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Autore: May Begood    23/04/2014    5 recensioni
[UkHun] [Inghilterra x Ungheria]
Ungheria conduce una vita tranquilla: è rimasta in contatto con Austria a tal punto che entrambi vengono visti ancora come un Impero; frequenta spesso Francia e Spagna per stare in compagnia dell'amico/nemico ormai ex Prussia; si dedica alla sua casa e ignora quasi del tutto ciò che avviene oltre l'Italia o la Russia.
Per questo rimane sconvolta dall' intervento di Inghilterra, determinato ad aprirle gli occhi, e poi il cuore, trascinandola prima in una semplice collaborazione, poi in un rapporto amichevole che sfocerà nella passione più ardente.
Ad ostacolare la loro relazione interviene Scozia: non accetta, infatti, il fatto che suo fratello sia riuscito ad averla. Inventa quindi delle scuse per tenerli distanti e farsi avanti con Ungheria per il puro gusto di farlo.
Anche Romania è contrario alla loro relazione e minaccia Ungheria di svelare il suo segreto alle altre nazioni. Queste credono infatti che il patto fra Inghilterra e l'altra sia per lavoro.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Scozia, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Succede al cuore'
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CAPITOLO  II

Dopo il pranzo, Antonio e Gilbert raggiunsero i fratelli Italia, mentre Francis mi accompagnò gentilmente alla Biblioteca. Aveva insistito così tanto che non ero riuscita a staccarmelo più da dosso. Era carino da parte sua volermi insegnare l'inglese, nonostante i suoi trascorsi con la nazione in questione. E poi avevo urgenza di imparare la lingua, era diventata una questione personale. Poco importava se Francia avrebbe approfittato per mettermi le mani addosso, anche se ne dubitavo e non poco: conoscevo Francis abbastanza da capire quando faceva il serio e quella volta sembrava davvero intenzionato ad aiutarmi. Certo, poi avrebbe allungato le mani, ma solo quando avrei fatto progressi e sarei stata capace di proseguire da sola.
Salimmo in ascensore per andare al quarto piano e lui mi raccomandò di prepararmi perchè sarebbe stata una vera sorpresa entrare nella sezione riservata ad Inghilterra.
  -Cosa intendi?
  -Ti consiglio di iniziare a studiare una base minima di inglese, le cose più elementari - disse, spostando dagli occhi un ciuffo biondo. Poi mi guardò, sorrise e continuò a spiegare.
  -Per quanto mi costi ammetterlo, Angleterre ha una storia davvero invidiabile e una letteratura molto interessante. Ha davvero passato di tutto. Sarebbe un vero peccato perdere tempo dietro sintassi e altre cose di cui in realtà nessuno si cura più da anni, e non conoscere la vera Inghilterra.
Sapevo che per lui era davvero difficile dire certe cose, perciò non lo interruppi nè provocai.
Dopotutto stava davvero solleticando la mia curiosità.
Eravamo giunti al piano quando Francia aveva cominciato a raccontare la prima volta che aveva incontrato Inghilterra.
  -Era piccolino, sai, ma cherie? E anche molto brutto, ma intelligente. Ed era rozzo, goffo e impacciato. Una voce sgradevole, le gambe storte, e poi...
  -Francis, credo che tu non debba concentrarti su questo!
  -Eh, sì. Hai ragione, mon amour: non si può non parlare di quelle sopracciglia.
  -La storia, Francis, concentriamoci sulla storia!
  -Bien. Tocca a te scegliere di cosa parlare, allora...
Ci fermammo davanti una parete contro cui ci era una enorme libreria. 
Cosa dico? Una? Ne erano tre!
Rimasi a guardarle con la bocca spalancata. Come poteva una sola nazione riempire tutti quegli scaffali da sola pur essendo entrata in contatto con tantissime altre nazioni? Io ne condividevo una che comprendeva allo stesso tempo Austria, Romania e Polonia. 
  -Sono tutte sue?
  -Sono tutti suoi, Eliza. I libri li ha scritti lui, insieme a Germania, America e me, per cui si troveranno anche le traduzioni in tedesco e in francese. Angleterre è molto legato alla sua storia e alle sue orgini, dovresti saperlo. Altrimenti avrebbe accettato l'Euro... quello snob...
  -E io da dove dovrei cominciare?
  -Dall'inizio, ma cherie. Se preferisci un testo particolarmente soddisfacente, potresti chiedere consiglio a Germania, ma questo ti toglierebbe altro tempo. Vedi quale ti sembra il migliore e il più esauriente e raggiungimi: vado a sedermi lì per ultimare i miei doveri politici.
Mi lasciò in preda all'angoscia più totale. Tutti quei libri parlavano di Inghilterra, quale avrei scelto? Non avevo idea di quale fosse il più soddisfacente. Alla fine mi convinsi che uno valeva l'altro, visto che per il momento non avevo neanche un'infarinatura dell'argomento.
Perciò presi quello che mi sembrava il più semplice e che aveva accanto la traduzione in tedesco e raggiunsi Francis alla scrivania, tutto intento a farsi notare da Seychelles seduta lì accanto: l'isola africana non perse tempo e cambiò sezione per allontanarsi da lui.
Ridacchiai e sedetti, cominciando a sfogliare il mio manuale.
Saltai due pagine, le solite che riportano i dati della pubblicazione, quando l'occhio mi cadde su un nome, o meglio sul suo nome.



 
"Storia dell'Inghilterra"
di Arthur Kirkland,
scritto con l'aiuto di Ludwig Beilschmidt.



 
Non ci ragionai molto in quel momento, passai piuttosto oltre, ma inizio a dire che da quel momento il nome umano di Inghilterra mi avrebbe tormentato anche di notte. 
Non so ancora bene il perchè, sebbene sia tutto finito.


In ogni caso, per farla breve, trascorsi l'intera giornata in Biblioteca con Francis (che continuava ad adocchiare e importunare una nazione dopo l'altra) e lessi i primi dieci capitoli. I primi erano relativamente breve, poi man mano si allungavano. Ad un certo punto, Francia mi aveva consigliato di dare un'occhiata e leggere anche la parte in inglese. Fu una catastrofe, ma lui fu tanto gentile da dirmi la pronuncia esatta e i vari significati.
Tornai a casa con un gran mal di testa, con il libro fra le mani e con quel nome sulle labbra.
Avevo dimenticato chi fosse. Lo ricordai solo riaprendo il libro per un'ulteriore ripetizione della pronuncia indicatami da Francia.
"Si chiama Arthur, quindi..." pensai. 
Pur volendo, non sarei mai riuscita ad indovinarlo.
Quel nome sembrava calzargli a pennello, nonostante non ne conoscessi il significato. Doveva essere piuttosto importante per il Regno Unito. 
  -Signora Ungheria.
Una delle ragazze della servitù venne a dirmi della telefonata di Austria.
Sbiancai. Avevo completamente dimenticato di chiamarlo.
  -Ciao, Roderich.
 -Elizaveta, perdonami se ti disturbo. Volevo chiederti se hai consegnato quel fascicolo ad Inghilterra.
  -No. Era in tedesco e mi ha chiesto di tradurlo in inglese.
  -Oh, giusto! Che sciocco. Se hai difficoltà, fammi sapere.
Dopo aver cenato piuttosto umilmente, andai a letto con il proposito di dormire, ma quel libro era poggiato sul comodino e sentii la necessità di leggerlo. 
La necessità, non la voglia.
La necessità è più forte, è questione di sopravvivenza. 
Ed io la sentivo.
Afferrai il volume e continuai a leggerlo. Il titolo dell'undicesimo capitolo aveva già acceso il mio interesse: 'Loving Elizabeth'. Avevo imparato a riconoscere il verbo 'amare' in inglese. Parlava di Elisabetta I, il quale regno era considerato il più fruttuoso dal punto di vista economico e commerciale. Fu lì che trovai la vera ragione per cui Spagna odiava Inghilterra: quest'ultimo aveva sconfitto l'Armada spagnola molto gloriosamente. Risi divertita ripensando all'espressione contrariata di Spagna ogni qual volta si parlava del suo vecchio nemico. Eppure il tono di Inghilterra tra quelle righe non sembrava voler manifestare la soddisfazione di quella vittoria: sembrava molto più tendente a descrivere Elisabetta. Ma credo sia il caso, per rispetto, di usare il nome nella sua lingua originale.
Evidentemente, Inghilterra aveva amato molto quella donna. Me ne accorsi dai soprannomi gloriosi e pomposi che usava per descriverla, ma soprattutto dalle righe in cui descriveva il suo rimpianto e la sua incapacità di accettare la sua morte.
Arrivata a quella parte, dovetti fermarmi per elaborare quelle notizie e per accorgermi che avevo iniziato a piangere. Le erano stati dedicati tre capitoli soli, ma sapevo che in Biblioteca avrei trovato volumi e volumi che parlavano di lei. Ecco, avevo finalmente trovato qualcosa su cui poter concentrarmi. Improvvisamente lei mi interessava, perchè era una parte della storia cui Inghilterra era particolarmente legato. 
Mi costrinsi a dormire, convinta che l'indomani avrei letto capitoli più lievi, meno dolorosi.

Riguardo al tranquillizzarmi mi sbagliai di grosso, perchè non appena mi svegliai la prima cosa che vidi fu proprio quel libro, e quindi il pensiero di Elizabeth risorse.
Il risultato fu una colazione difficile e l'assenza di volontà di fare qualsiasi cosa.
Non riuscii a prepararmi decentemente; quindi, quando Gilbert arrivò per prendermi e portarmi in ufficio, lo pregai di aspettare qualche minuto.
  -Che hai?
  -Che domanda...
  -Non hai dormito?
  -Non molto. Ho letto quasi tutta la notte.
  -Ah. Hai letto quel libro? Quello di Inghilterra?
  -Te l'ha detto Francis...
  -Me l'ha detto lui.
  -Comunque sì, ho letto quello di Inghilterra.
  -Ti piace?
  -La storia è molto interessante.
  -Però ti vedo abbattuta.
  -I capitoli di guerra lasciano un po' di amaro in bocca.
  -Quale guerra?
  -Quella contro l'Armada di Antonio.
Gilbert trattenne a stento una risata.
Tuttavia la conversazione finì lì, anche perchè ero stanchissima e il mio compagno di viaggio mi consigliò di dormire un po'.
Avrei dovuto immaginare che fosse una scusa per disorientarmi.
Quando mi svegliò eravamo tutt'altra parte. Vidi Francis e Antonio salutarci con entusiasmo e correrci incontro per accoglierci.
  -Hai portato anche Eliza?
  -Hola, Eli!
  -Dove... Dove diavolo siamo? Gil?!
  -Dai, scendi, Liz! Non pensiamoci oggi!
  -Gil! Gilbert! Ho delle cose da fare in ufficio!
Tutti e tre entrarono nel bar ridendo e ignorandomi palesemente.
Sbattei la portiera della macchina richiudendola e diedi un calcio alla mia borsa, senza pensare al contenuto. Senza avvertirli, mi incamminai: prima o poi sarei arrivata a Bruxelles.
La volontà e l'ottimismo scomparvero non appena mi resi conto che non ero neanche a metà strada. Ero stanca e la forza mi mancava per continuare. Inoltre, il mio vestito buono si stava sgualcendo e in preda alla disperazione mi sedetti a terra, sull'asfalto bollente per riprendere fiato. Non c'era neanche un albero sotto cui ripararmi dal sole. Stavo iniziando a pensare di spogliarmi, quando improvvisamente sentii un clacson suonare. Mi voltai e vidi un'auto nera, molto elegante. Il guidatore si tese verso di me e io riconobbi Inghilterra. Il mio cuore mancò due battiti, ma mi preoccupai di apparire più disinvolta possibile.
  -Ungheria? 
  -Inghilterra.
Mi guardò dalla testa ai piedi con aria preoccupata.
Disse solo: -Vuoi un passaggio?
Ovviamente accettai.
  -Cosa facevi da sola e ... a piedi? 
Sospirai e feci una risata nervosa: -Mi hanno abbandonata poco fa. Ti ringrazio per esserti fermato.
  -Di nulla, figurati. 
Sorrise. Un sorriso di circostanza, privo di qualsiasi emozione e abbastanza triste. Non avrei voluto incontrarlo quel giorno, dopo aver letto quei capitoli strazianti. Improvvisamente ricordai di avere il libro in borsa e strinsi le maniche dell'accessorio in modo involontario. Inghilterra lo notò, ma non disse nulla.
  -Hai parlato con Austria?
  -Oh, certo. Era molto dispiaciuto. Aveva dimenticato di doverlo scrivere in inglese.
Non parve molto convinto, ma anche stavolta non fece osservazioni. Annuì solamente.
In quel momento mi chiesi se fosse il caso dirgli che stavo leggendo un suo libro, ma preferii rimandare ad altro argomento. Avrei chiesto di Elizabeth, e non mi pareva il caso di insistere.
Proprio in quel momento mi resi conto di avere lo stesso nome della Regina.
E mi chiesi se Inghilterra, o Arthur, conoscesse il mio nome umano, se qualche volta ci pensava e cosa ne pensava. Elizaveta avrebbe potuto fargli ricordare la sua Elizabeth? 
Desideravo dirgli tante di quelle cose (che sapevo il suo nome, se sapeva il mio, cosa pensava della mia storia, se la conosceva), che alla fine ammutolii per tutto il viaggio.
Giunti a destinazione, mi fece scendere proprio al lato della struttura dove si trovava il mio ufficio e poi andò via, dall'altra parte della facciata.
Lieta di essere rimasta sola, mi rifugiai dietro la mia scrivania e ricominciai a leggere la storia di Inghilterra.
   
 
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