Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Sebs    23/04/2014    3 recensioni
Prima del tempo, gli uomini vivevano temendosi gli uni con gli altri. Così, le Divinità decisero di dar loro una mano, donando un sentimento nuovo...
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prima che gli uomini iniziassero a tenere il conto dei giorni che passavano, c´era una emozione che troneggiava sulle altre: la paura. Gli uomini giravano circospetti e armati, completamente in balia di quel terribile sentimento.
Le Divinità non sapevano più come controllare quello che inizialmente era il sentimento del timore, così decisero di regalare agli uomini un sentimento nuovo, capace di sollevare il loro animo e di non far sentire loro, anche se per poco, quell’emozione che li tormentava.
Qualunque loro intervento, però, veniva visto come una minaccia, e la paura aumentava. Così decisero che sarebbe stato uno di loro a curarli.
Le guerre non erano rare, in quel periodo, ma rari erano i sopravvissuti. Così le Divinità decisero che un bambino sopravvissuto sarebbe stato un presagio chiaro per gli uomini. Così presero una bambina sopravvissuta ad una guerra e la baciarono sulla schiena, come era uso fare ai bambini che non si salvavano. Un trattamento eccezionale per una sopravvissuta.
 
Per anni, quella bambina crebbe in un villaggio stranamente tranquillo e pacifico, inconsapevole del dono che le divinità avevano gravato. Faceva dei sogni strani, vedeva un mondo diverso da quello che la circondava, un mondo in cui gli uomini si toccavano con gesti gentili e sussurravano parole dolci, ma non riusciva a capirlo, non riusciva a spiegarselo, così stringeva le palpebre e non lasciava che nessuno sapesse dei suoi sogni, del suo piccolo segreto.
Una notte, però non sognò quel mondo, ma uno più temendo, uno assurdamente violento. La svegliò un dolore accecante alla schiena. Sentiva come se le ossa avessero voluto uscirle dalla carne, ma non riuscivano a trovare un modo. Iniziò a graffiarsi in quel punto, e finalmente tirò fuori qualcosa: una piuma, bianca e sporca di sangue. Il dolore la tormentò per tutta la notte, fino a farle perdere i sensi. Il giorno dopo, quando si svegliò, si sentiva bene, come se l fatiche della notte passata non fossero mai esistite. L’unica traccia di quella notte, il sangue sul letto. E il vestito squarciato sulla schiena. E le ali. Maestose, magnifiche ali dalle piume bianche e lucide come la neve. Riusciva a stenderle e piegarle, ed era come se le avesse sempre avute. Prese le sue cose, squarciò i vestiti sulla schiena all’altezza delle ali e iniziò a correre.
 
Iniziò ad avere fame, e nessuna idea su come procurarsi da mangiare.
Prese dei rametti da un albero e arrangiò una piccola fionda. Nel frattempo si chiedeva cosa volessero significare le ali e cosa avrebbe dovuto fare- Prese una pietra e salì su un albero, per prendere meglio la mira. Non avrebbe voluto ferire nessuno, ma non aveva altra scelta. Così, per penitenza, si strappò una piuma e la annodò al sasso, come per scusarsi.
Sbagliò mira, e colpì un uomo. Questi, invece di inveire contro di lei, andò incontro al primo umano che trovò e lo strinse con fare amichevole. Il secondo lo respinse, e minacciò di aggredirlo, allora lei lanciò un’altra pietra contro il secondo uomo. Questi e il primo si strinsero e si guardarono in un modo strano, diverso.
Lei cominciò a lanciare pietre, e tutti gli umani iniziarono ad agire allo stesso modo.
Dopo un po’ cercarono l’artefice di quel prodigio, e la trovarono. Le chiesero come si chiamasse, e diedero a quella sensazione il suo nome: Amore.
 
Amore non si fermava mai, continuava a girare e rigirare tra villaggi, paesi e città, e ogni tanto tornava sui suoi passi, trovando anche gente che non aveva avuto bisogno del suo aiuto accoppiata e con dei figli. A volte riconosceva nei visi di alcuni vecchi occhi di bambini che aveva visto anni prima. I bambini! Ogni volta che la vedevano, le accorrevano incontro, regalandole fiori e frutti, e lei giocava con loro, in onore dei tempi in cui era ancora una bambina lei stessa. Ce nera stato uno che ogni volta che la vedeva diceva di essere sicuro che una sua piuma lo avesse già colpito. Amore si allontanò, cercando di convincerlo a trovare una persona giusta per lui, ma lui la inseguì e le disse di ucciderlo, pur di non condannarlo alla vita solitaria.
Così lei decise che, se davvero teneva a lei e se davvero non gli importava di condurre una vita errabonda, allora sì, avrebbe potuto seguirla.
Con il passare dei giorni, trovò la compagnia di lui piacevole e iniziò ad affezionarsi. Quando poi lui si fece avanti e la baciò, accarezzandole piano il viso, si convinse che magari anche per lei lui significava molto.
 
Con quel ragazzo giunsero anche i giorni più belli della sua vita: scherzavano, giocavano, si toccavano. Amore non si sentiva così speciale dalla notte in cui le erano spuntate le ali. Lui le mostrò le meraviglie del tempo, e lei gli mostrò il mondo dal cielo, e insieme videro quanto erano stupendi loro stessi e l’altro.
I problemi iniziarono quando lui non riusciva più a tenerla in braccio, e quando allungarono i periodi delle fermate. Quando lui emise il suo ultimo respiro, Amore notò quanto era cambiato e quanto era diventato vecchio e tutte le differenze che c´erano tra lui e gli uomini. Come avevano osato renderla così debole? Perché adesso si sentiva persa e sola, e così piccola, mentre prima c´erano folle ad accompagnarla?
Perché era così vulnerabile adesso?
Incolpò anche le Divinità. Se erano tanto buone e generose e le avevano dato il dono, perché non potevano fare un’eccezione, per lei, per una volta?
Iniziò a disobbedire, a nascondere le ali e a strappare invano le piume. Si rifugiava negli oscuri luoghi dove i ragazzi smarriti e senza buoni sentimenti si riunivano, fingendosi una di loro, incurante del so compito, della sua natura, e del fatto che il mondo stava tornando quello di una volta.
Quando i sogni che le mandavano fi fecero insopportabili, ricominciò il suo infinito lavoro, ma questa volta non prestava attenzione a cosa faceva, non si curava di dar loro il meglio. Se quel dono era stato causa della sua tristezza e della sua rabbia, avrebbe reso tristi e rabbiosi anche tutti gli uomini, visto che era l’unica maniera in cui poteva ferire, anche se convinta non fossero così interessate, le Divinità.
 
Questa è la prima storia che pubblico in questo settore. Grazie per la vostra attenzione, pazienza e tempo.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Sebs