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Autore: Need a real hug    23/04/2014    0 recensioni
Credete nel colpo di fulmine? Carlotta ha quasi diciassette anni e sogna una storia d'amore romantica come quella dei film ma ha difficoltà ad innamorarsi delle persone, si fida ben poco. In discoteca balla con un ragazzo per fare un favore alla sua amica (le piaceva l'amico) ma non prova nulla per lui, nè attrazione mentale nè tanto meno fisica. Impassibile come per gli altri ragazzi con cui ha ballato in precedenza. Ma qualcosa cambia, il continuo parlare di quella serata con le sue amiche le fanno venire in mente i colori delle luci e la musica forte, i suoi pensieri che come uccelli volavano e testa vuota per dare spazio ad altro. E se si fosse presa una bella cotta per quel ragazzo con cui ha parlato solo una volta?
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage, Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Come tutte le storie che si rispettino anche questa inizia con c'era una volta... Dunque, c'era una volta una ragazza di quasi diciassette anni che abitava a San Francisco; all'età di undici anni i suoi genitori si sono trasferiti in California perché avevano trovato un nuovo lavoro. Qui inizia una nuova vita per la giovane protagonista.

Alta 1,73 metri, con tutte le forme nei punti giusti, forse un pò più di carne nelle cosce e nei fianchi. I suoi capelli lunghi dal color ramato grazie all'uso dell'henné avevano ormai la ricrescita dell'originario castano scuro che Carlotta voleva nascondere a tutti i costi. Non c'era nulla del suo corpo che amava: gli occhi scuri e piccoli la rappresentavano molto, erano anonimi proprio come lei; le mani sottili dalle dita lunghe che lei scherzosamente paragonava a quelle di un alieno (anche se non credo che ne abbia mai visto uno); il naso un pò più grande rispetto alle proporzioni del viso, lei lo odiava talmente tanto da aver giurato a se stessa che non appena avrebbe trovato lavoro e fosse uscita da quella casa, avrebbe subito ricorso ad un intervento estetico.


Insomma, Carlotta non era affatto una ragazza contenta di sé. Forse i suoi genitori potevano impegnarsi un pò di più, ma tutte queste lamentele non porterebbero sicuramente a nulla, quel che è fatto ormai è fatto. Per non parlare del suo nome, Carlotta... non c'era nome peggiore di questo che i suoi genitori potevano darle "era il nome dell'hostess che in viaggio di nozze è stata con me e tuo padre - le ripeteva la madre - avresti dovuto conoscerla, sono sicura che l'avresti adorata quanto l'abbiamo adorata noi!". Ma Carlotta non ne era affatto sicura, quel nome non rappresentava né femminilità né mascolinità, una via di mezzo non le piaceva per niente. 

  
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