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Autore: telesette    24/04/2014    0 recensioni
[Kurogane]
Jintetsu non riusciva a credere alle sue orecchie.
Di nuovo Makoto lo guardò tristemente negli occhi, limpidi ed intensi come due gocce di rugiada al mattino, e di nuovo si mise a baciarlo.
Haganemaru non disse nulla, anche dopo diversi minuti che i due giovani erano ancora abbracciati sul posto, tuttavia non ci voleva certo un genio come il defunto Genkichi per indovinare il pensiero di una spada parlante così impicciona...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.  
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...  
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.  
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.  
Ciao Gina!

***

Nota Introduttiva:

Kurogane ( 黒鉄 "acciaio nero" ), opera scritta ed illustrata da Kei Toume, è un manga che ha visto la luce tra il 1996 e il 1997. Poco conosciuto in Italia, per non dire ingiustamente ignorato, ha avuto uno spazio sulle pagine di Kappa Magazine - "Storie di Kappa" ed è senza dubbio una delle storie più belle, appassionanti ed introspettive che io abbia mai letto. La versione ufficiale tradotta in italiano, edita dalla Star Comics per un totale di cinque volumi, NON risulta reperibile ( purtroppo! ) in alcuna ristampa.
Siamo sul finire dell'epoca Edo, in Giappone, dove l'unica legge che regna incontrastata è quella della spada e della violenza.
Il giovane Jintetsu Hitokiri, soprannominato "l'assassino" per la sua straordinaria abilità nel maneggiare la katana, viene ferito mortalmente dai cani di un cacciatore di taglie chiamato Santa... uccidendo sia lui che i feroci animali, prima di crollare al suolo esanime. Il suo cadavere viene dunque trovato e raccolto da un ronin di nome Genkichi, uno studioso particolarmente dotato nel campo della scienza e nell'arte di costruire complessi congegni meccanici, e così Jintetsu torna alla vita con un corpo fatto per metà di carne e ossa e per l'altra metà di acciaio. Purtroppo Genkichi aveva una vendetta da compiere, motivo per cui aveva deciso di "utilizzare" il corpo di Jintetsu come arma, e sfortunatamente muore subito dopo aver portato a termine la sua promessa nei confronti della donna che amava. Jintetsu si ritrova così costretto a viaggiare come un vagabondo, privo dell'aspetto umano e delle corde vocali, con l'unica voce e compagnia di una spada parlante di nome Haganemaru... anch'essa, frutto degli esperimenti di Genkichi, triste involucro per l'anima e la mente di un samurai defunto.
Durante il viaggio, Jintetsu ripercorre lo stesso sentiero di spada che si era tracciato, non per scelta bensì per necessità, combattendo perlopiù contro giocatori d'azzardo spietati e senza scrupoli ma anche stringendo delle amicizie lungo la via. Tra le figure più importanti, troviamo ad esempio: la giovane ed impulsivaMakoto che, per via di un malaugurato equivoco, sostiene di doversi vendicare di Jintetsu e perciò lo segue dappertutto, condividendo in realtà con lui un complicato rapporto di amore/odio che lei stessa rifiuta di ammettere; Renji lo spadaccino, detto "il Camminatore sul Fuoco", ucciso a tradimento dai suoi nemici prima di poter rivelare a Makoto di essere lui il responsabile della rovina occorsa alla madre della ragazza e al suo clan ( Jintetsu preferirà tuttavia tacere questa verità con Makoto, per non arrecarle ulteriormente dolore ); e infine la signora Ayame, una giovane donna estremamente furba ed abile coi dadi, che in più di un'occasione si dimostrerà amica di Jintetsu e Makoto... soprattutto per ricambiare l'aiuto che entrambi gli spadaccini le offrono, ogni volta che costei si mette nei guai con i proprietari delle bische e con gli strozzini privi di scrupoli.
Forse per la durata troppo breve della storia in sé, KUROGANE può apparire forse banale e povero di contenuti. In realtà è un'opera molto complessa ed affascinante, ricca di analisi introspettiva ed emozioni di grande impatto drammatico, capace di appassionare con la sua trama intensa dallo stile fluido e oltremodo scorrevole del testo.
Chiunque abbia la fortuna di mettere le mani anche sopra un solo volume della serie, di sicuro non rimarrà deluso/a.
Un manga veramente coi fiocchi, da leggere e rileggere più volte, con tutta la delicatezza, tragedia e comicità, dei vari momenti che sottolineano l'indiscussa qualità dell'opera.

***

Vivi per me, Jintetsu!

Nell'attimo in cui Makoto posò le proprie labbra sulla sua maschera di metallo, Jintetsu sembrò fortemente stupito.
Meno di alcuni mesi prima, quella stessa fanciulla fremeva dalla voglia di ucciderlo con le proprie mani, pur di vendicare la vita della madre e la fine miserabile occorsa a tutto il clan Akagi... E ora, invece, si era abbandonata a quel puro e semplice gesto di affetto.
Se Jintetsu avesse potuto parlare, probabilmente gli sarebbe sorto spontaneo chiederle il perché di quel bacio.
Haganemaru, percependo ciò che gli passava per la testa, fece per parlare in sua vece. Tuttavia, puntandogli contro severamente il suo unico occhio, Jintetsu lasciò intendere che facesse silenzio nel fodero.
Dopo averlo baciato sulla sottile fessura delle sue fredde labbra metalliche, Makoto strinse forte Jintetsu, abbracciandolo come mai prima di allora.
Jintetsu esitò, non tanto per l'incapacità di parlare quanto per la sensazione di calore che avvertiva nel corpo esile e minuto della fanciulla, e con le braccia riuscì appena a cingerle le spalle.

- Ho capito finalmente - disse Makoto, senza smettere di abbracciarlo. - In realtà, lo avevo già capito da un po'... ma era più facile, per me, continuare a scaricarti addosso la colpa di quanto è successo a mia madre!
- Che... Cos'è che hai capito? - domandò dunque Haganemaru, dando voce ai pensieri di Jintetsu.
- Che non sei stato tu a rubare quel denaro - rispose Makoto convinta. - Chiunque abbia commesso quel furto, facendo poi ricadere la colpa su mia madre e sul nostro clan, non puoi certamente essere tu... Di questo sono più che sicura!

Jintetsu non voleva né smentire né confermare.
Dire la verità a Makoto, significava rovinarle il ricordo dell'uomo che l'aveva salvata e cresciuta quando costei era a un passo dalla morte.
Che senso aveva, ora come ora, odiare un uomo che era già morto?
Renji aveva già pagato il prezzo dei suoi errori, dopo aver scontato anni di rimorso in silenzio accanto alla stessa fanciulla che sapeva essere infelice a causa sua, e Makoto non poteva riportare in vita sua madre mutando l'affetto per lui in odio.
Renji si era comportato come un vero padre per lei, tanto che l'affetto e la riconoscenza di Makoto si erano tramutate in qualcosa di ancor più profondo, e Jintetsu non se la sentiva di distruggere quella immagine dal cuore già duramente provato della fanciulla.
Per questo non si era mai proclamato innocente, pur non avendo nulla a che fare con quella triste storia.
Ciononostante Makoto sembrava aver capito abbastanza di Jintetsu, per continuare a ritenerlo colpevole di qualcosa che non aveva commesso.

- Avresti potuto provare subito la tua innocenza - mormorò lei.
- Non ho mai detto di essere colpevole - fu la pronta risposta di Haganemaru, sempre in vece di Jintetsu.
- Ma nemmeno ti sei discolpato - scattò Makoto rabbiosamente. - Ho continuato a darti la caccia, per qualcosa di cui eri e sei sempre stato innocente... Mi vuoi dire perché ti sei fatto carico del mio odio, visto che non era tuo ?!?
- Perché "odiare" può essere un modo utile per sopravvivere - rispose l'altro. - Ti serviva qualcuno da odiare, per darti forza e uno stimolo ad andare avanti, e io sono già odiato ampiamente dovunque vada... un odio in più o in meno, non fa molta differenza, per uno come me!

Makoto fece quasi per gridargli ma, riflettendo meglio sulla situazione, sapeva che c'era del vero nelle sue parole.
"Jintetsu d'Acciaio" era un giocatore d'azzardo, un killer a pagamento, e la stessa Makoto riconosceva mortificata di averlo più volte duramente ed aspramente giudicato senza neppure conoscerlo. D'altro canto invece, lui si era fatto tacitamente carico del suo disprezzo, convinto che fosse quello ciò di cui lei avesse bisogno.

- Perdonami - fece lei in un sussurro. - Perdonami, se non sono... se non sono riuscita a capirlo prima, io...
- Capire che cosa?
- Che il tuo cuore incide profondamente sulle tue azioni: tu non agisci solo per denaro, ma anche spinto dal cuore e da grande generosità; per questo, un uomo come te, non avrebbe mai potuto abbassarsi a compiere un'azione tanto infame come quella!

Jintetsu sorrise beffardo.

- Evidentemente non mi conosci abbastanza...
- Basta, smettila di prendermi in giro!

Le lacrime di Makoto erano la dimostrazione di quanto fosse enormemente e sinceramente pentita.

- Ho visto come agisci, e ho capito molte cose di te... Non puoi trattarmi da stupida, anche se non vuoi dirmi la verità!
- Non volevo trattarti da stupida - osservò l'altro. - Ma io sono quello che sono, e non ha senso attribuirmi dei meriti che non mi appartengono!
- Jintetsu, ti prego - concluse allora Makoto, dando voce ai pensieri più intimi e segreti del suo cuore. - Cerca di rimanere vivo il più a lungo possibile... per me!
- Eh ?!?

Jintetsu non riusciva a credere alle sue orecchie.
Di nuovo Makoto lo guardò tristemente negli occhi, limpidi ed intensi come due gocce di rugiada al mattino, e di nuovo si mise a baciarlo.
Haganemaru non disse nulla, anche dopo diversi minuti che i due giovani erano ancora abbracciati sul posto, tuttavia non ci voleva certo un genio come il defunto Genkichi per indovinare il pensiero di una spada parlante così impicciona.

   
 
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