Anime & Manga > La Storia dell'Arcana Famiglia
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Autore: Sagitta90    23/04/2014    4 recensioni
"Come facevano i clienti del suo casinò a pensare che quella che sentivano scorrere nelle vene mentre giocavano fosse adrenalina? Come potevano ritenere il gioco stesso -il poker, il black jack, la roulette- una tentazione?
Quella era una tentazione: la sensazione del corpo di Felicità che vibrava contro il suo."
[Seguito di "Felicity"]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Debito, Felicità
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUEEN OF COINS
 

Disclaimer: i personaggi de “La Storia della Arcana Famiglia” -visual novel e anime- non mi appartengono (proprio per niente, o l’anime sarebbe andato avanti per almeno altri dieci episodi) ma appartengono alla HUNEX.


Le roulette giravano ininterrottamente ed il “tac tac tac” ritmico e costante invadeva ogni centimetro di spazio nel casinò più sontuoso e affollato di tutta Regalo.
L’aria era sempre carica di profumi: l’odore penetrante dei sigari Avana, offerti ai clienti più facoltosi e l’aroma speziato dei vini serviti al bancone si mischiavano in una fragranza esotica, che sapeva di rischio.
Debito spadroneggiava in quel posto. Faceva il bello ed il cattivo tempo, decidendo chi poteva restare e chi doveva andarsene, a chi concedere un certo margine di guadagno e a chi negarlo. Incassava le perdite, pagava le vincite, decideva quali tavoli sarebbero stati attivi e quali no.
Era costantemente presente in sala, attorniato da bellissime donne e da gentiluomini importanti; alle volte come croupier, altre volte come barman, ma sempre indiscusso padrone della scena.
Era stato quindi con un discreto sconcerto che i membri dei Denari quella sera lo avevano visto afferrare una bottiglia di costoso Bordeaux e trincerarsi nei suoi alloggi personali senza alcun tipo di compagnia. E quando Jeremy, il secondo in comando, si era azzardato a bussare per chiedere spiegazioni, era stato ricompensato da una gragnola di proiettili che avevano bucato la porta e si erano conficcati nel muro.
Soltanto il comandante della sezione di Bastoni era riuscito a penetrare nella stanza, una mezz’ora più tardi.
<<-Andiamo Debito che ti aspettavi? Un abbraccio e una pacca sulla spalla?>>
<<-Senti perché non te ne vai al ristorante? Sono disposto a pagare tutto quello che vuoi, purché mi liberi dalla tua presenza!>>
<<-Voglio soltanto dire che è normale! E’ il padre dopotutto, non poteva dirti “che bella notizia, andate e vivete felici”!>>
<<-Certo che poteva!>> - Debito portò di nuovo alla bocca il basso bicchiere di cristallo e trangugiò in un sol colpo le due dita di vino rosso che si era versato. E visto che, dopo l’ennesima dose di liquore, si sentiva più lucido e sobrio di quando aveva cominciato, maledì la sua resistenza all’alcol che gli impediva di sbronzarsi.
Pace sospirò e gettò un’occhiata alla mascella dell’amico, sulla quale stava velocemente comparendo un inequivocabile livido nero. Se Debito non fosse stato così infuriato avrebbe riso della situazione. Ed un sorriso non poté che sfuggirgli, quando gli chiese “Vuoi che ti medichi?” e l’amico alzò il medio nella sua direzione.
Non gli avrebbe detto che era veramente fiero di lui e della decisione che aveva preso. Certo, non si era aspettato quella piega degli eventi ma chi avrebbe potuto?!
Era stato quasi per caso che aveva assistito alla scena: si trovava in giardino da Mondo, per fargli rapporto sull’ultima ispezione della sua squadra, e stava quasi per essere congedato quando Sumire si era lasciata sfuggire un sospiro estatico in direzione del viale lastricato; così si era voltato, per pura curiosità.
Aveva visto Debito e la principessa dirigersi verso il gazebo sotto il quale i capifamiglia stavano prendendo il tè. Mano nella mano. E se quello non fosse stato di per sé già abbastanza curioso, Debito li aveva lasciati letteralmente di sasso, chiedendo la mano di Felicità.
Nei suoi occhi era brillata una luce totalmente nuova: non era il solito scintillio malizioso, quanto piuttosto una seria determinazione; e la sua voce aveva vibrato di un tono così solenne che nessuno dei presenti aveva potuto equivocare e pensare che si trattasse di uno scherzo.
Pace non era riuscito a muovere neanche un muscolo, ma proprio quando la notizia si era radicata nel suo cervello -prima ancora che potesse stritolare i due in un abbraccio- Mondo aveva fatto scattare un pugno talmente violento che aveva fatto finire Debito dritto in mezzo alle rose.
Sotto le grida delle donne lo aveva sentito urlare qualcosa che riguardava il “deflorare” qualcuno; poi era stato solo caos, perché Debito -essendo com’era- non era rimasto fermo a prenderle.
Il responsabile delle finanze ed il capo assoluto della Arcana Famiglia erano andati avanti a farsi la guerra per almeno venti minuti; con Debito che schivava calci e pugni e Mondo che evitava le pallottole.
Poi Sumire aveva imposto a entrambi di finirla, e ovviamente agli ordini di Mamma si obbediva sempre, senza ‘se’ e senza ‘ma’.
Quando l’amico se ne era andato Pace lo aveva seguito, deciso a risollevargli il morale prima di fargli ufficialmente le sue congratulazioni.
<<-Ascolta, devi soltanto aspettare un po’. Adesso che…Debito…Debito...è vuota! - L’altro posò la bottiglia sul tavolo da camera con uno sbuffo seccato. - Adesso che tu e la principessa glielo avete detto Mondo si abituerà e presto sarà contento per voi!>> - Debito emise un “tsk” così pieno di scherno da storcergli la bocca in un ghigno amaro.
<<-“Deflorata” ha detto. “Deflorata”! Come se fossi una bestia che non si sa controllare.>> - Pace, incurante della totale mancanza di tatto che da sempre lo caratterizzava, fece per replicare che -in effetti- la reputazione da sciupafemmine di Debito parlava per lui; ma quasi lo avesse intuito, l’altro gli chiese:
<<-Sei sicuro che non vuoi scendere al ristorante? E’ venerdì, fanno il brasato.>> - E così, come erano venuti, tutti gli elaborati discorsi di incitamento di Pace svanirono, e furono sostituiti dall’immagine di una generosa porzione di succulento, saporito brasato al barolo.
<<-Oh beh…se non ti dispiace…>> - Debito sogghignò.
<<-Non mi dispiace, no.>> - Pace si alzò dal divano e uscì dalla stanza a tempo di record. Poi qualche secondo dopo si affacciò nuovamente, con un enorme sorriso che rivelava molto della sua natura di eterno bambino.
<<-Non ti ho ancora detto “congratulazioni”! Anche se è terrificante pensare che sarai tu il prossimo a comandare.>> - E se ne andò di nuovo, così rapidamente che Debito non poté fare altro che reinserire la pistola nella fondina sotto la giacca.
Si abbandonò mollemente contro lo schienale della sedia, mentre l’insoddisfazione scavava solchi dolorosi nel suo petto.
Era stato un macello. Era andato tutto esattamente come aveva temuto, e non era stato meno frustrante di quanto aveva ipotizzato. La reazione di Mondo sbandierava a chiare lettere quello che sotto sotto avevano sempre pensato tutti: che lui non era adatto per Bambina. Non si era mai curato molto delle opinioni degli altri, e adesso meno che mai avrebbe lasciato che le reazioni esagitate di quel vecchio lo allontanassero dalla sua donna; tuttavia era insopportabile sapere che Mondo ritenesse Felicità sciocca al punto di concedersi a qualcuno che non amava solo per soddisfare una curiosità o la sua carta.
E ancora più insopportabile era sapere che aveva dato per scontato che lui avesse chiesto la mano di Bambina spinto dal rimorso.
Ma Pace aveva ragione: si sarebbe abituato.
<<-O così o giuro che la porterò via di qua.>> - Ci aveva provato a fare l’eroe: si era fatto guidare da quel masochismo edulcorato che spingeva le persone a “fare la cosa giusta” ed era stato alla larga; da lei e da quei due mocciosi apparentemente degni di essere suoi pretendenti. Si era addirittura fatto eliminare al primo scontro durante l’Arcana Duello; lui, che dodici ore al giorno le alternava tra poligono e ring di pugilato, per non perdere né mira né tono muscolare. Ma sapeva che Felicità doveva dimostrare qualcosa a se stessa e a suo padre, e in nome di quei palpiti da ragazzino che lo affliggevano in sua presenza l’aveva lasciata vincere. Con la sensazione di avere ingoiato un chilo di piombo l’aveva mandata dritta tra le braccia di Nova e Libertà.
Non si aspettava che le cose cambiassero in seguito: credeva che sarebbe tornato alla solita vita, ad accogliere nel suo letto donne che lo amavano per il mistero che rappresentava e per il piacere che poteva dar loro; e che non avevano nessuna fottutissima idea di quanto negli ultimi tempi il sesso gli torcesse lo stomaco dalla nausea.
Era venuta lei da lui. E lui aveva ricominciato a vivere.
L’aveva baciata, toccata, stretta a sé come se gli fosse appartenuta da sempre e aveva sentito come gli Amanti avessero ceduto il controllo totale del cuore di Felicità all’Eremita.
In quell’istante era stato più santo che uomo perché negli occhi di Bambina aveva letto un messaggio inequivocabile: “Ti offro ciò che ho, ciò che sono, ti prego prendilo, accettalo…”
<<-Deflorata…maledetto vecchio…se solo sapessi quello che mi è costato…il modo in cui l’ho sentita muoversi contro di me…>> - Si morse le labbra a sangue, sentendo i pantaloni che diventavano stretti all’inguine. Non aveva voluto prendere il suo primo bacio e la sua prima volta nella stessa ora, e quello era il risultato!
Fece per versarsi un altro bicchiere di vino ma quando vide la bottiglia trasparente proruppe in un ringhio.
<<-Voglio la nostra notte di nozze maledizione!>> - Una serie di frenetici colpi alla porta fece aumentare la sua insofferenza in modo quasi indescrivibile.
<<-Dovevo usare una mitragliatrice per farvi capire che non voglio rogne stasera?!>> - La voce di Taro gli arrivò chiara, a causa dei buchi nel legno.
<<-Mi dispiace disturbarti capo ma dovresti davvero venire in sala.>> - Debito gettò un’occhiata all’alto orologio a pendolo addossato alla parete e vide che erano le 20.00, l’ora in cui l’ “Isis Regalo” si pienava fino all’orlo.
<<-Martinelli ha un margine di vincita di cinquemila, non dategliene più di sette; e per Olson niente borgogna, non voglio scene come l’ultima volta. A tutti quelli che lo chiedono dite che non sono disponibile. >>
<<-Lo sappiamo capo, il fatto è che in sala c’è la signorina Felicità e…ecco non indossa la sua uniforme, sta attirando l’attenzione.>> - Debito non impiegò più di cinque secondi a scattare in piedi, spalancare la porta e precipitarsi nel salone principale. Scansò con tutto il garbo possibile le donne -più o meno giovani- che cercarono di fermarlo e scrutò la stanza finché non trovò quello che stava cercando.
Smise quasi di respirare, e poi vide rosso. Letteralmente.
Il vestito che indossava era rosso, una gradazione cromatica pericolosa, soprattutto addosso ad una donna come quella: le fasciava il corpo snello fin troppo morbidamente, stringendole i fianchi come avrebbero dovuto fare le sue mani. Non aveva spalline e la stoffa sul petto spingeva in alto i suoi seni, creando una curva che era semplicemente un invito per gli occhi.
E aveva i capelli sciolti. Maledetto inferno, aveva i capelli sciolti. Quei lunghi, serici capelli rossi, che scivolavano lungo quelle tumide labbra rosse, e che cadevano su quel vestito dannatamente rosso. 
E rosso sarebbe stato anche il sangue che avrebbe macchiato il marmo del pavimento, perché la sua donna -avvolta in un vero vestito per la prima volta da che la conosceva- era attorniata da uomini, e quei due deficienti della sezione di Spade che erano con lei non riuscivano minimamente a gestire la situazione.
Si fece spazio tra i corpi accalcati e vide il momento preciso in cui Felicità lo notò. Si mossero l’uno verso l’altra come calamite e quando Debito le mise una mano sulla schiena, spingendola verso di sé, lei sospirò come se finalmente fosse al posto giusto.
<<-Signori il tavolo del black jack aprirà tra poco, posso suggerirvi di tentare la fortuna con il nostro nuovo croupier?>> - Non attese risposta e portò Felicità nella salone dorato, riservato ai grandi giocatori, che sarebbe stato aperto soltanto tra due ore.
<<-Dimmi per quale motivo non ti dovrei sdraiare sul tavolo del poker.>> - Lei atteggiò le labbra in un broncio irritato ma sulle sue guance comparve, in una vampata, il solito rossore.
<<-E’ stata una idea di mamma, ha detto che mi devo abituare a portare qualcosa di più femminile.>> - Gli ci volle poco a capire la vera ragione di quella novità e la cosa gli strappò un sorrisetto.
“-Quindi Sumire non sta piangendo la perdita di Nova come genero...” - Portò una delle lunghe ciocche rosse alle labbra e vi posò un bacio, rispondendo alla domanda inespressa che vedeva aleggiare nelle iridi verdi di Felicità.
<<-Mi togli il fiato Bambina, il rosso ti dona.>> - Lei si sollevò in punta di piedi e, gettandogli le braccia al collo, lo baciò.
Ancora una volta Debito si sentì poco più maturo di un adolescente, mentre il suo cuore faceva le capriole nella gabbia toracica. Senza volerlo si aggrappò con forza alla seta del vestito, nell’istante in cui Felicità gli schiuse le labbra con la punta della lingua, in un timido azzardo che non aveva mai tentato prima.
Debito si staccò da lei ansimando pesantemente. Poi la baciò di nuovo, in uno scatto repentino; e stringendole i fianchi schiacciò i loro bacini uno contro l’altro.
La sua eccitazione si scontrò con il ventre morbido della ragazza, e in risposta a quel gesto -che era praticamente sicuro, gli sarebbe valso almeno un ceffone- lei immerse le mani nei suoi capelli e gli morse il labbro inferiore. L’impatto che quel gesto ebbe su di lui fu fin troppo sconvolgente.
“-C’è un limite a quello che un uomo fisicamente sano è in grado di sopportare.” - Le sue mani scivolarono sulla schiena della ragazza, alla ricerca dei bottoni dell’abito, e mentre le succhiava il lobo sensibile dell’orecchio, la sentì mormorare il suo nome.
<<-Debito...>> - Come facevano i clienti del suo casinò a pensare che quella che sentivano scorrere nelle vene mentre giocavano fosse adrenalina? Come potevano ritenere il gioco stesso -il poker, il black jack, la roulette- una tentazione?
Quella era una tentazione: la sensazione del corpo di Felicità che vibrava contro il suo.
<<-Amore…Bambina…non cambierà niente…te lo giuro, non cambierà niente…>> - Si sentiva così stupido a borbottare mentre avrebbe solo dovuto baciarla…ma avvertiva qualcosa che montava dentro di lui assieme al desiderio accecante: il bisogno di farle capire che quello che voleva con lei era diverso da ciò che aveva fatto fino a quel momento; che avrebbero potuto fare l’amore quella notte e che la mattina seguente avrebbe sempre voluto sposarla.
<<-Lo so…lo so.>> - Debito gemette, senza riuscire ad impedirselo, ma quando le sue mani smisero di vagare e raggiunsero finalmente la sua meta, si fermò, ghiacciato dalla consapevolezza.
Il suo irrigidimento frenò anche Felicità, che lo guardò interrogativa.
<<-Che cosa c’è?>> - Le dita di Debito continuarono a muoversi su e giù sulla sua schiena, ma il suo tono di voce quando le rispose era scocciato.
<<-Quanto ci hanno impiegato a metterti questo vestito Bambina?>> - Lei inclinò la testa, studiando il suo sguardo e cercando di capire cosa potesse averlo fermato così d’improvviso.
<<-Molto. Debito?>> - Lui la baciò di nuovo, questa volta dolcemente, cercando di arginare un minimo la passione infuriante che si scatenava dentro di lui, e quando smise di baciarla spiegò:
<<-Ci sono due file di bottoni. Agganci maledettamente minuscoli, fatti apposta per essere strappati, che vanno da qui... - Le carezzò il punto di pelle nuda tra le clavicole e poi scese lungo tutta la schiena, fino a terminare sulla curva delle natiche. -…a qui. E benché non gli interessi la moda per signorine sono certo che Mondo vorrà vedere questo vestito appena torneremo alla villa.>> - La pelle di porcellana di Felicità si tinse in pochi istanti di rosso; la reazione di una combinazione ben miscelata di furia ed imbarazzo. Stringendo i denti mormorò:
<<-Non ne avevo idea.>> - Lui sospirò e le asciugò le labbra umide.
<<-Non ha importanza. Aspetteremo ancora un po’.>> - Felicità ritrovò appena il sorriso.
<<-Fino alla prossima settimana?>> - Lui inarcò un sopracciglio.
<<-La prossima settimana?>> - Lei lisciò il vestito sullo stomaco, dove la seta si era increspata appena.
<<-Il nostro fidanzamento.>> - Quelle parole lasciarono Debito totalmente basito per una dozzina di secondi, tanto che quando si riprese fu costretto a chiederle di ripetere. La voce di Felicità penetrò la fitta nebbia di stupore che lo aveva avvolto e lo gettò nell’euforia. La prese tra le braccia e la fece volteggiare con tanto impeto che per poco non finirono entrambi a terra per le vertigini.
E tra un bacio e l’altro le chiese:
<<-E’ stata Sumire?>> - Felicità annuì.
<<-Non so esattamente che cosa gli abbia detto ma quando papà è uscito dalle sue stanze mi ha detto di riportarti a casa... - Si interruppe a causa di un nuovo bacio a labbra aperte che Debito le strappò. - …e che lo renderemo ufficiale la prossima settimana, anche se ormai lo sanno già tutti.>> - Lui sogghignò.
<<-Chi altri ha reagito come tuo padre?>>
<<-Nessuno. Luca è svenuto.>> - Debito scoppiò a ridere, gettando la testa all’indietro. Quando l’attacco di ilarità passò prese il viso di Felicità nei palmi e le sussurrò, ammaliatore.
<<-Quindi è deciso Bambina, sei mia.>> - Tra il rossore e l’emozione lei aggiunse.
<<-Ha detto anche se vuoi annunciarlo qui sei libero di farlo.>> - Per il responsabile delle finanze fu l’ultima di una serie di notizie perfette. La prese per mano e spalancò la porta dalla quale erano entrati poco prima, attirando l’attenzione di gran parte dei presenti. Si rivolse a tutta la sala ed il tono caldo e roco della sua voce superò di volume ogni altro suono.
<<-Prendete qualcosa da bere, tutti quanti! Voglio fare un brindisi!>> - Ci volle poco perché lo accontentassero, e quando tutti ebbero in mano un bicchiere, Debito rivolse la sua attenzione alla giovane accanto a lui.
<<-Alla donna che mi ha scelto e che mi ha amato prima di sapere che io avevo scelto e amavo lei. A Felicità! - Le donne presenti emisero malcelati lamenti di sconforto, gli uomini borbottarono dalla sorpresa, ma lui era concentrato solo sulla luce negli occhi verdi della ragazza, che brillò più intensamente all’udire il suo nome: era la prima volta che la chiamava così. - Alla mia Regina di Denari!>>
 
 
 
 


 
Note dell’autore:
Viste le numerose visite (sarò una novellina ma più di 180 visite per me sono tanta roba!) a “Felicity” ho deciso di scrivere un seguito; questa volta dal punto di vista di Debito.
Le precisazioni:
1- Nell’anime -o quantomeno nella versione che ho visto io- i nomi delle varie sezioni della Arcana Famiglia non sono state tradotte ma dal momento che sono “Coins”, “Wands”, “Cups” e “Swords” li ho tradotti liberamente con i nomi dei semi dei tarocchi: Denari, Bastoni, Coppe e Spade. Probabilmente lo sapevano tutti da una vita che era così, ma ho preferito sottolineare.
2- Lo pseudo scontro tra Debito e Mondo. Nessuno mi convincerà mai che Debito, Pace e Luca non abbiano fatto vincere Felicità apposta: riconosco che lei è una brava combattente ma anche volendo ipotizzare che Debito e Luca non siano capaci nel corpo a corpo resta comunque Pace. E che lei sconfigga a calci uno che ha stipulato un contratto con La Forza…sorry, non ci credo. Doveva arrivare al gran finale contro suo padre, quindi loro hanno fatto un passo indietro.
3- “Bambina”. Adoro il nomignolo che Debito dà a Felicità e ho pensato che anche quando stessero insieme lui continuerebbe ad usarlo, magari con un tono diverso, più dolce e meno malizioso (ma sempre con la voce roca!!!) e riserverebbe “Felicità” per le occasioni veramente importanti.
Come sempre se la storia vi è piaciuta lasciatemi un commentino per farmelo sapere! Commenti e critiche costruttive sono sempre bene accette!
  
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