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Autore: _matthew_    16/07/2008    5 recensioni
Una serata qualunque, che si trasforma in qualcosa di più. Quali pensieri invadono la nostra mente quando un ricordo del nostro passato torna prepotentemente in primo piano, trascinandoci in pista a ballare? Quali sono le nostre reazioni, e soprattutto, accetteremmo di seguirlo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Ecco qui la mia ultima creazione; lo scopo era approfondire l'aspetto psicologico del protagonista, ma non so quanto mi sia riuscito XD a mia discolpa posso dire che è un piccolo delirio causato dalla canzone "sul treno" di Nek...per il resto...a voi i commenti! (spero che a qualcuno piaccia!)




La musica mi avvolge completamente, mentre i bassi penetrano in profondità, facendo vibrare anche lo stomaco; è giugno, è la prima sera di vacanza, e piove.
Devo ancora capire come sono finito qui, in questo bar-discoteca del centro immerso nel verde; o meglio, devo ancora capire come hanno fatto ad incastrarmi anche stavolta.
Bevo un lungo sorso dal mio bicchiere; il gusto del rhum e l'aroma della menta mi invadono il palato, mentre la pioggia tamburella sul tetto in plexiglass che protegge la pista da ballo. Sono l'unico seduto; tutta la classe è a ballare, per festeggiare la fine della scuola; io non ne ho voglia, troppo impegnativo ballare. O, più semplicemente, stasera sono troppo svogliato.
Una mano appare davanti al mio campo visivo, invitandomi ad alzarmi. Vuoto con calma il mio bichiere, senza neppure alzare lo sguardo; sarà sicuramente Veronica, quella ragazza diventa iper attiva in queste situazioni, e detesta vedermi passivo. Allora perchè mi sembra che gli occhi della mia migliore amica mi scrutino da lontano?
Poggio il bicchiere, e mi decido ad alzare lo sguardo, incontrando gli occhi verdissimi di lei; no, decisamente non è la mia migliore amica.
"Ti va di ballare?" mi chiede, sul volto quel sorriso che in quattro anni non sono ancora riuscito a dimenticare. Mi alzo, prendendo la mano che mi porge, intrecciando le mie dita alle sue; è davvero lei, non stò sognado. "Certo, Fede" dico sorridendo. Ho passato gli ultimi quattro anni a cercare di dimenticarti, e ora ricompari così; ma non posso dirti di no, non ci riesco.
Ci confondiamo nella folla, iniziando a muoverci a ritmo con la musica; i corpi vicini, le mie mani sui suoi fianchi, ma non siamo mai stati così lontani.
Non parliamo, non ci sono più argomenti in comune, ci limitiamo ad osservarci con fugaci occhiate; non è cambiata per niente.
Sempre quel fantastico viso d'angelo leggermente abbronzato circondato da lunghi capelli biondo cenere, sempre quegli occhi verde smeraldo che hanno il potere di stregarmi, potrei perdermici in quei suoi occhi, e lei lo sa. Forse è per questo che ogni volta che i nostri sguardi s'incontrano abbassa la testa, o forse perchè sa che posso leggere in quegli occhi tutti i sentimenti contrastanti che la mia vicinanza le provoca.
"Com'è andata la scuola?" chiede all'improvviso, tanto per fare conversazione.
"Decentemente, a te?" per risponderle mi sono dovuto avvicinare al suo orecchio, per sovrastare il battere ritmico della musica; fa uno strano effetto sentire di nuovo il suo profumo dopo tanto tempo. Non ne sono certo, ma ho l'impressione che sia arrossita; quanto meno ha avuto un tremito, quando mi sono avvicinato.
Forse farei meglio ad allontanarmi da lei, a salutarla con un bacio sulla guancia e sparire, ma non ci riesco. So che ogni minuto che passa rischiamo di ricaderci, ma non riesco [ non riusciamo] a smettere di ballare.
Sono passati quattro anni, e ancora non riesco a fare a meno di amarla; e dire che mi reputano uno che non sa cosa sia l'amore.
La musica cambia improvvisamente, ora la veranda è invasa da un brano lento; in pista si formano le coppie, e anche noi ci avviciniamo, forse troppo.
Le sue braccia mi cingono il collo, il suo corpo si avvicina ulteriormente al mio, il suo respiro mi sfiora le labbra. I nostri visi sono vicini, pericolosamente vicini; come la prima volta. E si sa, quando si sbaglia una volta, poi è sempre troppo facile commettere di nuovo lo stesso errore.
Da lontano sento uno sguardo duro, preoccupato, perforarmi la schiena, ma non ci faccio caso; ci sarà tempo domani per le recriminazioni.
Provo a bloccare i pensieri, inutilmente. Mi ritorna ancora in mente quel lontano giorno in cui mi ha confidato che le ricordo moltissimo il suo migliore amico, che ha visto morire.
Poi ho scoperto sulla mia pelle che la loro non era solo amicizia, e che quello che li legava non era un amore fraterno; è tutto qui il problema: io sono attratto da lei, ma lei è attratta da me o dalla persona che le ricordo?
Suona tutto così semplice, basterebbe chiederglielo; più di una volta ci ho pensato, ma mi sono sempre trattenuto. Credo di aver paura della risposta, o forse della tristezza che le leggerei negli occhi.
Forse temo tutte e due le cose, insieme a mille altre che ora mi sfuggono; la verità è che mi basta fissarla negli occhi, e tutto il resto scompare, rimane solo la voglia di averla vicino...e di baciarla.
E alla fine, come sempre, succede. Le sue labbra sulle mie, i nostri respiri fusi insieme, le mani che s'intrecciano. Poi quegli occhi profondissimi alla ricerca di promesse, o forse rassicurazioni, che non sono più in grado di darle.
Una volta, tanto tempo fa, le avevo promesso che per lei ci sarei sempre stato...come posso mantenere ora quella promessa, se è stata lei a scomparire per quattro anni?
Ci salutiamo come se niente fosse, prima che lei scompaia nella pioggia. Nell'aria un ultimo bacio, e la promessa che si farà sentire lei; esattamente come l'ultima volta.
Spero che questo sia un addio, Federica...sarebbe meglio per tutti. Lo penso, ma sono il primo a non crederci.
  
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