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Autore: newslim    23/04/2014    2 recensioni
Mark e la sua famiglia si sono appena trasferiti. Quello che non sanno è che una vecchia soffitta può contenere ricordi di un passato perduto che non aspetta altro di essere riscoperto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il sole filtra dalle grandi vetrate della sala da pranzo, oramai quasi tutti gli scatoloni sono stati sistemati, la luce, il gas e l’acqua sono pienamente funzionanti. Anthony aiuta nostra figlia Marie a decorare la sua stanzetta da principessina e come il solito tocca a me portare gli ultimi scatoloni del trasloco in soffitta. Quando finisco l’ultimo giro di scale, mi fermo a guardarmi intorno. Non ho ancora avuto modo di esplorare tutta la nuova casa e la soffitta mi ha sempre attratto in particolar modo. Senza che me ne accorgo il sole sta tramontando e Anthony preoccupato dalla mia assenza inizia a cercarmi per tutta casa sino ad arrivare proprio in soffitta. < Amore cosa fai ancora qua è quasi ora di cena, dai torna di sotto. > < Mi spiace non mi ero accorto del tempo che passava. Hai idea di quanti cimeli abbandonati ci siano qui sopra? > gli rispondo tutto eccitato. Anthony non ha mai capito la mia passione per “le cose vecchie e ammuffite” come le chiama lui e non mi sorprende oramai il suo sguardo da “cosa ho fatto di male per essermi innamorato di quest’uomo”. Con un ultimo sospiro mi afferra per mano, si avvicina e con un dolce bacio a fior di labbra mi convince a seguirlo di sotto ma proprio mentre stiamo per scavalcare delle ceste di vimini buttate alla rinfusa nella stanza, il mio sguardo cade su un baule tutto impolverato ma ancora ben tenuto, messo in un angolo. Subito mi avvicino e lascio mio marito da solo in mezzo alla stanza. < Mark che ti prende adesso? > Dal suo tono e dal modo in cui ha pronunciato il mio nome, so, che la sua pazienza sta finendo, ma la mia curiosità non ha proprio limiti e un vecchio baule chiuso con due iniziali incise sopra, propri come ci si aspetta nei vecchi film, non fa altro che incoraggiarmi. < Mark davvero ora basta, si è fatto un'ora tarda, Marie vorrà la sua favola della buona notte ed io sono stanco, lo sai che domani aprirò lo studio e.> < Un mucchio di stracci, dischi rotti, accompagnati da montagne di polvere lo chiami un tesoro? Oh sì, scommetto che la Regina d’Inghilterra sembrerà una pescivendola a confronto con il tuo tesoro. > Senza neanche darmi il tempo di rispondere mi afferra per un braccio e mi trascina lontano dalla soffitta impolverata. Sono passati sì e no sette giorni da quando ho messo piede in soffitta, non che la mia curiosità non mi abbia stuzzicato molte volte ma la routine ha preso il sopravvento. Anthony ha il suo studio pediatrico ed io con il nuovo anno scolastico come professore di storia, gli impegni di certo non mancano. Casualmente la casa oggi era libera e silenziosa, così finalmente ho un po’ di tempo per correggere i compiti in classe dei miei ragazzi, e dopo quasi due ore di segni rossi sui fogli, ho bisogno di fare una pausa. Passando affianco alle scale che portano ai piani superiori, decido che è arrivato il momento di esplorare i misteri di quel vecchio baule. Quando mio marito rientra a casa con la bambina, mi trova seduto a terra in salotto circondato da fogli ingialliti dal tempo sparsi un po’ ovunque nella stanza. Marie corre subito a darmi un bacio e a raccontarmi come ha passato la giornata con gli altri bambini, mentre Anthony fa finta di non vedere i fogli e va a preparare la cena. Per tutta la serata mi aspetto una litigata da lui ma sembra che sia tutto tranquillo. Quando mi corico nel letto, mi porto con me qualche foglio perché voglio finire di leggere quelle lettere trovate nel baule. Anthony con un sospiro si corica affianco a me e inizia a guardare i fogli che sto analizzando. < Ok, mi arrendo Mark che cosa hai trovato questa volta tra i tuoi tesori vecchi e ammuffiti?> con un sorriso gli mostro le lettere e raccontandogli tutto quello che avevo scoperto sino ad ora. < Fammi capire bene, hai passato l’intera giornata a leggere vecchie lettere di uno che potrebbe essere tuo nonno e della sua prima cotta? Ah bene, domani però quando dovrai spiegare ai ragazzi del perché non hai finito di correggere i loro compiti, magari ometti questo mio caro Bridget Jones > < Che simpatico, dai è così romantico, senti qui. Luke è l’autore delle lettere e Simon il ragazzo di cui ha una cotta, è il destinatario. Sembra che le lettere siano tutte scritte sotto forma di diario e che non siano mai state spedite. > < Magari questo Simon non ricambiava i suoi sentimenti oppure non voleva esporsi troppo pubblicamente. In base alla data che ha scritto qui, stiamo parlando del 1957, gli uomini omosessuali non erano certo ben visti> < Forse hai ragione, da quello che dice di lui Simon è il classico sciupafemmine, mentre Luke da come scrive è abbastanza schivo e timido da non farsi notare troppo dalla gente. > < Ok mistero risolto, ora cerca di dormire> mentre mio marito spegne la luce e si corica, rileggo ancora per l’ultima volta qualche riga di foglio. / i suoi occhi verdi si posarono su di me per pochi secondi; ma in quei pochi secondi il cielo sparì.. una coperta di prato primaverile mi avvolse nelle sue calde braccia Sono seduto in veranda a prendere un po’ di sole e a finire di leggere le lettere di Luke quando due braccia forti mi circondano la vita < Ti stai proprio appassionando di queste lettere non è vero? > mi sussurra Anthony nell’orecchio. Un sorriso mi nasce spontaneo e accarezzando quasi con riverenza la carta ingiallita dal tempo, mostro gli ultimi sviluppi scoperti. < Bene, quindi le due colombelle hanno una relazione segreta. > < Già, sembra che Simon fosse bisessuale e avesse sempre avuto un certo occhio per il nostro Luke> < Il nostro Luke? Ti prego non dirmi che ti sei affezionato a loro Biancaneve! > < Non fare il solito scorbutico e ascolta cosa scrive >. / L’autunno è oramai alle porte, Simon dice che presto ci sarà novità nell’area. Di notte mi sveglio con la paura che presto tutto il sogno di noi svanisca nell’area. La gente fa finta che nulla stia accadendo ma la tensione non ci lascia mai. Nulla mi permette di non pensarci tranne forse lui. Ogni volta che sono tra le sue braccia nulla di male, può accadere e ogni attimo si congela nella mia memoria. < Un vero poeta questo Luke e sembra che tra di loro non ci siano problemi. Allora chissà di quale paura e tensione parla.> < Me lo sono chiesto anch’io. Guarda le date che ci sono ora . > porgo diversi fogli a mio marito che subito mi guarda con scetticismo. < Eh io dovrei capire tutto da una sequenza di numeri Sherlock? > tolgo i fogli dalle mani di quello zotico che mi sono sposato. < Come fai a essere così ignorante in certe cose, c’è scritto 1963, siamo nel pieno della guerra in Vietnam e molti americani sono stati mandati a morire. > < Scusa tanto ma quello che ha una Laurea in storia non è il sotto scritto. > < sì, sì ma ora ascolta cosa scrive. > / Simon ha ricevuto la chiamata di leva. Ho provato a convincerlo che non deve farlo, che possiamo andare lontano dove nessuno ci conosce. Ha detto che se non si presenta potrebbe perdere il posto di lavoro ed essere additato come omosessuale. Come vorrei poterlo stregare e farlo restare con me. Lui parla di onore ma che onore c’è nell’andare a uccidere e a farsi uccidere per un pezzo di terra. Promesse e pianti suonavano nell’aria, ma quali svaniscono e quali rimangono, non lo so. < Anthony non ti metterai a piangere vero? > < Certo che no, non essere sciocco. Guarda che quello da principessa Disney sei tu > mi schiocca un bacio sul collo, nascondendo gli occhi lucidi. < Ok, va bene te la senti di leggere ancora qualche riga? > vedo che si accomoda meglio accanto a me e allora prendo altri fogli e inizio a leggere ad alta voce. / 9 Aprile 1963 Mentre Simon preparava la borsa, una macchina dell’esercito lo stava aspettando fuori per strada. Una morsa nel cuore mi attanaglia. Ci siamo abbracciati prima che lui uscisse dalla porta, perché non mi è neppure concesso andare con lui e salutarlo alla luce del sole come tutte le coppie. Eppure anch’io sto per perdere la persona che amo, proprio come tutte quelle donne che ora baciano con disperazione i loro mariti e fidanzati. Mi ha promesso che sarebbe tornato, che sarebbe tornato da me e più nessuno ci avrebbe diviso. Mi ha detto di non avere paura ma io ne ho tanta e la voglio tenere stretta perché non ho altro se non quella. Lui tornerà lo so, me l’ha promesso e lui mantiene sempre le promesse. / 15 maggio 1963 Finalmente ho ricevuto una lettera da Simon. Mi dice che non mi ha dimenticato che tutto quello che lo fa andare avanti è il pensiero di noi che torniamo in quella spiaggia solitaria dove il vento sembra il canto delle sirene. Nella lettera mi ha detto che non era come si aspettava che fosse là. Da quello che dice la terra, è arida, l’aria puzza di morte e zolfo e l’acqua sanno di sangue. Non oso pensare a tutte le cose orribili che vede o che è costretto a fare. / 31 agosto 1963 E’ passato molto tempo dall’ultima lettera, non so perché lui non mi scriva più, ma sono certo che sta bene. Il mio cuore sa che è vivo e sta bene. Ieri sono stato in un centro per il sostegno delle famiglie coinvolte nella guerra. Alcune persone parlavano del fatto che i loro figli, una volta tornati a casa non erano più loro stessi. Lui sarà cambiato quando tornerà? Simon che conoscevo era uno spaccone arrogante ma con un gran cuore, non avrebbe fatto del male a nessuno ma ora non so cosa ne sia rimasto di lui. /15 dicembre 1964 Con mio cugino Perry voglio andare alla manifestazione di domani. Ci saranno molte persone, si parlerà di pace e di uguaglianza. Se la guerra finirà, lui potrà tornare da me. Mia madre dice che è molto pericoloso che la polizia picchia e arresta molta gente, ma se noi che siamo il presente di questo tempo non facciamo nulla chi altri dovrebbero lottare per i nostri diritti e per far sentire la nostra voce? < Tutto qua non c’è altro, hai guardato meglio non c’è una qualche lettera che parli di Simon che torna a casa e di loro che fanno le colombelle? > < No mi spiace Anthony questa è l’ultima lettera che ha scritto Luke. So però che Simon è tornato in patria. Una lettera della marina dice che il capitano Simon Jackson atterrerà con il volo delle ore 11 il giorno 16 dicembre 1964. Amore ho fatto delle ricerche e un certo Simon Jackson risiede in una pensione non molto lontana da dove siamo noi. > < Vuoi andare da lui a scoprire com’è finita la storia, giusto? Ok va bene, ma ricorda che questa sera abbiamo i Coleman a cena e tu mi devi aiutare a sopportare Bill o giuro su quella santa della Minelli che questa volta non te la perdono. > Raccolgo tutte le lettere e corro in macchina. La strada non è molta e arrivo presto d’innanzi alla porta della pensione. Chiedo a un’infermiera del signor Jackson e m’indica un signore su una sedia che guarda fuori dalla finestra. Non so come me lo aspettavo, certo forse qualche anno fa poteva anche essere un ragazzo di un certo fascino ma è difficile far corrispondere la fantasia che mi sono costruito del mio Simon con il vecchio e malinconico signore alla finestra. Passo tutto il pomeriggio con lui, e anche se all’apparenza sembra, un po’ burbero in lui c’è ancora del giovane Simon. Quando riesco a trovare il coraggio per chiedergli di Luke, gli spiego cosa mi ha portato da lui e mostro le lettere di Luke. Pure ora sembra che nulla possa scalfire la corazza da uomo duro che si è costruito, eppure una piccola ma importante lacrima gli sfugge dal suo ferreo controllo. < Quando mio marito ed io ci siamo trasferiti, abbiamo firmato delle carte di lascito per la proprietà venduta. Sul nome dell’intestatario cera un certo Paul Jackson. La casa era della sua famiglia giusto? > mi fa un cenno con la testa e deduco che le lettere le abbia lette anche lui ma allora perché non le ha conservate e che fina ha fatto Luke. La sua voce mi distoglie dai miei pensieri, è la prima volta che parla senza monosillabi e non oso interromperlo pur avendo mille domande da porgli. < Posso immaginare che cosa voglia da me, ma non posso darle ciò che cerca. Tutto quello che Luke ed io siamo stati, è in quel baule e niente di più. Ciò che siamo ora non si può più racchiudere in vecchie lettere. > Le sue parole seppur dure mi danno ancora un po’ di speranza e con il coraggio ritrovato gli chiedo se è possibile conoscere Luke. Mi dice che è da molto che non lo vede ma sa, dove posso trovarlo. A questo punto porgo i miei saluti, promettendogli che sarei tornato a trovarlo e salgo in macchina seguendo le sue indicazioni. Presto arrivo all’indirizzo indicatomi da Simon. Mi trovo davanti ad una lapide, dove è inciso il nome di Luke Jhonson nato il 16 marzo 1937, morto il 16 dicembre 1964. Mentre sono in macchina nel tragitto che mi porta verso casa, non posso fare a meno a ripensare a come a volte il fato si muova in modo strano e contorto. Quando apro la porta di casa la mia bambina, si tuffa tra le mie braccia e inspiro il suo odore che mi ricorda i giochi sotto il sole e abbuffate di cioccolata. Anche Anthony si avvicina per salutarmi e sapere com’è andata la mia avventura < Ciao, com’è andata con le due colombelle? > Non sentendomi pronto a raccontargli tutto cerco di deviare la sua attenzione parlando dei Coleman e del loro imminente arrivo. . Forse lui intuisce il mio stato d’animo e non mi chiede più nulla, mi si avvicina e mi abbraccia forte come solo lui sa fare e allora ecco che Luke viene in mio aiuto e so esattamente cosa dire < Una coperta di prato primaverile, mi avvolge con le sue calde coperte. > Luke e Simon hanno sofferto molto per stare con chi si ama. Grazie a persone come loro che oggi è concesso amare e donare amore. Un insegnamento che non scoderò e farò in modo che non sia dimenticato mai.
  
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