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Autore: lafilledeEris    24/04/2014    6 recensioni
Ci sono quelle piccole cose di cui nessuno di noi può fare a meno. Abbiamo tutti quelle persone che, in un modo o in un altro, segnano la loro strada insieme a noi. Esistono quei piccoli riti di cui nessuno al mondo può privarci.
Huntbastia!AU Sebastian!Chef/ HUnter!Lawyer NYC AfterDalton
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I
[The Ark - It Takes A Fool To Remain Sane]

 

 

Ci sono quelle piccole cose di cui nessuno di noi può fare a meno. Abbiamo tutti quelle persone che, in un modo o in un altro, segnano la loro strada insieme a noi. Esistono quei piccoli riti di cui nessuno al mondo può privarci.

Era una sera di metà settembre, mentre su New York imperversava un furioso temporale, Hunter era appena uscito da lavoro – lo studio legale presso cui lavorava da ormai due anni – e come al solito non poteva venire meno al suo appuntamento quotidiano. Si fermò al solito negozio, con il signore italiano che gli sorrise bonario, mentre sceglieva il vino, come sempre era indeciso se prendere il rosso o il bianco, e finiva anche col prendere una confezione da sei di Corona, perché “Non si sa mai”, ecco cosa aveva imparato con Sebastian e le sue serate culinarie.
Ormai, i due avevano un appuntamento fisso: appena finito di lavorare Hunter andava al locale dove Sebastian lavorava come chef e, in cambio, portava da bere. Che poi, era un po' un controsenso, Sebastian glielo ripeteva sempre.
Al ristorante avevano una vasta cantina, ma lui si ostinava a non volersi presentare a mani vuote. Ogni sera cambiava qualità di vino, ma la combinazione era sempre la stessa: vino rosso, vino bianco e birra, questo perché Sebastian non gli diceva mai cosa avrebbe cucinato.

Arrivato a destinazione, bussò alla piccola porta di servizio, aspettando un segno per poter entrare.

“Entra” sentì dire, attutito dal rumore di pentole che venivano agitate e sbattute sui fornelli.

“Ehi!” lo salutò Sebastian, intento a far spadellare quella che sarebbe stata la loro cena per quella serata.

“Mh, che profumo!” Hunter respirò a pieni polmoni il delizioso profumo, mentre posava sul piano dal lavoro la busta di carta con le bevande e si toglieva il giubbotto. “Che hai preparato per stasera?”

“Fettuccine panna e salmone. Ora ti faccio vedere una cosa bellissima”. Alzò il dito, come per fargli cenno di aspettare, mentre si dirigeva verso un mobiletto in fondo alla grande stanza che ospitava la cucina.

“Brandy?” domandò curioso Hunter, quando vide cosa tenesse in mano Sebastian.

“Guarda qui, uomo di poca fede!”

Sebastian versò un po' di brandy nella padella, mentre dava un piccolo colpo col polso, per far saltare ancora la pasta, facendo alzare una fiamma che arrivò sino all'altezza degli occhi di Hunter.

“Questo me lo devi insegnare! Sai com'è, io sono il solito rozzo che il brandy lo beve e basta.”

“Pensa a fare l'avvocato!” Hunter arricciò le labbra e guardò storto l'amico.

“Prima o poi mi insegnerai a cucinare?” Hunter teneva il mento posato sulle mani messe a coppa, seguendo con lo sguardo ogni gesto di Sebastian.

“Assolutamente no! È già tanto che ti faccia curiosare nella mia cucina”.

Clarington corrucciò le sopracciglia.

“La tua cucina? Ma questo non è il tuo ristorante...”

Sebastian annuì, serio.

“Questa è la mia cucina e ritieniti fortunato se ti faccio restare mentre cucino” ammonì Hunter, agitandogli il mestolo sotto il naso.

“Cosa vorresti fare con quel mestolo?” lo schernì l'altro.

“Te lo ficco su per il...”

“Uh, come siamo sboccati!”

Sebastian lo guardò in cagnesco.

“Sei un tipo strano, Clarington. E io devo ancora capire perché ti lascio mettere piede in cucina, come se niente fosse”.

“Perché ti piaccio!”

“Non dirlo nemmeno per scherzo!”

“Ehi, come sarebbe a dire?” lo punzecchiò Hunter.

“Non ti guarderei nemmeno se fossi l'ultimo bicurioso sulla faccia della Terra.”

“Così mi ferisci” Hunter si mise le mani sul cuore, mettendo in scena la sua peggior espressione affranta, mentre Sebastian sistemava la pasta nei piatti.

“Mi dirai almeno il procedimento?” domandò sbattendo le ciglia in maniera teatrale.

“Smettila!” lo rimproverò Sebastian.

“Di fare cosa?” Hunter lo guardava in maniera fintamente angelica.

“Di fare questa cosa!” indicò il viso di Hunter “Sei inquietante, un uomo grande e grosso come te che cerca di fare gli occhi dolci ad un altro uomo per ottenere qualcosa. Che diamine, non sto ancora attraversando la fase checca isterica!”

Hunter si sporse verso l'altro stringendo le labbra verso fuori e strizzando gli occhi all'inverosimile.

“Disse quello che ci prova con mezzo mondo! Ma almeno mi merito un bacetto? Ho portato da bere!”

Sebastian afferrò il naso di Hunter, dopo che se lo ritrovò a pochi centimetri.

“Hunter, stai zitto e mangia, sei qui solo per questo”.

Il rapporto fra Hunter e Sebastian non era per niente strano, come poteva sembrare ad un osservatore esterno. Erano amici sin dai tempi delle superiori – entrambi erano stati alla Dalton -, si erano scontrati parecchie volte per divergenze riguardanti il Glee club; dopo le superiori avevano preso strade diverse, Sebastian con la scuola di cucina e Hunter con la facoltà di Giurisprudenza e il rapporto ne aveva un po' risentito, dato che si erano trovati dal condividere la camera da letto ( e qualche volta anche i ragazzi), al mandarsi qualche messaggio sporadico. Così, quando si erano ritrovati a New York, avevano riallacciato del tutto i rapporti, creando i loro rituali. Ecco perché si ritrovavano a ogni sera nel ristorante dove Sebastian lavorava, raccontandosi a vicenda la loro giornata.

Sebastian sporzionò la pasta nei piatti, per poi porgere coltello e forchetta ad Hunter.

Rimasero qualche minuto in silenzio, mentre mangiavano, lasciando che lo spazio fra loro venisse riempito dal denso fumo che saliva dai piatti, svanendo nel nulla poco dopo. Sebastian si aprì una birra e ne porse un'altra a Hunter, che la prese, aprendo il tappo con una forchetta. Smythe scosse la testa, cosa che venne notata dall'altro.

“No, Sebastian, non perderò questo vizio”, lo anticipò Hunter.

“Mi spieghi perché? Sei in una cucina fornitissima e fai sempre la solita cosa con la forchetta ”.

Hunter fece spallucce e punse un gruppo di pennette con la stessa forchetta.

“Abitudine, credo”.

In tutti quegli anni, i silenzi creati fra loro non erano mai stati imbarazzanti, ma avevano sempre avuto un loro perché.

C'erano state volte in cui si erano capiti solo guardandosi dritti negli occhi, o sfiorandosi appena, come se parlare fosse sintomo di violazione di una qualche regola non scritta, ma impressa nelle loro menti. Parlare per loro era diventato superfluo, dopo tutti quegli anni vissuti a stretto contatto.

“Come va con Meredith?” domandò curioso Sebastian.

Hunter alzò gli occhi al cielo.

“Si chiama Melanie” lo corresse.

La ragazza era l'ultima conquista di Hunter, entrambi sapevano che non sarebbe stata più di un'avventura, perché per Clarington nessuna ragazza che gli capitava fra le lenzuola poteva essere definita più di questo. Così, la povera malcapitata non faceva eccezione. Magari poteva anche essersi illusa che la sua storia con Hunter sarebbe potuta durare a lungo, ma la realtà dei fatti era ben diversa.

Era stata messa in soggezione da Sebastian, l'unica sera in cui Hunter l'aveva portata al ristorante in cui il primo lavorava. Il momento era stato imbarazzante. Solo per lei, ovviamente.

L'aveva squadrata e fin da subito non gli era piaciuta. Era troppo appariscente, troppo volgare, troppo tutto per uno come Hunter.

Sebastian scosse la mano, come a voler dire che non contava, che non poteva dare peso a certe sottigliezze.

“Le hai già detto che ti piace saltare di fiore in fiore, e delle volte che ti piace impollinare?” ghignò, come soddisfatto del suo doppio senso.

“No e non credo che questa storia possa durare tanto a lungo da poterglielo dire. E per la cronaca, detesto quando parli così della mia bisessualità. Il fatto che ti piaccia giocare “all'impalato”- mimò le virgolette - non ti rende migliore di me, sai?”.

Sebastian arricciò le labbra.

“Questa era cattiva!”

“Mai quanto le tue battute, passivella”.

“E tu che ne sai?”

Fu il turno di Hunter di puntare il dito contro Sebastian.

“Devo ricordarti che ti sei preso la premura – Hunter fece una smorfia un po' schifata – di raccontarmi ogni singola avventura di una notte? E parliamo di te, quindi da quando ci conosciamo hai avuto un ragazzo diverso ogni notte. E poi, tu hai detestato tutte le ragazze con cui sono stato...”

“Perché preferisco i maschi” spiegò l'altro allargando le braccia, con un'espressione angelica.

“Talmente tanto che finivi sempre rubarmi quelli con cui stavo, da sotto il naso”.

Sebastian sbuffò, mentre stappava il vino.

“Non è colpa mia se sono più bravo di te!”

“Tu non sei più bravo di me” Hunter corrucciò le sopracciglia “ Ti diverti solo a prendere quello che appartiene ad altri”.

“Perché sono più bravo di te “ cantilenò Sebastian, dopo aver bevuto un lungo sorso di vino.

“Perché siamo ancora amici?” domandò di getto Hunter.

Era una domanda che veniva fuori spesso, nei loro discorsi. Litigavano, si scontravano, venivano a parole, una volta si picchiarono addirittura, ma tornavano sempre. Qualunque cosa succedesse, si attraevano. Come quando Sebastian venne lasciato dal suo primo ragazzo – unica storia seria di sempre per lui. Aveva chiamato Hunter, anche se da due giorni non si parlavano più, a causa dell'ennesimo litigio, di cui nessuno dei due ricordava il vero motivo. Hunter era corso a casa sua e lo aveva trovato con gli occhi rossi dal pianto, le guance arrossate a forza di asciugarsi le lacrime e le labbra tumide a forza di torturarle.

Nessuno dei due avrebbe mai davvero dimenticato quella notte, ma entrambi erano troppo orgogliosi per ammettere di ricordarla.

C'era stato qualcosa fra loro. Forse era solo un ricordo sbiadito, forse aveva la consistenza di un sogno, forse aveva il peso di una voglia da levarsi, forse nessuno custodiva più sulle dita la sensazione di quella serata.

O forse entrambi amavano crogiolarsi nel segreto di quella sera. Perché vivere nei ricordi fa meno male che stare nel presente.

“Mi piace come cucini” commentò Hunter, cambiando completamente argomento.

“ A me piace averti in mezzo alle scatole, mentre cucino. Anche se prima o poi dovrò farti pagare”.

Hunter ghignò.

“Non lo faresti mai”.

“Tu per sicurezza continua a portare da bere, non si sa mai”.

 

 

 

N.d.a Ci sono riuscita! Il merito del prompt va alla mia Elenuccia, perché sì, è la mente geniale dietro a tutto questo. Mi serviva qualcosa di davvero figo, così mi ha dato l'idea di Seb!Chef/Hunter !lawyer. Devo fare delle precisazioni: per me Hunter è bisex, punto e basta. Senza se e ma, anche perché mi serviva ai fini della storia, avrei voluto dire qualcosa di meno, riguardo al loro rapporto ma siccome so che sarà una minilong, ho dovuto cambiare il modo in cui viene “diviso” il racconto del loro rapporto. Amo che si scontrino, ma...C'è un ma, che verrà raccontato nei prossimi capitoli.

Se volete, dite la vostra.

 

Bacino,

N.

 

 

 

 

   
 
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