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Autore: Tears990    24/04/2014    0 recensioni
Occhio, la personificazione della vista si ritrova catapultato nel passato perchè il Domani è stato ucciso, ora tocca a lui mettere tutto a posto.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Occhio e il Domani
Carlo Salvato

 

Buio, nero e profondo come lo spazio, popolato solo da vaghe figure evanescenti, luccichii ed aloni colorati.
Un’aurora boreale nasceva a sinistra, sfoggiando i suoi viola, i gialli e il verde baleno come frattaglie d’un passato lontano, uno spettacolo perduto nel tempo e nelle ere.
A destra si edificavano monumenti, imponenti e bellissimi, che sovrastavano il mondo dall’alto della loro grandiosità, ed ecco la sfinge, la muraglia cinese, la statua della libertà, la tour Eiffel ed il Cosmodromo di Nuova Londra, ma durarono poco e si sfaldarono subito sotto lo sguardo vigile di Occhio.
Improvvisamente, però, si ritrovò nuovamente nel buio, solo come sempre e avvolto in un silenzio di tomba.
Eppure aveva visto giorni migliori, dalla creazione dell’universo alla fine dell’umanità e di tutto il corso del tempo aveva viaggiato esplorando il cosmo attraverso milioni di occhi, aveva visto tutto, ma ora non vedeva più nulla.
L’oscurità lo avvolgeva in una morsa sempre più stretta, si sentiva accecato da questa impossibilità, menomato della funzione di grande storiografo, graffiato da milioni di mani e artigli acuminati che bramavano i suoi ricordi, volevano vedere ciò che lui aveva visto e ne dilaniavano il bulbo come mille lame.
Questa tortura sembrava non avere fine, eppure una luce si accese davanti alla sua pupilla; era una luce calda, bianca e crebbe sempre più fino a diventare bruciante, un rogo che scansò via quelle avide grinfie da Occhio e lo liberarono, poi si girò e si ritrovò steso su un pavimento.
Le assi di legno sotto di lui avevano qualcosa di familiare, quegli strani intagli, i buchi dei tarli e quelle forme avevano un sapore antico, come qualcosa di dimenticato.
Occhio si guardò attorno, era coperto da un lenzuolo vecchio e bucato, ricamato di piccoli merletti ingialliti, appoggiato per metà su di lui e per metà sul letto vicino.
S tirò su lentamente, con la forza di chi, intontito, si alza la mattina e si sente più fiacco di quando era andato a dormire.
Guardando il letto, anch’esso vecchio e malandato, ricordò che quella stanza era sua un tempo.
“Non può essere reale… questo è già stato, e non sarà mai più…” pensò tristemente tra se e se, poi si strappò un ciglio, per provare che non stesse sognando. Emise un piccolo lamento e cadde sulla schiena, allora ne fece uno più forte.
“Ahi… la mia povera coda… che male…” pensò poi rialzandosi a fatica.
“Ah, non sono più quello di una volta… ora sono un occhio vecchio e decrepito, ho visto tanto, nel futuro, che sono invecchiato al solo pensiero di ciò che mi aspettava. Ed ora eccomi di nuovo qui… ventitreesimo secolo.”
Fece qualche passo verso la finestra e cercò di vedere cosa c’era fuori da quella vecchia stanza. La sua attenzione si posò immediatamente su un pannello olografico del palazzo di fronte; sarà stato almeno di otto metri per quattro e copriva gran parte della facciata con i suoi spot pubblicitari.
Occhio rimase ad osservare quelle tristi parole che scorrevano di fronte a lui, ma le conosceva già, le aveva già lette tutte, una per una, nei minimi dettagli. Dentifrici, computer, telefoni… persino la quattrocentesima edizione del grande fratello.
Angustiato da tutte queste scempiaggini il vecchio occhio sospirò profondamente e alzò lo sguardo verso il cielo, ma anche quello era distrutto ormai, grigio e piatto, pieno di aeronavi fumose a riempirlo di veleno e tristezza.
“Mi ero scordato questo ventitreesimo secolo… come al solito il mondo credeva che nel futuro la vita sarebbe migliorata, che l’aria sarebbe stata più pulita, il sole più splendente e gli uccelli più numerosi… ma l’aria è sempre più tossica, il sole vecchio e stanco e gli uccelli estinti, intossicati dalle esalazioni dei motori.”
Occhio si voltò e fissò per qualche secondo una vecchia cartolina incrostata ed ingiallita, sembrava che dovesse sfaldarsi solo a guardarla. Raffigurava una spiaggia alle Hawaii, quando esistevano ancora, un secolo prima che quel tipo americano le facesse esplodere con una bomba tettonica, per cavare fuori l’oro che si trovava al loro interno.
Sospirò e una lacrima scese lungo il suo bulbo, al pensiero di ciò che non sarebbe mai più esistito, poi si strofinò per asciugarsi e si sedette sul suo letto.
“Povero mondo, povero pianeta, come molti altri sta soccombendo alla prima specie che si è evoluta, come successe anche a Marte qualche milione di anni fa… e io c’ero… I suoi abitanti lo seccarono completamente, distruggendo l’atmosfera, l’acqua e facendosi una guerra infinita che li ha portati all’estinzione…
Fortuna che sono l’unico della mia specie… almeno non ucciderò nessun mio simile…
La Terra sarà la prossima dunque… mi pare che fu proprio in questo secolo che tutti i potenti del mondo iniziarono a bombardarsi a vicenda per decidere chi doveva possedere più ricchezze e sudditi intontiti dai media. Quel giorno esplosero tutte le città del mondo, milioni di missili entrarono ed uscirono dall’atmosfera come fossero aghi di un sarto e mutilarono il pianeta riducendolo in polvere…”
All’improvviso un foglio di giornale entrò nella stanza spinto dal vento, e si posò addosso ad Occhio, allontanandolo da quei pensieri. Si dimenò un po’ per toglierlo, colto dallo spavento, poi mentre lo teneva stretto nelle sue ciglia lesse un articolo strano, uno che non aveva mai letto ed il fatto strano era proprio quello, perché lui li aveva letti tutti, dal primo scarabocchio nelle caverne all’ultimo cartellone pubblicitario della storia dell’universo.
La testata era quella del New Times e l’articolo in prima pagina riportava:
 

“HANNO UCCISO IL DOMANI”

 
A quel titolo drastico e apocalittico Occhio si sgranò e cercò di capire cosa stava accadendo.
 

“Il Domani è stato brutalmente ucciso, il corpo è stato ritrovato a galleggiare nel Mississipi questa mattina presto, impigliato nelle radici di un albero lungo la riva.
Il cadavere, crivellato da colpi di laser e crudelmente mutilato è stato preso in custodia dalla CIA e dall’MI6 straordinariamente in collaborazione con i servizi segreti Neo-Russi.
Da una prima analisi i coroner dicono che tutte le ferite sul corpo siano state operate contemporaneamente, ad esclusione di due tagli netti lungo i polsi, probabile causa della morte.
Sebbene possa sembrare un suicidio seguito dalle solite manifestazioni di bullismo a cui siamo abituati, si pensa ad un omicidio per l’efferatezza della violenza fatta al cadavere.
Gli inquirenti sono sulle tracce dell’assassino, ma senza alcun indizio sul luogo o sulle esatte dinamiche dell’accaduto non è certo che si arriverà ad un colpevole.”

 
Era allibito… il Domani, morto. Come?? Come, si chiedeva il povero Occhio, il futuro non esisteva più, era svanito così come svanisce la nebbia al mattino e non sarebbe più tornato.
“Forse è per questo che sono tornato qui, ora… ma come è potuto accadere? ... perché?”
Occhio passò l’ora successiva a girare in tondo nella stanza, terrorizzato da ciò che sarebbe accaduto di lì in avanti. Il futuro era la componente essenziale affinché il meccanismo che muoveva l’universo non si inceppasse, ma ora stava per fermarsi.
Occhio si spremette il bulbo per cercare di trovare una soluzione a quella sporca, strana faccenda, ma non gli veniva in mente nulla, tranne una cosa.
Allora si accasciò al pavimento e con un pennarello rosso vi scrisse a caratteri cubitali:


 

“IL GENERE UMANO HA DISTRUTTO L’UNIVERSO.”

 
Ebbene si era così, non esisteva una soluzione e non ne sarebbero più esistite perché il futuro non c’era più e senza di esso non si poteva progredire, ma solo tornare indietro. Non sarebbero più nati nuovi pensieri, nuove tecnologie o soluzioni ai problemi, né nuovi problemi, perché non esisteva più il tempo per pensarli.
Ma mentre Occhio giaceva al suolo, sconfitto e distrutto, il mondo fu scosso da un sussulto, tutto tremò come se qualcuno avesse frenato di colpo.
Il pianeta si era fermato, non girava più, ne su se stesso ne attorno al sole e assieme a lui si erano fermati tutti gli altri pianeti e le stelle, persino i buchi neri avevano smesso di risucchiare le meteore.
Ormai tutto era come cristallizzato, incapace di evolvere.
Nelle strade era il caos, chi stava mangiando non si saziava, chi non aveva fame invece non poteva più mangiare, chi scriveva non sapeva andare avanti, chi parlava non sapeva cosa dire.
Una donna stava urlando contro il marito mentre tutto si fermava ed ora non riusciva più a smettere e lui in silenzio non poteva più parlare, ma solo ascoltare all’infinito le sue urla; il vecchio che stava morendo al piano superiore era straziato dal dolore perché non era morto in tempo e ora avrebbe continuato a farlo per l’eternità.
Occhio sembrava essere l’unico immune a tutto ciò, dopotutto era l’incarnazione della e viveva sempre nel presente, mai nel futuro.
Come occhio era capace di vedere allo stesso tempo tutto ciò che vedevano gli occhi degli esseri viventi e non sparsi nell’universo, e ora stava vedendo il caos.
“Il presente è intatto, ma ancora per poco temo…” pensò fra se e se il piccolo bulbo “il presente è legato al futuro e presto mi bloccherò anche io come tutto il resto”
Ormai rassegnato alla fine si sedette davanti alla porta della stanza, tanto non poteva uscire, la porta era chiusa e non si sarebbe certo aperta, anche lei aveva perso il proprio futuro.
“Sono destinato a vivere in un computer bloccato finché non finirà la batteria… che triste fine per l’unico che potrebbe fare qualcosa… quando si dice l’ironia della sorte… ma quanto è bastarda, la sorte.”
Così Occhio si affacciò alla finestra e vide un poveretto che stava inciampando sul marciapiede, congelato nella caduta; ogni volta che stava per toccare terra si ritrova va al punto di partenza a cadere ancora e ancora e ancora.
Occhio decise di svagarsi un po’ prima di bloccarsi come gli altri e iniziò a guardare attraverso gli occhi dell’uomo, ma quando entrò dentro di lui cadde toccando il suolo.
Ancora una volta era allibito da ciò che era accaduto, una cosa impossibile, ma era avvenuta ugualmente.
Nel corpo dell’uomo si alzò in piedi e si guardò attorno, scrutando la strada e le altre persone accanto a lui bloccate senza scampo, poi volse lo sguardo alla finestra dalla quale guardava la strada, nella stanza, e vide il suo corpo bloccato come gli altri, allora capì.
“Io posso muovermi ancora, ma solo io… no, non solo io!”
Occhio si rianimò, forte di una nuova speranza per poter salvare ogni cosa, così iniziò a spostarsi da un corpo all’altro, mentre iniziava a sentire anche i suoi movimenti più rigidi.
Si sposto di sguardo in sguardo, da una videochiamata all’altra fino alle rive del Mississipi, dove un agente della CIA stava guardando il cadavere del Domani, poi si fermò.
Ormai iniziava anche lui a muoversi a fatica, quasi bloccato, ma non era ancora arrivata la sua ora, il presente non era ancora del tutto fermo. Si sbrigò a raggiungere l’ambulanza vicino al cadavere e rovistò al suo interno alla ricerca di bende, disinfettanti, ago e filo, poi si sedette vicino a Domani ed iniziò pazientemente a disinfettare e suturare le sue ferite, poi le bendò finché erano tutte chiuse.
Si alzò in piedi a fatica, guardò negli occhi di quel deceduto e disse “Domani, a presto.”
In un batter d’occhio si ritrovò all’interno del corpo e la prima cosa che vide era il cielo coperto di nubi plumbee sovrastarlo, ma non solo quelle: vide altri mille milioni di cieli, tutti diversi, ognuno appartenente ad un futuro diverso, ognuno dei possibili futuri che sarebbero potuti essere.
E così senti le sue ferite richiudersi e le sue forze ripristinarsi, si alzò in piedi e si rese conto che quel corpo non era mai stato più vivo, perché non si può uccidere il futuro.
Guardando attraverso Domani, Occhio vide che era stato lui stesso a tagliarsi i polsi, sperando di morire ed in parte ci era riuscito, perché lui non abitava più quel corpo ormai.
Domani era stanco di vedere l’universo sempre in balia del peggior futuro possibile, così decise di porre fine ad ogni altro futuro, compreso quello.
Ma ora che occhio vedeva tutti i futuri possibili decise di trasmettere quello spettacolo a tutti gli occhi dell’universo e lo fece. Ogni essere vide lo splendore e la bellezza che il futuro poteva portare, la stessa che loro potevano realizzare; Così lentamente tutto riprese il suo moto, la propria evoluzione e il divenire che rendono ogni momento una scoperta.
Anche la terra riprese a girare e a detta di Occhio, persino il sole sembrava un po’ più vivace di prima, le persone ripresero a mangiare, parlare, ascoltare e persino la donna che urlava riuscì a smettere e diede un bacio a suo marito per la felicità.
Ora Occhio non era più solo la vista dell’universo, era riuscito a cambiare anche lui ed ora era la Speranza di un futuro migliore.
Domani non c’è più, questo è vero, ma occhio lo sostituirà egregiamente, ne sono certo, me lo ha promesso.
Se ve lo state chiedendo, si io ero il tizio che non riusciva più a scrivere e se non fosse stato per lui, beh… credo che avreste letto molte A al posto di questo racconto.
Ora è tempo anche per me e per voi di andare, cari lettori, abbiamo un sacco da fare, non può certo fare tutto Occhio, ora tocca a noi costruire il nostro futuro.
 
P.S. Ricordate: quando vi bruciano gli occhi, usate il collirio! :P

 

   
 
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