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Autore: SalazarSerpeverde    24/04/2014    0 recensioni
Il brutale omicidio di un semplice insegnante di storia londinese, porta il solitario detective Edgar Lyonel, sulla pista di qualcosa che ben presto si accorgerà essere più grande di lui.
[Dal capitolo primo - La vittima in questione era ancora seduta sulla sua sedia. Indossava un noioso completo beige in pieno stile insegnante e c’era ancora un’espressione terrorizzata sul suo volto snello.
La causa della sua morte era proprio li, al confine tra la fronte ed i suoi folti capelli castani e scombinati: un foro di proiettile gli aveva attraversato il cranio, perforato il cervello ed era uscito nuovamente fuori, conficcandosi nella lavagna appena dietro di se.]
SalazarSerpeverde
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Edgar VS Darkness [V]
Edgar aveva appena messo in moto l’auto. Dietro di lui, vide chiaramente l’uomo chiamato Simon che aiutava il suo collega Philip a salire sulla loro auto, dopo il colpo assestatogli da Edgar. Adesso il detective viaggiava a 50 chilometri orari e guadagnava quanta più velocità gli permettevano quelle strade affollate. I suoi inseguitori sarebbero stati altrettanto più rispettosi delle norme della strada?
Ora il tachimetro della macchina segnava i 70. Dallo specchietto retrovisore vide gli abbaglianti dell’auto dei due uomini accendersi, e poi una sgommata che segnò la partenza della loro BMW annata 2007. La loro auto guadagnava velocità più in fretta di quella di Edgar, che adesso svoltava in Fulham Road, una stretta stradina costeggiata da condomini molto poco affollata se non si contavano le macchine parcheggiate. Ovviamente era troppo presto per avere la certezza di aver seminato i due inseguitori, così Edgar continuò a viaggiare spedito col piede destro premuto a tutta forza sull’acceleratore. Adesso Edgar raggiungeva quasi i 100. Vedeva i contorni delle strade muoversi e scomparire sempre più velocemente, mentre il motore della sua vecchia auto cominciava a protestare per il troppo sforzo.
Un’altra occhiata al lucido specchietto sopra la sua testa e l’investigatore vide un puntino nero diventare sempre più grande all’inizio della strada. Tornato a guardare avanti, Edgar si accorse giusto in tempo dell’auto che gli si trovava davanti e che correva nettamente più piano di lui. Sterzò con una violenta sgommata, si asciugò la gocciolina di sudore che gli scorreva da sotto gli unti capelli e tornò a sgommare verso destra per evitare l’altra auto che viaggiava nella carreggiata opposta. Il guidatore dell’auto che Edgar aveva evitato lo mandò a quel paese senza troppi preamboli, ma il detective aveva ben altro a cui pensare. L’ultima virata gli costò uno scontro contro un marciapiede all’esterno di un condominio, che gli fece perdere parecchia velocità. Ma l’investigatore non aveva tempo di fermarsi a controllare i danni alla sua storica macchina. Riprese a pestare il pedale col piede destro, e l’auto tornò ad acquistare velocità. Terminata Fulham Road, il mezzo svoltò con imprudenza in Abbey Road. Ma tempo una manciata di secondi che la macchina guidata da Simon era dietro di lui. Tramite lo specchietto retrovisore, Edgar vide anche il viso contorto dalla rabbia di Simon, che sembrava premere l’acceleratore con la stessa potenza di un rinoceronte. Edgar tornò a toccare i 100, ma presto sarebbe stato raggiunto. Evitò un altro paio di auto per un pelo, ma quella dietro di lui proprio non riuscì a evitarla. Dopo un tentativo fallito di depistaggio, la grossa BMW si scontrò col bagagliaio della Chevrolet di Edgar, con un urto devastante. Edgar tenne le mani ben salde sul suo volante per evitare di finire con la testa nello spesso vetro del suo mezzo. Aveva chiaramente sentito il portabagagli accartocciarsi dopo l’urto di quell’auto di stazza nettamente maggiore. Il detective non demorse, e nemmeno gli inseguitori. 
L’unica possibilità di Edgar di uscire illeso da quella colluttazione tra auto era usare l’intelletto, dato che la sua malridotta auto non gli permetteva di superare un mostro rombante su quattro ruote. Dopotutto conosceva le strade di Londra come il palmo delle sue mani. Mentre tornava ancora una volta ad acquistare velocità, Edgar cercò di tornare lucido mentalmente. Adesso si trovava in Abbey Road. In meno di venti secondi avrebbe potuto svoltare in Second Street se fosse andato a sinistra oppure in Green Street se fosse andato a destra. 
Un altro impatto da dietro lo fece sobbalzare. Sentì i sedili di dietro muoversi paurosamente. L’ennesima botta permise a Simon e Philip di raggiungerlo lateralmente. Adesso la portiera della BMW si strofinava con un rumore fastidiosissimo di lamiere metalliche contro la portiera posteriore dell’auto di Edgar. Il detective non perse la concentrazione. Se avesse svoltato in Second Street si sarebbe trovato in una larga strada affollata, dove la Chevrolet di Edgar non avrebbe avuto speranze. Ma quello che probabilmente i suoi inseguitori non sapevano, era che si poteva imboccare una stretta stradina sterrata e scomoda una volta arrivati in Second Street. Quella stradina avrebbe portato Edgar di nuovo in Abbey Road e questo Simon e Philip di certo non se lo aspettano. Crederanno sicuramente che Edgar sia continuato ad andare spedito in Second Street. Ma adesso doveva cercare di sbarazzarsi della BMW il più possibile. Se l’auto degli inseguitori fosse stata alle calcagna dell’investigatore, avrebbero visto che la macchina girava nella stradina in Second Street. Quindi non gli restava che mettere un po’ di vantaggio tra le due auto, e sapeva già come fare. 
Adesso era a circa tre quarti di Abbey Road. Corse per un’altra decina di metri acquistando velocità e la BMW non lo mollava, ma improvvisamente Edgar lasciò l’acceleratore e schiacciò il freno. L’auto fece una terrificante e rumorosa sgommata sull’asfalto, mentre la Chevrolet scendeva in fretta da 100 a 0. La BMW ovviamente si accorse subito della frenata di Edgar e Philip girò subito la sua auto per tornare all’inseguimento. Ma il piano di Edgar non era tornare indietro. Con coraggio, tornò a premere il pedale per accelerare e la Chevrolet tornò a viaggiare spedita in avanti. Adesso aveva un notevole vantaggio rispetto alla grossa macchina nera, che per quando sarebbe tornata a girare per rimettersi dritta, avrebbe perso totalmente ogni vantaggio. Finalmente Edgar svoltò in Second Street e riuscì a dare velocemente un’ultima occhiata alla macchina degli inseguitori che adesso si era girata ed era tornata a percorrere Abbey Road.
Dopo qualche secondo di corsa, Edgar svoltò nella storta stradina ghiaiosa prima di un semaforo. Cercando di non ribaltarsi con l’auto, Edgar rallentò un po’. Era a strada inoltrata adesso e probabilmente Philip e Simon adesso erano appena arrivati in Second Street. Però sicuramente non pensavano a notare quella stradina stretta mentre una gigantesca Second Street gli si apriva davanti. 
Il detective continuò a percorrere il viottolo e presto si ritrovò in Abbey Road, che tornò a percorrere all’inverso a tutta velocità. Continuò così per un altro paio di strade finché non ebbe la certezza di non essere più pedinata dai due.
Finalmente arrestò la corsa e scese. Era tutto sudato ed il suo cuore e il suo stomaco sembravano fondersi, tanto che era scosso. Senza esitazione si diresse dietro la sua auto. La carrozzeria posteriore della sua Chevrolet era tutta ridotta ad una massa informe ed i suoi fanali tutti distrutti, mentre la portiera sinistra di dietro era tutta scheggiata e la vernice era quasi tutta venuta via.
Ma adesso non c’era tempo per pensare al suo mezzo. Per la prima volta dopo circa dieci minuti di folle inseguimento, Edgar tirò un respiro profondo e sembrò stare meglio.
Tornò nell’auto e si allungò sul sediolino accanto al posto del guidatore per pendere una penna. Poi prese il taccuino di Joe Wales e scrisse all’ultima pagina di esso una serie di numeri e lettere che aveva imparato a memoria quando era ancora seduto al bar: la targa dell’auto di Simon e Philip.
Anche se dopo quel folle inseguimento, Edgar aveva bisogno di un meritato riposo accompagnato da un rigenerante bagno caldo, non fece niente di ciò. Montò ancora una volta a bordo della sua auto e raggiunse New Scotland Yard, con una guida più prudente e tranquilla. Adesso era in possesso di un vero indizio per dare una svolta a quel caso talmente spinoso e misterioso. Come sempre, la sua prima tappa era l’ufficio di Derryl, che non fu affatto felice una volta che Edgar gli spiegò il motivo della sua visita.
“Fammi capire. Tu ti sei quasi fatto ammazzare perché sei un ficcanaso?” domandò Derryl con tono inquisitorio ed al limite della sopportazione.
“Sono ancora vivo se non sbaglio.” rispose secco Edgar. “Ma non capisco il perché difendi la chiusura di questo caso con tanta insistenza.”
“Dico solo che ci sono cose ben più importanti da risolvere dell’assassinio di un povero insegnante di storia.” continuò Derryl sbruffando.
“Comunque sia. Ho preso il numero di targa della macchina dei miei inseguitori. Possiamo risalire al proprietario ed alla sua abitazione.” sbottò Edgar dopo qualche attimo di silenzio.
“Fa come vuoi. Io per i prossimi giorni sarò via. Ho degli impegni. Chiedi ad altri agenti.” rispose con indifferenza Derryl, chiudendo in fretta un paio di finestre sul suo computer.
“Dove vai?” chiese Edgar scrutandolo con curiosità.
“Ficcare il naso in affari che non ti riguardano non ti ha già procurato abbastanza grane per oggi?” rispose Derryl con una punta di finta condiscendenza.
“Probabilmente vai nello stesso posto dove sei stato ieri notte.” disse Edgar con innata calma mentre Derryl usciva dal suo ufficio.
“Come?” chiese lasciando trasparire un po’ di stupore sul suo viso.
“Andiamo, è ovvio che ieri non sei stato a casa. Basta osservare i tuoi occhi. Ma a casa ci sei tornato ugualmente stamattina, anche se per poco tempo. Inoltre tua moglie è via da un paio di giorni, tre al massimo, ma non ti stai vedendo con nessun altra donna, quindi l’unico mistero che resta è: dove sei stato?” 
“Come fai a sapere tutte queste cose?!”
“I tuoi occhi. Sono leggermente socchiusi e si intravede un accenna di borse sotto di essi. Sei tornato a casa stamattina, anche se solo per pochi minuti. In quel lasso di tempo hai fatto tutto il più in fretta possibile, tra cui la barba. Hai ancora un goccio di schiuma da barba dietro l’orecchio, segno che non hai dedicato troppo tempo a raderti. Il tuo abbigliamento è nettamente più trasandato in questi ultimi giorni, segno che manca una presenza femminile in casa tua da un po’ di tempo a questa parte. Inoltre tua moglie ti avrebbe fatto notare la schiuma dietro l’orecchio, ma dato che è assente tu sei uscito di casa senza accorgertene. Non sei stato con nessuna amante. La tua fede nuziale non è stata rimossa nelle ultime ore, lo si capisce dal segno continuo che lascia sul tuo anulare. Inoltre addosso non hai alcun tipo di profumo e dagli abiti spiegazzati che hai indosso posso capire che sono gli stessi che portavi ieri notte e che quindi non ti sei cambiato.”
Derryl lo ascoltò lanciandogli frecciatine, poi si tolse la schiuma da dietro l’orecchio ed uscì borbottando qualcosa contro Edgar.
Ma il detective adesso non aveva tempo di scoprire cosa faceva il suo compagno. Aveva delle informazioni nelle mani e non voleva perdere ulteriore tempo. Uscendo dall’ufficio di Derryl, incrociò un’altra sua vecchia conoscenza nella polizia londinese.
“Chris! Che fortuna incontrarti.” disse Edgar con rapidità, per liquidare i soliti convenevoli di inizio conversazione con più velocità di quanto non si dovrebbe.
“Oh Edgar!” lo salutò con un sorriso il piccolo poliziotto in uniforme che attraversava il corridoio. “Possa aiutarti?”
“Certamente. Mi chiedevo se potevi farmi accedere al database delle targhe automobilistiche registrate a Londra.”
“Oh, niente di più semplice!” esclamò Chris con un sorrisetto. “Vai al piano di sopra alla prima porta a destra. Dovrebbe esserci Anthony. Digli che ti mando io. Adesso devo andare.” e così si liquidò.
“Bene.” borbottò Edgar più a se stesso che a Chris.
Il detective non perse altro tempo. Individuate le scale, iniziò a salire al piano successivo, salendo i gradini tre alla volta. C'era euforia nella sua camminata, ed effettivamente, per Edgar era Natale quando gli capitava tra le mani un indizio simile per risolvere un caso che tutti davano per chiuso.
Dopo una salita di pochi gradini, che a Edgar sembravano interminabili, arrivò finalmente da Anthony, che si trovava in un piccolo stanzino contrassegnato da una targa in ottone sulla porta che diceva: Database Automobili [Londra]
La stanza era ampia, ma riusltava stretta e scomoda, dato che tra scaffali traboccanti di documenti e computer, c'era poco spazio per muoversi. Tutti gli scaffali e gli archivi erano chiusi ed in ordine. Anthony era seduto ad una scrivania e la sua postazione era l'unica cosa in disordine li dentro. C'erano gli avanzi di un panino ormai tutto mangiucchiato ed una bibita ancora piena. Appena sentì la porta aprirsi, Anthony Warren si voltò sulla sua sedia girevole. Anthony era un uomo sulla cinquantina, con un accenno avanzato di calvizia, occhi piccoli, ma ingigantiti da uno spesso paio di occhiali e stazza molto superiore a quella del detective. Nonostante l'aspetto buffo e minuto, aveva una voce profonda, e salutò Edgar. I due in realtà non si conoscevano molto, ma in un recente passato avevano collaborato per un altro caso. Il lavoro di Anthony consisteva proprio in questo: sistemare tutti gli archivi informatici con targhe automobilistiche e schedari con i relativi dati sui proprietari delle vetture e fare una copia cartacea di ogni documento, che poi avrebbe riposto nell'apposito archivio sugli scaffali alla destra della sua disordinata scrivania.
C'era puzza di chiuso misto a salame in quella stanza. Evidentemente, nessuno disturbava Anthony da almeno un paio d'ore. La voce di Edgar che si schiariva sembrava aver rotto un lungo silenzio.
"Ciao Anthony. Dovrei accedere alle informazioni riguardanti una targa automobilistica." esordì il detective, sventolando il taccuino di Wales sul quale aveva segnato la combinazione di numeri e lettere.
"Oh Edgar! Certo, certo. Accomodati, accomodati pure. Prendi... prendi una sedia." gli rispose Anthony Warren, liberando una seconda sedia girevole da un fasciolo chiuso con un elastico.
"Allora, detta quando sei pronto." dice Anthony, aprendo una cartella con centinaia di sottocartelle e migliaia di file.
"HY-58-BUH." dettò Edgar rapidamente.
Le dita tozze ed abili di Anthony, digitarono in un paio di secondi la targa e premendo INVIO sull'ipostazione CERCA, venne fuori in un attimo, il file che Edgar cercava.
Un paio di click sull'unto mouse di Warren e finalmente si aprì il file ricercato del detective.
"Mh." commentò Edgar secco.
"Cosa c'è?" chiese Anthony, alzandosi gli occhiali che gli scivolavano sul naso.
"Come immaginavo, l'automobile non è intestata a nessuno dei miei due inseguitori. Sarà stata un'auto rubata. Qui dice che il proprietario è un certo Philip Harrison, 45 anni, deceduto quattro mesi fa." 
Edgar sembrava semplicemente ragionare a voce alta più che parlare con Anthony, ma lui lo stava a sentire attentamente.
"Allora? Se volevi rintracciare i tuoi inseguitori, adesso non hai un indirizzo dove dirigerti, o sbagl..."
"Sbagli." lo interruppe Edgar di colpo. "Vedi, la BMW che ha quasi accartocciato la mia Chevrolet è un modello uscito soltanto un anno fa. Tutte le auto che sono sul mercato da tre anni a questa parte, hanno un GPS incorporato, in caso di furto. Basta usare una semplice applicazione per rintracciare l'auto usando la targa e sapremo dove si nascondono quei due."
"Geniale." pensò a voce alta Anthony.
Ma mentre Anthony faceva quel commento stupito, Edgar era già ad armeggiare con un'applicazione sul suo cellulare, e dopo aver inserito nuovamente la targa, sullo schermo del telefono apparve una mappa generale di Londra, con un puntino luminoso che lampeggiava fermo in Old Street.
"Old Street. Trovati!" commentò Edgar precipitandosi fuori dalla stanza.     


  
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