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Autore: Iaiasdream    22/04/2014    2 recensioni
IN REVISIONE
I sogni, chi può vivere senza? Non riesco proprio ad immaginarmelo. Possono essere: dolci, lugubri, nascondigli per i tuoi più profondi pensieri, ma fanno sempre parte di te, rappresentano l’io di una persona, e anche se non si vuole credere, loro sono inevitabili... rieccolo lì, il mio passato. Arciere che scocca la freccia nel mio punto debole: l’inconscio. Di sicuro è lui che lo manovra. Lui, con quegli occhi taglienti e beffardi, con quel sorriso strafottente, disegnati su un viso irresistibilmente affascinante, è ritornato repentinamente a invadere la mia vita, lui artefice della sofferenza che mi aveva imprigionato per un po’ di tempo. Perché stava ricomparendo senza alcun pudore? Perché ricordarlo in quegli atteggiamenti? Che cosa vuole da me dopo tutti questi anni, che non sono molti ma, ancora oggi mi sembrano un’eternità?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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10.
IL CODICE CASTIEL
 
Cosa significava quel bacio, perché glielo aveva dato di fronte a me?
Forse era un modo per farmi intendere che Ambra aveva ragione e cioè che lui era suo?
E allora? Cosa poteva importarmi? Per quanto mi riguardava, Castiel poteva baciare chi voleva, a me non importava niente. E allora perché mi ero allontanata in quella maniera dopo aver visto quell'assurda scena?
Rimasi con la testa appoggiata alle sbarre del cancello di casa, e con lo sguardo rivolto verso il vuoto. Irritata tirai un calcio provocando un fastidioso rumore. << Al diavolo Castiel e quella sciacquetta >> sibilai a denti stretti, spingendo il cancello per entrare. Non appena fui in giardino un'ombra alla mia destra mi fece sobbalzare dalla paura.
<< Zia! Così mi fai prendere un infarto! >> esclamai stringendomi la mano in petto e cercando di calmare il respiro.
<< Ti ho chiamata e non mi hai sentita... Cos'è successo? Ti ho vista appoggiata al cancello come un'anima in pena >>
<< È solo un modo per ricordarmi che la prossima volta prima di reagire, devo contare fino a dieci >> risposi cercando di non dare importanza al mio stato d'animo << Almeno così avrò il piacere di risparmiarmi certe viste >>.
<< Quali? >>
Il verso che diedi come risposta, fu incomprensibile anche per me che ne fui l'artefice. Corsi dentro casa e salii velocemente le scale recandomi in bagno. Girai la valvola della doccia, mi spogliai e mi inoltrai in quella fitta pioggia bollente. Adoravo l'acqua a quella temperatura, riusciva ad allontanarmi dai mal pensieri.
Purtroppo quel giorno non ebbe quell'effetto. La disgustosa immagine di due labbra incrociate in un incomprensibile bacio non accennava a voler lasciare la mia mente. Rigirai la valvola e uscii dalla doccia, mi avvolsi in un candido asciugamano ed entrai in camera mia.
Prendendo il mio adorato manga da sopra il comodino, sperai che almeno questo fosse dalla mia parte, distogliendomi da quei spudorati pensieri. Mi stesi sul letto iniziando a leggere. Ad un tratto mi accorsi che un rivolo sul viso mi rendeva la pelle fredda, vi passai le dita.
Erano lacrime?
Stavo piangendo e non me n'ero accorta?
Ma poteva essere possibile che le lacrime si fossero ribellate all'armatura del mio orgoglio e avessero deciso di agire autonomamente?
"Perché state uscendo? Non ce n'è bisogno, questo non mi riguarda. Lui può fare ciò che vuole e con chi vuole".
Chiusi il libro sbuffando e togliendomi nervosamente gli occhiali per asciugarmi gli occhi. Potevo dare una definizione al mio comportamento: detestavo ciò che aveva fatto Ambra, e vedere Castiel baciarla, era come se lui stesso avesse approvato quella malignità, invece di rimproverarle di aver diffamato anche lui. Mi girai su un lato e guardando il panorama notturno mi addormentai.
 
 
<< Etciù! >> fu il mio buongiorno non appena mi sedetti a tavola per fare colazione. Zia Agata mi guardava sottocchio mentre spalmava il burro su una fetta di pane tostato. Mi accinsi a versare il latte in un tazzone, ma l’ennesimo starnuto di quella mattina mi colse alla sprovvista e mi fece rovesciare la bevanda.
<< Maledizione! >> esclamai spostandomi velocemente per non sporcarmi il pantalone.
<< Iniziamo bene… >> sentenziò Agata afferrando due tovaglioli per fermare la dispersione del latte sulla tovaglia.
<< Scusami zia >>
<< Scusami un corno! Ma si può essere tanto irresponsabili da addormentarsi con i capelli bagnati e con addosso solo un asciugamano? >>
<< Non me n’ero accorta… ieri ero sovrappensiero >> risposi inspirando a tratti per prepararmi ad un altro starnuto. Lo fermai in tempo prendendo un tovagliolo e appoggiandomelo sul naso.
<< Intanto prendi un’aspirina >> aggiunse zia Agata recandosi ad un mobiletto << almeno ti sentirai meglio a scuola >>.
“Sì? Credimi, non basterà una semplice aspirina a farmi sentire meglio a scuola!”
Senza ribattere, bevvi in fretta la medicina e me ne andai.
Nei pressi del cancello della scuola trovai Kim e la sua presenza fu un sollievo per la mia mente incasinata. Ci dirigemmo insieme nell’edificio e lei mi parlò delle voci che quella bella donna di Ambra aveva messo in giro, disonorando la mia persona.
<< Sapevo che non era vero e che non era stato neanche Castiel >> diceva Kim << quella Ambra è fatta così. Sicuramente ti avrà visto parlare con Cass e si sarà ingelosita >>
<< Ma si può arrivare a tanto per gelosia? >> chiesi respirando a fatica con la bocca, ché il naso era ben lungi dal voler funzionare.
<< Bellezza! >> sospirò Kim << Non hai ancora visto niente. Per ottenere ciò che vuole, Ambra sarebbe disposta anche a vendere sua madre >>
Feci una smorfia, non sapendo come continuare la discussione.
Non seppi mai se fu un miracolo o un incantesimo mandato da qualche fata madrina, ma la mia entrata a scuola, immaginata nella mia mente di doverla passare come il giorno prima, fu totalmente diversa… cioè, era inspiegabilmente tornato tutto alla normalità.
Quegli occhi che fino al giorno prima mi osservavano come frecce pronte per essere scoccate su di me, in quel momento se ne sbattevano della mia presenza.
Un lungo sospiro di sollievo si impossessò dell’ansia che mi stava scorticando il cuore fino a quel momento. Bene, mi dissi, ora non resta che ignorare il rosso e la sua bella bambolina bionda.
Ma ero sicura di riuscirci? Qualcosa me lo impediva di certo e il primo era l’armadietto… il suo era proprio accanto al mio e poi c’era il suo posto di banco, situato proprio alle mie spalle. Maledissi l’inventore della mia vita, che sicuramente, in quel momento, mentre stava scrivendo le pagine del mio destino, se la rideva, facendosi beffe di me.
Dovetti dividermi da Kim e raggiunsi velocemente l’armadietto, aprendo lo sportello e nascondendomi come una ladra. Mi diedi dell’idiota per tutto il tempo. Per mia fortuna Castiel non si presentò, così, sollevata, mi diressi in classe.
Finalmente la tanto sperata fortuna era dalla mia parte. Mancava la biondona e anche Castiel non c’era. Prima di sospirare per l’ennesima volta, il mio cervello, contagiato dalla perversione del rosso, iniziò a rielaborare alcune opzioni riguardo all’assenza dei due.
Una di queste? Vediamo… forse il lungo bacio appassionato aveva destato in loro desideri assopiti da tempo regalandogli mille e una notte di sesso?
Mi disgustai al solo pensiero. Dovetti deframmentare subito quell’opzione, perché dopo qualche minuto, il playboy tinto di fuoco, si presentò in classe, con il suo solito sguardo da spaccone.
Imprecai sul raffreddore, perché non mi fece sbuffare come si deve. Girai la testa facendo finta di non averlo visto e la scusa la trovai su Armin, intento a sconfiggere un mostro che stava opprimendo inesorabile il suo eroe digitale. Gli chiesi che gioco era, lui mugugnò qualcosa che non sentii perché ero concentrata a percepire i rumorosi movimenti di Castiel il quale si sedette al suo posto senza parlare e né fare qualcosa.
Entrò il professore che conquistò la nostra attenzione, dicendo che quello era il giorno dedicato ai club scolastici.
Armin mi spiegò che la preside, con questi club permetteva ai giovani di avere basi su ciò che intendevano fare dopo il diploma. L’unica cosa buona che l’arpia aveva fatto in vita sua.
Naturalmente scelsi il club di disegno e per fortuna Armin era con me. Ci alzammo tutti per recarci ai rispettivi corsi. Presi la borsa e, quando mi allontanai dal banco, venni colpita da una spallata che Castiel mi diede sorpassandomi e andandosene senza dire niente. Volgendogli uno sguardo di incredulità, scorsi nella sua espressione uno di quei sorrisetti beffardi.
Scrollai le spalle sussurrando << Che tipo >>.
 
 
Armin mi rivelò che, oltre ad essere amante dei videogiochi, amava crearli, e per farlo, si faceva aiutare da Violet che disegnava i personaggi per lui.
<< Dopo la scuola, ho intenzione di portare avanti questo mio sogno >> disse facendo risplendere il glaciale colore dei suoi occhi << voglio diventare il più grande creatore di videogiochi di tutto il mondo! >> finì quella frase con la stessa euforia di un bambino quando scopre qualcosa di fantastico per la prima volta.
Lo guardai con attrazione: era veramente bello quando rideva, e oltre a questo, era totalmente diverso da Castiel. Armin sognava proprio come me, mentre Castiel era bravo solo a stuzzicare la gente con le sue perverse frecciatine.
In ricreazione mi diressi in giardino con Occhi di Ghiaccio, continuando a parlare dei nostri sogni e aspettative future. Armin si sedette sul verde e profumato prato, prendendo la sua psp e avviando la continua del suo gioco. Gli stavo di fronte e mi chinai leggermente verso la piccola consolle per vedere di che gioco si trattava. Lo vidi guardarmi sottocchio, poi mi sentii afferrare il braccio e tirare. Mi ritrovai inginocchiata fra le sue gambe con il viso a pochi centimetri dal suo. Lo guardai con occhi sgranati, lui mi rivolse un sensuale sorriso che fece interrompere il mio respiro. Rimasi pietrificata non sapendo che cosa fare e cosa aspettarmi da quella reazione. Forse lui si accorse del mio imbarazzo e dopo un po’ mi fece sedere davanti a lui, avvolgendomi con le sue lunghe braccia unendole alla psp.
<< Così vedrai meglio >> mi sussurrò in un orecchio.
La mia schiena era totalmente attaccata al suo corpo, più in basso potevo sentire la presenza della sua virilità. Il profumo invase ermeticamente le mie nari.
Quel lieve sibilo che aveva sensualmente incontrato il mio udito, fece vibrare il mio corpo dandomi una sensazione mai provata in vita mia. Sicuramente ero arrossita. Guardavo lo schermo di quell’affare senza prestare attenzione al contenuto e a quello che vi stava succedendo. Senza muovere la testa, volsi gli occhi per vedere se avevamo attirato sguardi estranei, ma ciò che vidi furono coppiette che erano un passo avanti alla nostra situazione: si baciavano non curanti di chi stava intorno. Poi qualcosa attirò la mia concentrazione: a qualche metro di distanza da noi, Lysandro e Castiel parlavano e ridevano e mi sembrò che il rosso avesse rivolto gli occhi su di me, per poi spostarli non appena aveva incontrato i miei.  Fui troppo eccitata da quella situazione per dar peso a questo.
Indifferente, ritornai a guardare il proseguimento del gioco. La campanella suonò poco dopo e dovemmo sciogliere quel momento di romanticismo per tornare ai nostri doveri. Nell’androne ci dividemmo recandoci ai nostri armadietti. Vicino al mio, trovai Castiel, con le spalle appoggiate al suo e le braccia conserte, fissava il vuoto e sembrava stesse aspettando qualcuno. Caso volle che sapevo bene chi. Esitai, poi tirando un lungo respiro, mi avvicinai e, indifferentemente aprii l’armadietto, mettendogli lo sportello davanti.
<< Hai intenzione di continuare all’infinito? >> chiese secco. Non risposi facendo finta di non aver sentito. “Che intende dire?” mi chiesi. << Sto parlando con te! >> esclamò tirando una leggera pedata al metallo facendomi sobbalzare, nonostante questo continuai a ignortarlo. A quel punto lo vidi allontanarsi dall’armadietto e mettersi alla mia destra appoggiando una spalla all’altro lato, accavallando la gamba sinistra a quella destra e incrociando le braccia.
Non lo guardai.
<< È soltanto questo che sai fare? Scappare? Perché lo facesti ieri sera? >>
“E tu perché baciasti quella smorfiosa?”. No, non glielo dissi. Non glielo potevo e dovevo dire. Se quelle parole fossero uscite ben scandite dalla mia bocca, gli avrei fatto capire che ero gelosa. E io non lo ero! Così mi limitai a non fiatare.
<< Vuoi rispondermi? >> continuò lui indurendo la voce << odio quando le persone fanno così, mi stai innervosendo con il tuo atteggiamento da ottusa e viziata! >>
<< Ok, adesso basta! >> dissi secca sbattendo lo sportello dell’armadietto per chiuderlo. Rimasi con la mano appoggiata e mi voltai verso di lui << Cosa cavolo vuoi sentirti dire? Che mi dispiace? Era quello che intendevo dirti ieri sera. Nonostante i dolori che avevo in tutto il corpo, non appena seppi la verità da mia zia, venni subito a cercarti per chiederti umilmente scusa. Scusa! S-c-u-s-a! Contento?! >>
<< Perché ti stai scaldando tanto? >> mi chiese lui facendo comparire il suo sorrisetto strafottente.
<< Perché è colpa tua! Sei tu che mi fai incavolare! Tu e i tuoi modi di fare! Per non parlare di quell’altra… mhm!! Chi cavolo si crede di essere? Uno si prostra per chiedere scusa e cosa ne ricava? >>
“Mayday, mayday, l’idiota sta perdendo il controllo! Ma che cavolo stai dicendo? gli stai facendo capire cose che neanche tu dovresti capire” urlava invano il mio avatar mentale.
Tacqui non appena mi resi conto di aver fatto il passo più lungo della gamba. Castiel rideva, e quel sorriso lo percepii come un senso di vittoria. Gli lanciai un’occhiataccia e aggiunsi << Che altro vuoi sapere Castiel? >>
Senza dire niente, lui si distaccò dall’armadietto, si avvicinò mettendosi di lato a me, e chinandosi verso il mio orecchio sussurrò beffardo << non preoccuparti ho già trovato ciò che cercavo. Per il momento, diciamo che mi accontento… >> sbuffò ridendo e poi se ne andò, fermandosi qualche metro più in là per parlare con Lysandro. Lo guardai sbalordita. “Ecco!” mi dissi “cosa ne hai ricavato? Altri codici da decifrare per mettere alla prova il tuo cervello! Idiota!”.
Feci per allontanarmi ma venni fermata da Armin, che mi raggiunse passando di fianco al rosso.
<< Cosa c’è Armin? >>
<< Ehi Rea, ci ho pensato a lungo… Ho visto i tuoi disegni e mi chiedevo se volessi disegnare per me? >>
<< Ma… >> quella domanda mi prese alla sprovvista << non era Violet quella che disegnava i tuoi personaggi? >>
<< Be, vedi… la storia è lunga da raccontare >> disse lui massaggiandosi la nuca << se accetti ti racconterò tutto! >>
Passai davanti a Castiel, e quale modo migliore per rispondere alle sue parole in codice? << Certo Armin, nessun problema… ci vediamo a casa tua, allora? >> in quell’ultima frase vi calcai la voce per farla arrivare dritta alle orecchie del pervertito.
 
   
 
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