Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Locked    23/04/2014    3 recensioni
Missing moment, Bash.
Il risveglio di Kurt che tutti avremmo voluto vedere.
La puzza delle stanze di ospedale si scontra nelle sue narici; disinfettante versato in batuffoli di ovatta sfilacciati, sangue liquido e denso nelle siringhe e uniformi plastificate e ruvide.
E’ buio, è notte. Una striscia di luce pallida e malata irrompe nel nero che lo circonda, facendosi prepotentemente spazio oltre la porta chiusa male da una qualche infermiera insonnolita.
Sente il peso di qualcosa di caldo e forte avvolgergli il torace e si culla per qualche attimo nel torpore del dormiveglia indotto dagli anestetici. Ma poi qualcuno invade il suo spazio personale, ed è Blaine. Blaine, Blaine, Blaine.
[...]
La sua testa è incastrata tra la clavicola e il collo di Kurt, l’aria esce dalle sue labbra e gli manda un milione di brividi infinitesimali lungo la pelle opalescente scoperta dal pigiama che qualcuno deve avergli fatto indossare mentre era privo di conoscenza.
Privo di conoscenza.
Come un’onda di uno tsunami, inesorabile e spietata, una pellicola sbiadita di ricordi lo travolge ed inizia a tremare. Chiude gli occhi, piccole perle lucide e trasparenti iniziano a sgorgargli da quelle pozze azzurre di oceano e a rigargli le guance.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note iniziali.
Lo so, sono in ritardo per un missing moment di Bash, ma andiamo, non abbiamo nemmeno avuto il risveglio di Kurt. Quindi, ecco come me lo sono immaginato.



 
Of scars and heartbeats.


 
Kurt spalanca gli occhi di scatto ed è tutto bianco. Le palpebre svolazzano qualche volta, prima che quella cortina opaca che rende i contorni di ciò che lo circonda sfumati e poco definiti sbiadisca e la vista torni normale.

Poi sente male ovunque; tra le costole destre, lungo le vene del polso, sullo zigomo sinistro, all’occhio, tra le fessure delle labbra, sopra al sopracciglio. E’ un dolore lancinante, appuntito; migliaia di spilli gli pungolano la pelle, centinaia di pugnali gli sfregiano il corpo pallido e glabro e non può semplicemente farci niente.

La puzza delle stanze di ospedale si scontra nelle sue narici; disinfettante versato in batuffoli di ovatta sfilacciati, sangue liquido e denso nelle siringhe e uniformi plastificate e ruvide.

E’ buio, è notte. Una striscia di luce pallida e malata irrompe nel nero che lo circonda, facendosi prepotentemente spazio oltre la porta chiusa male da una qualche infermiera insonnolita.

Sente il peso di qualcosa di caldo e forte avvolgergli il torace e si culla per qualche attimo nel torpore del dormiveglia indotto dagli anestetici. Ma poi qualcuno invade il suo spazio personale, ed è Blaine. Blaine, Blaine, Blaine.

Percepisce la sua colonia sopraffare ogni altro odore, ed è miele selvatico e pane fragrante e appena sfornato e cioccolata calda in una notte di neve e casa.

Il torace di Blaine è spalmato sul suo fianco destro, si alza e si abbassa con regolarità, quasi scandito da quell’insistente e irritante bip che la macchina accanto a sé continua ad emettere, lenta ed imperturbabile.

La sua testa è incastrata tra la clavicola e il collo di Kurt, l’aria esce dalle sue labbra e gli manda un milione di brividi infinitesimali lungo la pelle opalescente scoperta dal pigiama che qualcuno deve avergli fatto indossare mentre era privo di conoscenza.

Privo di conoscenza.

Come un’onda di uno tsunami, inesorabile e spietata, una pellicola sbiadita di ricordi lo travolge ed inizia a tremare. Chiude gli occhi, piccole perle lucide e trasparenti iniziano a sgorgargli da quelle pozze azzurre di oceano e a rigare le sue guance deturpate.

Sa che sono solo nella sua testa, ma sente voci piene d’odio, di rabbia, di disprezzo; sente pugni sordi e schiaffi forti, sente il rombo di un vecchio motore di un’auto in fuga perforargli i timpani e tutt’un tratto c’è un senso di nausea che gli risale lo stomaco.

Serra le labbra violacee in una riga dritta e stringe le palpebre, migliaia di minuscole pieghe a increspargli la pelle degli occhi. Percepisce Blaine agitarsi al suo fianco, capelli appiccicosi di gel non più incollati nella solita corazza, palpebre che sbattono furiosamente tra loro per sciogliere i grovigli di sonno che gli annebbiano la mente.

Kurt gli stringe il polso destro con due dita sottili, che è un po’ come dire sono qui, sto bene, non me ne vado. E Blaine sussulta, fa leva sul gomito e si sporge verso l’alto, due pozze d’ambra liquida al posto degli occhi, trema e singhiozza.

“Sei sveglio” un mormorio debole e speranzoso, la voce appiccicosa, impastata dal sonno. Kurt annuisce, piano, lentamente. Ogni singolo muscolo che si muove è dolore lacerante, acuto, come una scheggia di vetro che sfigura la pelle. Dalla gola di Blaine fuoriesce un rantolo, che è pioggia di lacrime aspre e salate e rumore di grida disperate e sospiri leggeri come piume. “Mai più” un singulto soffocato tra le pieghe del pigiama plastificato “non farlo mai più, ti prego” dei respiri pesanti per scacciare via gli incubi “mai più.”

La mano sinistra di Kurt si alza per stringere le spalle di Blaine, muta rassicurazione che sto bene, non ti lascio, ti amo, ma rimane intrappolata in aria, gli occhi che si spalancano, il cervello che prende a lavorare freneticamente.

“Blaine” esce fuori un po’ strozzato, ma le parole sono obbligate a rotolare lungo la sua lingua, “dov’è” si deve schiarire la voce, la gola infiammata e dolorante, “l’anello? Dov’è?” Blaine rotola a destra, alterando pericolosamente l’equilibrio della lettiga su cui sono sdraiati. “Te lo hanno dovuto togliere, per … per via dei controlli medici.” Volta la testa verso Kurt e gli sfiora coi polpastrelli la pelle pallida del viso, distesa candida e perlacea decorata da centinaia di lentiggini, nei punti non sfregiati dalle ferite.

Si infila una mano nella tasca dei pantaloni, combattendo per qualche secondo con la stoffa arricciata, ed estrae la fede. “Non puoi rimetterla, sai … per la mano.” Un’increspatura profonda sulla fronte e le labbra premute insieme nello sforzo di non piangere. Le palpebre che svolazzano freneticamente.

“Non fa niente” Kurt intrappola una grande quantità di ossigeno nei polmoni, e fa male, prima di continuare “basta sapere che è qui.” La stringe nel pugno, le nocche tumefatte ostinatamente tese.
Improvvisamente, Blaine sembra riscuotersi; “Stai bene? Vuoi che chiami un’infermiera?” si strofina la nuca col palmo della mano, i capelli ancora più scompigliati si attorcigliano in tanti piccoli riccioli.

“Sto bene” esala Kurt “ti prego, voglio solo dormire.” È uno sforzo enorme contrarre i muscoli e far uscire le parole “Torna qui” soffia, sperando che capisca che voglio soltanto starti vicino.

Blaine si accartoccia al suo fianco, cauto; gli sfiora la mandibola e il collo lentamente, il tocco caldo e gentile, attento. Le sue dita si intrecciano sopra il pugno chiuso di Kurt e porta le due mani suo sul petto, sopra al battito costante e regolare del cuore. “Ti amo” sussurra lui, calando le palpebre su quegli occhi azzurri, azzurri azzurri azzurri, le ciglia dorate sfiorano le guance, e a Blaine non è mai sembrato più bello di quanto lo sia adesso. Nonostante l’occhio violaceo, i graffi rossi, il taglio profondo sullo zigomo e il labbro superiore squarciato.

Gli stringe il pugno tra le dita e chiude gli occhi, lasciando fuori tutto tranne il respiro lento e profondo di Kurt al suo fianco e il calore della sua pelle tra le pieghe delle mani.

*

Il primo a svegliarsi, la mattina dopo, è Blaine. Spalanca gli occhi e la bocca in cerca di ossigeno, perché un nuovo incubo ha popolato il suo sonno ed è ad un passo dalle lacrime un’altra volta. Per l’ennesima volta. Scatta in avanti, seduto, mugolando dal fastidio poco dopo. Percepisce i muscoli indolenziti ancora prima di capire dove si trova, ma la consapevolezza si fa velocemente strada nella sua mente annebbiata. Richiude le palpebre, stringendole insieme. Sperimentalmente, con una torsione del busto, si sporge verso la figura rannicchiata al suo fianco.

Kurt è brillante, nella luce tiepida della mattina; i capelli castani scompigliati in ciocche sparse e disordinate sulla stoffa morbida del cuscino, la bocca rosea e ora meno gonfia dischiusa, la pelle lattea rilassata agli angoli degli occhi solcata dai segni che la stoffa delle coperte ha stampato sul suo volto, le mani avvinghiate a quella di Blaine in una morsa prepotente e bisognosa.

Inorridisce di fronte alle ferite che gli solcano il volto; la carne ferita e violacea, testimonianza dell’odio e del disprezzo e della violenza di persone stupide ed ignoranti; sente la rabbia ribollirgli nel sangue e risalirgli prepotentemente le vene.

Inspira ed espira, inspira ed espira, la cassa toracica che si espande ad un ritmo che dovrebbe sembrare regolare, ma è solo un’aritmia di singhiozzi e sospiri.  Kurt apre lentamente gli occhi, vagamente confuso, e i loro sguardi si intrecciano in una spirale di parole non dette. L’universo e le sue stelle si perdono nell’ambra lucida screziata di smeraldo ed il mondo torna a girare al ritmo giusto.

Tutto ciò che resta ai margini del loro campo visivo perde qualunque importanza; il pulviscolo luminescente visibile nell’aria alla luce dei timidi raggi solari, l’irritante e insistente ticchettio dell’orologio appeso alla parete bianca e spoglia, il delicato odore di miele spalmato su pane fragrante e quello più pungente di caffè concentrato, la scomoda quanto rassicurante presenza della fede stretta tra le loro mani.

Cautamente, attento a non provocare nessun tipo di dolore, Blaine si avvicina, i muscoli del collo tesi in avanti, lascia che il sapore del sangue gli si depositi tra le labbra e preme un morbido bacio sulla bocca di Kurt. Perché ne ha bisogno.

E Kurt intreccia una mano nei riccioli ribelli sulla sua nuca e lo tiene stretto a lui. Perché ne ha bisogno.

Contatto. Ecco cosa bramano. Semplice contatto, pelle contro pelle. Cuore contro cuore. Non ci sono domande, richieste, parole mentre i loro corpi si incastrano e si completano in un abbraccio impulsivo e prepotente e bisognoso e ti amo e lo so e stringimi più forte che più dolore di così non posso sentire.

Un respiro.

Ho avuto tanta paura.

Un singhiozzo.

Non lasciarmi.

Una lacrima.


Non ti abbandonerò mai.





Note finali.

E' angst, lo so, ma così doveva essere. Per una volta - miracolosamente - non ho nulla da dire. Vi prego, se vi va, fatemi sapere che ne pensate; mi farebbe immensamente piacere. Ci vediamo domani con chi segue A message away; altrimenti, ecco i miei contatti:
Tumblr
Ask
Un abbraccio grandissimo a tutti, e un grazie speciale ad Ambros che è un angelo. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Locked