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Autore: flashmary97    24/04/2014    7 recensioni
Un ritardo, una partita di pallone. Una vita costantemente di corsa...
Ma perché devo essere sempre in ritardo? Deve essere una malattia genetica. Speravo di ereditare il “gene puntuale” di papà , sì l’ho inventato io in questo momento, la prof di biologia non approverebbe, ma a quanto pare mia madre ha avuto la meglio.
Genere: Comico, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Born to run

Seduta al pc. Cervello in stand bye totale. Avevo in mente di fare un sacco di compiti oggi ma il fattore “vacanza” ha avuto la meglio su di me. Guardo l’orologio. Sono quasi le 19.00.
Sono quasi le 19.00? Io dovrei essere al campo in questo momento! Mi alzo di scatto urlando.
-Papà dobbiamo muoverci!-
Corro da basso, faccio la borsa, butto dentro le prime cose che trovo. Ho lasciato di sopra il sapone. Salgo le scale a tre a tre, prendo il beauty, riscendo saltando i gradini. Cavolo la felpa è in camera. Torno su, metto in fretta e furia la tuta di rappresentanza mentre con una mano messaggio alla mia amica che tra poco andrò a prenderla e avviso il mister che arriverò in ritardo. Metto le scarpe, prendo al volo il borsone e mi fiondo fuori dalla porta.
Ma perché devo essere sempre in ritardo? Deve essere una malattia genetica. Speravo di ereditare il “gene puntuale” di papà, sì l’ho inventato io in questo momento, la prof di biologia non approverebbe, ma a quanto pare mia madre ha avuto la meglio. Ho paura di essere Born to Run, come il grande Bruce.
Arrivata finalmente. Corro (che strano …) negli spogliatoi. Per fortuna sono ancora tutti lì, sta spiegando alcune cose. Finisce.
-Hai quattro minuti per cambiarti e venire fuori a scaldarti-
Quattro minuti? Ma nemmeno Superman può cambiarsi in quattro minuti! Metto parastinchi, calze e scarpe quasi contemporaneamente mentre con l’altra mano mi infilo maglietta e pantaloni.
Riscaldamento … Credo di non aver mai pompato così tanto in un riscaldamento. Il mio cervello non ha ancora realizzato che può fermarsi e riprendere aria.
Inizia la partita. Gioco ala. Non sono una con i piedi buoni (giusto per restare nel gergo tecnico). Sono una di quelle persone fastidiose che non molla una palla, che ne perde dieci e ne recupera undici. Niente dribbling spettacolari o tiri ad effetto, solo tanti contrasti e goal “di rapina”. Detto brevemente il mio compito è in sostanza quello di … correre. Correre quando tutti pensano che ormai è imprendibile, correre quando nessuno immagina che qualche folle possa ancora tentare di prenderla, correre quando si perde palla, correre per riconquistarla.
Ecco un’azione interessante. C’è una punizione fuori area. Quanto amo le punizioni! due secondi per riprendere fiato. Queste sono le classiche azioni dove puntualmente non combino nulla e recupero quel tanto di ossigeno necessario a non morire del tutto.
-Allargati e taglia!- Mi urlano.
Ok capo! Mi allargo e taglio ma non sperare che se arriva riesco a prenderla.
Parto e mi smarco, come ordinato. La palla si alza a parabola.
OMG! Viene verso di me!
“OMG” vorrebbe dire “Oh My God”. Lo so, non è normale pensare abbreviato ma troppo Twitter può dare alla testa. Come si fa anche solo ad immaginare di poter racchiudere i propri pensieri in centoquaranta maledetti caratteri?
Torniamo alla realtà. Palla a ore nove, perfettamente diretta verso la mia faccia. Maledizione, ho la sensazione di dover almeno far finta di provare a prenderla.
 Eccola!
Stacco. La vedo. Colpisco muovendo di lato la testa come si vede in televisione. Credo di aver chiuso gli occhi durante l’impatto. Dannazione che male! Per la prossima mezzora il mio cervello continuerà a sbatacchiare in giro per la scatola cranica.
Guardo la palla. È entrata. Non ci credo. Questo è uno dei goal che entra nella mia compilation.
La partita riprende. Mi lanciano, corro. Perdo palla, corro. Saltano il terzino, corro per tentare di recuperare.
Calcio d’angolo. Non entro mai davvero. Resto larga, se scappa a tutti ci sono io a tenere in gioco la sfera. Arriva l’avversaria a marcarmi, mi prende la maglia. Arbitro! Mi sbraccio. Non mi vede. Sbuffo e apro a una a una le dita della ragazza per liberarmi dalla presa. Parte il cross, è lungo. Finto di andare da un lato e mi volto dall’altra parte. L’ho fregata!
Si riaggrappa e mi tira giù. Mani piene di terra, ginocchia idem. Mi sembrava strano non fosse ancora successo. Nessuno vede nulla. La ragazza prende il pallone e scappa. Mi alzo e sono costretta ad inseguirla.
Correre, sempre a correre … smetterò mai di correre?
Forse la verità è che non voglio smettere. Fermarsi ti fa sentire tutta la stanchezza, ti fa venire tutti i dubbi, poi è difficile ripartire. Forse non è così male essere in grado di non fermarsi mai. Forse continua a correre solo chi è attirato da ogni cosa con la semplicità di un bambino. Chi trova un qualcosa di speciale in ogni angolo. Se no perché continuare a correre?
In fondo è tutto più divertente ad essere Born to run.

Nda: Scusatemi l'immensa banalità ma queste sono le cose che frullano in testa quando torni alla sera da una partita e non riesci a dormire... xD
  
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