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Autore: Thanatos_dark    23/04/2014    1 recensioni
"Quella notte si rese conto di quanto potesse essere pesante il fardello della sopravvivenza. Ora comprendeva nelle molte ore di studio che le era stato imposto dalle regole studentesche, come dovessero sentirsi i generali che andavano in battaglia per difendere e far trionfare la propria patria, per non farla cadere prigioniera di un nemico che l’avrebbe schiavizzata."
Non c’è un modo per sfuggire al nostro destino. E questo Berit lo capì in una notte gelida di ottobre, quando anche la sua famiglia fu sterminata dai locoth, esseri orribili dal corpo di leone e dalle zanne di drago. Ma se la vita le porta via qualcosa, le dona anche ciò che poi riuscirà a salvare la sua stessa razza. L’amore.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       Berit: the last werewolf

Urla. Strepiti e chiasso. Botte. Orrore e sangue. Questo è tutto quello che ricordava di quella sera. La sera in cui qualcuno la costrinse a crescere. Qualcuno che aveva sempre visto come un nemico della razza, un ostacolo alla sua sopravvivenza. Un locoth, essere malvagio, sottospecie di demone che li aggrediva ogni notte. I locoth sono grandi esseri dal corpo di leone e dalle zanne di drago. Davano loro la caccia perché un tempo erano loro i signori della notte e delle foreste. Poi sono arrivati loro, i licantropi. I locoth sono stati costretti a rifugiarsi nelle loro tane perché loro si moltiplicavamo a dismisura. Ora era triste pensare che lei e la sua famiglia erano l’unica famiglia al mondo di licantropi ancora esistente.
Quella notte si rese conto di quanto potesse essere pesante il fardello della sopravvivenza. Ora comprendeva nelle molte ore di studio che le era stato imposto dalle regole studentesche, come dovessero sentirsi i generali che andavano in battaglia per difendere e far trionfare la propria patria, per non farla cadere prigioniera di un nemico che l’avrebbe schiavizzata. Ora sapeva come ci si dovesse sentire ad essere qualcosa di più unico che raro. Perché lei era l’ultimo licantropo, figlia di uno dei tanti uomini che al tempo era stato maledetto. La sua razza era nata per via di una maledizione.
Si racconta che una sera il principe dei demoni abbia radunato tutti i demoni che ebbero peccato contro di lui di superbia. Li avrebbe trasformati negli animali che le loro anime rappresentavano. L’anima di Fenrir, il primo demone ad essersi ribellato a lui ricordava quella di un lupo che solitario si aggirava nei boschi in cerca di una preda. Così lui fu il capostipite della sua razza, quella di suo padre e di suo padre prima di lui. Con il tempo la razza si rafforzò in potenza e numero e i loro simili erano sparsi su tutta la terra. Ma i locoth reclamavano il loro territorio e non accettavano di essere spodestati come re tra gli esseri soprannaturali che popolavano la terra. Non poche furono le battaglie per la supremazia, tutte vinte da loro licantropi. Ma le battaglie si sa, logorano la società e pian piano questa diventa sterile. Così è successo alla loro. Ed ora si ritrovava ad essere l’ultima della sua razza.
Non era facile correre con il vento che le sferzava il volto e con gli arbusti secchi degli alberi che sembravano mani pronte ad afferrarla per spingerla in basso, contro il freddo manto innevato. Sentiva le urla e i ringhi dei locoth. Ma erano giovani, proprio come lei. Alcuni di loro non dovevano avere più di diciassette anni mentre lei ne aveva ormai vent’uno. Con un agile salto aumentò la distanza che li separava ma se voleva sfuggire loro era al fiume che doveva mirare. O morire assiderata o morire sbranata. Oppure trovare una via di fuga. L’ultima possibilità le sembrava la più allettante. Con ululato di guerra si buttò nel fiume, restando sotto e osservando i movimenti dei locoth. Non erano stupidi e sapevano benissimo che si nascondeva lì perchè le sue tracce si interrompevano in quel punto esatto. Ma per qualche strano motivo nessuno di loro aveva attaccato. Nessuno si era gettato in acqua. Eppure quei bestioni non avevano paura dell’acqua visto che arrivava loro solo al petto mentre per lei era molto alta e profonda. Cercò di non respirare, tappandosi la bocca per non far salire in alto le bollicine che avrebbero tradito la sua presenza e allo stesso tempo si guardava intorno per cercare di capire cosa li avesse spinti a non tuffarsi e a lasciarsi sfuggire la preda più importante della loro vita. Quando lo capì era troppo tardi perché si trovò completamente in balia della corrente. Con l’ossigeno che ormai mancava si costrinse a farsi coraggio e a salire in superficie, notando solo poco prima di andarci addosso, uno spuntone appuntito che svettava dal torrente.
<< Auuuuh!! >> Quell’urlo di agonia la colse impreparata. Soprattutto quando capì che era uscito dalla sua gola. Ma come era possibile? Intorno a lei l’acqua era macchiata di sangue eppure  non le sembrava di essere ferita. Poi capì. Abbassò lo sguardo terrorizzata sul suo fianco dimezzato e sulla gamba che era sull’ orlo di spezzarsi per la forza della corrente che voleva trascinarla via. Ormai non la sentiva più per via della congestione che si era impossessata della parte inferiore del suo corpo.
I locoth sghignazzavano guardandola in balia della corrente. Cercava in tutti i modi di stringere i denti per non mostrare loro quanto in realtà stava soffrendo ma quelli sembravano leggerle l’anima. I loro latrati si fecero più acuti man mano che proseguiva e capì il perchè quando il terreno perse consistenza sotto i suoi piedi. La cascata la stava inghiottendo e precipitando in un lago ghiacciato.
Credo che per esperienza si possa dire che quando si sta per morire ci passi davanti la nostra vita. Lei rivide la sua infanzia passata a correre e cacciare tra i boschi insieme a suo padre, i momenti in cui sua madre piano le insegnava a temere la luna ed i suoi effetti quando diventava piena. Rivide se stessa nell’atto di vincere i giochi dei giovani licantropi quando dovevano entrare nell’età adulta. Era arrivata prima tra le donne e sconfitto tutte le altre. Ma in quel momento non sembrava avere importanza. Ormai era finita. L’ultima cosa che percepì quando cadde nel laghetto ai piedi della cascata fu un forte dolore al collo e il penetrante odore del suo sangue che le penetrava nelle narici. Poi perse i sensi e sulla sua coscienza calò il buio di chi sapeva che non c’era nessuna speranza di salvarsi.
  
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