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Autore: lupacchiotta blu    22/04/2014    2 recensioni
Perché i pulcini nascono dalle uova?
Maria se l’era sempre domandato. Non riusciva a capire perché un sacco di animali nascessero dalla loro mamma mentre gli uccelli da dei sassi vuoti.
A chiunque non importerebbe una cosa del genere, altri la risposta la immaginano, ma una bambina di sei anni si fa delle domande (anche assurde) e pretende delle risposte.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché i pulcini nascono dalle uova?
Maria se l’era sempre domandato. Non riusciva a capire perché un sacco di animali nascessero dalla loro mamma mentre gli uccelli da dei sassi vuoti.
A chiunque non importerebbe una cosa del genere, altri la risposta la immaginano, ma una bambina di sei anni si fa delle domande (anche assurde) e pretende delle risposte.
Così fece lei. Chiese alla mamma, al papà, alla nonna, al fratello più grande, al cugino, alla maestra e al parroco, ma nessuno seppe darle una motivazione.
Si sa, i bambini fanno mille domande e mezze le dimenticano, ma questa era una di quelle che hanno per forza bisogno di una risposta, sennò non si dorme la notte.
Vivendo in campagna, decise di andare subito alla fonte.
Tutta pensierosa si recò nel pollaio della nonna, dove una gallina dalle piume bianche covava delle uova. Maria, che conosceva bene la gallina Guendalina, le si avvicinò tranquillamente e si sedette accanto a lei.
La mamma le diceva sempre di non andare nel pollaio con i pantaloni belli, ma quella era una faccenda seria, non c’era tempo per il cambio d’abito.
“Ciao Guendalina, come va?” chiese Maria. La bambina sapeva benissimo che la gallina non poteva parlare, ma lei ci provava lo stesso tutte le volte, non si sa mai.
“Sai, sono venuta qui perché ho una domanda importantissima da farti: perché i pulcini nascono dalle uova?”.
La gallina la fissò con i suoi occhietti color miele, ma non disse nulla. La bambina si rattristò e fece per andarsene, quando una voce la fece fermare di colpo:
“Non saprei proprio”.
Maria si guardò intorno ma a parte lei e Guendalina non c’era nessun altro. Pensando si esserselo immaginata, si diresse di nuovo verso la stretta uscita, ma la stessa voce la fece bloccare di nuovo:
“Prima fai una domanda e poi non ti degni nemmeno di ascoltare la mia risposta. Certo, non so il perché, ma almeno non ho fatto finta di non sentirti”.
La bambina restò imbambolata: era la gallina!
“Ma tu sai parlare?” domandò curiosa e un po’ spaventata.
“Certo! Di noi galline si dice che abbiamo poco cervello, ma di certo non poco cuore! È da qualche giorno che ti vedo girare e domandare a tutti il perché delle uova, così, vedendoti disperata fino al punto di venire a chiederlo a me, ho deciso di rivolgerti qualche parola”.
“Oh, grazie Guendalina. Scusa se prima stavo per andarmene facendo finta di nulla, ma io ho sempre pensato che gli animali non parlassero”.
“Stai tranquilla, non me la sono presa” la rassicurò “Piuttosto, sai che è un bel quesito?”.
“Cos’è un quesito?” fece Maria. Non aveva mai sentito una parola del genere.
“Quesito vuol dire domanda”.
“Oh, che intelligente che sei! Allora non è vero che voi galline siete stupide!” concluse la bambina con ammirazione. Se sapeva il significato di una parola così strana, forse poteva esserle d’aiuto.
“Comunque, mi hai incuriosito parecchio, perciò voglio aiutarti a scoprire il perché delle uova!”propose Guendalina.
“Dici davvero? Sarebbe fantastico! Quando cominciamo?”.
“Subito!”. Scese dal nido e uscì in cortile a chiamare una gallina marrone di nome Tosca.
“Cara, non è che potresti tenermi le uova in caldo? Io devo fare delle ricerche importanti”.
Tosca smise di beccare per terra e accettò l’incarico, andando subito a covare al posto di Guendalina.
“Bene, possiamo andare” disse la gallina bianca.
Zampettando attraverso il cortile, arrivarono ai piedi di un albero di noci. Tra le fronde, una coppia di passerotti stava costruendo il nido.
“Salve passeri! Non è che per caso sapreste perché gli uccelli nascono dalle uova?” chiocciò Guendalina.
“Buon giorno gallina! No, noi non lo sappiamo, prova a chiedere allo scoiattolo” cinguettarono loro.
Così le due ‘ricercatrici’ si diressero verso la pianta di castagne, nel tronco della quale viveva lo scoiattolo.
“Ciao scoiattolo!” disse Maria “Per caso sai a cosa servono le uova?”.
Il piccolo mammifero si grattò la testolina e si lisciò i peli della coda.
“Certo!”.
“Davvero? Me lo diresti?”. Maria era speranzosa: il papà le aveva detto che gli scoiattolini sono animali intelligenti.
“Servono a trasportare meglio i pulcini negli allevamenti!” disse lui tutto convinto “Le uova sono pesanti, quindi gli allevatori le fanno rotolare”.
“Ehm, grazie…” disse Maria.
Allontanandosi assieme a Guendalina, le disse che secondo lei il motivo non era quello: per gli uomini le uova sono molto leggere, non c’è bisogno di farle rotolare.
“Già” fece la gallina “E poi, le uova esistono da prima degli allevamenti, non ha senso”.
Discussero sulla prossima meta e decisero di andare dalla mucca.
Stando attente a non scivolare sul letame e a non sporcarsi, entrarono nella stalla. Guendalina prese la parola:
“Buon giorno Carolina! Come va?”.
“Guendalina! Che bella sorpresa!” disse la mucca molto felice “Io sto bene, tu?”.
“Anche. Come mai in giro? Avevo sentito dire che eri in cova” disse perplessa.
“Sì, ma ho lasciato il lavoro alla Tosca, così posso sgranchirmi le zampe. Cosa mi racconti di bello?”.
“Mah, nulla. Da quando ho il mio vitellino Asdrubale non riesco ad andare da nessuna parte! Niente discoteca, niente cinema, niente week-end al mare. Invece, quell’uccel di bosco di mio marito è sempre in giro: al bar con gli amici, al biliardo, al lavoro, ai convegni… ormai non so più che faccia abbia!”.
“Oh, povera cara! Sapessi, anche io ho dei brutti pensieri che mi girano per la testa!” si lamentò Guendalina, come per essere solidale con l’amica mucca. Poi, abbassando la voce disse:
“Devi sapere che ho fatto allargare il pollaio un po’ di tempo fa, ma non è stato fatto regolarmente! Se uno di questi giorni passano i carramba o i finanzieri, chissà che casino mi fanno su! E poi, sai quanto aumenterà l’IMU? Guarda, non ci voglio neanche pensare!”.
La mucca Carolina annuì con la grossa testa bianca e nera, comprendendo la preoccupazione dell’amica. Stava per ribattere, quando Maria si intromise nella chiacchiera:
“Scusate, ma io e Guendalina saremmo venute qui per un motivo preciso…” disse timidamente.
“Oh, certo!” si ricordò la gallina “Volevamo chiederti se sai perché i pulcini nascono dalle uova”.
La mucca ci pensò su ruminando un po’ d’erba, poi, dopo un paio di minuti disse:
“Non sono sicura, ma potrebbe essere perché così i piccoli non restano schiacciati dalla mamma chioccia. Non è molto pesante, ma i cuccioli sono tutti molto delicati”.
Le piccole investigatrici si guardarono negli occhi poco convinte, ringraziarono Carolina per la disponibilità e se ne andarono.
“Secondo me, non è nemmeno questo il motivo. Va bene che ho messo su qualche etto nell’ultimo anno, ma non mi sembra di essere così grassa” disse Guendalina con una leggera punta di risentimento.
“Non può essere così, perché le uova vanno covate, ma se i pulcini nascessero senza, non ce ne sarebbe bisogno e non si rischierebbe di schiacciarli”.
Decisero di fare un ultimo tentativo chiedendo al cane Lapo.  Arrivate davanti alla cuccia del pastore tedesco, lo videro riposare placidamente.
“Ciao Lapo!” salutò Maria “Come stai? Hai già mangiato le pappe che ti ha portato la nonna?”.
“Ciao piccolina!” rispose lui leccandole la faccia “Io sto benissimo perché ho appena mangiato la pappa che mi ha fatto la tua nonna!”.
“Senti” disse Guendalina “non è che potresti dirmi perché gli uccelli fanno le uova? A cosa servono?”.
Lapo appoggiò il muso sulle zampe, pensando qualche secondo, poi disse:
“L’unica cosa che mi viene in mente è questa: i pulcini stanno nelle uova perché hanno freddo. Anche io quando ho freddo mi rintano nella mia cuccia” spiegò tutto contento del suo ragionamento.
“Mmm… grazie Lapo. Questa sera giochiamo insieme, va bene?”.
“Certo Maria, vieni pure quando vuoi!”.
Tornando verso il pollai, le due erano piuttosto sconsolate. Era chiaro che il motivo era un altro, perché le uova per essere calde vanno covate, non lo sono di per sé.
Rientrarono nella casa di Guendalina, che riprese il suo posto lasciando libera Tosca.
“Mi sa che forse non c’è un motivo” propose la gallina.
“Deve esserci per forza. Il papà dice che c’è un motivo per tutto, quindi c’è anche per le uova”.
Abbattute, restarono in silenzio a rimuginare per qualche minuto, finché a Maria non si accese la lampadina:
“Ci sono! Ho scoperto il perché!” gridò felice.
“Davvero? Spiegalo anche a me” disse Guendalina curiosa come non mai: se aveva la risposta, avrebbe fatto un figurone con le altre galline dal parrucchiere o al supermercato; non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione del genere.
“Prima, quando siamo partite, ti è bastato farti dare il cambio da Tosca, giusto?”.
“Giusto”.
“E la mucca Carolina si è lamentata del fatto che con il vitellino Asdrubale non può andare più da nessuna parte, vero?”.
“Vero” asserì di nuovo Guendalina.
“Ecco spiegato il motivo: le uova servono a lasciare più tempo alle galline di svolgere le loro faccende. Se i pulcini nascessero subito, vorrebbero stare sempre con te come fa Asdrubale con la sua mamma, invece le uova non fanno i capricci. Non è nemmeno come essere incinta, perché puoi lasciarle qui e andartene via leggera e senza pensieri”.
Il suo ragionamento non faceva una piega.
“Hai ragione! Hai scoperto il perché delle uova!” urlò allegra la gallina, che pregustava già gli sguardi di ammirazione delle altre.
 
“Maria! Mariaaa!”.
 
La bambina si guardò attorno: chi la stava chiamando?
 
“Maria, dove sei?” chiese la voce.
 
A parte lei e la gallina non c’era nessuno.
 
“Maria, dove ti sei cacciata? Dai che è ora di cena!”.
 
Ad un tratto, la piccola si svegliò. Si era addormentata nel pollaio, proprio accanto a Guendalina. Si era sognata tutto.
“Eccoti finalmente!” disse la madre “Coma mai non rispondevi?”.
“Mi dispiace mamma, mi sono addormentata e non ho sentito” si scusò lei.
“Fa niente, lavati le mani e vieni a magiare. E dopo ti fai un bel bagno, intesi?”.
“Sì”.
“Aspetta un secondo… Quelli sono i pantaloni belli?!”.
“Ops…”.
“Come ‘ops’?! ti avrò detto mille volte di cambiarti quando vieni a giocare nel cortile della nonna! Corri subito a metterli nel cesto della roba sporca!” urlò la madre un po’ spazientita.
“Subito!”.
Maria era stata sgridata, ma era felice: aveva vissuto un’avventura fantastica, anche se solo in sogno, e non vedeva l’ora di raccontarla alla mamma. E finalmente, aveva scoperto quello che secondo lei era  il perché delle uova.




Angolo dell'autrice:
Giuro che non so perchè l'ho scritta, anzi, forse lo so: troppe uova di Pasqua a condizionarmi.
  
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