Rebirth
 
Quando il mondo ti si sgretola sotto i piedi e ti accorgi che tutto il palazzo di distacco e superiorità che ti eri costruita attorno sta franando con te e non ci sono appigli a cui aggrapparsi, voltandoti freneticamente in giro non trovi niente che ti permetta di issarti, nessuno che ti porga la mano, allora ti lasci trasportare dai calcinacci della tua vita verso l'abisso e cadi. Cadi così in basso che non c'è più la luce e la tenebra avvolge ogni cosa, lasciando solo un minuscolo punto bianco in alto ad indicare che la salvezza c'è, ma non è per te.
Dovresti forse lasciarti morire sul fondo limaccioso di disperazione che ti avvolge e ti circonda, rischiando di soffocare in quel circolo vizioso che non fa altro che generare solitudine e depressione.
Risollevarsi è fatica, sudore e sangue e non sai se ce la farai.
Non sai nemmeno se vuoi.
Non sai nemmeno se puoi.
Non sai nemmeno se una volta uscita dal fondo della desolazione nera in cui ti trovi, una volta raggiunto il punto altissimo che aneli come un condannato all'ergastolo anela la chiave della sua cella, troverai ad aspettarti qualcosa di più che terra bruciata  dove una volta si trovavano le fondamenta del tuo palazzo.
Risollevarsi è fatica e umiliazione.
Ammettere di essere caduti è ammettere di non saper vivere. Ammettere che tutte le scelte compiute fino a questo momento sono state errori, ammettere di essere un fallimento.
Quanto è più comodo perseverare nell'arroganza delle proprie convinzioni, ostinandosi a ritenere le proprie scelte corrette e a chiudere gli occhi sulla realtà.
Non pensi che questo nero crepaccio in cui sei caduta é il risultato del tuo orgoglio. Non credevi che nulla e che nessuno fosse migliore di te. Ti ostinavi a non ascoltare e a non ascoltare continui.
Non vedi, non senti, neppure parli. E con chi poi?
Forse dovresti davvero mettere a punto quel proposito che tempo fa gli altri ti avevano attribuito.
Una lettera non servirà, troppe lettere sono già state scritte nella tua vita.
Un post sul blog non lo leggerebbe nessuno, e se anche fosse?
Meglio accettare l'unico sentiero che il baratro propone, la via lastricata di buone intenzioni che conduce nelle viscere della terra, nella profondità dell'inferno.
Indugiare nell'inedia non ha senso, così come non ha senso scalare quel dirupo che ti separa da una vita normale.
Imbocca la strada senza paura, Jenna.
Compi il tuo destino.
 
Esiti.
La roccia spigolosa e scivolosa davanti a te ti tenta. Posi una mano, poi la fronte a contatto con il freddo. Senza nemmeno accorgertene la mano scivola in una crepa della roccia e il tuo peso si issa su essa.
Quando arrivi in cima, chiedi scusa. Urli scusa al vento sperando che il tuo eco disperato giunga all'orecchio di qualcuno.
Nel frattempo cominci a sollevare le macerie e a ricostruire il palazzo, assicurandoti che le fondamenta siano buone, questa volta.
Poi arriva tua madre, tuo padre, i tuoi amici e sollevano le macerie con te, ricostruendo pian piano.
Ma la tua superbia ti ha lasciato sola e alla fine del lavoro, quando pensi di essere già salva e di poter abitare un corpo e un anima integri anche se crepati, sei comunque sola.
Gli altri ti tendono la mano, esigono un compenso che tu non puoi dare. Dovrebbero capirti in fondo, dovrebbero starti vicini. Invece pretendono che tu paghi il loro lavoro, perché li hai feriti.
E capisci che il mondo non ruota attorno a te.