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Autore: Rik Bisini    17/07/2008    0 recensioni
Katsura ci racconta più di una volta l'ultima notte di Shadow Lady. Missing moment delle vicende della ladra resta la sua prima scorribanda nella città di Gray City. La breve storia che presento racconta appunto di questo.
Nel partecipare ad un contest dedicato alle figure femminili, ho immaginato questa breve vicenda. Tuttavia ho avuto perplessità sull'opportunità di presentarmi anonimamente con il fandom di cui sono il solo autore.
Ho deciso però di sviluppare comunque la storia, in omaggio al maestro Katsura ed a tutti i suoi fan.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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La ragazza correva in una selvaggia esultanza per la città. Macchia di colori su tetri edifici grigi, ancor più grigi nella luce dell'illuminazione elettrica.
Nero il cortissimo vestito corredato di uno spacco da capogiro all'altezza del seno e decorato da un paio di ali. Biondo platino i capelli raccolti in un acconciatura a punte. Candida la pelle delle braccia e delle gambe, nuda sopra il ginocchio dove arrivavano gli stivali e oltre il gomito dove terminavano i guanti.
Sul suo volto erano disposti altri colori. I colori dell'ombretto, del fard, del rossetto, del mascara della cipria evidenziavano i deliziosi tratti che la ragazza possedeva.
Velocissima e silenziosa, giunse alla fine di una strada dove un'alta scalinata di marmo conduceva ad un lussuoso palazzo, sede di un albergo. Non interruppe lo slancio.
Saltò. Superò con semplicità oltre dieci gradini e atterrò sui tacchi dei suoi stivali senza tradire il minimo cenno di difficoltà nel mantenere l'equilibrio. Nascosta dall'ombra del palazzo buio, si voltò a considerare la strada da cui proveniva.
Una bizzarra creatura le comparve accanto.
Aveva un piccolo corpo ed un enorme paio di occhi, braccia e gambe sottili e due ali da pipistrello.
« Di nuovo qui? » esordì la ragazza, « Che vuoi da me? »
La creatura sorrise.
« Ciao, ragazza. » replicò, « Il mio nome è Demo. Vengo dal Paese dei demoni, che è sconosciuto agli uomini ».
« Non avete mai pensato al turismo? » domandò con sarcasmo la ragazza.
« Possediamo poteri magici, » continuò Demo, « è così che poco fa tu sei... cambiata ».
La ragazza si fece assorta.
« Sì, » ammise, « mi sento diversa. Non semplicemente per il vestito che indosso. È il mio carattere che è diverso. Riesco ad esprimere tutto quello che sento. A tradurre i miei desideri in azioni ».
Demo sorrise.
« Fa parte della magia. Ma non c'è solo quello. Hai agilità e forza che gli umani non possono avere e puoi spostarti silenziosa e invisibile, come un'ombra nella notte ».
« Wow, » rise la ragazza, « e quanto dura questa magia? »
« Finché vuoi » spiegò la creatura, « la magia è nell'ombretto che ti ho messo ».
« Un valido motivo per diventare pappa e ciccia con te. » giudicò la ragazza, « Se hai intenzione di lasciarmi usare questo ombretto ».
Demo sorrise e porse alla ragazza un astuccio di forma ovale.
« Tienilo pure. » la invitò, « La trasformazione avviene con il nero base. Puoi provare anche gli altri colori, credo che li troverai altrettanto interessanti ».
Con un sorriso incantevole e malizioso, un sorriso che nel suo volto non era mai apparso prima di allora, la ragazza tese la mano ed afferrò l'astuccio che il demone le porgeva.
« Hai detto che ti chiamo Demo, vero? » chiese, « Non credo che potrò tenerti con me. Non sono ammessi animali e creature insolite dove vivo ».
« Per questo non ti preoccupare. » la rassicurò la creatura, strizzandole l'occhio « Avremo modo di alloggiare altrove. La magia fa molte cose utili, sai? »
La ragazza lo guardò con sospetto, poi gli diede le spalle.
« Potremmo alloggiare in un albergo come questo. » osservò, « Sembra un posto all'ultima moda, trovi? »
Demo alzò le spallucce.
« Non mi intendo molto dei confort di voi umani. Perché non controlli tu stessa? »
« Entrando come gli altri clienti? » ribatté la ragazza.
« Entrando. E basta. » precisò Demo con un ghigno.

La ragazza giunse nella grande sala al pianterreno. Era completamente buia, ma lo rimase per poco. Le luci si accesero all'unisono mostrandone il contenuto.
Disposte ad ogni lato di essa c'erano tavolini e sdraie ed al centro una ampia piscina con tanto di trampolino. La ragazza si avvicinò a piccoli passi, guardando interessata l'arredamento.
Ad un angolo c'era un piccolo bancone da bar. Seduto su di esso, Demo sorseggiava con soddisfazione un cocktail. Si avvide quando lo sguardo della ragazza si posò su di lui e le sorrise.
« Le bevande si direbbero di prima scelta. » decretò.
L'altra scelse una sdraio vicina al bancone e si adagio mollemente su di essa.
« Grazie, ma non mi interessa. » disse, « Non bevo alcolici ».
« Questo è analcolico. » precisò Demo, « Ma nessuno qui è costretto a bere, immagino ».
« Comunque, » continuò la ragazza, « non è un posto adatto per prendere il sole. Ci si può solo fare il bagno, ma non ho con me il costume ».
« D'altronde qui sei sola. » osservò Demo con ostentata nonchalance, « Ne puoi anche fare a meno ».
La ragazza gli rivolse uno sguardo sospettoso.
« Non sono esattamente sola. »
« Non sei d'accordo che vivremo insieme? » replicò Demo, « Pensi di abitare con me nascondendoti? »
Alla ragazza non sfuggì il sottile filo di bava apparso ai lati della bocca della creatura e l'espressione lasciva dei suoi occhi.
« No, no di certo. » spiegò con un'occhiata furba, « Ma non mi vedrai nuda ».
« Ah! » commentò deluso Demo.
La ragazza si alzò, sbadigliando e sgranchendosi le braccia.
« Questo posto è una noia. » considerò, « Dovrebbe esserci più gente a bordo piscina, non trovi? »
Demo volò verso il frigo e si accinse a una bottiglia di spumante. « Bene, invitiamo qualcuno ».
Lanciò il tappo contro una delle ampie finestre. Un assordante allarme si levò per tutto l'albergo.
« Che accidenti ti è preso? » lo rimproverò la ragazza, sorpresa.
« Di che ti preoccupi? » le fece notare la creatura, « Hai il potere dell'ombretto, ora ».
La ragazza rivolse gli occhi al soffitto, considerando quelle parole. Poi si sollevò con grazia. Con due passi ed un salto, raggiunse il trampolino della piscina.
Quando tre vigilantes entrarono, con passo trafelato e lamentando il fatto che le luci fossero accese, cominciò ad ancheggiare come se fosse su una passerella. Nel frattempo Demo si era eclissato.
Gli uomini sgranarono gli occhi.
« Ciao, ragazzi! » esclamò la ragazza, « Sono tutta sola. Venite a farmi compagnia? »
Le mascelle degli uomini scesero incontrollabili.
La ragazza se ne avvide. Fece un incantevole sorriso e, con esasperante lentezza, iniziò a chinarsi verso di loro.
Nemmeno vagamente consapevoli dell'inutilità del gesto, i tre si alzarono in punta di piedi, sperando di poter sbirciare meglio il voluttuoso seno che l'intrusa esibiva.
Poi uno dei tre perse l'equilibrio e ricadde sui talloni. A quel punto iniziò a togliersi la giacca e posò la fondina con la pistola. Il più giovane scorse quel movimento e s'impose di precederlo, lanciandosi vestito in uniforme nella piscina. Nel frattempo l'allarme continuava a suonare.
La ragazza rideva con gusto.
Il vigilante senza la giacca, si era seduto e cercava di togliersi i pantaloni prima di sfilarsi le scarpe. Il giovane invece si teneva a galla a fatica a causa del peso dei vestiti bagnati. Il terzo, un tale con un radi baffi, finalmente si decise a girare intorno alla piscina e si arrampicò sul trampolino.
Percorse la passerella, fino a pochi passi dalla ragazza. Questa, allungò un braccio per fermarlo, poi lo prese per la cravatta e fece il gesto di trarlo verso le sue labbra, quindi lo gettò in acqua.
Mentre si sganasciava delle risate, udì ruggire l'uomo che era infine riuscito a togliersi i pantaloni.
« Si prende gioco di noi ».
Il giovane era riuscito a raggiungere il bordo della piscina, ansante e gocciolante e rivolse alla sconosciuta uno sguardo adirato. « Lei è una cliente dell'albergo, giusto? Chi è? In che stanza alloggia? »
La ragazza scosse il capo con grazia.
« Cliente? » ripeté, « I clienti pagano. Non io. Io, quello che desidero, lo prendo! »
« Una ladra! » concluse allarmato l'uomo in mutande, estraendo la pistola dalla fondina che aveva lasciato in terra e puntando l'arma in direzione del trampolino.
Ma la ragazza non era più lì sopra. La cercò per la stanza con lo sguardo, fino a trovarla alla destra del trampolino. Seduta su uno dei tavolini, giocherellava con un salvagente, tenendolo tra le gambe. Il più giovane la fissò, nuovamente incantato.
L'intrusa diede un calibrato calcio e l'oggetto finì a galleggiare in mezzo all'acqua. Il vigilante che aveva spinto in acqua lo raggiunse e si aggrappò.
« Non può essere entrata da qui. » constatò l'uomo, appena ripreso fiato. « Le finestre sono tutte chiuse ».
« Sono entrata dalla stanza 906, infatti. » ammise la ragazza, « Dalla finestra. Poi ho aperto la porta e sono arrivata qui ».
Il sorvegliante in mutande spostò il braccio cercando nuovamente di prendere di mira la ragazza.
« Non dire sciocchezze. La stanza 906 è al nono piano ».
Un battito di ciglia e l'intrusa non era più lì. Era alle spalle dell'uomo che la minacciava e gli sussurrava suadente all'orecchio.
« È per questo che il numero della stanza inizia con il nove. » puntualizzò, « Mi sono arrampicata e sono passata dal balcone. Era la prima stanza vuota che ho trovato. Sai, non volevo disturbare ».
« È a trenta metri di altezza! » chiosò l'uomo armato e con una rapida mossa girò su se stesso e punto verso la ragazza il dito indice.
La ladra giocherellava con la sua pistola.
« Non è da gentiluomini puntare verso una donna qualcosa di così rigido al primo incontro. Mai sentito parlare di corteggiamento? »
La porse all'uomo offrendogliela dalla parte del calcio. Quando il vigilante la strinse, il caricatore cadde a terra ed i proiettili si sparsero sul pavimento.
Aiutandosi con mani e piedi, il poliziotto con i baffi uscì dalla piscina portandosi dietro il salvagente.
« Dobbiamo chiamare la polizia. » constatò.
« Oh, no! » tubò la ragazza, « La polizia no! Lasciatemi giocare qui. »
« L'hai fatta abbastanza grossa mi sembra! » giudicò l'altro vigilante mettendo le mani ai fianchi, poco sopra i suoi boxer.
« Sei una ladra, no? » insisté il più giovane, sgocciolando sul pavimento, « Giocherai a guardie e ladri ».
« Guardie e ladri... » sussurrò l'intrusa con una luce di sorpresa e divertimento negli occhi. « Perché no? »
Un passo ed un salto e fu sopra agli indumenti che il vigilante si era tolto. Si chinò e da essi prese una ricetrasmittente. La lanciò al suo proprietario.
L'uomo la guardò furibondo.
« Ti pentirai di tutta la tua arroganza. » la minacciò. Attivò la trasmittente e contattò la centrale di polizia. L'intrusa lo guardava con discreto interesse. Nel frattempo l'allarme fu spento.
« Bene. » approvò la ragazza, quando il vigilante chiuse la comunicazione, « Quanto pensi che ci metteranno ad arrivare? »
Il suono di una sirena rispose per l'uomo.
« Non sapevi che l'allarme è collegato già con la polizia, vero? » la schernì il vigilante, « Ormai è questione di due minuti al massimo ».
L'intrusa accennò un vezzoso sorriso.
« Buona serata, allora. » salutò, « Vado a giocare con i poliziotti ».
« Credi che ti lasceremo andare? » protestò il vigilante con i baffi.
« Non lo so. » considerò la ragazza ridendo, « Mi seguirete bagnati fradici o in mutande? »

Il responsabile delle indagini, agente Yamazachi, era un tipo smilzo, con un lungo naso appuntito e spessi occhiali.
« Vediamo se ho capito bene quello che avete visto qui. » ricapitolò ai tre vigilanti che aveva di fronte, tutti avvolti in un accappatoio e due dei quali ancora gocciolanti.
« Una ladra giovane, bionda e formosa. Truccata come una diva della televisione, Vestita come una idol. Che si muove come un'acrobata. Vi ha sedotto per gettarvi in piscina o ipnotizzato per spogliarvi. Non è passata da queste finestre, né dal portone principale. Ha preso una pistola mentre uno di voi la stringeva in pugno. Non ha rubato nulla, ad eccezione di un cocktail e di una bottiglia che ha solo stappato, ed ha detto che avrebbe giocato con noi a guardia e ladri ».
Ci fu qualche secondo di silenzio.
L'agente scosse la testa.
« Devo farvi un test per sapere quello che avere assunto nelle ultime ore. Ovviamente è vostro diritto rifiutare, ma credo che non abbiate nulla da temere se confermate la vostra versione ».
I tre annuirono titubanti.
La ragazza era seduta su una comoda poltrona al buio.
« Demo, mi sono stancata di aspettare. » si lamentò, « Quanto ci mettono? »
« Pare che i tre della sicurezza interna non abbiano fornito alla polizia una versione credibile dei fatti. » spiegò la creatura.
« Che polli. » esclamò lei di rimando, « Almeno potrebbero insistere di far controllare la stanza. Ho lasciato la porta aperta apposta! »
Demo sorrise.
« Vedo che il gioco ti diverte ».
« Effettivamente è così. » confermò la ragazza con un divertito sorrisino, « Ma non ho intenzione di stare ancora qui. Si è fatto tardi. Tornerò un'altra volta ».
« Come preferisci. » convenne Demo.
« Ma voglio che tutti sappiano che non sono un sogno o un'allucinazione. » aggiunse, « Lascerò un messaggio ».
Si avviò allo specchio e rovistò in un cassetto. Trovò un pennarello e tracciò alcune parole, poi si interruppe meditabonda.
« Stavo per scrivere Aimi Komori, ma non posso firmarmi con il mio nome. » osservò, « Dovrei nascondermi tutto il tempo ».
« Inventane uno. » suggerì Demo, « Oppure usa il titolo che spetta alla proprietaria dell'ombretto ».
« E quale sarebbe? » domandò la ragazza di rimando.
Ore dopo, la polizia giunse nella camera 906 e gli esperti della scientifica presero diverse foto del curioso messaggio apparso sulla specchio.
« Questa notte ho vinto io, care guardie. Alla prossima ».
Il messaggio era firmato Shadow Lady.

   
 
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