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Autore: FreddieFromMars    23/04/2014    1 recensioni
Eccomi qui, la mia prima fanfiction.
Inizia tutto da un tour " Love, Lust, Faith and Dreams".
La droga blocca il tour, una ragazza lo fà ripartire,una parente lo rende più eccitante,un concerto lo chiude,una morte segna l'inizio del periodo di pausa del gruppo, e l'amore accende il sole della stagione più calda dell'anno.
Spero vi piaccia,spero che anche se non recensirete apprezzerete ciò che faccio. Io scriverò fino alla fin,cercando di non calmare mai le acqua così da ottenere una storia travolgente e romantica, al punto giusto.
Bye . Eff.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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POV SHANNON.
Il tour è andato avanti per 6 mesi, 6 mesi di inferno; mi rendo benissimo conto di non avere più vent’anni, ma sento la musica dentro di me come il primo giorno che presi  in mano una chitarra, la sento scorrere nelle mie viene, darmi forza anche quando alla fine dei concerti mi sento morire. Ora però, sono arrivato a un punto di non ritorno, non è più solo la musica a darmi la forza che mostro sempre davanti a Jared e Tomo,  ci ho riflettuto molto, la prima volta, prima di abbassare la testa su quel tavolo ,prima di sfiorare quella striscia di polvere bianca con la punta del naso. Ci ho riflettuto molto prima di portare l’indice destro alla narice per “tapparla” in modo da poter aspirare la coca con l’altra. Mi sono ripetuto che non ne valeva la pena,che prima che un gruppo di musicisti siamo un gruppo di amici, che loro mi sosterranno sempre,che se volevo fermarmi si sarebbero fermati, ma non è bastato, non mi basta neanche ora, come scusa per smettere. E così sono qui, seduto per terra,fra il water e la vasca del bagno del bus. I capelli sporchi e sciolti,disordinati,una canottiera slabbrata  che fa vedere tutta la parte laterale del busto, degli  stretti pantaloni di pelle che finiscono incastrati in degli scarponi neri. Mi sento perso,finito; sistemo una striscia di cocaina sul coperchio del water, con una carta di credito,poi mi abbasso, tappo una narice e uso l’altra per tiare tutto su. E’ veloce, non fa male, è una ventata d’aria gelido mentre sei al centro del deserto. Tiro velocemente su la testa, per poi scuoterla in modo da riprendermi un po’. Mi alzo, a fatica,le ginocchia tremano,le mani anche,sento di avere gli occhi per metà chiusi, poggio le mani sul lavandino e più che vedo, sento le nocche sbiancare,metto tutta la mia forza nelle braccia per alzarmi, e quando ci riesco la vista non è delle migliori: me stesso. Il mio riflesso, allo specchio, tradisce i miei tentativi di acquistare un contegno. Non riesco più a distinguere i miei movimenti da quelli del pullman, sento di muovermi a scatti, la gola secca e gli occhi in fiamme. Non è come le altre volte,no; stavolta è peggio,molto peggio,sento che non ne uscirò mai e ho paura,mi porto una mano al petto,iniziando a respirare affannosamente, sento il sudore scendere lungo i lati del viso ma ho un freddo incredibile. Sento chiamare il mio nome. No,non ora,per favore, non ora. Con una mano continuo a reggermi al lavandino mentre con l’altra mi allungo per cercare di aprire la porta,non funziona,perdo l’equilibrio finendo lentamente a terra,insieme al porta asciugamani,che fa un fastidioso rumore metallico quando cade a pochi centimetri dal mio viso. La chiamata si fa più forte e seria, è Jared, il mio fratellino mi chiama. Inizia a bussare forte, più volte, passando dalla rabbia alla preoccupazione in poco tempo,poi sono abbastanza sicuro che si chini a guardare dallo spioncino,perché chiama Tomo e inizia a prendere a calci la porta, finché,inevitabilmente non cade giù. Ora ho gli occhi del tutto chiusi,ma riesco a sentire seppure non benissimo le voci attorno a me.Jared mi mette la testa sulle sue gambe e passa un dito sul mio naso togliendomi dei residui di coca da dosso,nonostante ci siano prove evidenti di quello che ho fatto,sul pavimento.

<< Jared..mi dispiace…il tour, è l’ultima tappa..dobbiamo andare..e suonare….Jared..non volevo che..tu..mi vedessi..così.. >>  

Sussurro,  e nonostante ciò, sono costretto a deglutire a ogni parola. E’ come ingoiare sempre un cucchiaio di sabbia.
 Il respiro mi inizia a mancare sempre di più. Arriva anche Tomo che stà in piedi,sulla soglia della porta ,con un espressione attonita,mentre Nick, il nostro autista cerca di capire cosa stà succedendo dallo specchietto, anche se il bus è così grande da non vedere nulla se non il “ salotto” dallo specchietto. Alzo lo sguardo su Jared che mi guarda con delusione più che con rabbia. Questa è la cosa che temevo di più, mio fratello che prova pena per me.

<< Stà zitto Shannon, stà zitto,ok? Respira e..e stai zitto!... Nick! Dobbiamo arrivare a Londra, c’è una clinica,abbiamo degli amici,loro non faranno trapelare notizie, dobbiamo andarci subito! >>

Jared urla,senza però ,mai togliermi le mani dal viso gelido e pallido. Inizio a sentire i suoni ovattati, e le immagini davanti ai miei occhi, sempre più sfuocate.

<< Jared, ci vogliono trenta minuti da qui a Londra! >>

Nick urla più forte di Jared, io inizio a sentirmi pesantissimo,scivolo con la testa dalle gambe di Jared sbattendo a terra.
Jared urla il mio nome,Tomo si piega accanto a me, portando due dita al collo, presumibilmente per sentire il battito che rallenta sempre di più.

<< FALLI DIVENTARE TRENTA SECONDI,CAZZO! >>
Sono le ultime parole che sento pronunciare da Jared, troppo stordito anche solo per provare ad aprire gli occhi,mi lascio andare , mi faccio avvolgere da un brezza nera e oscura che bramo da quando mi sono fatto la prima striscia.
 
POV JARED
Alla fine, arriviamo a Londra in  15 minuti, la clinica di cui avevo parlato a Nick,ce la ricordiamo tutti troppo bene, è dove abbiamo portato mia madre quando iniziò a bere senza sosta, l’inizio fù durissimo, provò a scappare  quasi cinque volte, e ogni volta mi serviva a capire che i suoi non erano i capricci di una donna single di settant’anni,ma una depressione che la stava avvolgendo. Ogni volta che scappava, non andava in posti introvabili,ma sempre a casa mia e di Shannon, così capimmo che l’unica cura possibile per i suoi mali, erano i suoi figli e iniziammo ad andare a trovarla tutti i giorni,per 4 mesi, durata della sua permanenza in clinica, a seguito della quale, uscì come nuova.
 Ora però è diverso, Shannon non è me, non è mia madre, lui non è un libro aperto, non lo capisci guardandolo negli occhi,lui è chiuso, è riservato e se qualcosa lo corrode da dentro,puoi solo sperare che vi corroda insieme, ma non riuscirai mai e strappargli i suoi demoni.
Sono fuori dalla sua stanza, cammino avanti a indietro davanti a una fila di seggiole, e su una di esse stà seduto Tomo,con lo sguardo perso nel vuoto.

<< Non ci siamo accorti di nulla, Jared, di nulla ,capisci? Quante volte ha tirato prima di finire in quel modo? Quante volte…non lo sapremo mai, non ci siamo accorti di nulla,stavamo con lui 24 ore su 24! Cazzo! >>

Si alza anche Tomo, e a quel “ cazzo” dà un calcio a un tavolino con degli opuscoli appoggiati sopra.
Non perdo tempo, gli vado vicino per abbracciarlo,e scommetterei il mondo che Tomo Milicevic,stà piangendo per la prima volta da quando lo conosco. Sentiamo delle voci avvicinarsi alla porta e poi la maniglia abbassarsi, esce un medico dalla stanza di Shannon.Lo conosco.  E’ un uomo sulla cinquantina, magro e alto,con i capelli corti e grigi come la barba, gli occhi verdi .Il camice completamente allacciato e una cravatta rossa che sbuca in cima. Ha un viso buono,di quelli che dovrebbero avere tutti papà e i nonni. E’ un vecchio amico di mia madre, anche se sulla definizione di amico,io e lei abbiamo pareri differenti. Si chiama Micheal  Anderson. Io e Tomo ci stacchiamo, facendo quasi una gara di velocità fino al cospetto del Dottor.AndersonMike.

<< Mike  dimmi qualcosa,per favore, nessuno mi dice niente è ridicolo! >>

Esordisco io, parlando a macchinetta,sotto un sorriso paterno che Mike mi rivolge. Alza una mano,completamente aperta per fermarmi e guardando anche Tomo inizia a parlare.

<< Buonasera anche a voi, Jared e Tomo. Prima di tutto calmatevi.. allora ragazzi,Shannon stà bene ora,è stabile anche se non è al massimo delle sue forze; a giudicare della quantità di cocaina che ha tirato,direi che sono già due mesi  che ha sviluppato questa dipendenza. Se fosse all’inizio una quantità così l’avrebbe probabilmente ammazzato,invece non ci ha messo molto a riprendersi. >>

<< Non ci ha messo molto? Cazzo! E’ crollato steso a terra nel bagno del nostro bus,è diventato bianco e gelido,e ci viene a dire che non ci ha messo molto a riprendersi? Non ci ha messo molto neanche a farci morire di paura,quindi perché non ci dice che cosa dobbiamo fare ,adesso?! >>


<< Se questo concerto è così importante per voi… >>
Ascolto Mike , molto  attentamente ,tenendo Tomo per un braccio per ricordargli di stare calmo e non fare stronzate.
Poi una voce interrompe la conversazione, la porta dietro di noi si apre,e esce Shannon. Vestito solo con un camicione da ospedale a pallini azzurri,è completamente bianco, con delle occhiaie giallastre sotto gli occhi verdi e spenti,trema e giurerei di poter vedere delle goccioline scendergli lungo le tempie,impregnandogli anche i capelli perennemente disordinati, di sudore. Con una mano tiene l’asta della flebo,con l’altra si regge allo stipite della porta

<<… E’ così importante!>>

Vedo mio fratello per la prima volta da quando gli sono stato vicino in bus e mi sembra passata un’eternità sul suo viso, mi sembra di non vederlo da mesi e sembra anche che l’ultima volta che l’ho visto mesi fa,è stata anche l’ultima volta in cui ha mangiato. Noto solo ora i cambiamenti che la droga ha portato in lui e mi maledico mentalmente per non averne notato neanche uno. Tomo mi precede,andando vicino a lui per sorreggerlo. Io resto immobile e lo guardo.

<< Torna  a letto,Shan. >>
<< No Jared,Mike ascoltami,è l’ultimo..l’ultimo concerto..voglio farlo.>>
<< E vuoi collassare su quel cazzo di palco? Vuoi fare il concerto? Potevi pensarci prima,cazzo! >>

Mike mi blocca,allontanandomi da Jared e Tomo,mentre io mi inizio a rendere conto di stare piangendo. Mike  porta un braccio intorno alle mie spalle e fa cenno anche agli altri di entrare. Una volta dentro Shannnon si rimette a letto,Tomo si siede accanto a lui e io sulla poltrona vicina a loro.
Mike si avvicina e ci guarda,sorridendo,come se avesse trovato la soluzione perfetta per noi.

<< Potete finire il tour,arrivare a Glasgow,fare le prove e il concerto,ma voglio mettervi sotto la tutela di un mio medico,una psicologa, aiuterà Shannon durante le..le crisi,e se noterà dei problemi all’interno della band parlerà con tutti,queste sono le mie condizioni per  farvi ripartire >>

Sorrido e vedo Mike chiamare questa dottoressa al cercapersone, penso che tutti si aspettino  una vecchia babbiona,con occhiali e i baffi,ma quando bussano alla porta e la vediamo aprirsi,la vista è del tutto diversa.
Una ragazza sui 25 anni,i capelli castani chiari, sono ondulati e lunghi fino alle costole, a un viso da bambina, e dei piccoli occhi azzurri. Magrissima e alta più o meno un metro e settanta. Indossa dei jeans stretti e neri e un maglioncino color crema,come le ballerine, niente camice, solo un cartellino attaccato sopra il seno. E al collo,ha la triad.

<<  Mi hai chiamata Mike? Oh..s-salve…>>

La salutiamo tutti i coro, Mike la guarda e poi le sfiora il labbro con un dito,facendo notare, anche a me,che è spaccato. La guarda con aria interrogativa e lei sorride,illuminando tutta la stanza.

<< Elizabeth voleva uscire a tutti i costi,ma non è ancora entrata nella fase in cui può andare fuori dall’edificio. E’ andata su di giri e mi ha spinta,niente di che. >>

Ha una voce molto delicata,la guardo sorridendo anche se lei cerca di non fissare nessuno per troppo tempo, forse perché ha paura di essere scambiata per una fans urlante,qualunque, o forse perché è veramente a disagio come sembra .
<< Allora Juliette, come tu ben sai, questi quattro individui, sono i Thirty Second to Mars e il malato di oggi è niente poco di meno che Shannon. Ragazzi,lei è Juliette Baker, Vorrebbero finire il tour, gli manca un solo concerto che si svolgerà a Londra e sono convinto che se tu andassi con loro,non ricapiteranno più incidenti simili.>

Per fortuna Mike,rompe il ghiaccio. Vedo Juliette sorridere a me e poi a Shannon e pietrificarsi quando vede Tomo. Lui incontra i suoi occhi e abbassa lo sguardo.

<< Dov’eri? >>
Mike prende Juliette per un gomito, sospirando ,come se si aspettasse quella domanda da lei.Juliette si divincola  dalla presa e và verso Tomo afferrandolo per il bavero della maglia,Mike cerca di allontanarla anche se la distanza fra Juliette e Tomo aumenta solo quando arrivo io ad afferrarla da dietro. La sollevo e mi metto davanti a lei,mentre urla.

<< Si è tagliata le vene,lo sai!? E’ quasi morta,razza di idiota,dove cazzo eri tu? Lo sai che lei è qui che ti aspetta da due anni? >>
Non capendo mi giro per guardare Tomo,incredulo.

<< Ma di chi parla? >>
Juliette si blocca con le lacrime,agli occhi .E mi trapassa con lo sguardo puntando contro Tomo.

<< Vale così poco per te,che non l’hai detto neanche a loro? >>
Tomo finalmente si avvicina a lei,però è diverso,è sconvolto, come poche bolte l’ho visto.

Shannon urla per farsi sentire e Mike ormai stà in disparte,finché anche lui, stanco delle urla non si fa spazio fra di noi.
<< DELLA SIGNORINA MILICEVIC. Della sorella di Tomo, Natalie. E sì, Tomo lei è ancora qui, è guarita, stà bene,ma non vuole andare a casa con un’infermiera e non ha nessuno che stia con lei,non voglio lasciarla  sola,perciò ha un appartamento tutto suo,vicino all’ospedale e ogni giorno viene qui.>>

Mike prende un foglietto dove scrive,qualcosa  e poi lo passa  a Tomo.
<< Il suo numero e il suo indirizzo.Fanne buon uso,ora signori,Shannon dovrebbe riposarsi,Juliette dovrebbe andare a fare le valigie e voi due,dovreste farvi seriamente una doccia.>>

Sorrido,anche se ancora esterrefatto da ciò che ho scoperto sulla sorella di Tomo.Usciamo dalla stanza di Shannon dopo averlo salutato. Ci sediamo in sala d’attesa e Juliette gira dall’altro lato. Non posso fare a meno di guardarle il sedere,almeno fin quando non mi ricordo di una cosa.

<< Ehy! Signorina Dottoressa! Il Bus parte alle 9 qui davanti! Puntuale! >>
Sento uno squillante “D’accordo” e sorrido per poi girarmi verso Tomo.

Tomo alza la testa e noto che stà piangendo come un bambino.Lo guardo quasi con tenerezza,mentre lui prova ad asciugarsi le lacrime e darsi un contegno.

<< Eravamo piccoli Jared,non mi ricordo quanto,ma eravamo piccoli. Lei più di me,ovviamente.Stavamo giocando in giardino, era estate e faceva molto caldo,ci piaceva buttare l’acqua sullo scivolo e poi scivolare,perché non potevamo permetterci di andare all’acqua park,così io le avevo proposto questo gioco che le era piaciuto molto. Uscì mia madre, era molto ubriaca,ci disse che urlavamo troppo,tirò un pupazzo per strada, era il preferito di Natalie,lei lo andò a prendere mentre mia madre mi diceva che ero un’idiota,fallito e sarei diventato come mio padre,un coglione che picchia la moglie e la figlia,stavo per risponderle a modo, come sempre, ma sentii un urlo,mi girai..avevano investito Natalie,se ne stava sdraiata sul ciglio della strada piena di sangue,chiamai il 911 e mia madre  rientrò in casa ,quando arrivò l’ambulanza,venne mio padre  con noi,sembrava il papà modello,mi comprò anche il gelato,una notte mi addormentai,quando mi svegliai,ero solo,andai in camera di mia sorella,mi sembrava di sentirla piangere,quando aprii la porta,mio padre ci stava scopando. La stava scopando ,Jared. Lei era piccolissima e piangeva ,ma lui le  tappò la bocca,chiamai un infermiere. Una settimana dopo eravamo in casa famiglia,e Natalie non era più la stessa,è scapata non so quante volte e quando io sono venuto a Los Angeles per i provini con voi,tornai a casa  per dirle che ce l’avevo fatta,ma lei non c’era più.>>

Il racconto di Tomo,mi spezza in non so quante parti,penso di sentirmi malissimo,perché capisco solo ora di non sapere molto sulla vita del mio migliore amico.Gli poggio una mano sulla spalla,mentre ormai piangiamo all'unisono.

<< Và da lei, ci vediamo domattina >>
  
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