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Autore: Summer_Jey_Hetfield    23/04/2014    0 recensioni
Yochanah ha 16 anni,la sua vita è difficile a causa della guerra. Incontrerà un ragazzo capace di farle battere il cuore,di riempirlo di nuovo d'amore,lui diventerà il suo amore eterno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Era l'inverno del 1942.

La guerra era cominciata già da tre anni,le bombe cadevano sempre più spesso e sempre più vicine.

Mi nascondevo in una casa abbandonata,ai margini di un piccolo paeseino tedesco. Io odiavo Hitler con tutta me stessa,mi aveva portato via tutto quello che avevo di più caro,la mia famiglia,i miei amici e la mia vita.

Non avevo il coraggio di mettere nemmeno la punta del naso fuori da quella cascina,avevo una paura tremenda che arrivassero i soldati e mi portassero via anche quegli ultimi brandelli di vita,se così può essere definita. Una vita passata nascosta,senza mai vedere la luce del sole. E perchè poi? Ero un ebrea ma non avevo nulla di meno degli altri cittadini tedeschi. All'epoca avevo 16 anni e riuscivo a capire quello che stava succedendo alla mia gente.

Il terrore di finire nei campi di lavoro mi paralizzava in un angolo della stanza che usavo come camera da letto,cucina e bagno insieme. Ero sola,mangiavo quello che mi capitava di trovare nei pressi della casa durante le mie brevi uscite all'aria aperta,il più delle volte erano piccole bacche,o piccole uova di uccello che trovavo qui e la nei cespugli.

Ah già dimenticavo,il mio nome è Yochanah .

Ho passato molte cose brutte nella mia vita,ma ho avuto sempre una compagna fedele:la scrittura.

Grazie ad essa sono riuscita a superare molte difficoltà,non le ho certo dimenticate,sarebbe impossibile,ma mi ha permesso di assimilarle e di rendere più leggero il dolore che mi trafiggeva il cuore durante quegli anni buii della mia vita.

Avevo visto i miei genitori morire con un colpo di pistola alla tempia,io ero nascosta in un armadio incassato nel muro e coperto da una finta parete,nessuno mi aveva notata,avenano messo a soqquadro la casa ma il mio nascondiglio non era stato scoperto dandomi la possibilità di continuare a vivere. All'inizio non mi sembrava giusto essere sopravvissuta quando la mia famiglia era stata spazzata via in meno di due minuti,pensavo di non meritare quella seconda opportunità che la morte aveva deciso di darmi,mi aveva solo sfiorata ma aveva preferito prendere la vita dei miei genitori e risparmiare la mia.

Vivevo con il rimorso della vita che avevo ancora e che chi amavo non aveva più, ma sapevo bene che se i miei genitori avesso potuto contattarmi in qualche modo,mi avrebbero detto che non dovevo pensare a quelle cose,dovevo sorridere alla vita che mi prendeva a pugni e porgere l'altra guancia,fare buon viso a cattivo gioco.

È difficile per una ragazza di 16 anni cominciare una vita solitaria,in mezzo al nulla,con nessuno che ti tiene la mano durante i bombardamenti,nessuno che stringe al petto nei momenti di paura ma dovevo farcela per i miei genitori,non li avrei delusi.

Un giorno ero uscita a cercare da mangiare quando all'improvviso sentii alle mie spalle un fruscio,mi paralizzai,non riuscivo a muovere nessuna parte del mio corpo.

Il fruscio si avvicinava,diventava un suono di passi ben definito,un rimbombo alle mie orecchie.

Qualcosa mi afferrò un fianco "sono morta" pensai. Quando finalmente presi coraggio e mi girai,mi ritrovai davanti un giovane in uniforme,alto,biondo e snello,era un tenente dell'esercito tedesco. Sapevo che da un momento all'altro avrebbe estratto la pistola dalla fondina,me l'avrebbe puntata alla testa e avrebbe fatto fuoco uccidendomi all'istante. Caddi in ginocchio aspettando la mia imminente fine,pensando ai miei genitori.

Potevo vedere la punta dei suoi stivali brillare sotto i raggi del sole,erano immobili.

Mi prese sotto l'ascella e mi alzò in piedi,si mise di fronte a me e mi squadrò con sospetto. "Sei ebrea?" disse con un filo di voce,"Si,lo sono,per favore se deve uccidermi lo faccia subito,la prego,non sopporto l'idea di dover attendere la morte!" dissi io terrorizzata. "Stia tranquilla signorina,non le farò del male." disse. "mi sta prendendo in giro? Quelli come lei sono addestrati per uccidere quelli come me!" dissi io terrorizzata,lui mi guardò "signorina,non si preoccupi,le do la mia parola,non le farò del male. Vede io sono in ricognizione,dovrei prendere quelli come lei e sparargli a vista ma io,io non ci riesco,non posso! Uno dei miei migliori amici era ebreo,è stato ucciso con una fucilata in mezzo agli occhi. Questo io non lo tollero!".

L'espressione del tenente era cambiata mentre raccontava,era diventata triste e cupa. "La sua uniforme tenente,dice qualcos'altro però,non riesco a fidarmi di chi indossa quell'uniforme!" dissi io ancora incapace di muovere un muscolo, "signorina,fosse per me quest'uniforme sarebbe già un cumulo di cenere,ma sono obbligato a prestare servizio,non creda che sia facile avere 19 anni ed essere un tenente solo perchè figlio di un ricco ex ufficiale dell'esercito! Capisce,io devo portare quest'uniforme altrimenti verrei fucilato come disertore e sui miei genitori cadrebbe la disgrazia! Si fidi di me per favore,la voglio aiutare,mi dica cosa le serve e farò il possibile per farglielo avere e per far si che nessuno sappia che lei è qui! Mi creda non volgio farle del male." mi rispose.

Cominciai a fidarmi di quel giovane dall'aria virile e vissuta ma allo stesso tempo affascinante e infantile,pensare che aveva solo tre anni più di me ed era stato costretto a indossare un'uniforme per andare in guerra era una cosa inaccettabile.

La mia patria,la mia Germania, era stata rovinata dalle manie di potere di un solo uomo,un uomo che voleva controllare il mondo e che avrebbe spazzato via qualsiasi cosa o persona avesse potuto rendergli il compito difficile.

Nulla sarebbe stato mai più come prima dello scoppio della guerra,quando ero libera di andare in bici,di camminare per la strada annusando l'aria frizzante della primavera,di fermarmi semplicemente ad osservare una vetrina,nulla sarebbe mai più stato cosi semplice.

Il giovane tenente mi aveva promesso di tornare ogni giorno per portarmi acqua e cibo,io avevo tentato invano di dissuaderlo,avevo paura che un ragazzo gentile come lui potesse finire nei guai a causa mia,di un'ebrea.

Da una parte però ero felice di avere qualcuno che si prendeva cura di me,qualcuno con cui scambiare due parole. Si fermava quasi un'ora a parlare con me,mi riportava le notizie più importanti dei giornali,l'andamento della guerra e poi mi raccontava della vita,dura e oppressiva,che faceva nei ranghi dell'esercito.

Mi dispiaceva sentirlo parlare della sua vita,certo non era rimaasto orfano come me,ma,allo stesso tempo,era come se lo fosse. Non vedeva i suoi genitori da un sacco di tempo,non gli avevano mai scritto per sapere come stasse,era come se,dopo essere partito come soldato,fosse scomparso dalle loro vite.

Capivo come si sentiva,io non potevo parlare con i miei genitori quando avevo voglia di qualche parola di conforto perchè loro non c'erano più,ma essere messi da parte da genitori che invece erano vivi e vegeti,non doveva essere facile per lui.

Hans,così si chiamava,era triste ma andava avanti con la speranza che prima o poi la guerra sarebbe finita e lui sarebbe potuto tornare a casa,dalla sua famiglia consapevole del fatto che avrebbe potuto non trovarli più in quanto potevano essere scappati all'estero per evitare la guerra o semplicementela loro casa sarebbe potuta essere stata distrutta da ua bomba sganciata da un aaereo nemico. Il fatto di non sapere cosa sarebbe successo lo rendeva inquieto,lo si capiva dai suoi occhi.

Hans veniva a farmi compagnia da due mesi,ormai l'inverno stava per finire,la primavera finalmente era alle porte e con essa la speranza della fine della guerra.

Erano i primi giorni di marzo,le giornate cominciavano ad essere meno fredde,il tenente passava da me ogni due giorni,quando tardava avevo sempre il terrore che potesse essergli capitato qualcosa di terribile e che sarebbero venuti a cercarmi così correvo a nascondermi nel solaio della vecchia abitazione.

Quando arrivava,faceva un verso con la bocca in modo da farmi capire che era lui che c'era il via libera per scendere.

Era diventato il mio migliore amico,quando lo vedevo arrivare gli correvo incontro e gli saltavo al collo per abbracciarlo e lui ricambiava volentieri. Era così gentile con me.

Mi piaceva stare con lui perchè mi sentivo al sicuro.

Cominciavo a provare qualcosa di più dell'amicizia e della gratitudine nei suoi confronti,non sapevo bene cosa fosse,ma volevo che non se ne dovesse mai andare,volevo con tutta me stessa che luui rimanesse li con me e che mi stringesse a se per tenermi al sicuro tra le sue braccia.

Era importante,molto importante,questo lo sapevo bene.

Sapevo però che tra noi non sarebbe mai potuto nascere qualcosa di più di una semplice amicizia, forse ne ero innamorata,non lo so fatto sta che un giorno arrivò più agitato del solito,era triste,arrabbiato, quasi diserato. Non riuscivo a capire il motivo di tanta agitazione,pensai che lo avessero scoperto,pensai che era la fine per tutti e due.

Mi strinse forte tra le braccia e cominciò a piangere,singhiozzava e aveva fremiti lungo tutto il corpo. Mi stringeva così forte da togliermi il fiato,ma non glielo dissi,aveva bisogno di sfogarsi e io non glielo avrei certo impedito lamentandomi.

Doveva essere successo qualcosa di grave perchè non l'avevo mai visto così abbattuto in tanti mesi.

"Sono morti,sono tutti morti" mi disse all'orecchio,non capivo...chi era morto?

"Tenente" sussurrai io "chi è morto?",lui si staccò dall'abbraccio "sono morti,i miei genitori sono morti,oh mio Dio,non posso crederci" disse. Gli andai incontro,si era appoggiato contro un grosso albero del giardino della casa abbandonata,lo guardai negli occhi pieni di lacrime e non riuscii a trattenere le mie,mi dispiaceva così tanto per lui. Lui mi fissoò qualche istante poi si staccò dal tronco dell'albero,mi asciugò le lacrime e posò le sue labbra sulle mie. Non potevo crederci,mi aveva baciata,era il mio primo bacio e sentivo una scarica di emozioni contrastanti che mi scorrevano dentro,ero triste per la sua perdita ma allo stesso tempo ero così felice da poter quasi toccare il cielo con un dito.

Lui,Hans,mi aveva baciata. Mi strinse ancora in un lungo abbraccio poi ci sedemmo uno accanto all'altro sotto una tettoia,aveva cominciato a piovere e ci stavamo riparando con una vecchia coperta che mi aveva procurato.

Avrei voluto che quel momento fosse durato per sempre,noi due, abbracciati sotto una coperta dopo esseerci baciati.

Ad un certo punto sentii come un peso sulla spalla,si era addormentato e si era acasciato su di me,non volevo svegliarlo così,dolcemente,gli posai la testa sulle mie gambe e gli misi la sua giacca sulle spalle in modo che non prendesse freddo.

Rimanemmo così per ore,tanto che mi addormentai anche io.

Ci svegliammo alle prime luci dell'alba,infreddoliti ma ancora nella stessa posizione che avevamo assunto la sera precendente. Mi svegliai prima io,Hans ancora dormiva appoggiato sulle mie gambe, aveva un'aria così serena "chissà che cosa starà sognando" pensai, forse stava sognando i suoi genitpri,la vita che viveva prima dello scoppio della guerra,chissà.

Si svegliò poco dopo,si mise a sedere e mi diede un bacio sulla guancia,poi si alzò in piedi e si sistemò l'uniforme "Devo andare ora sennò mi metterò nei guai e mi trasferiranno al fronte!" disse. "Certo tenente,capisco,non voglio che si metta nei guai a causa mia,vada presto,si sbrighi!" risposi. Lui mi guardò,come se non volesse andare,come se volesse rimanere con me. Si avvicinò "Yochanah" disse "posso darvi del tu vero? Ormai sono parecchi mesi che ci parliamo tutti i giorni e credo che ora sia il tempo di darci del tu,non credi?", io lo guardai e dopo una breve pausa risposi "Credo anche io Hans che sia giunto il momento per darci del tu.".

Era felice della mia risposta,aveva un sorriso,un sorriso bellissimo.

Prima di andare si avvicinò a me, mi accarezzò il viso e mi scostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi e poi mi chiese se poteva permettersi di darmi un bacio sulle labbra,io gli accordai il permesso. Il bacio della sera prima era stato bello proprio come quello che mi aveva appena dato, Hans era così dolce nel parlarmi,nei suoi modi di fare e i suoi baci erano proprio come lui,dolcissimi.

Ero innamorata di quel soldato dolce e gentile,avrei voluto tenerlo li con me per sempre,sapevo che non era possibile ma era un desiderio così forte che non potevo fare a meno di non pensarci.

Lo amavo così tanto che temevo per la sua vita ogni volta che si allontanava da quella vecchia casa nel bosco. Speravo che la guerra finisse presto cosiche la sua vita sarebbe stata al sicuro e sarebbe potuto rimanere al mio fianco per sempre.

Era arrivato l'iverno del 1944,era passati due anni ormai da quando io e Hans ci eravamo innamorati,lui era venuto da me ogni giorno,ci eravamo baciati a lungo e Hans mi aveva detto che alla fine della guerra mi avrebbe sposata. Lui aveva 21 anni io 18,eravamo cresciuti per due anni insieme e volevamo crescere insieme per sempre.

Le notizie che i portava sulla guerra stavano migliorando nell'ultimo periodo,forse la fine di quel capitolo si stava avvicinando,forse la guerra stava per finire,almeno noi ce lo auguravamo,ci auguravamo che tutto potesse finire in fretta,che la vita sarebbe tornata normale,senza bombe che rischiavano di caderti sulla testa da un momento all'altro,senza soldati che ti davano la caccia come se fossi un appestato.

Il 1944 stava per finire,i bombardamenti aerei da parte degli alleati si facevano sempre più intensi,avevo una paura folle che potessero abbattersi su quello che era stato il mio rifugio per tutti quegli anni.

Verso gli inizi di marzo Hans arrivò da me con uno sguardo terrificato,mi prese tra le braccia e pianse proprio come quella volta in cui erano morti i suoi genitori,doveva essere successo di tremendo. Lo abbracciai più forte che potevo,lo strinsi così forte che quasi lo stritolava tra le mie esili braccia. Forse avevo capito il motivo di tanta tristezza da parte sua,sarebbe dovuto partire per il fronte,me lo confermò pochi minuti dopo.

Non volevo credere che il mio amato Hans sarebbe partito per combattere una guerra in cui nemmeno credeva.

Hitler aveva radunato le ultime truppe a disposizione e aveva fatto si che tutti gli uomini ancora in forze partissero per il fronte,Hans era tra quelli.

"Non moriro Yochanah,te lo prometto amore mio,non ti lascerò mai. Tornerò da te,aspettami,vedrai che ritornerò e rimarremo insieme per sempre,ci sposeremo e andremo a vivere lontano da qui,in un posto dove potremo essere felici fino alla fine dei nostri giorni!" disse con le lacrime agli occhi, "Io ti amo,e non permetterò a niente e a nessuno di separarci,io voglio passare il resto della mia vita al tuo fianco!". Detto questo prese una fedina d'ora dal taschino della camicia,me la porse e disse "io Hans,prendo te Yochanah come mia legittima sposa,ti amo e voglio passare il resto della mia vita con te!" poi mi diede un'altra fedina e io dissi "Io Yochanah,prendo te Hans come mio legittimo sposo,sarai il mio tenente per il resto della nostra vita,ti amo". Poi ci mettemmo le fedi a vicenda e ci scambiammo un lungo bacio. Era un bacio d'arrivederci.

Dormimmo abbracciati quella notte,stretti come se fosse la nostra ultima notte insieme,non sapevamo che cosa sarebbe successo durante le ultime battute della seconda grande guerra,non sapevamo se ci saremmo rivisti o se la guerra ci avrebbe divi cosi come ci aveva uniti,così infretta che nemmeno ce ne eravamo resi conto.

Il giorno seguente,all'alba,Hans si alzò si rivestì e poi dovette partire,le lacrime non mancarono,ci stringemmo forte per più di dieci minuti e ci baciammo e ci dicemmo "arrivederci".

Lo guardai mentre si allontanava da me,avevo le lacrime agli occhi e continuavo a stringere la fede tra le dita pregando che non gli succedesse niente di male e che potesse tornare da me il prima possibile,ci eravamo promessi di rimanrere in contatto,quando la guerra sarebbe finita lui mi avrebe scritto una lettera se fosse rimasto in vita e l'avrebbe inviata al fruttivendolo del paesino in cui si trovava la vecchia casa cosicchè o sarei riuscita a riceverla senza nessun problema.

Passarono due mesi,era maggio la guerra era finita da una decina di giorni,non avevo ricevuto nulla,andavo dal fruttivendolo tutti i giorni.

Passarono prima dieci,poi venti e poi trentatre giorni,finalmente trovai dal fruttivendolo la lettera.

Uscii di corsa e andai a casa,mi sedetti in un angolo "Caro amore mio,sono stato ferito e mi trovo all'ospedale del paese,non preoccuparti non è nulla di grave,ti aspetto con ansia. Ti prego raggiungimi appena ricevi la mia lettera. Non vedo l'ora di rivedere i tuoi occhi e di stringerti a me. Ti amo. Il tuo Hans.".

Corsi più veloce che potevo per arrivare il prima possibile dal mio Hans,andai addosso a un sacco di gente,non vedevo nemmeno dove andavo,ero talmente felice di rivederlo che era come se esistessi solo io per strada.

Raggiunsi l'ospedale in meno di 5 minuti,entrai e chiesi all'infermiera dove fosse Hans,lei mi indicò la lettiga su cui stava riposando,corsi a tra le tante lettighe che c'erano e arrivai al suo capezzale.

Aveva gli occhi chiusi,mi avvicinai e gli presi la mano,la strinsi forte e gli diedi un bacio sulle labbra.

Lui aprì gli occhi e io cominciai a piangere,ero felicissima ora non ci saremmo mai più lasciati,mai più. Mi racconto che era stato colpito ad un braccio da una scheggia di granata,ma che non era nulla di grave poichè era stato colpito solo di stricio,era stato portato all'ospedale solo per evitare il diffondersi di un'infezione con conseguente perdita del braccio. Decidemmo di sposarci quel giorno, pensavamo che il giorno più adatto per sporarci sul serio fosse il 13 dicembre, giorno in cui ci eravamo conosciuti.

L'estate passò velocemente tra tutti i preparativi e le cose da fare per il matrimonio.

Il giorno del matrimonio c'eravamo noi due e due coppie di amici di Hans come testimoni. La cerimonia fu breve,non facemmo il rinfresco in quanto la guerra aveva portato conseguente mancanza di denaro e quel poco che avevamo lo tenevamo da parte per acquistare e risistemare la vecchia casa dove mi nascondevo e dove era cominciata la nostra storia d'amore.

Sono passati 71 anni dal lontano 1942 quando ci incontrammo e adesso,alla veneranda età di 87 io e 90 lui,siamo ancora insieme e dalla fine della guerra non ci siamo mai più separati,abbiamo avuto sei figli che ci hanno dato diciannove nipotini.

I ricordi della guerra ci tormentano ancora ma se la guerra non ci fosse stata noi non ci saremmo mai incontrati e non avremmo mai creato la nostra vita attuale e le nostre attuali felicità.

Continueremo ad amarci fino a quando la vita ci darà il piacere di lasciarci vivere e credo,se davvero esiste un paradiso,che continueremo ad amarci anche dopo la fine dei nostri giorni.

Per l'eternità.

   
 
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