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Autore: hemmoseyes    22/04/2014    2 recensioni
Dal testo:
“Per essere felici bisogna essere almeno in due”, questa frase le torturava i pensieri. Lei sapeva benissimo chi era l’altra persona con la quale avrebbe voluto essere felice.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si trovava sola, su una panchina di un parco, a pensare e a riflettere sulla sua vita; “Che cosa ho sbagliato?” si ripeteva. Sigaretta in mano e cuffie nelle orecchie, la musica a tutto volume come le era sempre piaciuto; le piaceva non riuscire a sentire il rumore fastidioso delle poche macchine che passavano per di là e il dolce cinguettare degli uccellini. Era una bella giornata, il sole splendeva e riscaldava anche le persone fredde dentro come lei, il cielo era sereno e spuntava solo qualche bella nuvola bianca qua e là. Ma lei era sola, con la sua musica e il fumo. Aveva molta confusione in testa, i pensieri le si accatastavano uno sopra l’altro e, da sola, non era capace di riordinarli. Non era mai stata una persona ordinata lei, le sarebbe piaciuto ma sta di fatto che fin da piccola se qualcosa non era al suo posto lei la non si scomodava a rimetterla in ordine, rimaneva lì. Così succedeva ora che era cresciuta: ogni volta che qualcosa nella sua vita non era al posto giusto, lei la lasciava lì e aspettava che qualcuno passasse e la mettesse apposto per lei, ma non sempre c’era qualcuno. Non sapeva bene se era per menefreghismo o per pigrizia, a lei piaceva dire che era pigra, ma forse di stare bene non le importava, non da sola.

“Per essere felici bisogna essere almeno in due”, questa frase le torturava i pensieri. Lei sapeva benissimo chi era l’altra persona con la quale avrebbe voluto essere felice. Quel ragazzo alto e moro, con gli occhi marroni e le mani grandi; quello che era nella sua stessa classe e con la quale aveva passato qualche mese in banco; quello con cui rideva sinceramente e si divertiva; quello che molti avrebbero potuto descrivere come “la sua cotta”. Peccato che per lei non era una semplice cotta, per lei era Amore, ma non l’aveva mai detto a nessuno perché non voleva ammetterlo a se stessa. Aveva paura. Aveva paura di tutto e di tutti, ma la cosa che più la spaventava era proprio se stessa perché non aveva il coraggio di guardarsi dentro, perché aveva paura di non piacersi. A quel lui, lei, non piaceva, era difficile per lei riuscire ad accettarlo perché a lei, quel lui, piaceva davvero tanto.
Lei era un disastro, era innamorata persa e non se ne rendeva conto. Lei lo guardava ogni tanto durante le lezioni e non capiva come aveva fatto ad innamorarsene, poi lui sorrideva e allora lì riusciva a sorridere anche lei. In quel casino ce l’aveva messa proprio lui, con i suoi bellissimi occhi marroni e il suo bellissimo sorriso; e poi quegli abbracci, non c’era mai un motivo preciso per abbracciarsi, se li scambiavano solo perché forse avevano bisogno l’uno dell’altro; per quanto riguarda lei, lei sì che aveva bisogno di lui, lui … beh lui non si sa.
Lui era uno di quei ragazzi freddi e chiusi, di quelli che si chiudono dentro un bozzolo e aspettano che arrivi qualcuno di speciale a tirarli fuori. Lei c’era riuscita a farlo uscire, lei l’aveva distrutta quella corazza, l’aveva disintegrata, abbattuta, massacrata in mille pezzi; perché a lei interessava vedere il vero lui e quando lui le diceva che nessuno lo conosceva davvero, lei ci stava male perché infondo sapeva di conoscerlo meglio di se stessa. Lei quella corazza l’aveva abbattuta e lui stava facendo la stessa cosa con la sua. Quei due infatti erano molto simili, quasi identici forse, era per questo che non funzionava? Perché solo gli opposti si attraggono? Sta di fatto che lui la corazza di lei con il tempo la stava distruggendo talmente tanto che lei cominciava a vedersi dentro e cominciava ad avere paura. Fu per questo forse che lei si allontanò da lui. Si allontanò dall’unica persona che poteva salvarla e fece sì che quella lontananza la distruggesse. Non si amava abbastanza per permettere agli altri di amarla. E fu così che tornò sola, che distrusse se stessa e anche il suo salvatore. E lui nel periodo in cui lei si allontanò si ricostruì la sua barriera ancora più spessa, più alta e più forte di prima.

Lei con una sola mossa aveva distrutto due anime.
  
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