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Autore: hanaemi_    22/04/2014    2 recensioni
"[...]Non aveva mai smesso di sognare, mai. Un po’ perché ricordava gli insegnamenti di Fritz, un po’ perché erano gli unici che lo facevano andare avanti, sperando in qualcosa. Anche se oramai la Prussia, ufficialmente, non era più nulla, Gilbert sognava ancora. Sognava di tornare quello di un tempo, forte e temibile come in passato."
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Demons.

 

{Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Gilbert Beilschmidt
Parole: 1073 (grazie a: http://www.freetiamo.altervista.org/index.php/conta-parole.html)
Playing: "Demons"- Imagine Dragons}


When the days are cold
And the cards all fold
And the saints we see
Are all made of gold

 
Era una mattina di gennaio, quella. Pioveva a dirotto, il cielo era coperto da rigonfie nubi grigie e tutto intorno era spento e privo di colori. Gilbert era seduto alla finestra che affacciava sul giardino, lo sguardo puntato al cancello d’ingresso. Silenzio, solo il rumore della pioggia battente a fargli compagnia. In mano aveva una tazza di tè, ormai diventato freddo tra le sue pallide dita. Sospirò, posandola sulla scrivania accanto a sé, per poi alzarsi dalla sua posizione e avvicinarsi al quadro appeso alla parete opposta: un ritratto ad olio di lui con Friedrich der Große, papà Fritz, come lo chiamava. Erano entrambi sorridenti e in alta uniforme. Si morse appena il labbro, accarezzando la cornice d’oro che racchiudeva l’opera, e accennò un sorriso amaro.
 
When your dreams all fail
And the ones we hail
Are the worst of all
And the blood’s run stale

 
"I tempi d’oro della Prussia"
, pensò tra sé e sé il ragazzo, fermandosi a osservare ogni particolare. Gilbert era un po’ più giovane, ma sempre con quell’ampio sorriso che lo caratterizzava stampato sulla faccia. E poi  aveva una scintilla particolare che brillava nei suoi occhi scarlatti, una scintilla…di felicità, probabilmente. Una scintilla ormai spenta da tempo, purtroppo. E Fritz, oh. Era sempre impeccabile, seduto sul suo trono, e stringeva il giovane albino con fierezza, come a dire “Guardate, tutti! Questo è il mio ragazzo!” Quante volte, quante volte Fritz gli aveva ripetuto che lui valeva più di tutti quelli che lo prendevano in giro e che non doveva mai rinunciare ai suoi sogni-!

I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There’s nowhere we can hide

 
Già. Sogni. Mai realizzati, ma ancora ce li aveva, lui, dei sogni. Non aveva mai smesso di sognare, mai. Un po’ perché ricordava gli insegnamenti di Fritz, un po’ perché erano gli unici che lo facevano andare avanti, sperando in qualcosa. Anche se oramai la Prussia, ufficialmente, non era più nulla, Gilbert sognava ancora. Sognava di tornare quello di un tempo, forte e temibile come in passato. Ma in realtà, dietro tutto ciò, voleva nascondere la realtà a se stesso, gli servivano per proteggersi dalla paura di diventare consapevole che i tempi del regno di Prussia, purtroppo, erano terminati da un pezzo.
 
No matter what we breed
We still are made of greed
This is my kingdom come
This is my kingdom come

 
E lui non voleva e non poteva permettersi di crollare a causa della presa di coscienza, no: lui voleva continuare a vivere in questo stato di non sapere, quasi di dormiveglia. Sentiva che sarebbe rinato, presto o tardi, e non aspettava altro che questo. D’altronde, se Ludwig gli aveva comunque dato da lavorare (cosa che non faceva mai, visto che preferiva sbrigarsela da solo), una piccola possibilità poteva esserci, no? Ecco, lui si aggrappava con tutte le sue forze a quella minuscola chance. Si avvicinò alla teca di vetro, quella dove teneva il suo elmo prediletto. Tutto ammaccato a causa delle battaglie, con il cinturino rovinato, un pennacchio di piume bianche sulla cima leggermente afflosciato, ma ai suoi occhi bellissimo. E così, con l’elmo sotto il braccio, si avviò verso il bagno.
 
When you feel my heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide
Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide

 
Davanti allo specchio, il riflesso di un ragazzo dai capelli bianchi indossò con cautela sul capo un elmo tutto ammaccato. Gilbert sorrise: si vedeva, lì, con quell’elmo splendente, pronto ad andare in battaglia come tante altre volte era successo. Fece il saluto militare, mentre una minuscola lacrima gli scivolava sulla guancia, lacrima prontamente asciugata con il dorso della manica: la Prussia non può permettersi tali debolezze! Quasi se lo vedeva Fritz, dietro di lui, a dargli una pacca sulla spalla di incoraggiamento, sussurrandogli “Fagliela vedere, ragazzo mio!”

When the curtain’s call
Is the last of all
When the lights fade out
All the sinners crawl

 
Il sorriso che aveva in volto, però, si spense non appena un boato all’esterno lo riportò alla realtà. Si sfilò velocemente l’elmo dalla testa e sospirò, ritornando nell’altra stanza e rimettendolo a posto. Chi voleva prendere in giro? Le sue convinzioni erano solo una recita, nulla di più. Una recita in cui era sia il teatrante, sia l’unico spettatore disposto ad applaudire.
 
So they dug your grave
And the masquerade
Will come calling out
At the mess you made

 
Chi gli era rimasto in fondo, facendo due conti? Nessuno, praticamente nessuno. Tutti lo avevano abbandonato, mano a mano, un po’ per loro volontà, un po’ per la sua. Anzi, soprattutto per colpa sua. Si era scavato la tomba da solo insomma, così.

Don’t want to let you down
But I am hell bound
Though this is all for you
Don’t want to hide the truth

 
Ma lui era fermamente convinto in ciò che credeva, nonostante tutto. Si era rialzato in passato e avrebbe continuato a farlo, nonostante non avessi più i mezzi per farlo e nonostante fosse costretto ad accettare l’idea che ora fosse il suo fratellino colui che gestiva la giostra, Gilbert era ormai solo un consigliere e nulla più.
 
[…]

They say it’s what you make
I say it’s up to fate
It’s woven in my soul
I need to let you go

 
Si riavvicinò al quadro, ora con le mani incrociate dietro la schiena. Com’è che diceva Sallustio? Ah, sì, “Ognuno è artefice del proprio destino”, ecco. Per molto tempo l’albino, sebbene fortemente cattolico,  era stato uno dei sostenitori di quella frase, ma ora non più. Ora credeva che la vita di ciascuna persona fosse governata da un burattinaio ultraterreno, un burattinaio che decideva di chi farsi beffe e a chi dare la gloria. Un burattinaio che orchestrava le vite come commedie o tragedie. E la sua poteva decisamente essere annoverata tra le seconde.
 
Your eyes, they shine so bright
I want to save their light
I can’t escape this now
Unless you show me how

 
A questo pensiero soffermò gli occhi su quelli dell’imperatore che lo fissavano dal dipinto. Di sicuro avrebbe disapprovato tali pensieri e lo avrebbe invitato a non scoraggiarsi, perché ovunque c’è una via d’uscita. "L’inguaribile ottimismo di Fritz", pensò il giovane. Andò nuovamente a sfiorare con la punta delle dita la cornice del quadro, sorridendo flebilmente.

-So cosa stai pensando, Vati…ma sai anche che sono una contraddizione vivente.-

E, sospirando, volse il capo fuori dalla finestra. Nessun rumore, neanche quello delle gocce che battevano contro il vetro della finestra.

Aveva smesso di piovere.
 

   
 
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