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Autore: mary_berti    21/04/2014    0 recensioni
"sono fortunato a essere innamorato della mia migliore amica"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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. Era una normalissima giornata di maggio quando Clio arrivò al campo. Arrivò con un borsone, con la paura di non essere accettata,con le crisi adolescenziali di quasi tutti gli adolescenti,e con nostalgia infinita di Venezia. Non le era mai mancata Venezia, da quando Nico se n’era andato. Lui era il suo migliore amico. Poi, a dieci anni,un giorno le disse che sarebbe partito. Era una cosa da nulla, sarebbe tornato subito. E invece no. Non tornò. E lei gliene aveva scritte di lettere,al suo Nico. A tutti gli indirizzi di questo mondo,ma non le arrivò mai una risposta.
Gli aveva scritto una lettera in quell’ultimo periodo,dopo aver giurato a sé stessa che non lo avrebbe mai più fatto.. l’aveva spedita.
“ciao,Nico.
Avevo promesso a mè stessa di non scriverti più,è vero. La verità,sarebbe che se tu oggi fossi stato con me avresti compiuto quindici anni.* Saresti diventato un vecchietto per me,ma non importa. Saresti stato il mio migliore amico. Adesso,io non so perché tu sia partito. So che mi hai lasciata sola, con quel resto di famiglia di avevo che si è suicidata. E tu te ne sei andato, si sono cinque anni. Tu,da non si sa dove,ci pensi mai a me? Beh,io a te ci penso. Ti ho pensato tutti i giorni,tutti i giorni mi sono messa a pregare Ade che gli dei ti aiutassero in tutti i modi,Nico,veramente. Eri l’unico a condividere la mia passione per la mitologia,credo che per questo sto pregando Ade,sempre. non so dove spedire questa lettera. Tanto,pure se ti arriva,e sicura non ti arriva,non la leggi. Mi avrai chiuso fuori dal tuo mondo,credimi,lo so che è cosi. Mi manchi. Nico,non so né che dirti né che fare.
Si dice sempre mi dispiace ce te ne sia andato. A me il dispiacere è passato. A me è rimasta solo la rabbia,rabbia bollente,un senso di vuoto che fa male. Perché Nico,forse tu speri che io ti abbia dimenticato. Non si dimenticano le persone,semplicemente ci si abitua alla loro assenza. Ma io non ho nessuna capacità,oltrechè intenzione a dimenticarti o abituarmi alla tua assenza.
Buon compleanno.
Nico + 15
Noi ci rivedremo. Perché io so come andrà a finire. Un giorno ci rivedremo,ci guarderemo negli occhi e ci pentiremo di non esserci mai cercati prima. Perciò me ne vado da Venezia. Questo posto fa schifo senza di te,sono cinque anni che lo dico. Vengo a cercarti,Nico. Tu sei una persona speciale. E io non ho intenzione di perderti per sempre.
Clio”
 Non aveva veramente nessuna intenzione di lasciarlo andare. Compilò un modulo di spedizione
“destinatario : Nico di Angelo
Mittente: Clio di Marco
Luogo: Ade solo sa dove”
L’aveva buttata in una cassetta alcuni giorni prima,e si era avviata a fare i bagagli. Sull’autobus per non so dove la aspettava un suo compagno di scuola, Louis,che era un ragazzo gracile,simpatico.
-Clio,io vado dove vai tu- le disse Louis
-io non lo so nemmeno da sola dove vado- disse lei,sconsolata
- andiamo in America. Io ti devo dire qualcosa di importante- disse Louis,serissimo.
-e c’è bisogno di andare fino in America a dirmela?- domandò sarcasticamente Clio
- posso dirtela anche subito-
-dimmela.-
-ma devi promettere che andrai dove ti porterò-
-tanto non ho niente da perdere,adesso- disse lei
-sei figlia di un dio,Clio. Un dio dell’ Olimpo. Non so bene di chi, ma lo sei. Ho tutte le prove,mi sono consultato con Chirone,sei nella lista dei semidei vivi al mondo. Verrai con me al Campo Mezzosangue- disse Louis,tutto d’un fiato
-sapevo che l’Olimpo esiste!- esultò la ragazza. Come minimo,forse gli dei avevano vegliato sulla strada di Nico. In fondo, questo Campo Mezzosangue non poteva essere male. Aveva paura,ma aveva anche coraggio,quel coraggio che viene quando non hai nulla da perdere.
Arrivò al Campo,e il fiume di ricordi che l’aveva attraversata finì. Ricordare faceva male. Portava dolore,dolore quasi tangibile. Il centauro Chirone la stava portando nella tenda del direttore. Chirone era stato il maestro di Achille e di altri eroi. Conoscerlo,avere qualcosa di condividibile con quei grandi era fantastico. Col signor D non andò benissimo. Usò le sue solite maniere svelte,e poi le chiese di fare alcune cose e di giudicare persone. Clio si dimostrò bravissima con l’arco,cantava bene,amava il sole e altre cose che a lei sembravano normalissime. Chirone e D discuterono per circa venti minuti,alzando a volte la voce,finchè Chirone non la prese da parte.
-Clio,ti devo dire una cosa. Essere figli di Dei non è mai facile. Sei stata catapultata qui da un momento all’altro. Probabilmente ti sembra un sogno troppo lungo,non lo è. Sei in una realtà diversa dalla tua,ma ci farai l’abitudine. È normale,credimi.-
-no,non è facile,è vero. Ma bisogna guardare dentro l’anima per capire chi siamo. Io non so CHI sono. Ma so che CI sono. Da quando sono entrata qui,questo posto mi sembra casa. È come se appartenessi qui da sempre. È normale,vero?- disse lei,che era seria
-stai iniziando bene. Ti senti vincolata a questa terra,ma fai facilmente paragoni con Venezia e il mondo,no?- le chiese Chirone,guardando l’orizzonte
-si. È tutto quasi uguale- rispose lei,tranquilla
-ne ho la conferma- sorrise Chirone
-di cosa?-
-sei figlia di Apollo,come avevamo capito. Vieni,appartieni da ora in poi alla Casa 7-
Chirone la accompagnò a una casa fatta come d’oro. Da dentro c’era qualcuno che cantava. Chirone bussò educatamente alla porta ed essa si aprì. I ragazzi,biondi,con gli occhi chiari,alti,muscolosi, molto belli lo accolser rispettosamente. Chirone presentò Clio,dicendo che era nuova,di trattarla bene e tutto e li lasciò.
La maggioranza dei ragazzi tornò alle proprie attività,mentre uno che sembrava il più grande le si avvicinò.
-ciao Clio,io sono Lee,il capocapanna,capocasa,caposquadra,come mi vuoi chiamare. Sei la più piccola,ma non significa che non sia brava. Cioè,per essere sorella nostra devi essere brava per forza. Il tuo letto è quello vicino alla finestra,e in bagno stiamo facendo un sorteggio per gli scaffali,quindi quando ti va puoi unirti- disse il ragazzo
-grazie mille Lee- disse Clio,felice
-prego cento- disse,facendole l’occhiolino e allontanandosi.
Clio buttò il borsone sul pavimento vicino al letto,e cominciò a sistemare le sue cose dentro l’armadietto per lei. Nell’armadietto c’erano delle decorazioni a forma di sole,di luce,di Muse che cantavano. Quando in dieci minuti sistemò le cose,andò in bagno a vedere come procedeva il sorteggio. Le era capitato il secondo scaffale sulla destra,cosa positiva,perchè non era molto basso,e Clio era parecchio alta. Tutti sistemarono le loro cose sugli scaffali,e Clio notò che c’erano solo altre due ragazze oltre a lei,ma non sembravano particolarmente sveglie,di conseguenza Clio non andò subito a fare conversazione.
Quando un corno chiamò,Clio seppe che era una conchiglia. Lee le spiegò che la conchiglia annunciava la cena, e poi fece mettere il gruppo in ordine di età. Clio era la più piccola,quattordici anni,quasi quindici,ma era alta come una di diciassette e altrettanti ne dimostrava. Avevano tutti un carattere tosto,alla Casa,e le piacevano. Erano gente come lei. A cena,Lee le spiegò come fare le offerte agli dei,cosa che Clio trovò divertentissima,dato che essendo lei vegetariana era complicato scegliere la verdura più bella. Lee ridette come un matto mentre Clio era occupata a scegliere la verdura migliore per la strada.
Al campo,le disse Lee durante il falò,aveva riscosso molto successo,specie tra i ragazzi. Clio era come i figli di Apollo : bellissima,alta,bionda,atletica e dal fisico slanciato. Poi sapeva cantare e suonare bene e Lee voleva assolutamente renderla un’onore per la casa di Apollo. Erano due ragazzi intelligenti,sapevano come sfruttare le proprie potenzialità e quelle degli altri. Quando Lee si alzò,arrivò un altro ragazzo,Percy vicino a lei. Percy aveva i capelli neri e gli occhi verde intenso. Era figlio di Poseidone,ed era da solo nella casa 3.
-come ti chiami?- le chiese gentilmente
- Clio. Tu?- chiese lei,guardandolo negli occhi
-Percy,piacere- esclamò,stringendole la mano. Sorridendo,Percy la portò a conoscere il suo gruppo di amici. Conobbe Annabeth, una figlia di Atena,che trovò alquanto pignola come tipo,ma non le dispiacque esageratamente. Era stata una bella serata.
Sulla spiaggia,invece,un ragazzo stringeva una lettera in mano,pensando a una ragazza. “Le persone non si dimenticano. Semplicemente,ci si abitua alla loro assenza” lui non voleva abituarsi. Per un periodo la stava dimenticando,ma poi vennero i ricordi,dolorosi,e gliela riportarono in mente. Poi andò alla Capanna di Ade,e lasciò il problema alla mattina seguente.Clio si sveglò con un simpaticissimo raggio di  sole puntato in un occhio. Si alzò,a ritmo di zombie, e si vestì. Si mise una maglietta arancione del Campo Mezzosangue,un pantaloncino elastico corto ma veramente corto, e le scarpe da ginnastica. Erano le cinque e mezza. Stava albeggiando. Corse sulla spiaggia,e si buttò a sedere sulla sabbia,guardando il Sole alzarsi. Pensò a Nico. Le mancava. Ma lei lo avrebbe cercato.
“ questo non è un campo di gente disturbata mentalmente. È un campo di gente –diversamente normale- quindi speciali. Nico è una persona speciale. È da qui che lo devo cominciare a cercare,sono sicura” pensò Clio. Guardando l’orologio,notò che erano le sette,e quindi alzò il culo dalla spiaggia e si incamminò verso la sua Casa,i lunghi capelli dorati al vento. Lee era felice di vederla.
-oggi ci alleniamo,voglio vedere se sai tirare con l’arco- ammiccò
-si,sono felice di allenarmi! Ma se faccio troppo schifo risparmiami!- sorrise lei. Il giorno cominciava bene,era felice,e Lee era un buon amico. O un buon fratello. O entrambi. Si,entrambi.
Nell’arena si scoprì che Clio era al livello di chi già stava al Campo da un anno o due con l’arco,e Lee le sorrise,incoraggiante. Era felice di essere portata per il tiro con l’arco,ma non aveva intenzione di prenderlo sotto gamba perché era brava. “ assolutamente no”,si disse
Quando Lee annunciò che avevano un’ora libera,Clio corse a cercare Percy e Annabeth.
Domandò a un tizio nell’arena se conoscesse Percy,e lui le disse che era sulla spiaggia.
Quando arrivò correndo in spiaggia,vide Percy che parlava con un ragazzo. Lo sconosciuto era chino su un foglio di carta,e le sue spalle si alzavano e si abbassavano,come se stesse singhiozzando.
Percy la vide,e si precipitò a salutarla.
-ehi, Apollo in miniatura! Come è andata stamattina nell’arena?- era felice di vederla
-ma ciao Percy! Tutto bene,stamattina. Mi aiuti a fare una cosa?- gli disse
-che devi fare?- chiese lui. Evidentemente,voleva aiutarla. Clio ne fu felice,da quando Nico non c’era nessuno era felice di aiutarla
-sto cercando un mio amico. Non so se lui sia un semidio o no,ma io penso più di si. Perché i semidei sono persone speciali,e il mio amico è una persona speciale. Non so se tu mi vuoi aiutare,ma io lo devo trovare. Sono cinque anni che non lo vedo,ma un po’ me lo ricordo. È veneziano,come me. Ha i capelli scuri,neri,e gli occhi neri. Da piccolo era abbastanza timido,e credo che sia diventato seriamente un asociale adesso….- cominciò la ragazza,confusa,ma fu interrotta.
-ma tu lo hai dimenticato?- chiese Percy –vuoi dimenticarlo?-
-le persone non si dimenticano. Semplicemente ci si abitua alla loro assenza- disse lei,malinconica.
-no,non ci riesco,oltre che non voglio abituarmi alla sua assenza.- continuò lei.
-Clio, tu volevi molto bene a questo tizio?- chiese Percy,rattristato
-io tenevo a lui più della mia vita. Ho pregato tutti i giorni che gli dei lo sorvegliassero. Gli ho mandato un milione e uno di lettere,da tutte le parti. Ho smesso di scrivergli,per un periodo,perché le mie lettere erano sempre senza alcuna risposta. Poi,due settimane fa,gli ho scritto. Non ho messo un luogo,ho scritto sul coso di spedizione “Ade solo sa dove”. Forse Ade lo sa davvero- disse lei,con le lacrime agli occhi.
Percy la abbracciò,dolcemente,e le disse –vedrai,lo troviamo prima o poi- . lui stesso ne era convinto “ voglio aiutarla. Come aiuterò Nico a trovare la sua amica. Non so cosa mi lega a Clio,ma la voglio davvero aiutare. E la aiuterò” si disse Percy.
Il ragazzo con cui Percy parlava prima di salutare Clio stava leggendo il pezzo di carta. Stava decisamene singhiozzando. Poverino. Clio non poteva vederlo in volto,visto che dalla scogliera lui era girato con le spalle a lei. Era a massimo cinque metri di distanza da loro.
-Percy,mi sono dimenticata di dirti una cosa sul mio amico.- disse Clio
-dimmi- disse lui
-si chiama Nico di Angelo- disse,tutto ad un fiato. La prossima scena fu a rallentatore. Nico si alzò e si girò di scatto,vide Clio,corsero uno verso l’altro,abbracciandosi,Nico la strinse come se non esistesse un domani
- io non sarei mai voluto andarmene,credimi,è la verità. Ho letto tutte le lettere che mi hai mandato,ma non potevo risponderti. Seriamente scusa Clio. Mi dispiace a morte,te lo giuro sullo Stige- disse Nico,singhiozzando.
-tutto apposto. Ma la prossima volta che sparisci faccio una colletta e ti mando tutto l’Olimpo a caccia.- gli sussurrò
-ti voglio bene,Clio-
-Anche io Nico. Tanto. Ma veramente tanto
 
* me lo sono inventato il compleanno di Nico
 
ANGOLO AUTORE
Buongiorno,Lettori! XD
Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto. Cercherò di aggiornare sempre nei weekend,perché sono i momenti liberi che ho. Ditemelo,se volete capitoli più lunghi,corti o va bene così. Pure se non vi piace,accetto ogni critica. Questo capitolo è mollaccioso,non succede un beneamato cazzo,ma non vi preoccupate,farò succedere qualche casinooooo. Recensite! J
Mari
  
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