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Autore: metaldolphin    23/04/2014    7 recensioni
Rufy è un'infinita fonte di divertimento e disperazione per i suoi compagni di Ciurma.
Ma il Capitano certe cose dovrebbe conoscerle e se non le sa, ci pensano i suoi amici a spiegargliele.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Comunque insieme'
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La domanda del Capitano era giunta tanto inaspettata quanto poco desiderata.

Mentre Robin sorrideva dietro la mano, la ben più impulsiva Nami lo schiantò a terra con un pugno.

Udendola, il resto dell’equipaggio era scomparso, come per magia, sottocoperta, sottraendosi all’ingrato compito di rispondergli ed abbandonandola a chiarire le idee a Rufy. Dopotutto, riflettendo, non poteva delegare ad altri qualcosa che aveva scatenato lei, anche se non da sola… l’unica cosa rimasta da fare era quella di coinvolgere il corresponsabile, naturalmente.
Così tuonò, all’indirizzo della palestra: -ZORO!

L’interpellato si sporse con aria assonnata e la cosa le fece ribollire il sangue nelle vene: diceva di allenarsi e poi se la dormiva? Quello scansafatiche avrebbe avuto messo in conto anche questa immane colpa.
Per il momento, però, la questione da affrontare con urgenza era di altro genere e ben più grave, quindi gli intimò di venire giù.
No, non avrebbe affrontato da sola Rufy… le veniva da piangere al solo pensiero ed anche la sua sorellona se l’era svignata, lasciandola al suo destino.

Mentre Zoro li raggiungeva, Nami sollevò da terra il Capitano prendendolo per la collottola e gettandolo a sedere su una delle sdraio.

Passando una mano sul bernoccolo che la Navigatrice aveva diligentemente scolpito sul suo cranio di gomma, Rufy lamentò, nella proverbiale ingenuità che lo contraddistingueva: -Nami! Mi hai fatto male! Ma che ho detto, stavolta? Ti ho solo chiesto da dove è entrato il bambino che hai nella pancia!

A sentire quelle parole, Zoro, che si stava avvicinando ai due, si bloccò, divenne paonazzo e fece dietrofront. Al che, Nami, ancora più rabbiosa, lo paralizzò, tirandogli un sandalo di legno sulla nuca con la precisione di un cecchino.
-Non ci provare, paparino!- lo minacciò, calcando il tono a denti stretti sull’ultima parola.

Rassegnato, quello tornò sui suoi passi, obbediente come un cucciolo e riportandole la scarpa. Gli sbalzi ormonali non avevano di certo giovato al carattere della compagna e la presenza di Rufy non migliorava di certo le cose.
Ancora in attesa di risposta, quest’ultimo aveva messo il broncio.

Preso un profondo respiro, Zoro iniziò con la solita storia delle api e dei fiori, ma l’altro, contrariato, lo fermò.
-Già sentita questa. Non prendetemi in giro. Lo so benissimo che poi arrivi alle cicogne, e di cicogne, caro mio, in mare non ce ne stanno. E i gabbiani portano solo il giornale. E poi avete detto che ha il bambino nella pancia, mentre la cicogna li porta già belli grandi…
Indicò il ventre dell’esasperata Nami: -E lei ha una pancia così piatta!- concluse, fiero della sua sconnessa logica.
Gli altri due si passarono una mano sul viso, senza speranza.

Poi Nami vide che Zoro afferrava il Capitano e se lo trascinava in palestra… ne fu terrorizzata: cosa avrebbero combinato, quei due?
Da un lato era contenta che il suo compagno avesse preso in mano la situazione, dall’altro aveva timore di cosa sarebbe potuto venire fuori dalle spiegazioni poco scientifiche e, sicuramente, poco ortodosse dello Spadaccino...

I due scesero un’ora dopo, ma Rufy aveva un’espressione inebetita e, incrociando il suo sguardo per un attimo, lo vide arrossire come un pomodoro maturo e poi fuggire via a rifugiarsi sulla polena in silenzio.

La donna lo guardò basita: -Zoro, ma che gli hai detto?- le chiese nervosa, sicura che lui avesse combinato qualche guaio.
Alzando le spalle con indifferenza, disse: -Era il momento che qualcuno gli spiegasse i fatti della vita. Gli ho chiesto se si fosse mai domandato delle differenze tra uomini e donne.
Era un po’ spiccio, ma fino a quel momento poteva andare, decise lei, annuendo per incoraggiarlo a proseguire.
-Cosa ti ha risposto?- chiese, curiosa.
-Che non si era mai posto il problema. Allora ho voluto sapere, secondo lui, a cosa servissero quelle differenze.
-Bene, bravo. Cosa ne ha dedotto?
Zoro era sconfortato e si passava una mano sulla nuca.
-Mi ha detto che le differenze servono solo a riconoscere i maschi dalle femmine…- ammise, alquanto deluso, e Nami gli fu subito solidale.
-Certo che, a volte, è proprio un idiota!- sbottò, incredula -A quel punto che hai fatto?
Lui si strinse nelle spalle e disse: -Gli ho detto come stavano le cose… tutte. Col gesso che uso per non far scivolare gli attrezzi dalle mani, ho fatto qualche disegno, per chiarirgli la faccenda, ma non voleva crederci.

Con la mano nuovamente spiaccicata sul viso, Nami ora capiva la reazione di Rufy: di sicuro Zoro non ci era andato piano, quindi decise di verificare e si avviò verso la palestra.
-Dove vai?- cercò di fermarla il compagno, imbarazzato.
-A vedere le tue opere d’arte
Zoro capì che se aveva deciso, c’era poco o nulla che potesse fare, niente sarebbe riuscito a distoglierla dalla sua meta.

Una volta in palestra, Nami si ritrovò in un ambiente molto particolare, quasi fosse un kamasutra illustrato da un incrocio tra un bimbo ed un cavernicolo. Comunque era tutto abbastanza chiaro… fin troppo, forse.
Sul pavimento c’era una rassegna di posizioni e parti anatomiche, e lei si voltò a guardarlo: -Non ti facevo così pervertito!- esclamò fintamente scandalizzata.
Poi scoppiò a ridere e ne indicò un paio: -Queste non le abbiamo mai provate… dobbiamo sbrigarci a farlo assolutamente, prima che tuo figlio cresca troppo!
Lo Spadaccino tirò un sospiro di sollievo: si era aspettato di doversi sorbire una delle sfuriate di lei e, invece, per fortuna, doveva darsi da fare…. Le si avvicinò con un ghigno.


Più in basso, Rufy rifletteva su quanto appreso.
Poi gli tornò alla mente il suo primo incontro con Boa e sentì qualcosa tendersi dentro i bermuda che era solito portare.
Sorrise.
La prossima volta, la Regina delle Amazzoni, sarebbe stata molto, molto felice di rivederlo!
   
 
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