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Autore: Ink_    22/04/2014    2 recensioni
C’è un manichino in un angolo della stanza, di quelli che si usano nei i crash test.
Ha le gambe storte.
E un angelo sulla spalla.
E gli occhi che sorridono.
[Tematiche delicate]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Quest’opera di fantasia ed i personaggi in essa citati mi appartengono e ne rivendico, pertanto, tutti i diritti.
Note: Scritta per il prompt a tema libero de “The One Hundred Prompt Project” (Depressione)
Dedica: A Dani, perché se non la odiassi tanto non avrei avuto nulla da scrivere.




 
Un mostro, un angelo e un bambino entrano in un bar …
 



 
C’è un manichino in un angolo della stanza, di quelli che si usano nei crash test.
Puzza di alcool, ha la bocca di filo verde e una corda al collo.
 
 
C’è un mostro sotto al mio letto.
Ha le gambe storte e gli occhi vitrei, un sorriso storto che gli taglia la faccia.
C’è un angelo sopra al mio letto.
Ha le ali di alluminio e gli occhi arrossati, le labbra cucite con un filo verde.
C’è un bambino dentro il mio armadio.
Ha una collana di corda al collo e gli occhi che sorridono.
C’è un mostro sotto al mio letto che striscia fuori e mi abbraccia quando vede che non lo fa nessun altro. Puzza di alcool e la sua pelle è come cartavetro.
C’è un angelo sopra al mio letto che scende e cerca di dirmi qualcosa quando vede che il mostro mi abbraccia. Ha le labbra cucite.
C’è un bambino dentro il mio armadio che schiude un po’ un’anta. Ha un filo verde in mano e un ago sotto al piede.
C’è un mostro sotto al mio letto che striscia fuori e mi abbraccia quando vede che non lo fa nessun altro, ma ha la pelle come cartavetro e mi stringe fino a farmi sanguinare.
C’è un angelo sopra al mio letto che scende e cerca di dirmi qualcosa quando vede che il mostro mi abbraccia, ma ha le labbra cucite e non esce alcun suono.
C’è un bambino dentro il mio armadio che schiude un po’ un’anta e mi sputa sulle ferite per richiuderle.
 
C’era un mostro sotto al mio letto.
Aveva le gambe storte e gli occhi vitrei, un sorriso storto che gli tagliava la faccia, ma il bambino gli ha cucito le palpebre.
C’era un angelo sopra al mio letto.
Aveva le ali di alluminio e gli occhi arrossati, le labbra cucite con un filo verde, ma il mostro gli ha strappato le ali e le ha bruciate.
C’era un bambino nel mio armadio.
Aveva una collana di corda al collo e gli occhi che sorridevano, ma l’angelo gli ha fatto un nodo troppo stretto e il filo gli è scappato di mano.
C’era un mostro sotto al mio letto.
A volte cercava ancora di abbracciarmi, ma aveva le palpebre cucite e non vedeva dove andava. Una volta è caduto dalla finestra e non è più tornato sotto al letto.
C’era un angelo sopra al mio letto.
A volte cercava ancora di volare, ma aveva le ali rovinate. Una volta si è seduto sulla mia spalla e non è più tornato sul soffitto.
C’era un bambino dentro il mio armadio.
A volte cercava ancora di sputarmi sulle ferite, ma la corda era troppo stretta e la saliva non gli usciva dalla bocca. Una volta ha chiuso l’armadio e non l’ha più riaperto.
 
 
C’è un manichino in un angolo della stanza, di quelli che si usano nei i crash test.
Ha le gambe storte, un angelo sulla spalla e gli occhi che sorridono.
 
 
 
 
 
 
   
 
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