se volessi scavare in quelle belle pozze verdi. Volevo solo essere abbracciata, nient'altro. Appena mi balenò la scena in mente, arrossii a dismisura. Anche lui sembrava quasi immobilizzato: aveva le gote rosa e sentivo che respirava profondamente. Potevo sentire il suo cuore, e quanto fosse agitato. Dischiusi le labbra. Di lì ritornammo in noi. Ora Kentin si inginocchiò verso di me e mi abbracciò, portando la mia testa sul suo petto. Era una strana sensazione, mai provata fin'ora. Con l'orecchio, ora, sentivo i suoi battiti più forte, come se fossero dei gran rintocchi d'orologio. Lasciò la presa e mi guardò negli occhi. Sorrise così dolcemente che mi si sciolse il cuore. «Oh, beh, sarà meglio tornare a casa, tra poco inizierà a fare buio.» Controllammo gli orari del bus ma...quello che avevamo preso era l'ultimo per il resto della giornata! «Oh, no! E adesso?!»
Ero terrorizzata: se non fossi tornata a casa, i miei mi avrebbero fatto una bella lavata di capo e messa in punizione! Li chiamai subito, ed inventai di rimanere a cena e a dormire da un'amica. E così fece lo stesso Kentin con i suoi. «..scampata!» Esclamò gioioso lui. «Sì, ma..cosa faremo?» Era come se mi fossi appena svegliata da un bellissimo sogno. Anzi: era come se un sogno si fosse tramutato inspiegabilmente in un incubo!
Ma Kentin mi tranquillizzò: aveva delle provviste nel suo zaino. Nel frattempo ci mettemmo alla ricerca di legni da ardere per creare un falò. Poco alla volta si creò un bel focolare. Lo accendemmo: era quello che ci voleva! Ci sedemmo a terra ed iniziammo a mangiare dei panini.
«Beh..non era nel programma, ma...sempre meglio che ritornare dai miei!» Mi disse. Annuii. Per tutta la serata parlammo del più e del meno, della nostra vita, insomma, di tutto. La luna brillava ormai alta nel cielo, ed era mezzanotte inoltrata. Il fuoco scoppiettava, ed eravamo sdraiati a chiacchierare. I nostri occhi erano impegnati ad osservare le stelle e la luna. All'improvviso i nostri discorsi si interruppero. «Ricordi che mi avevi chiesto il perché di questo appuntamento? Ecco perché ti ho invitata ad uscire.» Disse, mettendosi a sedere. Non capii, così mi sedetti anch'io per guardarlo meglio. Kentin mi sorrise e si fece più vicino. Avvicinò il suo viso al mio. Il cuore mi cominciò a battere, sembrava fosse impazzito, quasi come un attacco cardiaco. Respiravo a stento e quasi la mia gola si seccò. Mi prese il viso fra le mani, e dopo avermi sfiorato le labbra con leggero tremore mi baciò. Mi baciò sulle labbra. Durò qualche minuto, ma fu bellissimo. Avevo paura, ma..lo baciai anche io. Non so come mai, ma era come un impulso che non riuscivo a trattenere. Le sue labbra erano morbide e lisce; era dolce, tenero e romantico. Non era uno di quei baci pieni di passione: ma era uno dato con amore. Il mio cuore tornò a tamburellare. Si staccò da me. «Quindi, tu...» Ero così confusa e frastornata, non sapevo che fare. Kentin annuì e mi raccontò una cosa che mi fece rimanere a bocca aperta. «Sì. Fin da quando ero piccolo provavo una grande stima nei tuoi confronti. Tu eri sempre gentile, disponibile con me, come non lo era mai stato nessun altro. Ero così felice quando ti vedevo, e ti volevo molto bene. Finché un giorno alle scuole medie...mi resi conto di provare qualcosa per te.» Non sapevo che dire: ero lì, ferma ed immobile, ad ascoltarlo mentre si dichiarava. Non avevo mai assistito ad una scena simile.
«Sunny: sono innamorato di te.» Questa frase mi rimbombò nella testa come i rintocchi delle campane. Io...ero dispiaciuta. Ero dispiaciuta perché non lo ricambiavo. E non credo che l'avrei mai ricambiato. Mi piaceva, sì, ma come amico. «K-Kentin..io..lo accetto; e sono felice. Ma sono altrettanto felice...» Sembrava pendere dalle mie labbra. Non mi piaceva vederlo così, sembrava abbattuto. Così mi avvicinai a lui e gli dissi, guardandolo negli occhi: «Sono felice che tu sia stato il mio primo bacio.» I suoi occhi sembravano risplendere, erano come due bellissime stelle. Mi abbracciò forte e mi accarezzò la guancia. La stanchezza iniziava a farsi sentire: mi accasciai sul telo e socchiusi gli occhi. Kentin rimase a guardarmi. Poco dopo, prese la sua giacca e la stese sopra le mie spalle, dopodiché si sdraiò a terra. «Buonanotte, Kentin.» Gli dissi prima di addormentarmi definitivamente. «Buonanotte anche a te.»
Il giorno seguente mi svegliai un po' intontita e frastornata. Con mia grande sorpresa notai che...ero fra le braccia di Kentin! Suppongo, quindi, d'aver passato la notte stretta a lui. Chissà se ero stata io ad avvicinarmi, o viceversa. Cercai di spostare il suo braccio dalla mia schiena, facendo attenzione a non svegliarlo. Fortunatamente stava ancora dormendo, nonostante il mio baccano. Presi il mio telo e mi sedetti di fronte a lui. In quei minuti, passai il tempo a studiarlo attentamente. Era a pancia sotto, ed aveva il viso rilassato; potevo sentire i suoi profondi respiri. Le labbra erano socchiuse: alla loro vista mi era subito balenato uno strano pensiero per la mente,
ma poi se ne andò. Il suo petto andava a ritmo con i respiri ed i battiti cardiaci. Notai che la sua giacca era a terra, così la raccolsi. Volevo lasciarlo riposare, così gliela misi sulle spalle, ma, appena lo sfiorai aprì gli occhi. Quei meravigliosi occhi verdi. «Oh...b-buongiorno.» Gli sussurrai e sorridendogli timidamente. Era proprio carino appena sveglio, mi faceva proprio tenerezza. Sbadigliò e si tirò su lentamente, facendo sgranchire ogni suo muscolo del corpo, e devo dire che mi stava tentando. Anche lui contraccambiò il sorriso e mi mise dei ciuffetti di capelli dietro l'orecchia, rispondendomi: «Buongiorno anche a te.» Forse, era ora di tornare a casa, visto che avevamo finito le scorte, e non avevamo la minima idea di che ore fossero. Così presi il cellulare: erano le otto e un quarto. Fortunatamente era domenica, e non dovevamo andare a scuola. Controllammo gli orari del bus, e guarda caso, ne sarebbe passato uno alle otto e mezza.
Prendemmo tutta la nostra roba e la riponemmo nei nostri zaini: era ora di incamminarsi verso la fermata. Calò un silenzio imbarazzante, quasi si poteva tagliare con un coltello. «Sunny..» Incominciò lui, cercando di rompere il ghiaccio. «Dimmi.» Lo incitai.
«Voglio che tra noi non ci sia alcun tipo di imbarazzo» Non sapevo che dire: ora mi aveva fatto veramente imbarazzare! Forse, avevo capito a cosa si riferisse, ma non volevo togliergli le parole di bocca, così lo feci andare avanti. «Vorrei...solo capire cosa provi, nient'altro.» Era difficile per me spiegarglielo. I miei sentimenti erano così difficili da capire, anche per me a questo punto. Ma non potevo non dargli una risposta, non era corretto; perché già lui me l'aveva data, quella che cercavo. «Kentin. Sono anni ormai che ci conosciamo. Ed io ti voglio bene. Ma..io ti considero un amico. Ancora non so quello che voglio, nemmeno so per certo che siano questi i miei sentimenti. E' accaduto tutto così in fretta che non me lo so spiegare.» Sembrava triste, non lo avevo mai visto così..così abbattuto. Ma lo capivo: molte volte avevo ricevuto uno smacco. Capita a tutti, anche se le pene d'amore ci fanno soffrire, in cambio cresciamo. Con esse cerchiamo di maturare, e ci fanno capire dove abbiamo sbagliato. Tantissime volte, quando mi dichiaravo e ricevevo una risata in piena faccia, ci stavo male. Davvero male. Ma, dopo aver sbollito la tristezza e la depressione, tutto attorno a me cambiava: non ero più presa dall'amore. E riuscivo a sorridere di nuovo, e a guardare il mondo con occhi diversi, senza distrazioni per la mente. Con Kentin però...non era la stessa cosa. Non mi era mai capitato che qualcuno si innamorasse di me sul serio. Ma non l'avevo respinto: accettavo il suo amore, ma in quel momento non volevo che le cose diventassero troppo pesanti per entrambi. Sicuramente sarebbe finita male. Anche se lui è dolce, romantico e sincero, ancora non ero pronta. Le cose, si erano già affrettate, e non volevo correre. E soprattutto, non volevo che soffrisse. «Ma tu per me..rimarrai lo stesso. Io sono contenta che tu ti sia innamorato di me, mi fa onore, questo. Ma ancora, devo capire cosa voglio, ribadisco. E comunque, Kentin, non è detto che non possa succedere nulla fra noi: continua a sperare. Se davvero sei innamorato di me..beh, non arrenderti. Intesi?» Mi sentivo davvero male, e il cuore era gonfio di tristezza nei suoi riguardi, capivo come stava. Ma in compenso, ricevetti un abbraccio. Mi abbracciò così forte da togliermi il respiro. Lo strinsi forte anche io, per impulso. Sentii gli occhi pesantissimi, come due macigni, e dopo aver provato a chiuderli, le lacrime iniziarono a scendere a fiotti. Si staccò da me, e mi guardò preoccupato, chiedendomi se era tutto apposto, visto che stavo piangendo. «E' che...mi dispiace, e so quello che provi, non volevo farti soffrire.» Mi guardò triste, e mi asciugò le lacrime con i pollici. «All'inizio lo ero; ma poi, dopo che mi hai dato coraggio, ci credo. Ci credo ancora, e non voglio perderti.» Intanto il bus si stava facendo strada in lontananza. «Perché io, Sunny, ti amo.» Mi prese il viso e ci demmo un ultimo bacio “d'addio”. Anche se non stavamo insieme, ho voluto contraccambiare il suo bacio, e dargli tutto il mio bene possibile che provavo nei suoi confronti. Questo, fu il mio primo e vero bacio. Era pieno di tristezza e passione al tempo stesso: sentivo le sue labbra contro le mie, i nostri petti l'uno appoggiato all'altro, e il suo cuore batteva forte, fortissimo. Il bus era già arrivato da dieci minuti, ed infatti l'autista ci stava “richiamando” facendo suonare il clacson. Entrammo. L'autista ci raccomandò di non farlo aspettare le prossime volte a causa delle smancerie. Non fiatammo ed ognuno si scelse un posto diverso dall'altro. Io mi sedetti sul primo posto libero che trovai, mentre Kentin si sedette in fondo. Ero triste: per tutta la corsa non feci altro che pensare a queste ultime giornate intense di emozioni; quello che doveva essere un semplice appuntamento, si era trasformato in...beh, non saprei come definirlo. Il primo dei due a scendere fu lui: lentamente, si aggrappò al palo dell'uscita del bus, e prima di scendere, mi diede un ultimo sguardo. Anche io lo guardai, ma subito dopo tornai a guardarmi le punte dei piedi, ero troppo giù di corda. Prima di tornare a casa cercai di costruirmi un sorriso finto da mostrare ai miei. I miei non sospettarono di nulla, fortunatamente. Appena salita in camera, appoggiai le mie robe ed iniziai a piangere senza motivo. Non sapevo come mai stavo così per una cosa simile.
Davvero, non lo sapevo. Mandai un messaggio ad Alexy, sperando che arrivasse il più presto possibile da me.

 

  
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