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Autore: GhostFace    22/04/2014    1 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: Alla fine del capitolo, troverete un Angolo dell'Autore più ricco del solito, dove spiego alcune cose su fatti, situazioni e personaggi della dimensione demoniaca. Prima di tutto, però, voglio postare un disegno che mostra l'aspetto dei personaggi di questa parte della storia:

Da sinistra verso destra: Makvel (quello alto viola); Niku Daemon (il piccolino); Stinson (il biondo elegante); La Tia (l'unica femmina); Cid (il centauro); Lokoto (quello con la smorfia da scemo) e naturalmente Trunks (14 anni). Belli, vero? :-) Adesso, diamo il via al capitolo!

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La Nube di Piombo sfrecciava a spron battuto verso la destinazione, ospitando sulla sua ampia superficie il gruppo di giovani demoni di Dark Matador. Al centro, accovacciato sulle quattro zampe ripiegate, stava Cid, la cui groppa faceva da cuscino a La Tia con il suo zainetto da viaggio; ella a sua volta lasciava che Niku dormisse poggiandole la testa sul grembo. Seduti sulla destra, a gambe incrociate, stavano Makvel, che con difficoltà cercava di leggere un libro malgrado la corrente d’aria, strizzando gli occhi e tenendone bloccate le pagine con le mani, e Stinson, con la cravatta allentata; alla sinistra era seduto Lokoto. Trunks volava reggendo il ritmo della Nuvola della gang, fiancheggiandola. Non aveva bisogno di ricorrere allo stadio di Super Saiyan; già nella sua forma base riusciva perfettamente a seguire il nembo scuro in tutte le sue accelerazioni. Erano partiti da pochi minuti, e mancavano circa ventuno ore prima che il portale si chiudesse: entro quel lasso di tempo, doveva necessariamente essere conclusa la missione. Com’è facile immaginare, i sei demoni erano una brigata alquanto chiassosa e canterina. Mentre i suoi compagni intonavano le loro canzoncine dannate, Trunks ripensava al racconto che La Tia e gli altri avevano fatto; era stato quel racconto a spingerlo e motivarlo ad imbarcarsi in quell’avventura. A ripensarci, era ancora combattuto sul da farsi, e non riusciva a sentirsi pienamente convinto; per di più, era ancora in tempo per fare dietrofront e tornarsene tranquillamente da dove era venuto. Ciononostante, il suo istinto lo spingeva irresistibilmente a perseverare: era il suo spirito di avventura, o forse il desiderio di starsene per un po’ alla larga dalla Terra, che in quel momento era un luogo più dannato del regno delle tenebre? In fondo sarebbe stata una pausa a tempo limitato: prima della chiusura del portale, sarebbe dovuto tornare a casa.
«Ti vogliamo raccontare la storia del nostro barrio, e del guaio che ci è capitato.» aveva iniziato Stinson a raccontare le origini del loro rammarico. «Come vedi, la zona in cui viviamo è molto squallida e disadorna… ma non è sempre stato così.»
«Fallo dire a me! Le racconto meglio io, questo genere di storie…» lo interruppe La Tia. Poi si rivolse verso Trunks, serissima. «Vedi, un tempo qua eravamo ricchi! Appena qualche secolo fa, però, un cruel killer very fuerte, chiamato Conga from Dark Pedro, venne qui e rubò toda la nuestra money! Soldi, gioielli, metalli preziosi! Ti sembra giusto??» domandò retoricamente la ragazza demone.
«No, che non è giusto…» ribatté Trunks.
«Infatti, non c’è nulla di giusto. Chiaramente, siccome qua nel nostro mondo siamo tutti demoni e, per natura, siamo cattivissimi, non esiste un tribunale che condannerebbe Conga per averci derubato…» disse La Tia contrariata.
Infatti, come spiegò Makvel: «Nella dimensione demoniaca, le cose appartengono a chi è abbastanza furbo e delinquente da prendersele. Non ci deve essere nulla di giusto in tutto ciò… quindi, in un caso del genere, dal punto di vista illegal avremmo le manos legate.»
La Tia continuò il suo racconto: «Right! Senza soldi e ricchezze, non abbiamo potuto tenere in buenas condizioni la città, e tutto si è deteriorato…! E siccome siamo demoni, il duro e onesto lavoro come fuente di ricchezza ci ripugna! Non possiamo lavorare per riguadagnare le nostre ricchezze. Per questo tutti noi poveracci abbiamo sempre avuto un sueño… un sogno! Tornare in possesso di ciò che era nostro… riportare Dark Matador alla sua bellezza originaria! Con il mitico tesoro di Dark Pedro, che è nostro di diritto! Finora non c’è stato nessuno ad aiutarci, ed anche i demoni più potenti si sono rifiutati di darci una mano, snobbandoci come plebaglia ignorante! Ma ora ci sei tu…»
«Io dovrei aiutarvi?» aveva replicato allora Trunks, perplesso.
Stinson intervenne immediatamente: «Certo! Tu sei un eroe, un bravo ragazzo, un esempio di integrità morale! Per quanto sia inconsueto, anche noi demoni talvolta esigiamo giustizia!»
«La vostra storia mi ha commosso…» ammise il giovane mezzosangue. «Dove si trova il posto? Se possiamo risolvere la questione nell’arco delle ventiquattro ore, vi aiuterò più che volentieri! Posso volare molto rapidamente, se serve…»
 
Così Trunks aveva accettato di imbarcarsi in quella avventura. Ora che ci pensava, non sapeva nulla sul nemico: era meglio documentarsi, prima di inoltrarsi eccessivamente nel viaggio. «Datemi qualche informazione in più sull’avversario da affrontare…»
«Tanto per cominciare, i nemici sono due.» svelò Stinson.
«Sono conosciuti come “Conga y el Monster”…» aggiunse la Tia. «Conga è un demone bastardo!»
«Bastardo, nel senso che è di origini ibride fra due classi sociali. Come ti spiegavamo prima, la divisione in classi sociali è molto marcata nel nostro mondo.» precisò Makvel, informato ed esplicativo come al solito. «Suo padre era un aristocratico e sua madre una sua schiava. Conga è il frutto di un adulterio… ma, del resto, le schiave servono solo per sfogare la lussuria, secondo i nobili.»
«Mi pare che, qua da voi, la forza combattiva dipenda dalla classe di appartenenza, no? Quindi, per quello che interessa a noi… qual è la sua forza?» domandò Trunks.
«Diciamo che il sangre da schiavo nuoce alla sua capacità: è molto più forte di tutti noi della nuestra gang, eccetto Niku che, nonostante sia un bambino, potrebbe benissimo fronteggiarlo, perché es un noble dal sangre puro. Fra l’altro Niku è un vero nobile e ha già una certa tecnica, cosa che Conga non ha mai avuto, perché privo di addestramento nella lotta.» informò ancora l’intellettuale. «Il problema es un altro…»
«Immagino che riguardi l’altro nemico.» previde Trunks.
«Esatto! El Monster!!» dichiararono solennemente Cid e La Tia con un ghigno.
«In realtà, nessuno sa che tipo di mostro sia… i pochi che si sono avventurati a sfidarlo, non sono mai tornati vivi per descriverlo. Quei poveracci erano demoni nobili anche più forti di Niku, perché erano adulti… Conga si rivaleva sulle loro vite per essere stato emarginato da sempre: gli sono stati negati i privilegi dell’aristocrazia.» spiegò Stinson.
«Si favoleggia che El Monster abbia zanne, corna, pelliccia, e sia di dimensioni gigantesche… ma nessuna fonte è attendibile.» aggiunse Makvel.
«Questo Monster è un’ottima minaccia per i malintenzionati… tutti ne hanno sentito parlare, quindi negli anni raramente qualcuno andava ad importunarlo. Ma nessuno di questi temerari vantava una forza mille volte superiore a quella di Niku, come sostieni di averla tu, Trunks!»
Trunks non aveva mentito sulla propria forza: secondo i suoi calcoli, da Super Saiyan immaginava di avere una forza mille volte superiore a quella che approssimativamente doveva avere il demone bambino – il quale per tutti gli altri, che non erano dei combattenti, era il miglior punto di riferimento.
«Immagino che questa bestia sia un ottimo deterrente, allora…» commentò Trunks. «Dunque non sapete dirmi molto su questa fantomatica creatura. Per capire se è alla mia portata, dovrei avere la possibilità di sentire la sua aura. Non voglio parlare prima del tempo ma, secondo il mio maestro, un Super Saiyan come me o come lui non dovrebbe avere uguali nell’universo…»
«E dei cyborg che mi dici?!» domandò Cid sfrontatamente, visto che nel frattempo era stato messo a conoscenza del dramma che incombeva sulla Terra.
«Non rigirare il coltello nella piaga, tu…!» lo zittì Trunks, completando nella propria mente la frase: “Antipatico…!”
Continuarono a viaggiare per altri minuti. Poi Trunks domandò ancora: «Toglietemi un’altra curiosità… Com’è che nessuno ha niente da ridire vedendo un umano, o “gringo” come dite voi, che se ne va in giro tutto tranquillo nella vostra dimensione?»
«Non l’hai capito? Eppure hai già visto un bel campionario di demoni, in città.» replicò Stinson. «Qui da noi non esiste un aspetto fisico “standard”. Ognuno è fatto a modo suo. E siccome nel nostro barrio nessuno ha mai visto un gringo, potresti passare per qualche strano tipo di demone… Guarda noi: siamo tutti diversi. Lei, per esempio, ha una coda da leonessa e i peli sulle orecchie, Makvel ha la pelle di colore…»
«Hai qualcosa contro noi demoni di colore?» domandò seccato Makvel, la cui obiezione restò ignorata.
«…Cid è un mezzo cavallo senza le corna, io sono un figo di prim’ordine…» continuò Stinson.
«Io sono il più figo di tuttiiiiiiiii!!!!» si intromise Lokoto, sollevando i pugni verso il cielo.
«No, Lokoto, tu sei un cesso senza sopracciglia che va in giro in mutande, e poi sei talmente stonato che hai gli occhi di due colori diversi.»
«È quello il bello!» disse Lokoto con venti centimetri di linguaccia fuori dalla bocca. Poi gli venne in mente una proposta fulminante: «Ideona! Per mischiarti meglio a noi demoni, dovresti imparare el nuestro idiòma! La nostra lingua! Non credi, Grinks?»
«Non è una cattiva idea, per far passare il tempo del viaggio. Comunque mi chiamo Trunks.» puntualizzò il mezzo Saiyan irritato.
«Bene, Frank…» cominciò allora Lokoto, sorridendo solare a trentadue denti.
«Chi diavolo è Frank??? Maledizione!» sbottò Trunks infuriato con due file di denti aguzzi da pescecane.
«Ah-ah! Hai detto diavolo e maledizione!» lo derisero Cid e La Tia con l’indice accusatorio puntato contro di lui. «I bravi ragazzi non lo dicono!»
«Per prima cosa, ti insegnerò le forme di saluto! Quando arrivi, si dice “Holla”, quando te ne vai, si dice “Te veo”, o anche “hasta luego”.»
«Ricevuto…» sospirò Trunks, accantonando la diatriba sul suo nome. «Sentiamo… dammi qualche altro insegnamento.»
«Ora ti insegnerò quello che è fondamentale apprendere quando si studia una lingua straniera: le parolacce. Stronzo si dice “cabròn”, merda si dice “mierda”, frocio si dice “maricòn”…»
«Smettila! Non mi interessano le parolacce!» tagliò corto Trunks, rosso porpora dall’imbarazzo.
«Pero que vulgar.»  sentenziò Niku con tono di disprezzo rivolto a Lokoto.
«Pequeño enano!» lo prese in giro Lokoto, dandogli in pratica del nanerottolo.
«Quiero kill ya, estùpido!» rispose nervoso il demone bambino. Intendiamoci: parlava in toni così aspri perché era un demone aristocratico e doveva imporre la propria personalità e superiorità di casta, ma non odiava nessuno del gruppo, ed in realtà non avrebbe torto un capello ad alcuno di loro; in particolare si trovava a suo agio con La Tia: la ragazza demone era la sua baby sitter. Iniziò comunque una baruffa puramente dialettica tra il piccolo e il pazzo, che si protrasse per un po’. Dopo, Lokoto insistette per continuare le lezioni di lingua demoniaca.
 
Dopo un po’, Trunks notò che il panorama iniziava a cambiare, trasformandosi da una prateria giallognola in una vastissima zona totalmente desertica, arida, un enorme mare di sabbia bianco sporco; il panorama era punteggiato di piante gialle dall’aspetto secco e legnoso. «Qua dove siamo?» domandò il figlio di Bulma.
Makvel rispose: «Milioni di anni fa, i nostri antenati hanno chiamato questo posto “Muerte Blanca Desert”. Qua c’è da stare attenti: abitano diverse bestie pericolose… per te saranno fastidiose come moscerini, ma per noi sono un vero problema.»
«Come quegli uccelli?» disse Trunks indicando un fitto stormo di volatili che planavano verso di loro, stridendo in modo assordante e sgradevole.
«Ecco… per esempio.» si adombrò Makvel, mentre i suoi compagni strabuzzarono gli occhi. Non erano degli uccelli: avevano un corpo squamoso da velociraptor, con due ali corte membranose da pipistrello e una coda anch’essa membranosa; man mano che si avvicinavano, si distinguevano sempre più anche le teste di queste creature, davvero orribili e sconcertanti. Avevano, infatti, delle placche ossee sollevate in sostituzione degli occhi, e dei lunghi becchi che, però, non si aprivano in senso orizzontale ma a raggiera in tre spicchi dentati.
«I Flying Culoooos!!» strillarono sguaiatamente Cid, La Tia e Lokoto. Anche Stinson rimase scosso, mentre Niku si preparò a slacciare la sua cara ascia bipenne, nell’eventualità che si fosse reso necessario intervenire.
Makvel iniziò a snocciolare informazioni. «Noi li chiamiamo Flying Culos, ossia sederi volanti, ma il loro vero nome è Ass-blasters…» specificò l’intellettuale strascicando tutte quelle S, come sempre. «Non sono veri uccelli e nemmeno dinosauri, ma possono planare per molti metri. Attento, perché sputano lingue di fuego!»
«Ora li sistemo… senza toccarli, perché mi fanno un po’ schifo. State a vedere!» dichiarò Trunks. Poi lanciò una piccola sfera di energia dalla potenza contenuta verso la più vicina fra quelle orrende creature, che saltò in aria generando un’esplosione molto più fragorosa di quanto Trunks non si aspettasse: «Mamma mia… che botto! Quel coso non era del tutto normale!» L’onda d’urto della sonora esplosione spazzò via in un colpo solo gli altri volatili, compagni di stormo del volatile appena esploso.
«Ma certo…» disse Makvel, rivelando un’ovvietà che per il giovane mezzosangue non era tale. «Queste creature hanno l’intestino pieno di gas incendiario. Lo usano come combustibile per volare…»
«Non per niente li chiamiamo Flying Culos…» disse Stinson.
«… in pratica, danno fuoco alle loro scorregge!» riassunse La Tia.
«Sono rivoltanti!!» commentò Trunks con una smorfia di disgusto. «Se li facessi esplodere tutti, creerei un macello inutile. Mi tocca toglierli di mezzo con pochi colpetti ben assestati.» Nel frattempo, gli Ass-blasters erano ritornati alla carica: come un fitto stormo, stridevano in modo aggressivo e selvaggio. Dal loro didietro, i gas di scarico incendiati segnalavano la loro notevole accelerazione; Trunks si preparò ad affrontarli.
«Ok, l’abbiamo capito che sei forte, gringo… ma sta’ alla larga da noi, mentre compi il tuo lavoretto!» gridò Cid.
«Sì, Trunks, fai come dice! Allontanati da noi… i Flying Culos ti seguiranno.» aggiunse Stinson.
«Perché seguiranno proprio me?»
Makvel spiegò: «Vedi quegli organi che hanno al posto degli occhi? Rilevano il calore corporeo degli esseri viventi… tu stai volando grazie alla tua energia interiore, e sei sicuramente più sotto sforzo di noi! Questo aumenta la temperatura del tuo corpo!»
«Ok… tutto chiaro!» disse Trunks, spostandosi verso il basso, lasciando che la Nube di Piombo dei suoi compagni di avventura procedesse mentre lui si sbarazzava degli Ass-blasters. I volatili, che dovevano essere una trentina, si diressero senza esitare verso Trunks, che però non si lasciò stringere passivamente; non era il caso di sperimentare se davvero quegli animali erano in grado di sputare fiamme. Circondato da tutti i lati da quelle immonde creature, iniziò a saettare a velocità supersonica rendendosi imprevedibile ed impercettibile ai loro sensori termici. Con una manciata di semplici pugni e calci, mise fuori combattimento tutti quegli esseri secondo la tecnica della toccata e fuga, prima ancora che essi sputassero lingue di fuoco. Un gemito stridulo e sofferente annunciava la caduta di ciascuna di quelle bestie. “Eheh… facilissimo! È bastato tramortirli, poveracci. Così almeno avremo il tempo di allontanarci a tutta velocità senza essere disturbati…»
«¡Yay! Muy bueno, Trunks!!» esultavano i demoni urlando scompostamente, tifando per l’essere umano.
Ripresero il viaggio: Trunks si affiancò rapidamente alla Nube di Piombo, recuperando il tratto d’aria arretrato; ma solo allora si accorse che qualcosa non quadrava: «Ehi, gente… ma dove sono Cid e Lokoto?»
«Sono caduti dalla Nuvola!!!» gridò La Tia agitatissima. Infatti, Cid era atterrato sulla soffice sabbia biancastra distribuendo il peso sulle sue robuste zampe di cavallo, mentre Lokoto aveva attutito la caduta mulinando le gambe con il suo Crazy Tornado. «Vado a recuperarli…» disse Trunks, scivolando in picchiata verso il suolo.
«Ma come avete fatto a cadere??» domandò, giunto in loro presenza.
«Io cercavo di toccare le tette alla mia ragazza mentre esultava… mi sono sbilanciato e sono caduto…» rispose Cid seccato.
«Io cercavo di toccare le tette della sua ragazza mentre esultava… e sono caduto…» rispose Lokoto con un sorriso ebete.
«You are un idiota!» sbraitò Cid.
«Siete entrambi degli idioti…» suggerì Trunks.
«Tu taci, gringo…!!» ribatté Cid. I toni si accesero e sfociarono in un battibecco.
«Eh-ehm… forse non è il caso di litigare…» li interruppe Lokoto.
«CHE DIAVOLO VUOI TU, TONTO???» gli urlarono addosso inveendo su di lui con le teste, che sembravano divenute enormi.
«Guardate là…» si limitò a dire il povero stolto, tutto rannicchiato su sé stesso, puntando timidamente il ditino in un punto alle loro spalle. Lui era lì, ed era mostruoso: alto oltre trenta metri, enorme, possente, una torre di carne ricoperta da squame verde marcio sul dorso e giallo pallido sul ventre, coronata da una gigantesca testa di drago dagli occhi minuti e feroci, le cui mandibole presentavano due file di denti carnivoro ciascuna, una dietro l’altra; sulla sommità del capo, quattro spuntoni ossei. L’abnorme lunghezza del corpo era suddivisa in una ventina di segmenti, come fosse il corpo di un enorme millepiedi, dai cui lati fuoriuscivano due lucidi aculei neri per ciascuno; ciascun segmento presentava uno spuntone osseo sul dorso; solo il primo segmento presentava due zampe enormi, ibride fra le pinne di una foca e gli arti di un dinosauro. Il figlio di Vegeta fissava sbigottito quella sconvolgente bestia che, emersa dal sottosuolo in una nube di sabbia, emise un ruggito profondo e famelico: «C-cos’è quella belva??? È impressionante…»
«EL DRAGÒN CENTIPEDE!!!!» urlarono in coro i due amici. «SCAPPIAMO!!!» gridarono poi: Cid partì al galoppo all’impazzata, mentre Lokoto iniziò a turbinare le gambe come un tornado.
«Il suo aspetto è molto più spaventoso della sua aura…» rifletté Trunks, riportatosi in volo dopo quella sconvolgente visione. «Non è difficile distruggerlo…!»
Frattanto, in cielo, la Nube di Piombo con i suoi passeggeri aveva rallentato il passo fino a fermarsi, per attendere di ricongiungersi con i tre ritardatari. «Dannazione, quello è un drago millepiedi!» imprecò Stinson. «Se quei due tordi non fossero caduti, non avrebbero corso alcun pericolo…»
«Il drago millepiedi è una creatura del sottosuolo dalla sensibilità fine…» spiegò Makvel. «Deve essere emerso perché ha sentito le vibrazioni causate dal tonfo di tutti quei flying culos stramazzati al suolo… infatti il buco da cui è uscito si trova pressappoco in quel punto… deve esserseli già mangiati.»
«Sì, ma non è che deve mangiarsi i nostri compañeros!» disse La Tia.
«Se Trunks non perdesse tempo per recuperare quei due sconsiderati, potremmo riprendere il viaggio…» disse Stinson. Nel frattempo Trunks era deciso a cacciare quello scomodo inseguitore. Senza bisogno di trasformarsi in Super Saiyan, caricò la propria energia interiore nelle braccia, che si illuminarono e vennero avvolte da fulmini intermittenti. Proprio mentre il mostro si lanciava verso il mezzosangue, il giovane allungò di scatto le braccia in avanti e rilasciò un’onda di energia dorata di colossali dimensioni, adatta a travolgere l’animale. Cessato l’attacco, Trunks vide la coda appuntita della belva che si reimmergeva nel sottosuolo. “Scappato. Non ho tempo da perdere con questa bestia…” pensò Trunks, trasformandosi subito in Super Saiyan e accelerando all’improvviso “Non serve che lo uccida, l’importante è proseguire il viaggio!”. Schizzò in fretta verso Lokoto che fuggiva, lo afferrò per le ascelle e lo appoggiò sulla groppa del demone galoppante. La terra tremava sotto di loro, segnale del fatto che il drago millepiedi non demordeva dall’inseguirli. «Forza! Sali in spalla!» disse Trunks a Cid, caricandoselo a sua volta sulle spalle; risalì in fretta verso la Nube di Piombo, proprio mentre l’animale – guidato dalle vibrazioni dei loro movimenti - riemerse a sorpresa proprio sotto di loro. «Lo abbiamo fregato! Jajajajajaja!» rise Lokoto, mentre veniva riportato sulla Nuvola in groppa a Cid.
«Hai davvero un exceptional power!!» si complimentò La Tia, mentre Trunks era tornato al suo stadio normale.
«Comincio a credere che la missione sarà più facile da compiere di quanto avevo ipotizzato.» commentò Stinson soddisfatto. Niku mormorò qualcosa all’orecchio di La Tia, che tradusse: «Trunks, Niku dice che anche se sei forte, un giorno lui diventerà sicuramente più forte di te. Comunque sei forte.»
«Prenderò la parte positiva di queste sue parole come un complimento…» rispose Trunks con un sorriso smorzato.
«Ti suggerisce anche di volare ad alta quota perché ogni tanto i draghi millepiedi fanno dei bei salti, proporzionati alle loro dimensioni. Dice anche: “non è che mi interessa se muore quel gringo, ma ci è utile per la missione.” Quindi stai attento!»
A riprova della veridicità delle parole di Niku, il drago millepiedi continuava a gironzolare assatanato sulla superficie sabbiosa del deserto, dandosi la spinta con le zampe e le due file di aculei laterali; poi, distesosi in tutta la lunghezza, si diede lo slancio verso l’alto. «Allora muoviamoci, manteniamoci alti e filiamo senza esitare. Meglio essere previdenti e non perdere tempo, visto che non sappiamo quanto tempo ci richiederà la missione, senza contare la strada per il ritorno.»
Il gruppo si rimise in viaggio, mentre il mostro li seguiva sfilando da sotto a tutta velocità, sollevando lingue di sabbia al suo passaggio; ogni tanto spiccava balzi, tentando di avvicinarsi alla Nube di Piombo. Di colpo, la corsa dell’animale si arrestò: «Sembra che abbia trovato qualcosa che lo spaventa!» commentò Trunks.
«In effetti, ora ci lasceremo alle spalle il Muerte Blanca Desert e sorvoleremo il Rojo Sangre Sea. I draghi millepiedi non sanno volare né nuotare e, comunque, nel mare vivono creature pericolosissime. Ma no es nuestro problem.» Il Rojo Sangre Sea, infatti, si estendeva immensamente sotto i loro occhi come un infinita distesa di un acceso rosso cremisi che rifletteva la luminosità gialla del cielo. Il gruppetto della Nuvola continuò a sorvolare il mare, e Makvel continuò a spiegare: «I nostri poeti antichi gli hanno dato questo nome così pittoresco perché ricorda il colore del sangue, ma in verità tutto dipende da una varietà di alghe che prolifera in abbondanza in queste acque…»
«Taglia corto!» lo zittì Stinson con aria sorniona. «Ciò che conta è che più della metà del viaggio è superata, e mancano poco più di due ore all’arrivo. Jajaja!»
«E soprattutto, state tutti attenti a non cadere.» concluse Trunks, dando un’ultima imbeccata in particolare a Cid.
 
Trascorsero altre due ore, durante le quali il gruppo dei viaggiatori sorvolò paesaggi disparati: praterie, steppe, fitte giungle, luoghi afosi e climi piacevoli. Tutto allo stesso tempo era simile e differente dagli ecosistemi analoghi a quelli terrestri. Naturalmente non c’era il tempo per soffermarsi a fare turismo: a Trunks sarebbe piaciuto, anche se la sua priorità era aiutare i demoni a recuperare quel che apparteneva loro e fare ritorno a casa. Il figlio di Vegeta e Bulma suppose che l’area che i suoi conoscenti demoni consideravano come una contea periferica del mondo demoniaco doveva coprire una superficie vasta forse quanto un vero e proprio pianeta. Figurarsi quanti e quali posti dovevano esistere ancora in quella stessa dimensione, a cui si accedeva tramite altri portali, paralleli a svariati pianeti dell’universo! Peraltro, l’adolescente aveva notato che tutti gli esseri viventi incontrati in quei luoghi erano dotati di un’energia interiore negativa, compresi i suoi compagni di avventura – e di ciò si era reso conto fin dal momento in cui lo strambo drappello era penetrato nella dimensione della luce; fortunatamente, nessuna di quelle aure era alla sua altezza, anche se non si fosse tramutato in un Super Saiyan.
«Siamo in dirittura d’arrivo! Siamo finalmente in località Dark Pedro!» spiegò Stinson.
Alcuni minuti dopo, atterrarono sul posto. I demoni scesero dalla Nuvola, e si tenne un breve consiglio di guerra fra gli avventurieri. «Siamo arrivati?» domandò allora Trunks. «Non si direbbe…»
Il paesaggio che si parava davanti alla loro vista non lasciava indovinare che quella fosse la residenza di una persona molto ricca. Infatti, la casa sorgeva su uno spazio aperto, circondato da sabbie e poche erbe spontanee e mal curate. Alle spalle della casa, il padrone aveva lasciato crescere alcuni alberi: una sorta di palme tropicali i cui tronchi erano rivestiti di spuntoni aguzzi e legnosi. Era poco più di una casupola, si sarebbe detta l’abitazione di una famiglia indigente: costruita di un materiale vagamente pietroso od argilloso rosso mattone, dalla forma di un parallelepipedo smussato.
«Credi che sia una casa da miserabili? Le apparenze ingannano…» asserì Cid. «Per non attirare scocciatori e ladri, Conga ha mantenuto la parvenza di una casa misera… ma dicono che sotto terra abbia fatto varie modifiche. Non c’è modo migliore di nascondere un tesoro che metterlo sotto gli occhi di tutti… Ma la vera residenza sta al di sotto….»
«Già. È costruita su vari piani, e crediamo che il tesoro sia custodito nello stesso piano del Monster… al sicuro, ovviamente.» lo informò Makvel.
«Io mi rifiuto di uccidere quel Conga.» disse Trunks serio. «So che l’idea che avete di noi esseri umani non è delle migliori, ma io non sono come lo scienziato che ha creato i cyborg. Uso la lotta solo per fini di giustizia, non per causare sofferenza gratuita.»
«Nosotros knew dat.» commentò Niku con una punta di disgusto.
«Che ha detto?» domandò Trunks, incuriosito dal tono spregiativo del piccolo demone.
«Dice che lo sapevamo già, che lotti solo per la giustizia… ed essendo un demone, la cosa lo disgusta.» tradusse La Tia. «Non è che sia un ingrato… vorrebbe solo che tu fossi più spietato! Ad ogni modo non temere di dover usare la violenza, perché abbiamo un piano d’attacco!»
«Spiegatemi questo piano…»
«Semplice.» iniziò Stinson, stringendosi il nodo alla cravatta. «Io e Makvel, che siamo i più bravi con le chiacchiere, distrarremo Conga con un pretesto… non è un campione di furbizia, quindi con la mia parlantina e con la cultura di Makvel dovremmo incantarlo per bene!»
«Nel frattempo…» continuò La Tia. «Nosotros entreremo da una finestra sul retro a prenderci il nuestro treasure, in silenzio e senza dare nell’occhio!»
«Che bisogno c’è di fare tutta questa sceneggiata?» domandò allora Trunks. «Per me, possiamo sfidarlo direttamente… mettiamo in palio il tesoro, io sconfiggo lui, sconfiggo il mostro e ce ne torniamo a casa come legittimi vincitori!»
All’udire quelle parole, i giovani demoni scoppiarono a sghignazzare di tutto cuore. «Ma Trunks! Tu non hai proprio il senso dell’avventura!» esclamò La Tia con un evidente tono di scherno.
«Dove c’è un tesoro, ci deve essere una ricerca avventurosa!» soggiunse Lokoto, con una linguaccia.
Il figlio di Vegeta sospirò. «Se volete proprio divertirvi… a patto che non si perda troppo tempo. Ricordate che la mia priorità è quella di tornare a casa.»
«Sei un po’ monotono, amico… cerca di goderti l’avventura nella dimensione demoniaca. Non è una cosa che capita tutti i giorni.» disse Stinson.
«Ok… allora muoviamoci. Cerchiamo di essere silenziosi, noi… in particolare mi raccomando a voi due casinisti…» disse puntando il dito verso Lokoto e Cid, il quale fra l’altro rischiava di mandare tutto a monte con i suoi zoccoli da cavallo.
«Ma và… no hay problema! Guarda… ho indossato pure i ferri da ginnastica per non fare rumore… per questo non avevo fatica a galoppare sulla sabbia, prima!» disse il centauro mostrando orgogliosamente le zampe che, ora, calzavano dei ferri di cavallo dalla suola in gomma.
«Bene… diamo il via al piano, allora! Andale, amigos!» esclamò La Tia, sancendo l’avvio del loro progetto.
 
Conga era un demone dal fisico possente e scolpito, dalla testa ai piedi. Alto più di due metri, aveva la pelle di un insano colore grigiastro livido; due corte corna gialle sbucavano dai suoi capelli neri imbrillantinati e pettinati all’indietro, così come neri erano i baffetti sopra il suo labbro superiore e sotto il suo naso adunco. Indossava una lurida canotta e pantaloni verdi alla zuava. Trascorreva quella giornata – così come tutte le altre - nella noia; a parte i piccoli lavoretti domestici, si dilettava a giocare con il suo Mostro, a leggere qualche rivista, a guardare la tv. Certo, la solitudine era il prezzo che l’avaro demone bastardo preferiva pagare, piuttosto che esporre le proprie ricchezze al rischio di un furto. Già, era nettamente meglio soli, che male accompagnati da molti ladri… o almeno così la pensava Conga, quando si ritrovava a giustificare la noia imperante a casa sua.
Stava stravaccato sul divano del soggiorno, mezzo intorpidito, quando bussarono alla porta. Quella visita inaspettata lo sorprese, ma allo stesso tempo lo incuriosì: che fosse un piacevole stacco dal tedio quotidiano? Aprì la porta, e si trovò davanti due giovani demoni, uno vestito con un abito di classe e recante in mano una valigetta, l’altro più trasandato: ossia i due che noi conosciamo già con le identità di Stinson e Makvel.
«Buongiorno! Permette una parola?» domandò Stinson accarezzandosi la cravatta, modulando il discorso  con la sua parlata impostata e priva dell’accento provinciale di Dark Matador. «Lei è al corrente del fatto che il regno di Darbula sta per tornare ai fasti di un tempo?»
“Porca miseria… sono i Testimoni di Darbula! Ma com’è che ogni volta che ricevo ospiti, finisco per pentirmene?!” si domandò Conga mentalmente, per poi balbettare con il suo vocione robusto: «E-ehm… veramente io n-…»
«Esatto. Anche noi pensiamo che sia uno scandalo che molti vogliano misconoscere l’avvento di un regno migliore per tutti noi demoni!» lo interruppe Stinson: è noto che la strategia di questo genere di predicatori è quella di non lasciare mai che l’interlocutore possa esprimere il proprio pensiero, incalzandolo con le proprie asserzioni e confutando in modo contraddittorio le eventuali risposte.
«No, quello che volevo dire è…»
«Capisco le sue posizioni.» ribatté Stinson comprensivo, senza lasciarlo parlare. Strategicamente, mosse un passo in avanti mettendosi sulla soglia della porta, in modo che il padrone di casa non potesse essere così scortese da sbattergli senza motivo la porta in faccia. «È dovere di ogni cattivo demone informarsi in modo adeguato sulla missione di Darbula, in modo da rispondere a tono ai sotterfugi verbali degli oppositori. Ci permetta di illustrarle la VERA dottrina.» disse, entrando dentro casa seguito da Makvel, sotto gli occhi stupefatti di Conga che si chiedeva ancora perché si stesse lasciando sopraffare da quei due ciarlatani. I due giovani imbroglioni si sedettero sul divano invitando il padrone di casa ad accomodarsi sulla poltrona.
«Prego, si accomodi, così dialogheremo come si conviene. Come ognuno sa, Darbula è il Padreterno della dimensione demoniaca, il sommo signore, colui che sta adempiendo la missione tanto agognata da tutti i demoni della storia: la conquista della dimensione della luce dove vivono i comuni mortali. A seguito della sua alleanza con il mago Babidy, massimo esponente della magia nera dell’universo, i suoi detrattori ritengono che il Magnifico sia divenuto uno schiavo del mago. Lui, il Sommo Signore dei Demoni, uno schiavo! Ci rendiamo conto? Ordunque, le sembra possibile che un orgoglioso signore dei demoni possa piegare la sua fiera volontà ad un qualsiasi mago? Per quanto Babidy sia esperto di magie oscure, è chiaro che il nostro Sire finge in modo bieco e subdolo di piegarsi, solo per sfruttarne i mezzi! Per questo noi siamo qui: per portare avanti la parola demoniaca del Sommo…» spiegò in modo fluido e scorrevole Stinson; poi sollecitò Makvel: «Collega, enuncia al signore i più rilevanti passi delle Oscure Scritture per avvalorare le nostre tesi assolutamente veritiere…»
“Dannazione…  ora cominciano con le Scritture…” sospirò Conga sollevando gli occhi verso l’alto.
Makvel lanciò un colpetto di tosse per schiarirsi la voce, poi iniziò a blaterare di diatribe dottrinarie.
 
Qualche minuto dopo, il gruppetto, che da lontano osservava la situazione, si risolse ad introdursi dal retro. «Cavoli, sono entrati in fretta!» si meravigliò Trunks.
«Ovvio…!» esclamò Cid compiaciuto. «Stinson è il miglior imbroglione e ciarlatano che conosciamo!»
«Vamos, people!» li incitò La Tia, che fremeva dalla voglia di accaparrarsi il tesoro. «Entriamo da quella finestra e cerchiamo le scale che portano al piano di sotto!»
 
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
In allegato a questo capitolo, alcune curiosità speciali sulla dimensione demoniaca e i suoi abitanti!
Prima di tutto, una domanda: perché il portale d’accesso che collega la Terra alla dimensione demoniaca si è aperto nell’universo di Trunks, e non nell’universo principale? Sappiamo che si apre con l’energia negativa derivata da grosse quantità di dolore e sofferenza. Nell’universo del futuro di Trunks, tale energia è stata generata nell’arco di tempo in cui i cyborg gemelli si sono scatenati, e il culmine si è raggiunto con l’uccisione di Gohan. Nell’universo “principale”, in cui si sono svolti sia il Cell Game che la saga di Majin Bu, non si è mai generato un quantitativo di dolore e sofferenza pari alle atrocità commesse dai 17 e 18 del futuro. Le vittime di Cell sono state abbastanza limitate nel complesso; invece Majin Bu ha sterminato i terrestri in modo talmente rapido da non dar loro il tempo di soffrire interiormente. Insomma, gli eventi hanno fatto sì che non si realizzassero i presupposti necessari per l’apertura del portale “terrestre”. Ciò non toglie che in altre parti dell’universo siano presenti centinaia di altri pianeti, sui quali viene accumulata energia negativa… i portali corrispondenti a questi pianeti potrebbero aprirsi da un momento all’altro…
Altra domanda: in questo capitolo vengono citati Darbula e Babidy, che però non compariranno in questa mia storia. Che fine hanno fatto Babidy e i guerrieri Majin nell’universo del futuro di Trunks? Semplice: in una Terra devastata e spopolata, Babidy non avrebbe avuto modo di raccogliere l’energia necessaria a risvegliare Majin Bu, anche perché non c’è nessun guerriero al livello dei Super Saiyan di secondo livello. Quindi saranno andati a rompere le scatole da qualche altra parte dell’universo, in cerca di maggiore fortuna. :-)
 
Veniamo ora ai nuovi personaggi introdotti. Spieghiamo l’origine dei nomi e l’ispirazione dei personaggi.
La Tia: che in spagnolo vuol dire “La Zia”, visto che fa un po’ la zia della situazione, quella che decide e guida il gruppetto; specialmente ha un rapporto “ziesco” con Niku. Per il look mi sono ispirato a Becky G, giovane cantante californiana di origini ispaniche.
Stinson: chi ha seguito la sitcom How I Met Your Mother, ha sicuramente riconosciuto che mi sono ispirato al mitico personaggio di Barney Stinson, sia nel look che nella caratterizzazione.
Makvel: Nell’aspetto richiama un tipico afroamericano (ma dal colore della pelle diverso), mentre il nome è ispirato all’intellettuale fiorentino Niccolò Machiavelli, che in varie epoche ha ricevuto critiche di immoralità per le proprie teorie.
Cid: oltre ad essere un centauro come quelli della mitologia antica, il nome è preso dal Cid Campeador, un eroico cavaliere dell’epica medievale spagnola.
Lokoto: il nome deriva dall’aggettivo spagnolo “loco” = pazzo. La caratteristica degli occhi di due colori e il muoversi con le gambe a tornado sono ispirate a Dizzy Devil, un personaggio dei Tiny Toons.
Niku Daemon: Ok, questo è quello con il nome più complesso. “Nicu” in siciliano vuol dire piccolo, in riferimento al suo aspetto fisico; Daemon fa riferimento alla sua natura demoniaca (da notare che ha il carattere più minaccioso e aggressivo del gruppo). Inoltre il nome completo richiama il nome di origine greca Nicodemo: che, oltre ad essere quello di un discepolo di Gesù nel Vangelo, significa “vincitore del popolo”. Ma nel suo caso la seconda parte del nome non deriva da “demos” = popolo, ma da “daimon” = demone; quindi sarebbe il vincitore sì del popolo, ma… dei demoni!
Conga: famosa danza cubana.
 
Passiamo ora ai nomi delle località, tutti ispirati a località americane dal nome spagnoleggiante: City de los Demones è una parodia di Los Angeles; Dark Matador è la parodia negativa di San Salvador (una è oscura, l’altra è santa; una prende il nome dall’uccisore, l’altra dal salvatore); Dark Pedro è la versione negativa di San Pedro.
Infine, alcune curiosità sulle bestie: il Drago Millepiedi è tratto dal manga SandLand di Akira Toriyama; invece i Flying Culos sono presi dal film Tremors 3, in cui vengono chiamati Ass-blasters (letteralmente, gli esploditori di culi) oppure culi volanti. :-D Non ho resistito alla tentazione di inserire questi mostri, che fra l’altro sono azzeccatissimi per l’ambientazione di questa parte della storia.
  
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