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Autore: telesette    22/04/2014    1 recensioni
Sorrido.
La sua faccia, perplessa e stupita come non mai, è qualcosa che semplicemente non ha prezzo.
Questo è il "vero" Dick Grayson, ne sono più che convinta, e non me lo lascerò scappare per nessun motivo al mondo...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barbara Gordon, Dick Grayson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Dany, con amicizia...

Chi sei veramente, Robin?
( immagini tratte da internet )

 

- Perché non vuoi ascoltarmi, insomma?
- Pensaci - risposi, guardandolo severamente. - Sono sicura che ci arriverai anche da solo... Ragazzo Meraviglia!
- Lo sai che sei proprio insopportabile, a volte? Non solo mi guardi come se fossi un verme, ma addirittura sembra quasi che ti faccia schifo solo il fatto che esisto!
- Vuoi sapere come la penso?
- Diciamo che sarebbe "corretto", se non altro nei miei confronti, che tu mi spiegassi il motivo di tanto astio!
- E' presto detto - esclamai. - Non sopporto la tua insensibilità e la tua arroganza, detesto il tuo modo di fare e la tua oltremodo eccessiva superficialità... senza contare il fatto che ti permetti troppe volte di alzare la voce, anziché chiedere scusa!
- "Chiedere scusa" - scattò Robin offeso. - Ah, questa poi, è davvero grande: TU rifiuti persino di ascoltare le mie ragioni, e IO dovrei chiederti scusa ?!?
- Precisamente - sottolineai. - Ma forse, a differenza del Cavaliere Oscuro suo mèntore, "sua eccellenza" Robin ha ben poco di cavalleresco!

Tacque.
Dopo questa mia ennesima frecciata, non sapeva neppure cosa ribattere.
Ora che gli avevo espresso il mio pensiero, senza mezzi termini, gli era oltremodo chiara tutta la mia intolleranza verso il suo comportamento.

- Ascolta, Batgirl - mormorò. - Se il mio modo di fare ti dà tanto fastidio a prescìndere, non ci posso fare niente... Ma se il tuo concetto di "collaborazione" significa sputare sentenze, allora non ci siamo proprio, mi dispiace!
- Mi hai letto nel pensiero - gli risposi acida. - Stavo per dirti proprio la stessa cosa!
- E' troppo - fece lui, cercando di trattenersi. - Avrò anche un mucchio di difetti, non lo metto in dubbio, ma tu sei veramente...
- Sentiamo, cosa sarei io?

Pur immaginandolo, Dick si guardò bene dal dirmelo in faccia.

- D'accordo, ho capito - concluse. - Non ti vado a genio come partner? Benissimo, vuol dire che non hai bisogno del sottoscritto... discorso chiuso!

Ciò detto, senza perdere altro tempo, lo vidi voltare le spalle e scomparire oltre il tetto dell'edificio di fronte.
Ancora una volta, ad ennesima dimostrazione del suo "civile" comportamento, Dick Grayson si era permesso di troncare lì la conversazione e fare semplicemente l'offeso che taglia la corda.
Bel Ragazzo Meraviglia, nulla da dire!
Un "meraviglioso" cafone, altro che storie.
Ma questa è l'ultima volta che mi ritrovo ad avere a che fare con lui e con la sua insopportabile insolenza.

- Ne ho abbastanza di lui - pensai.

Ero furibonda.
Già non sopporto gli spacconi e gli arroganti, figuriamoci un signor "so-tutto-io" Robin convinto di avere sempre e comunque ragione.
Persino Batman è capace di mostrare più tatto ed educazione, senza dimenticare il fatto che sono comunque una donna, mentre il suo discepolo avrebbe bisogno di una bella lezione di educazione... e non solo.
Da non crederci.
Non ha avuto neppure il coraggio di rispondermi a tono, peggio di un codardo, e ha preferito battere in ritirata pur di non ammettere le sue colpe.
E questo sarebbe l'allievo di Batman?
Non posso credere che Bruce abbia preso con sé un simile bamboccio, nella sua lotta personale contro il crimine.
E' vero, tempo fa mi disse che avrei dovuto imparare a conoscerlo, prima di giudicarlo.
Ma cos'altro potrei giudicare, di uno come Dick Grayson?
Ignorante, indisponente, presuntuoso, raccomandato e villano... Questo è il suo ritratto, con poche parole, e giusto perché non mi vengono in mente altri termini adatti per definirlo.

- A volte, giuro, mi piacerebbe davvero sapere cosa gli passa per quella testaccia... ammesso che ne abbia davvero una, cosa della quale ho i miei dubbi, e non credo che occupi molto spazio!

Mentre mi accingo ad andarmene anch'io però, improvvisamente, ecco che accade qualcosa.
L'edificio comincia a tremare, proprio come una forte scossa di terremoto, ed ecco che una spaventosa voragine si spalanca dinanzi ai miei piedi facendomi perdere l'equilibrio.

- Oh, mio Dio... OOOHHH !!!

Neanche il tempo di rendermene conto, o di ricorrere al mio bat-arsenale, eccomi precipitare all'indietro da non so neanche quanti metri d'altezza.
Davanti a me, le immagini scorrono velocissime.
Troppo veloci, perché possa distinguerle, e sotto di me... l'abisso si avvicina sempre di più, mentre l'ombra della morte mi sfiora gelida, assieme al vento freddo della caduta.
E' dunque la fine?
Sto per morire davvero, in un modo così assurdo, ma perché?
Non è possibile che stia succedendo davvero.
Non ha senso, è una cosa fuori da ogni logica, eppure questa sensazione è reale.
D'istinto chiudo gli occhi, sperando di svegliarmi come da un incubo, e un attimo dopo...
E' veramente incredibile: non solo non sto più cadendo, ferma come un corpo galleggiante a mezz'aria, ma addirittura mi ritrovo avvolta da una fitta coltre di oscurità.
Tutto intorno a me è sparito.
Non vedo più niente, nemmeno il punto dal quale sono caduta, ed è come se fossi senza peso in una zona del tutto priva di luce.

- Dove... Dove accidenti mi trovo, insomma?

Ho paura.
Non so, non capisco quello che sta succedendo, so solo che ho paura perché non riesco né a vedere né a distinguere in tutto questo buio che mi avvolge.
Poi, tutt'a un tratto, comincio a sentire qualcosa poco lontano da me.
E' strano, si direbbe come un lamento oppure un pianto soffocato.
Subito provo a muovermi nella direzione da cui proviene questo suono, mentre l'oscurità inizia anche un po' a diradarsi, e poco dopo la luce torna per rischiarare l'immagine di un bambino piccolo e triste che piange stringendo forte una fotografia nelle mani.

- Non è possibile - esclamo con appena un filo di voce. - Ma quello... Quello è Dick!

Lo riconosco, anche se è girato di spalle, così come riconosco bene quella foto.
E' la stessa che Dick tiene nella sua stanza. L'ho vista diverse volte a Villa Wayne, quando sono andata a trovare sia lui che Bruce, ed è stato in quell'occasione che ho appreso della tragedia occorsa ai suoi genitori.
I Grayson Volanti, una famiglia di trapezisti e acrobati circensi, John e Mary Loyd Grayson... assassinati da un criminale senza scrupoli, per una sporca faccenda di ricatto ed estorsione.
All'epoca, Dick era ancora molto piccolo.
Più piccolo di me, che pure avevo perso entrambi i genitori a soli undici anni, perciò preferìi non intromettermi né approfondire ulteriormente del suo dolore.
Ora, invece, sto vedendo con i miei stessi occhi il dolore e le lacrime del piccolo Dick, chino sull'immagine delle due persone più care della sua vita che non c'erano più.

- Mamma - gemette. - Papà...

Vedendolo così, è come se mi sentissi stringere improvvisamente il cuore.
Conosco quella sensazione, anche se ho preferito seppellirla per non doverla più affrontare.
Il pensiero delle persone che più si amano, quando improvvisamente queste non fanno più parte della tua vita, è come una corda sottile che strangola la mente e il cuore senza farli smettere di sanguinare.
Lo zio Jim è stato più di un padre per me e, senza di lui, non credo che ce l'avrei fatta a superare quel momento così difficile.
Ma per Dick, pure con tutto l'affetto possibile del mondo, Bruce e Alfred non potevano sostituire l'affetto che è proprio di un genitore.
Io ho continuato comunque ad avere un padre accanto a me: una persona che mi leggeva le storie e mi rimboccava le coperte, che mi lasciava la luce accesa e mi stringeva la mano per farmi addormentare, e ancora che mi seguiva negli studi e nelle mie gare di ginnastica...
Ma è difficile che Dick abbia avuto da Bruce Wayne lo stesso tipo di affetto che io ho ricevuto da Jim Gordon.

- Oh, Dick - sussurro.

In quella, lo vedo voltarsi verso di me, così che riesco a vedere chiaramente le lacrime che rigano il suo volto.
Dunque, è questo il volto che Dick nasconde dietro la maschera, assieme ai ricordi e al dolore lancinànte di una vita distrutta.
E io non l'ho mai capito...
Non mi sono mai fermata a riflettere troppo su quel dolore, perché ho preferito rifugiarmi nell'abbraccio e nell'affetto di un papà meraviglioso come lo zio Jim, ma ora comprendo come per Dick debba essere stato molto più difficile imparare a conviverci.
Mi sento colpevole.
Ho accusato Dick di insensibilità, quando la più insensibile sono stata proprio io.
Come ho potuto essere così stupida?
Quel dolore fa parte di Dick, non può dimenticarlo, e io non ho alcun diritto di calpestare i suoi sentimenti dandogli dell'insensibile.
Le lacrime delle persone possono essere false, specie in una società corrotta e ipòcrita come Gotham City e dintorni, mentre quelle di Dick sono pure.
Sono lo specchio del suo dolore, limpido e trasparente, ed è il motivo per cui sento di soffrire per lui quasi allo stesso modo.

- Perché? - mi chiede. - Perché è toccato proprio a loro, invece che a me?

Ora sono io a non essere in grado di rispondere.
Una simile domanda, così a bruciapelo, è in grado di scuotere fin dalle fondamenta.
Tutta la nostra esistenza potrebbe benissimo dipendere da questo.
Perché "loro", anziché "noi" ?
Se fosse toccato a me, perdere la vita in quell'incidente d'auto.
Se le pallottole avessero ucciso Bruce in quel vicolo, la notte dell'omicidio.
E se Dick fosse...
Se noi vigilanti di Gotham non fossimo mai esistiti, e se i nostri genitori fossero sopravvissuti al posto nostro, cosa potrebbe dirsi più giusto in tal caso?
Abbiamo perso i nostri affetti, un'esperienza che ci ha segnato profondamente per tutta la vita, ma da quel dolore è nato il desiderio e la forza per impedire che altre tragedie si verificassero.
Siamo riusciti a salvare molte vite.
Ma non quelle dei nostri cari.
Perché?
Perché non è stato possibile salvare anche loro?

- Io... Io non lo so...

Silenzio.
Dick è scomparso improvvisamente, lasciandomi sola a tormentarmi su quella difficile domanda, e anche l'immagine della foto è cambiata.
Quelli siamo noi, io e Dick, nel giorno del nostro fidanzamento...
Credevo di aver perso quella foto molto tempo fa, in qualche album sotto chissà quale scatola, invece eccola qui.
Avevo persino dimenticato, quanto dolce e piacevole fosse quel momento per entrambi.
Allora, Dick era incredibilmente tenero.
E buffo anche!
Aveva sempre paura di stringermi troppo forte, dicendo che gli sembrava di farmi male, e io mi mettevo a ridere dandogli un forte pugno sul petto.
Poi però, guardando più volte quella foto, cominciai a capire.
Dick non intendeva fare allusioni ad una mia presunta fragilità, bensì sottolineare quanto preziosa ed importante fossi io per lui... come un tesoro da proteggere, più o meno.
Ma non volevo saperne di ascoltarlo, neppure per sentirmi dire le sue parole così piene di affetto, ed è così che ho cominciato ad allontanarlo da me.
E' stata colpa mia, ora me ne rendo conto.
Sono stata io a "pretendere" da Dick un atteggiamento più duro, finanche a spezzare la sua vena naturale di romanticismo, e pure mi rifiutavo di ammetterlo.
E' logico che lui sia diventato così, dopo il modo in cui l'ho trattato più volte, e non posso certo biasimarlo se ora lui mi disprezza.
Anche questa immagine sparisce dalle mie mani, lasciandomi ancora una volta sola coi miei pensieri, e l'ambiente cambia di nuovo.
A giudicare da ciò che vedo stavolta, si direbbero i giorni nostri.
In un angolo, vedo infatti Dick con indosso il costume da Robin.
Sembra triste.
Sta dicendo qualcosa tra sé e, se mi avvicino un po', forse riesco a capire di che si tratta.

- Babs - mormora. - Perché ti dà tanto fastidio come sono... possibile che non apprezzi proprio niente di me?

Un momento.
Questo dev'essere il presente: sta parlando del nostro ultimo litigio.

- Io proprio non ti capisco, Babs - dice. - Qualunque cosa io faccia o dica, sembri sempre infastidita; se provo ad avvicinarmi, mi respingi; se cerco di parlarti, mi ignori...

Perdonami, Dick!
Sono io che dovrei chiederti scusa, non tu.

- Ora, immagino, non vorrai più neanche parlarmi: dopo quello che ho detto, con che coraggio posso chiederti di lavorare ancora in coppia? Ho rovinato tutto!

No, io ho rovinato tutto.
Ho detto delle cose ingiuste, ti ho trattato in un modo orribile, e vorrei tanto poter fare o dire qualcosa per rimediare.

- Se solo potessi dirtelo, Babs... Anche solo una volta, mi basterebbe che tu mi ascoltassi, vorrei solo poterti dire quanto ti amo!

Oooh!
Erano due anni che non glielo sentivo più dire.
Caro dolcissimo Dick, anch'io ti amo tanto.
Sono così ottusa, e forse anche troppo orgogliosa per ammetterlo, ma è bello sentirti dire che mi ami nonostante tutto.
Nonostante il modo ignobile in cui ti ho trattato, per una questione così sciocca che neanche me la ricordo, e ora non posso neanche abbracciarti e chiederti di perdonarmi.
Purtroppo, ho come l'impressione che si tratti di una specie di sogno: un modo per farmi capire i miei errori nei tuoi confronti, anche se non riesco a capire come...
Oh no, ancora ?!?
Di nuovo, lo stesso identico terremoto di prima.
E ancora una volta, quando tutto sembrava risolversi, eccomi di nuovo a precipitare in questo oscuro abisso senza fine.
Per fortuna, si tratta davvero di un sogno.
Infatti, eccomi riprendere i sensi sullo stesso tetto dove ci siamo separati così in malo modo.
Evidentemente, devo essermi addormentata, anche se non mi sembrava di essere stanca.
Ad ogni modo, questa esperienza mi è stata utile.
Credo di aver capito meglio quel che intendeva dire Bruce, anche se non è certo facile ammettere di aver sbagliato.
So quello che devo fare, pure se non è facile, e devo trovare a tutti i costi un modo per riconciliarmi.
Dick è veramente il ragazzo migliore che io possa desiderare, anche se lui non lo sa, e devo riuscire a dirglielo o quantomeno farglielo capire.
Uhmmm...

***

- Babs - esclama Dick perplesso, non capendo assolutamente il motivo di questo mio invito a cena.
- Sì, Dick?
- Beh, ecco... non fraintendere: sono contento del tuo invito, davvero, solo che...
- Ssst - taglio corto io, ponendogli il dito indice sulle labbra e stringendogli la mano con affetto. - Dimentica l'altra sera, okay? Fai finta che non abbia detto niente!
- Va... Va bene, d'accordo, se lo dici tu!

Sorrido.
La sua faccia, perplessa e stupita come non mai, è qualcosa che semplicemente non  ha prezzo.
Questo è il "vero" Dick Grayson, ne sono più che convinta, e non me lo lascerò scappare per nessun motivo al mondo.

FINE

   
 
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