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Autore: Erilan    24/04/2014    2 recensioni
Del depistaggio di Peeta sappiamo solo che gli è stato iniettato del veleno per modificare i ricordi e portarlo all’odio verso Katniss. Questa storia è raccontata dal punto di vista di Hayden Corvs, uno giovane medico di Capitol City che inietta il veleno degli aghi inseguitori a Peeta. L’ho scritta perché ho voluto immaginare (e sperare) che fra le ultime persone che Peeta ha conosciuto ci sia stato anche qualcuno che gli è stato amico per un ultima volta. Leggete, e se vi va, mi farebbe molto piacere qualche recensione! :)
Ciao e a presto!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Johanna Mason, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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-Corvs! Hayden Corvs! La morfamina, presto!-
La voce carica di impazienza del primario mi fa sobbalzare come se avessi un campanello nelle orecchie che squilla ogni volta che sento gridare quell’uomo. Il campanello impartisce al mio cervello sempre gli stessi comandi ogni volta che sento dire a gran voce il mio cognome seguito da un ordine: Dosa. Preleva. Inietta. Che si tratti di morfamina, veleno di aghi inseguitori o qualsiasi altro tipo di allucinogeno non fa differenza, il mio compito è solo quello di occuparmi del dosaggio delle sostanze e controllare i parametri vitali dei soggetti. In altre parole assicurarmi  che le persone, che teniamo qui siano ancora vive. Già, persone. Nessuno li chiama più così ormai. Vengono chiamati con dei numeri, con delle lettere, non usano più i loro veri nomi, sono prigionieri, soggetti, depistatiinnocentiA volte mi chiedo se ancora se li ricordino i propri nomi. Non è giusto quello che facciamo, anzi, è rivoltante. Ma dobbiamo farlo, soprattutto io, devo farlo.
Prima che scoppiasse la Rivolta non mi occupavo di cose come l’alterazione dei ricordi o la tortura mentale. Ero neurochirurgo nell’ospedale di Capitol City vicino al vecchio Centro di Addestramento che hanno usato per i 74esimi Hunger Games, prima che ne costruissero uno nuovo in occasione dell’Edizione Della Memoria. Stavo bene, vivevo una vita felice. L’anno scorso, impegnandomi nello studio e credo anche con una buona dose di talento naturale, a soli 23 anni, da semplice dottorando  sono diventato medico specializzato, riempiendo di orgoglio i miei genitori e soprattutto mio nonno (medico anche lui) che mi ha insegnato tutte le tecniche di base per aiutare e rassicurare un paziente anche dal punto di vista psicologico.                                                                                                                                                                                            Qui non mi servono a niente. Qui non cerchiamo di conquistare la fiducia dei pazienti, li torturiamo per spezzare chi li ama. Qui non ci sono pazienti, sono tutti prigionieri.                                                                                                                                                                                     

La mia famiglia non ha mai avuto gravi problemi economici o di altra natura, ma, diversamente da come può apparire, non siamo mai stati veri e propri cittadini di Capitol City. La cultura e la mentalità estremamente ottusa di questa città che non vede o non vuole vedere i problemi reali, non ci ha mai sfiorati, e pur essendo benestanti e agiati non ci siamo mai dimenticati che non tutti avevano la fortuna di vivere come noi. Il mio trisnonno, infatti, proveniva dal Distretto 10, e per miracolo, viaggiando in incognito e con qualche aiuto da persone generose, è riuscito ad arrivare fino al Distretto 1 e poi a spostarsi definitivamente nella Capitale. All’epoca infatti i controlli sul viaggio da un distretto all’altro erano meno rigidi. Così, mio nonno, e in seguito mio padre hanno potuto farsi una vita qui per permettere un giorno anche a me di fare lo stesso, anche se ora tutti i loro sforzi sembrano stati inutili.
 
Dopo la fine dell’Edizione della memoria, e dopo la clamorosa mossa di Katniss Eveerden che con una freccia, alimentata dall’energia che proprio gli Strateghi le avevano messo a disposizione, ha mandato in frantumi la cupola che ricopriva l’arena, sono iniziate le ribellioni in tutti i distretti. Dal 12, anche se è stato quasi subito bombardato dagli hovercraft, all’1 tutti i cittadini si sono ribellati e hanno iniziato a combattere, a rispondere al fuoco dei Pacificatori che tentavano invano di placare gli animi furiosi. Credevano davvero che sarebbe bastato qualche fucile per spegnere tutto il rancore che si era tramandato di generazione in generazione per quasi 75 anni, verso lo stato che aveva oppresso e maltratto l’intera nazione?  E, come è facile immaginare, anche qui nella capitale di Panem si era avvertito il calore proveniente dall’incendio di odio e rabbia che stava divampando per tutta la nazione. Gli alti capi, guidati dal Presidente Snow in persona, si stavano già preparando per la guerra e avevano iniziato a “reclutare” medici di qualunque tipologia potesse esistere in caso di necessità. Io mi offrii volontario pensando di poter contribuire a salvare delle vite, ma avrei dovuto essere più sveglio. Quando capii che le mansioni che mi attendevano erano ben altre mi tirai indietro e mi rifiutai di fare qualunque cosa mi chiedessero.  Così, minacciarono la mia famiglia, compresa Julia (la mia fidanzata), e io non potei fare altro che ubbidire e mettermi al loro servizio.
Mi rifiuto? Loro muoiono. Aiuto un prigioniero? Loro muoiono. Non inietto volontariamente la dose stabilita di allucinogeno? Loro muoiono.       Se fossi solo, mi unirei ai Ribelli e combatterei con loro, sotto la guida della Ghiandaia Imitatrice. Ma sto proteggendo le persone che amo, sto facendo cose orribili per non perderli, per poter ritornare da Julia e per poter mantenere la mia promessa di sposarla (anche se non è esattamente ciò che voglio). Lo so, forse è egoista, ma non ho altra scelta.
Prelevo una dose di tranquillante e la inietto nel braccio della prigioniera numero 7, Johanna Mason, mentre due inservienti la tengono ferma in modo che non possa sottrarsi all’ago della siringa. L’ultima cosa che luccica nei suoi occhi verde scuro prima che si chiudano è l’odio nei miei confronti che per l’ennesima volta la sto sedando dopo un suo altro vano tentativo di scappare. Questa donna è davvero coraggiosa e forte, ride in faccia alla morte e sta giorni e giorni rifiutando il cibo finché non siamo costretti a fargli delle flebo di vitamine in modo  che non si indebolisca troppo e si lasci morire. A volte, dopo che ho terminato il mio turno, vado nella stanza di Johanna e cerco di parlarle per scusarmi di tutte le volte che mi trovo costretto a sedarla. Non so nemmeno io il perché, ma sento sempre il bisogno di farlo, di andare da lei per spiegarle in qualche modo che mi dispiace per tutto ciò che deve passare qui ogni giorno.  Però lei puntualmente, dopo avermi guardato male per tutta la durata del discorso chiude la conversazione con qualche battuta sarcastica e mi manda via dicendo che deve dormire. Lei è una dei prigionieri chiave.  Si potrebbe dire che si trova nella lista VIP:  la lista dove compaiono i nomi delle persone che servono più da vive che da morte. Sono le persone che Capitol City tiene in ostaggio per ricattare e spezzare i Ribelli, soprattutto Katniss Everdeen.
Sono quasi le 22:00 quando mi chiamano al Livello 3Uno degli altri medici che hanno il turno dalle 21:00 alle 01:00 si è sentito male ed è andato a riposare.
Quindi, stanco e di cattivo umore – come sempre – mi avvio per il corridoio centrale e dopo aver preso l’ascensore ed essere salito al 3° piano della struttura, varco la porta di ferro che mi conduce nel Reparto Depistaggio. Ovviamente questo non è il suo vero nome, ma quello ufficiale è esageratamente lungo e ipocrita per nascondere un luogo dove semplicemente ci si infila nella mente altrui e si modificano i ricordi, anche quelli più belli e intimi. Vedo due medici, dal camice bianco immacolato come quello che porto io, parlottare sottovoce e osservare un grafico che mi sembra rappresenti un ciclo di dosaggio di veleno.
- Se non sbaglio, questa è la penultima seduta. Snow ha detto che 4 dosaggi massicci erano sufficienti per confondere la mente del ragazzo.-  dice uno dei due.
Confondere. Ragazzo. Snow si occupa personalmente solo di uno dei prigionieri, con assidua frequenza. Non può essere. Credevo che dopo tutto quello che gli abbiamo fatto passare, fra botte e siringhe, il suo depistaggio si fosse concluso. Dovrò occuparmi un’altra volta io di quel povero ragazzo.
 
  
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