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Autore: niallhoran93    22/04/2014    4 recensioni
Come fa una persona a cambiare, se qualsiasi cosa fa pensa sempre di essere se stessa?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I can’t change
Capitolo 1 - Do you remember me?

 

 

Le sette e mezzo. L’inizio schifoso di una giornata che si prospettava schifosa almeno quanto le altre. La mia voglia di vestirmi era talmente abbondante che non mi levai la maglia del pigiama e infilai direttamente la felpa. Mi sarebbe piaciuto fare lo stesso con i pantaloni, ma dopo quella sottospecie di manicomio (che i professori si ostinano a chiamare scuola) dovevo andare al lavoro.

Lavoravo come fattorina della pizzeria “Wreck Pizza” da ormai un anno e due mesi, dal giorno esatto in cui avevo deciso di andarmene di casa. Abitavo in un appartamento tutto “mio”, se così si può dire. Lo condividevo con due ragazze: Kaily e Jill, che non guadagnavano abbastanza da poter pagare le tasse o l’affitto e talmente disperate da accettarmi come coinquilina.
Urlai un “ciao” scontroso e, preso il mio skateboard, uscii da casa. Andavo sempre in giro in skate, anche quando dovevo consegnare le pizze. Mi aveva insegnato un mio vecchio compagno della scuola elementare e non avevo mai smesso di usarlo: era la cosa che più mi piaceva fare e, probabilmente, l’unica. Non ero mai stata una ragazza piena di hobby, passioni o semplicemente voglia di vivere.

Comunque, mi trovavo all’incrocio tra la strada che portava alla scuola e quella che portava al parco. Quel parco era il posto dove passavo la maggior parte del mio tempo, scendendo dalle rampe con il mio skateboard. Avevo appena imboccato la strada verso la scuola quando mi feci una domanda molto intelligente: perché sto andando a scuola? Frenai di colpo con il piede destro proprio alla fine del marciapiede e… il resto non me lo ricordo proprio bene.
Ricordo che avevo male in pratica ovunque e che mi ero sbucciata ginocchia e mani. Mi guardavo attorno per capire cosa fosse successo: vidi il mio skateboard dall’altra parte della strada, un altro skateboard lì vicino e un ragazzo che stava in piedi davanti a me. Decisi di prendermela con lui:
“Che cazzo è successo?” gli urlai.
“Scusa, è stato un incidente!” tentò di spiegare “ero sullo skate diretto a scuola e pensavo che anche tu lo fossi, ma poi hai frenato di colpo ed io non sono riuscito a bloccarmi e ti sono vento addosso.” Parlava veloce, davvero veloce. Forse era rimasto un po’ scioccato anche lui.
Mi aiutò a rialzarmi e vide che le mie mani perdevano sangue, ma mi aiutò ugualmente. Si accorse che i miei pantaloni si erano strappati e pure le mie ginocchia sanguinavano. Spalancò la bocca: doveva esserci rimasto male.
“Scusami, davvero” ripeté.
“Impara a frenare prima di andare in giro in skate.” Il mio tono non era per niente dolce come il suo ma non volevo essere dolce, ero solo incazzata.
“Adesso lasciami” dissi togliendo il suo braccio intorno al mio collo, anche se forse non avrei dovuto: era l’unica cosa che mi teneva alzata.
“Ma Alex, così cadrai!”
Alex… mi aveva chiamata per nome, ma come sapeva il mio nome? Non ero affatto una ragazza popolare e nemmeno credevo di aver visto quel ragazzo in tutta la mia vita.
“Come sai il mio nome?” domandai.
“Alex, noi eravamo migliori amici alle scuole elementari!”
In quel momento mi ricordai di lui: lui era quel bambino che mi aveva fatto conoscere lo skateboard, anche se ora non era più un bambino. In ogni caso, erano anni che non lo vedevo e a me non interessava più niente di lui, così mentii:
“Sicuro? Non credo di averti mai visto.”
“Sono Niall! Niall Horan! Non ti ricordi proprio?”
Scossi la testa.
“Non importa” concluse sorridendo. Mi dava sui nervi: non aveva fatto altro che sorridere per tutto il tempo, come se nulla avesse potuto cancellare quella sua espressione felice dalla sua faccia. “Ma adesso come fai ad andare a scuola?”
“Ehm, non ci vado?” risposi come fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
“E dove vai?”
“A casa, a dormire.”
Attraversai la strada e raccolsi il mio skate ma lui mi venne dietro e mi mise una mano sulla spalla:
“Però casa tua è lontana!”
Bene, oltre a conoscere il mio nome sapeva anche dove abitavo. In effetti, ci era stato molte volte, anche se in realtà quella non pera più casa mia.
“Non abito più lì” spiegai.
“E dove vivi?”
“Beh, un po’ più lontano…”
“Se ti va, ecco, potresti venire da me. Solo per disinfettarti e fasciarti”
Per tutto quel tempo non mi ero ricordata delle mie ginocchia, che ormai avevano macchiato di sangue anche le mie scarpe, e delle mie mani, più rosse che rosa.
“Non lo so…” non volevo andare a casa sua, ma certamente non potevo andare in giro così.

Mi obbligò a seguirlo. Camminammo, lui con gli skate in mano ed io con il braccio sinistro attorno al suo collo.
Casa sua era davvero dietro l’angolo e proprio come me la ricordavo: dolce e accogliente. Andò in cucina (prima porta a sinistra) e tornò con un kit di disinfettante, creme varie, fasce e tantissime altre cose del primo pronto soccorso.
Voleva aiutarmi lui, ma naturalmente feci tutto da sola. Le ginocchia mi bruciavano tantissimo, tuttavia erano libere dai sassolini dell’asfalto.
“Grazie mille” dissi quasi gentilmente appena terminai.
“Figurati,” disse diventando più serio “ma davvero non ti ricordavi di me?”
“No.” Feci finta che non m’importasse assolutamente nulla di lui. Non so perché, forse perché ero abituata ad agire così.
“E degli altri del gruppo ti ricordi?”
Sorrisi ma cercai di nasconderlo immediatamente. Mi ricordavo perfettamente del gruppo. Era uno di quei club che si fanno alle elementari, l’avevamo fondato io e Niall insieme a degli altri ragazzi: Nick, Rose e John.

Nick adesso era il campione della squadra di football e quindi il ragazzo più popolare del liceo, tutti lo conoscevano. Per quanto riguarda Rose, non sapevo che fine avesse fatto. John, invece, ecco… odiavo solamente pensare a lui. Mi piaceva dai tempi della materna e un giorno, in quinta elementare, mi aveva baciata in classe. Alla fine della prima media mi aveva chiesto di uscire ed eravamo stati insieme fino al 18 marzo della terza media, quando mi disse che non gli ero mai piaciuta veramente. Era una persona schifosa, che aveva fatto una fine schifosa: ogni settimana era insieme a una cheerleader nuova, se la portava a letto e poi faceva finta di non conoscerla. Mi capitava di vederlo in giro per la scuola con la sua aria da ragazzo dolce e sincero, e sempre mi assaliva un’irrefrenabile voglia di tirargli un pugno dritto sul naso.
“No, non mi ricordo…” non sapevo esattamente perché non dissi la verità, volevo solo evitare altre domande.
“Non ti ricordi nemmeno di John? Dai, eri innamorata di lui!”
Avevo appena iniziato a pensare che Niall non fosse tanto male, quando d’un tratto lo odiavo. La gente fa sempre così: prima la odi, poi ti fa capire che odiarla è sbagliato ma subito dopo si fa odiare di nuovo.
“La vuoi smettere con tutte queste domande?” urlai. Probabilmente anche lui aveva capito di aver toccato una ferita ancora dolente.
Mi alzai dalla sedia e uscii da casa, senza neanche salutarlo.

Me ne andai al parco e mi accorsi solo quando arrivai che avevo lasciato da lui il mio skateboard. Poco importava perché non volevo più pensare a Niall o a quello schifoso di John, anche se alla fine non riuscivo a fare altrettanto.
Arrivò una folla di bambini felici che urlavano ad aumentare la mia rabbia, così decisi di andare sul ponticello che passava sopra il laghetto delle anatre. Lì non ci andava mai nessuno, difatti lo consideravo un posto tutto mio. Mi sedevo sempre lì quando volevo stare da sola, mi sedevo con le gambe a penzoloni sopra il laghetto e appoggiavo le braccia alla ringhiera.

Ero persa nel mio mondo quando dei passi mi spaventarono. Mi girai. Era Niall che portava il mio skateboard sotto braccio.
“Ah, sei tu, Niall” dissi rimettendomi a guardare lo stagno “scusa per prima.”
Erano giorni o probabilmente mesi che non mi scusavo o che non parlavo seriamente con qualcuno, e ci avevo ripensato su questa faccenda di Niall: lui non era così male.
“Nessun problema, colpa mia” appoggiò la mia tavola e si sedette accanto a me. “E così, vieni ancora qui quando sei triste o arrabbiata.”
Lo guardai in faccia e sorrisi. In quel momento mi accorsi di quanto fossero azzurri i suoi occhi. Sì, ricordo che era un bel bambino con dei begli occhi azzurri e dei bei capelli biondi, ma ora era diverso, era davvero cresciuto ed era davvero bello.




***
Ciao, mi chiamo Alessia e adoro scrivere ma ero stufa di far leggere le mie storie solo al computer, così stamattina ho scritto questa nuova ff e l'ho pubblicata :)
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Grazie ♥


Twitter: @NJHSecretLove
   
 
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