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Autore: Torma    23/04/2014    18 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Buona sera! Sono molto contenta delle vostre recensioni e del fatto che non avete perso interesse :) Purtroppo è passata anche Pasqua ;( Sono tornata con un nuovo capitolo scritto subito dopo aver finito Allegiant (chi conosce la trilogia di cui sto parlando potrà capire il mio dolore) quindi vi anticipo che ho inserito due citazioni di questo struggente epilogo spero vi piacca ora bando alle ciance e buona lettura . Un bacio a presto -Torma
P.S. Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete possiamo consolarci insieme per la fine di Allegiant xD
27.
Pov Peeta
Ho sonno, sono stanco, vorrei chiudere gli occhi e lasciarmi scivolare tra le braccia di morfeo, ma non riesco. Sposto il mio sguardo dal soffitto della mia camera da letto sulla schiena scoperta di Katniss che dorme teneramente al mio fianco, i lunghi capelli castani le solleticano le spalle nude, la accarezzo e le sistemo la spallina della camicia da notte. Prenderà freddo se non la copro, rimbocco le coperte e scivolo fuori da questo letto, sembra quasi che le coperte siano di cemento, pesano su di me opprimendo ogni mio respiro, non ce la faccio più. Solo qualche giorno fa il fatto di averla nel mio letto tutta per me mi avrebbe reso il ragazzo più felice della terra ma oggi il fatto di averla qui mi terrorizza, l'idea che mia madre farà di tutto per rendersi sgradevole mi pietrifica, Katniss apparentemente può sembrare forte ed è quello che vuole fare credere alle maggior parte delle persone, ma io so, io so che è più fragile di quanto lei stessa possa immaginare. Ho paura che possa crollare sotto pressione e una cosa di cui sono certo è che una donna come Elisabeth Mellark sia in grado di molte cose, sopratutto spingere al limite i suoi figli stessi. Passo meccanicamente le dita sulle piccole cicatrici bianche ormai invisibili sui miei polsi e mi appresto a controllare che la casa sia perfetta. Sembra tutto in ordine , tutto è pulito, ho cambiato le lenzuola della camera degli ospiti ben due volte per sicurezza ,ma sicuramente non basterà. Guardo con ansia le lancette dell'orologio avanzare inesorabilmente. Sono le tre. Peeta calmati, respira, sei ossessivo, forse il mio perfezionismo dipende proprio dal fatto di non essere mai stato abbastanza, devo trovare qualcosa da fare o impazzirò...I piatti! Rilaverò tutte le stoviglie, questo mi terrà impegnato per un po'... Inizio a insaponare e sciacquare tutto ciò che trovo in cucina, è malato ma terapeutico in qualche modo. Quando Jake mi ha detto che nostra madre sarebbe venuta in città mi si è raggelato il sangue nelle vene. Ogni figlio dovrebbe stravedere per la propria madre ma per me non è così , voglio bene a mio padre ma per sua moglie  ho smesso di provare affetto molto tempo fa.
Non ero mai stato il suo preferito, fin da piccolo i miei fratelli oscuravano tutte le cose degne di nota che potevo fare, essere il terzo figlio comportava essere all'altezza delle aspettative, pensavo si aspettasse che io fossi come gli altri due, ma anche se ci riuscivo non veniva considerata una grande impresa, visto che loro lo avevano fatto prima di me, se avevo voti alti non era importante perché sia Marcus e Jake ci erano già riusciti , diventato il capitano della squadra di hockey non mi era stato fatto neanche un complimento in quanto Jake era il capitano e quarterback della squadra di football da due anni prima di me. Non ero in grado di far nulla per lei. E purtroppo non sapevo il perchè...
Non riuscivo a spiegarmi tanta indifferenza ma neanche tanta crudeltà, le mie punizioni erano le più esemplari della casa, chiuso nel ripostiglio per aver fatto cadere una forchetta mentre eravamo a tavola , costretto nell'angolo per aver rotto un soprammobile che non avevo mai visto , mandato a letto senza cena perché arrivavo tardi a scuola quando era lei ad accompagnarmi in auto . Comportamenti inspiegabili fino a quel giorno di settembre. Avevo undici anni, mi ero nascosto nella dispensa per evitare che mia madre scoprisse che Jack Mcall mi aveva fatto un occhio nero a mensa, sfogliavo e leggevo un libro che mi aveva regalato il nonno alla luce di una piccola torcia, quando il silenzio irreale della casa fu squarciato dalle grida dei miei genitori o più precisamente da quelle di mia madre, spensi la luce e trattenni il respiro, sapevo bene che se mi avesse scoperto avrebbe scaricato la sua ira su di me, non volevo essere picchiato,succedeva troppo spesso, mia madre era furente per qualcosa che aveva fatto mio padre , era appena tornato dopo qualche giorno fuori per lavoro, ma non sapevo esattamente dove era stato...
- Ti avevo detto che non ci potevi andare!! Credi che io sia stupida?!? Quando Marge mi ha telefonato dicendomi che saresti partito per un urgenza di lavoro ho capito subito che era una bugia ! Insegna a mentire ai tuoi collaboratori!- - Sono un uomo adulto, per l'amore del cielo Elisabeth! Se tu non avessi fatto l'isterica non sarei partito di nascosto! Sei una pazza!- il grido isterico di mia madre mi fece accapponare la pelle , non avrei mai voluto essere al posto di mio padre, tirai forte a me le ginocchia - Mi fai schifo!!! Non voglio che tu riveda quella donna!-
Ero confuso.
- Siamo solo amici ! Quante volte devo ripetertelo!?! Rispetto il nostro matrimonio!- - Non dovevi andarci!- continuava a ripetere mia madre strillando - Maledizione Elisabeth sta zitta!! Era il funerale di suo marito!! Non sono andato li per tradirti non me ne frega proprio niente di farlo!- il tono di mio padre aveva perso la sua tranquillità era furioso come non lo avevo mai visto - Quella donna è a causa della crisi del nostro matrimonio - -Il nostro matrimonio è in crisi perché tu lo vuoi mandare in aria , sei tu che rovini tutto , sei tu che te la prendi con Peeta per cose che non ha fatto, non è colpa sua se non ti amo più come una volta è solo colpa tua-
Io? I miei genitori litigavano per me e una donna, non volevo essere li e non avrei mai voluto sentire le parole pronunciate poi da quella donna
- Io Quello non lo volevo ! -
Ma ero li e il mio cuore si è fermato...
- Quello è solo tuo figlio! Non voglio qualcuno che mi ricordi costantemente che tu ami un' altra donna -
...a causa della consapevolezza che si faceva viva dentro me. La conversazione si troncò dopo che mia madre ebbe lasciato la stanza sbattendo la porta.
Da quel giorno è stato tutto molto più chiaro non è che mia madre mi volesse meno bene dei miei fratelli proprio non mi voleva , ero il simbolo del loro amore finito. Non ho mai raccontato a nessuno quello che quella sera ho sentito , sono rimasto tutta la notte seduto su quel pavimento freddo con il cuore spezzato e da li ho iniziato a vivere con una nuova consapevolezza , era inutile piacere a mia madre, se volevo vivere felice dovevo allontanarla e così ho cercato di fare per il resto della mia adolescenza fino a quando sono partito per il college. Se lei non mi voleva perchè io dovevo volere il suo amore? Potevo farcela anche senza di lei.
Questa mia decisione però non le impedì di rendermi la vita un vero inferno, far soffrire me era il suo modo per difendersi da tutte le sofferenze che mio padre le aveva procurato, ed è forse è per questo che soffrivo il doppio, perchè lo sapevo, sapevo che nonostante tutte le volte che avevo immaginato che lei avesse fatto una cosa per me, per dimostrarmi che mi voleva bene , non era vero, lo aveva fatto per caso, perche nel suo cuore non c'era spazio anche per me, l'uniche attenzioni che mi rivolgeva erano cariche di disprezzo e rancore ed è per questo che lo feci.
Passo la lama di un coltello tra le dita , è lucida e fredda, mi ricorda lei in qualche modo, quando quel giorno appoggiai quella lama sulla mia pelle il dolore fu per lo meno lo stesso che provavo per lei ma nonostante facesse male la sensazione di calore del mio sangue caldo fu qualcosa di nuovo quasi piacevole e da quello che ricordo me ne rallegrai anche, non mi era mai stato dato un abbraccio da parte sua così caldo..
-Peeta!- La voce impastata di sonno di Katniss mi fa sobbalzare, il coltello mi scivola dalle mani cadendo nel lavandino, sento una sensazione di bruciore e poi caldo, mi sono ferito un dito, osservo il mio sangue gocciolare sul pavimento -Peeta sanguini!- Katniss si precipita verso di me e prende le mie mani nelle sue, e sento ancora calore, quella sensazione di tepore che non potrei mai abbandonare -fammi vedere- mi dice con un pizzico di ansia nel tono di voce - Non è niente tranquilla- cerco di ritrarmi dalle sue attenzione - Stai qui!- mi fa sedere su uno sgabello e corre a prendere la cassetta del pronto soccorso. Dopo avermi medicato e messo un cerotto con un aereoplanino torna a guardarmi negli occhi - Che ti prende?- i suoi occhi grigi sono troppo inquisitori e non riesco a reggere il suo sguardo, mi precipito subito a pulire il pavimento con una alzata di spalle -Niente, mi ero dimenticato di lavare i piatti ieri sera e non riuscivo a dormire con tutto il tuo russare- mentre strofino con uno straccio il pavimento vedo con la coda dell'occhio il rossore delle sue guance e la sua impossibilità nel rispondermi, è tremendamente tenera quando è in imbarazzo, un giorno le dirò che non russa. Dopo qualche secondo richiama nuovamente la mia attenzione con uno sbadiglio -Torniamo a letto- dico tornando a dedicarmi a lei annuisce senza dire niente e si strofina gli occhi con la mano destra. Ci infiliamo sotto le coperte e si fa piccola tra le mie braccia, la stringo forte a me e le poggio un bacio tra i capelli, sento il suo profumo ed è tutto quello che desidero in questo momento, voglio sentire calore e questa ragazza è l'unica in grado di darmi tutto questo, pian piano questa ragazza un po' scontrosa e burbera ha rapito il mio cuore a furia di sorrisi timidi e sguardi complici,occhi risoluti e bellissimi, così diversi dai miei, carichi di altre sofferenze diverse dalle mie, è diventata la mia ragione di vita, mi rende felice e ogni giorno che passa sono sempre più consapevole che senza di lei non sarei mai più felice, ha un modo tutto suo di guarire le mie ferite,è il mio ossigeno, l'aria di cui i miei polmoni hanno bisogno per respirare,rende la mia vita degna di essere vissuta,perchè la vita anche se fa schifo,vale la pena di essere vissuta per i momenti in cui non fa schifo,ed è grazie a lei se ho ancora la forza di alzarmi al mattino.
 L’ho sempre saputo, fin da quando ero bambino: la vita ci ferisce, tutti quanti. E non c’è modo di sottrarsi ai suoi colpi.Ma ora sto imparando un’altra cosa: possiamo guarire, se ci curiamo a vicenda.
 
 
Il suono del campanello mi fa sobbalzare mi precipito ad aprire ed eccola li in tutto suo splendore , completo firmato capelli perfettamente lisci e in piega, tacchi neri lucidi , espressione severa  nascosta dagli occhiali da sole scuri, il Diavolo veste Prada. Davanti a me si presenta una bellissima donna capelli biondi tagliati a caschetto sfilacciato, attraente quanto cattiva  - Ciao Peeta - il saluto gelido mi fa rabbrividire -Ciao mamma- rispondo piatto mentre lei entra e si mette a perlustrare la casa, mi offro di aiutare papà con i bagagli - Ciao figliolo- mi dice con un sorriso e mi abbraccia - ti vedo in forma, sei cresciuto parecchio- - Non è vero pa'- cerco di dire mentre mi scompiglia i capelli, mio padre è un uomo alto e forse più attraente di mia madre , non sono genitori nella norma ,ma se mia madre a causa dei ripetuti lifting non ha nemmeno un ruga in faccia mio padre dimostra la sua età , mentre sistemo le valige nella camera degli ospiti sento mia madre polemizzare su tutto quello che non trova al suo posto o di suo gusto - Che brutto quadro- - Questa televisione è piena di polvere- - Il divano non lo avrei mai comprato nero- - Queste vetrate dovrebbero essere pulite..-
- Eih ragazzo tutto bene?- mio padre mi ha raggiunto - Certo papà , mai stato meglio- dico ironico - Le ho provate tutte per evitare di farla partire, ma sai benissimo anche tu che è impossibile smuoverla dalle sue decisioni - annuisco, in tutti questi anni, da quando ho scoperto la verità, cerco di capire come mai mio padre non abbia ancora lasciato mia madre.. - Chi è questa?!- il grido di mia madre mi perfora i timpani , accorriamo in salotto senza dire una parola e raggiunta quella donna, mi cedono le gambe per un attimo , sventola una foto mia e di Katniss , volevo aspettare il pranzo prima di annunciare il fatto che anche il loro figlio minore aveva trovato una fidanzata ma come immaginavo ci ha pensato lei ha scoprirlo - Lei è Katniss la mia fidanzata- Ammetto senza giri di parole mentre lei posiziona gli occhiali da sole sulla testa -Katniss?! E che razza di nome è?- dice maligna -Potrei farti la stessa domanda- non mi sono mai permesso di rispondere a mia madre ma Katniss è l'unica cosa che non può toccare -che razza di nome è Peeta?!- sembra spiazzata ma risponde subito a tono - Il nome adatto per un disgraziato che si fa abbindolare dalla prima brunetta che gli fa gli occhi dolci!- -Sei solo una..- -PEETA! ELISABETH! Smettetela subito. Se no prendiamo le valigie e torniamo subito a casa!- mio padre ci interrompe con tono risoluto -Non vi ho chiesto io di venire- dico a denti stretti mentre mio padre allontana quella donna dalla mia vista.
Mi siedo già stremato sul divano tenendo tra le mani la foto che ho strappato dalle mani a mia madre - E' carina- mio padre è appena tornato in soggiorno, non  la osservo mentre si avvicina -Posso?- mi chiede -mmh,mm- annuisco- Tua madre sta facendo una doccia, le ho parlato e sembra interessata a conoscere Katniss- lo guardo di traverso e legge tutto il mio disappunto nei miei occhi -Andrà tutto bene, te lo prometto- -Non ne sono molto sicuro- -Ti fidi di me?- sorrido, stare con lui è sempre stato diverso, non era un semplice rapporto padre figlio, eravamo uniti, siamo uniti contro di lei, o così me lo sono sempre immaginato -Non proprio ma d'accordo- mi sorride e mi passa il braccio attorno alla spalle dandomi una pacca amorevole - Adesso vai da questa povera ragazza e preparala . Ci vediamo per cena.-
 
  
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