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Autore: LadyElizabeth93    24/04/2014    3 recensioni
SPOILER CAPTAIN AMERICA: THE WINTER SOLDIER.
«Bucky».
Quella parola uscì d'impulso dalle sue labbra, flebile come un sussurro.
Era certo di sapere che fosse lui, nonostante non riuscisse a vedere bene.
La sagoma si fermò di scatto non appena sentì quel nome.
Il Soldato d’Inverno si voltò lentamente. L’espressione seria, gli occhi contornati di nero, il braccio di metallo che rifletteva la luce del sole.
«Bucky…», ripeté il Capitano Rogers.
Non era in grado di dire altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Tu mi conosci».
«Non è vero!»


Quelle frasi risuonarono come un'eco nella mente di Steve Rogers. Erano tutto quel che riusciva a ricordare dopo ciò che era successo sull’helicarrier, ormai andato distrutto.
Era svenuto a causa di tutti quei pugni che aveva preso e del sangue che aveva perso. Il pavimento era crollato, e lui insieme ad esso, finendo nelle acque che si trovavano al di sotto.

Freddo.

Riuscì a malapena a muovere le dita della mano destra. Con il lieve tocco dei suoi polpastrelli sentì qualcosa di umido sotto di essi, sul quale era disteso.

Terra.

Non aveva memoria di essere arrivato fino lì da solo.
Si sentiva stanco, esausto. Ogni parte del suo corpo era dolorante, compresa la testa, le cui tempie martellavano come tamburi impazziti.
Aprì poco e con fatica gli occhi, ma riuscì a scorgere alla sua sinistra una sagoma nera che sembrava dargli le spalle, e che si stava pian piano allontanando da lui.
Sott'acqua aveva rischiato di affogare, ma qualcun altro lo aveva aiutato.
Era stata quella figura a salvarlo; quella figura che sembrava così tremendamente familiare.
«Bucky».
Quella parola uscì d'impulso dalle sue labbra, flebile come un sussurro.
Era certo di sapere che fosse lui, nonostante non riuscisse a vedere bene.
La sagoma si fermò di scatto non appena lo sentì parlare.
Il Soldato d’Inverno si voltò lentamente. L’espressione seria, gli occhi contornati di nero, il braccio di metallo che rifletteva la luce del sole.
«Bucky…», ripeté il Capitano Rogers.
Non era in grado di dire altro.
Il Soldato si avvicinò a lui di pochi passi, come incuriosito.

Perché continuava a chiamarlo in quel modo?

Ancora non riusciva a capacitarsi di tutto ciò che era accaduto sull’helicarrier: nonostante fossero nemici, l’uomo davanti a lui gli aveva dato una mano nel momento del bisogno, togliendogli di dosso un pesante pezzo della nave che ormai stava implodendo.
Aveva provato a comunicare, con quel tono di voce dolce e caldo, così diverso dai freddi obblighi che gli avevano sempre urlato.
Aveva rinunciato a combattere con lui, rimanendo impassibile ad ogni tipo di violenza da parte sua.
Lo aveva chiamato ripetutamente con quel nome a lui sconosciuto e che, tuttavia, risuonava come un campanello ogni volta che lo sentiva.
E gli aveva detto che, un tempo, erano stati addirittura amici.

Ma attorno a lui c'erano solo persone che gli davano ordini.
E doveva eseguirli.

Mentre gli parlava, numerose immagini riguardati quello stesso uomo erano apparse nella sua testa.
Immagini che avevano già fatto la loro apparizione qualche giorno prima, e sempre in presenza di Rogers.
Nel laboratorio degli scienziati che lo avevano plagiato, era quasi arrivato a toccare l'abisso del suo inconscio, ammettendo ai propri superiori e a se stesso che, in passato, lo conosceva.
Gli avevano risposto che l'aveva incontrato durante un altro incarico che gli era stato dato, però sapeva, dentro di sé, che quella non era altro che una menzogna.
Avevano resettato la sua mente, e in quel momento non poteva ricordarsi di quell'episodio.
Ma veri e propri flash cominciarono ad occuparla, e lo portarono a diventare scettico riguardo tutto ciò per cui credeva di essere nato.
Le parole del Capitano peggiorarono solo la situazione, facendolo sentire ancora più insicuro.
Non voleva credergli.
Non doveva.

Aveva cominciato a gridarlo per convincere se stesso e per non dargli ascolto; ma, nel profondo, enormi e pesanti incertezze lo facevano crollare, rendendolo fragile, quasi debole.
Tutto ciò lo inondò di una rabbia sfrenata e cominciò a picchiarlo, nonostante egli non ponesse resistenza.
L'ira crebbe sempre di più, per poi sparire improvvisamente quando lo vide precipitare.
Non riusciva a capire perché tutto questo fosse successo: non comprendeva il motivo per cui il suo nemico l’avesse aiutato, perché gli avesse detto quelle cose, né perché lui avesse visto quelle immagini che lo avevano fatto sentire in quel modo.
Ma ciò che davvero lo preoccupava, era che quelle "visioni", i dubbi o l’azione altruistica che Steve Rogers aveva avuto nei suoi confronti non avrebbero dovuto avere importanza, perché i comandi erano chiari: doveva porre fine alla vita della minaccia che Capitan America rappresentava.
E invece lui l'aveva salvato.

Quel gesto era stato fatto d'istinto, quasi come un riflesso incondizionato.
Aveva desiderato aiutarlo, perché non voleva che morisse, nonostante le istruzioni che gli erano state imposte.
Non riusciva più a riconoscersi. Il Soldato d'Inverno non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Perché lui era la sua missione, e doveva portarla a termine.

Eppure, più guardava quell'uomo dalla divisa americana e i capelli biondi, più lo trovava familiare.
Sentiva qualcosa dentro di sé che non ricordava di aver mai provato prima. Qualcosa che ormai lo fermava dal provocargli qualsiasi altro tipo di dolore.
Nella sua mente non c’era altro che confusione.
Steve cercava di mettere a fuoco ciò che aveva davanti a lui. Le tempie continuavano a fargli male, ma lui voleva vederlo.
Sapeva che prima o poi se ne sarebbe andato, anche se sperava il contrario.

Voleva guardarlo negli occhi prima che se andasse.

Il Capitano tossì. Un senso di bruciore proveniva dall'addome.
Il Soldato si avvicinò ancora di qualche passo, lentamente.
«Grazie», riuscì a dirgli Rogers con un filo di voce.
Il Soldato era sorpreso: nessuno gli aveva mai detto quella parola prima d’ora, o almeno per quanto riusciva a ricordare.

Nessuno gli aveva mai espresso gratitudine. Gli avevano sempre e solo dato solo ordini da eseguire.

Non riuscì a formulare alcuna frase, ma continuò a fissare Capitan America senza batter ciglio, mentre lui chiudeva gli occhi stanchi.
Altre immagini tornarono ad occupare la sua mente, come quelle che aveva già visto in precedenza.
Le sentiva sempre più simili, come se le avesse sempre avute dentro di sé, rinchiuse in un angolo delle sue memorie.
Aveva la sensazione che fossero veri e propri ricordi.

Non ce la faceva più a stare lì.

Fece per voltarsi e andare via, ma si fermò all'improvviso, con il desiderio di fare un'ultima cosa.
«Io ti conosco», disse, per la prima volta sicuro di sé da quando avevano combattuto sulla nave. Lo sguardo basso, la voce roca che non tradiva alcuna emozione.
Steve riaprì gli occhi lentamente appena sentì quelle parole, riconoscendo la voce dell'amico.
Sforzò la vista, e riuscì a vedere meglio di quanto avesse fatto prima. Quando vide Bucky, le sue labbra si incurvarono in un sorriso: credeva che se ne fosse andato.
«Verrò a cercarti», disse poi, con tutta la forza che riuscì a trovare per poter parlare.
Barnes rimase fermo ancora per qualche secondo, per poi voltarsi del tutto e lasciare da solo Rogers.
Mentre si allontanava, provò una sensazione nuova.
Stava iniziando ad assaporare la libertà.
In quel momento, decise di cambiare la sua missione: sarebbe fuggito, lontano dagli agenti dell'HYDRA, e non si sarebbe più fatto comandare da nessuno.
Doveva cercare il suo passato, capire cosa significassero quei flash e quale ruolo avesse avuto il Capitano nella sua vita, che immaginava dovesse essere importante, visto ciò che avevano fatto l'uno per l'altro quel giorno.
Voleva rimettere a posto le cose con se stesso e con le persone che lo avevano usato per fare il lavoro sporco.
E aveva bisogno di farlo da solo.

Ma si sarebbe fatto trovare dall’uomo che aveva salvato e che lo aveva salvato.
Lo avrebbe aspettato.
Fino alla fine.

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Angolo dell'autrice:
Questa è la mia prima fanfiction dopo taaaanto tempo senza scrivere. Ho passato davvero dei mesi di buio totale (?) ma, dopo aver visto il film ed essermi innamorata ancora di più della coppia Stucky (che già shippavo nel primo film), mi è venuta l'ispirazione. Ho amato la scena verso la fine, dove Bucky salva Steve, e quindi ho voluto approfondirla un po', rendendola più introspettiva rispetto a quella originale. Non ho messo chissà quali romanticherie, ma spero si noti quella spolverata amorosa che ho voluto mettere. u_u
Per il resto, spero sia piaciuta. Aspetto commenti e, perché no, anche critiche. :)
Bye!
Elizabeth

 
  
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