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Autore: Me91    17/07/2008    2 recensioni
La mia prima Originale. Alla fine ho deciso di postarla nella categoria delle "Introspettive", perché in fondo diciamo che è una riflessione personale... Un animale da Circo, come tanti, ripensa al suo ruolo, alla sua vita, poco prima di entrare nel grande telone per un ennesimo spettacolo.
Personale piccola protesta nell'utilizzo degli animali selvatici nel Circo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ la sua vita

E’ quasi l’ora, ormai.
Sente gli applausi, le voci, il rumore dei pop-corn nelle buste.
Odia quei suoni.
Posa il capo sulle zampe e sospira stancamente.
Fa volare lo sguardo in alto, verso quel cielo notturno, attraverso quelle sbarre fredde.
Odia quella gabbia.
E vorrebbe volare, sfiorare le nuvole come un uccello.
Libero, finalmente.
Abbassa lo sguardo e lo fa vagare fra tutte quell’altre gabbie, sistemate in quel telone dove si trova.
Sono i suoi compagni e le sue compagne, segregati a vita in quel posto.
Sbadigliano, si guardano intorno stancamente, bevono un sorso d’acqua.
Loro non si preoccupano più di tanto. Sono giovani, freschi, pieni di speranza.
Lui è vecchio. Magari... magari prima o poi anche loro capiranno.
Capiranno che non c’è via di fuga. Che si morirà là dentro, in quella piccola gabbia.
Lui ha visto altri morire. E presto arriverà anche il suo turno, se lo sente.
Un piccolo gemito lo fa voltare verso la sua destra.
Ah, già. Il nuovo arrivato.
I suoi occhi ambrati si fermano su quegli azzurri del piccolo cucciolo che, spaventato, si guarda intorno, rintanato nel suo angolo della gabbia.
E’ così piccolo... gli ricorda se stesso; anche lui aveva pochi mesi quando è giunto lì.
All’inizio era spaventato a sua volta, poi aveva provato a fuggire, come altri... a ribellarsi, a non dar retta... ma era stato inutile. Inutile.
Presto, presto piccolo ti arrenderai anche tu.
Si arrendono tutti, alla fine.

Ecco, è ora di andare.
Si avvicina il solito uomo. Si avvicina alla sua gabbia. Lui sarà il primo ad uscire, come sempre.
«Coraggio, vieni.»
L’uomo apre la gabbia e, con una frusta, lo incita ad avviarsi al tunnel di ferro che lo avrebbe condotto alla grande gabbia, nel grande telone davanti al pubblico, seguito poi da altri sette suoi compagni.
Lui non fa storie. E’ inutile.
Si alza in piedi e avanza, muovendo le potenti zampe con calma.
Entra nel tunnel e inizia a percorrerlo.
Le voci sono sempre più forti, come tutti gli altri suoni.
Continua ad avanzare, sinuoso e tranquillo, come sempre. Ci è abituato.
Uhm, forse quella sarebbe stata la volta buona. Avrebbe potuto scappare, perché no? In effetti, avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento. Gli era stato insegnato ad aprire le porte delle gabbie perché era una parte che doveva compiere in uno dei numeri. Non era difficile, avrebbe potuto uscire in qualsiasi momento. Scappare via, lontano, correre senza fermarsi. Libero.
Il tunnel termina e con esso le sue fantasticherie.
Le luci del tendone lo colpiscono in pieno, come il boato di applausi e di grida eccitate.
Il domatore è lì, ad attenderlo. Aspetta solo che lui apra la porta come gli è stato insegnato.
Si ferma, facendo oscillare la coda, davanti la porta della gabbia.
I suoi bellissimi occhi si fermano sulla maniglia della porticina.
Alle sue spalle sente i suoi compagni avvicinarsi.
Scappare.
E’ semplice.
Aprire una porta e correre via.
Semplice.

Gli applausi si fanno ancor più forti e il domatore incomincia ad incitarlo ad entrare nella grande gabbia.
Lui socchiude gli occhi e alza lentamente la zampa verso la maniglia.
Ecco, l’ha fatto di nuovo.
La porticina si apre e lui avanza senza fretta dentro la gabbia.
L’ha fatto di nuovo...
Le grida e gli applausi ora sono un tutt’uno con le luci e lo schiocco della frusta.
... Di nuovo... Si è arreso.
Il domatore allarga le braccia e annuncia con enfasi:
«Ecco a voi Yhan, la tigre! E le sue compagne!»
Le altre tigri, suoi compagni, escono in quell’istante dal tunnel e raggiungono i loro posti.
Il domatore fa schioccare di nuovo la frusta e indica a Yhan il suo posto: una fredda e rialzata pedana di acciaio.
Lui si avvia senza opporsi in alcun modo.
Tanto lo sapeva che sarebbe andata a finire così.
Sale lentamente le scalette per raggiungere la pedana.
Non sarebbe scappato.
Ora è sulla pedana.
Non poteva scappare.

Si siede.
Avrebbe continuato a fare quella vita.
Il domatore si avvicina a lui, incitato dal pubblico.
Fino alla morte.
Volta gli occhi ambrati verso il domatore che alza un cerchio alla sua sinistra con un finto sorriso sul volto.
E c’era un motivo perché non poteva scappare.
Uno schiocco di frusta, lui si alza in piedi.
Oh, certo che c’era un motivo...
«Vai!» esclama il domatore.
Lui salta immediatamente.
Il fatto era che lui...
Passa il cerchio e atterra su di un’altra pedana, applaudito intanto dal pubblico.
Fa vagare lo sguardo su tutta quella gente, non soffermandosi su nessuno. Li osserva e basta con il suo sguardo vuoto, come sempre. Uno sguardo vuoto, privo di ogni emozione, ormai. Infine, torna a guardare il suo domatore, pronto per un altro numero.
Il domatore fa schioccare la frusta e gli ordina di alzarsi su due zampe.
Lui esita un istante... potrebbe rifiutarsi... potrebbe farlo... ma non lo fa.
Si alza dritto sulle zampe posteriori e, sì, è ancora un boato del pubblico.
Eh, niente... ha perso. Si è arreso.
... Lui... lui non sa fare altro che obbedire.

Fine

Storia scritta di getto ieri sera... E' la prima volta che scrivo un'Originale; l'ispirazione mi è venuta, avrete immaginato, guardando il Circo in tv ieri. Sono sempre stata contro l'utilizzo degli animali selvatici (tigri, elefanti, zebre... e chi più ne ha più ne metta) nel Circo, e questa è come una piccola protesta da parte mia verso queste torture. Sì, perché non sono altro a mio parere. Un animale selvatico dovrebbe essere libero di vivere nel suo habitat naturale, no rimanere chiuso in una gabbia ed essere costretto ad esibirsi davanti ad un pubblico come un pagliaccio. Alla fine, sì, sono belli e carini da vedere, ma sono sicura che loro, in realtà, soffrano molto.

Insomma, spero che vi sia piaciuta (^^), e se per caso dovesse assomigliare ad un'altra fic presente nel sito e non (sono sicura che il tema su cui ho scritto non è poi così originale... sicuramente qualcun altro avrà scritto storie simili), informatemi che provvederò a verificare e rimediare. Grazie.

Ciao! ^^

  
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