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Autore: letitburnundermyskin    24/04/2014    5 recensioni
Si definivano sempre migliori amici ma erano molto di più. Fidanzati? No, chi l’ha mai detto.
La verità era che insieme sembravano più una coppia di vecchietti che ha condiviso tutto.
Era oltre l’amicizia, oltre l’amore. Come fai a descrivere una persona che, in un modo o nell’altro ti ha salvato la vita? Che ti ha dato tutto ciò che poteva darti? Una persona con la quale il tempo, il luogo, tutto, non hanno importanza? Forse non esiste un termine che esprima un concetto così difficile.
Frank tossì violentemente e imprecò interrompendo i suoi pensieri.
prima one shot, siate clementi. c:
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Black Parade is Dead!



-Ragazzi, è stato grande!- Ray sembrava molto entusiasta e non smetteva di battere il cinque a chiunque gli capitasse a tiro.
Beh, non potevano negare che il concerto fosse stato grandioso, uno dei migliori che avessero mai fatto in vita loro. Doveva ammetterlo: anche lui era estremamente soddisfatto.
-Anche tu Gee, hai cantato da Dio!- il riccio gli diede una pacca sulla spalla e Gerard sorrise.
-No, voi siete stati perfetti.
Risate generali. Nel camerino aleggiava, oltre alla puzza di sudore -piuttosto naturale, dopo uno show- un non so che di tranquillità, si sentiva pace e gioia.
Bob si era fiondato sul divano e non si era più mosso, Mikey aveva annunciato che avrebbe fatto una doccia, Ray si stava ingozzando di merendine ipocaloriche –delle poltiglie davvero disgustose ma, ehi, dopo tre ore sul palco, il riccio aveva tutto il diritto di essere affamato, e Frank se ne stava a torso nudo, steso sul pavimento.
-Ehi Frank- esclamò Ray con la sua voce acuta –batti il..
-Se mi chiedi di battere il cinque un’altra volta, Ray, giuro su Dio che te lo ficco in cu…
-Okay, okay… scusa- si arrese il chitarrista con una voce offesa fintissima.
Il più piccolo sospirò con gli occhi chiusi e mugugnò: -No, scusami tu, è che… non mi sento tanto bene.
-Che hai, Frankie?- Gerard si avvicinò all’ammasso senza vita che era il suo chitarrista e gli tese una mano.
-Freddo- farfugliò di risposta, ancora steso sul pavimento.
- E te ne stai senza maglietta, tutto sudato,steso per terra? Bravo coglione che sei!- rise il cantante e lo tirò su.
-Ehi, Bob. Bob, cazzo! Fai un po’ di posto a questo qui, manco si regge in piedi. Non so proprio come abbia fatto a suonare tutta la sera!
-Suonare?- chiese il biondo spostandosi pesantemente- No, no. Frank non stava suonando. Se la stava scopando quella povera chitarra. Non è vero, pervertito?
-Pansy è molto eccitante- rise debolmente il più piccolo accasciandosi su Bob. Anche se s’era spostato, lo occupava comunque tutto, il divano.
Ray rise. Adorava il modo in cui quell’omino tatuato maneggiava una chitarra. Era così… personale, riusciva a colpire tutti con l’intensità dei gesti, la passione che faceva trapelare da ogni piccolo movimento.
 
 Probabilmente Frank si addormentò, perché quando aprì gli occhi, il batterista russava sonoramente e le luci erano spente, tranne quella della televisione ancora accesa. Sentiva puzza di chiuso e si rese conto che qualcuno gli aveva messo una di quelle coperte ammuffite che non usavano mai, sulle spalle nude. Che cazzoni i suoi compagni, però non poteva negare di volergli un bene nell’anima. Non avrebbe potuto vivere senza di loro, erano chi di più caro avesse al mondo.
Quando smise di fare questi pensieri sdolcinati, scorse una sagoma e per poco non gli venne un colpo. Si alzò di scatto e quasi cadde per i giramenti di testa, aveva il fiato mozzo e si sentiva caldo, molto caldo.
“Fottutissima febbre” imprecò in mente sua.
La sagoma si girò, probabilmente avendo sentito il rumore dei passi e i respiri accelerati; nel buio Frank riconobbe Gerard e si andò a sedere pesantemente vicino a lui.
-Ehi.- il più grande gli sorrise –ti sei svegliato.
-Ah-ha. Questa coperta puzza di muffa. Dov’è finita la mia a quadri nera e rossa, piuttosto?
-Non ne ho la più pallida idea. L’ultima volta che l’ho vista era tenuta in ostaggio sul letto di Mikey.- sghignazzò il ragazzo, poi riprese, pensieroso- hai la febbre alta comunque. Trentanove e qualcosa. Io davvero non riesco a capire come tu faccia ad ammalarti sempre. E sul palco non si nota mai niente perché suoni sempre a meraviglia.
Frank sorrise imbarazzato. Adorava quando Gerard gli faceva i complimenti. In effetti, adorava sempre Gerard, qualunque cosa facesse.
Si definivano sempre migliori amici ma erano molto di più. Fidanzati? No, chi l’ha mai detto.
La verità era che insieme sembravano più una coppia di vecchietti che ha condiviso tutto.
Era oltre l’amicizia, oltre l’amore. Come fai a descrivere una persona che, in un modo o nell’altro ti ha salvato la vita? Che ti ha dato tutto ciò che poteva darti? Una persona con la quale il tempo, il luogo, tutto, non hanno importanza? Forse non esiste un termine che esprima un concetto così difficile.
Frank tossì violentemente e imprecò interrompendo i suoi pensieri.
-Come sei sboccato- rise Gerard dandogli colpetti leggeri sulla schiena ricordandosi solo dopo, che questo si fa quando qualcuno si sta affogando, Frank aveva solo l’influenza.
Che coglione.
-Amo quando sei malato.- se ne uscì infine.
-Oh che cosa carina da dire, Gerard.-rispose sarcasticamente il chitarrista mentre cercava di respirare normalmente. –Potrei saperne il motivo?
Il cantante iniziò a parlare, lentamente:- Quando stai male… cerca di capire, non mi fa piacere vederti moribondo su un divano o che so io, ma… posso prendermi cura di te come tu fai con me. Mi piace, è una cosa che mi fa stare bene, con me stesso, con il mondo, con tutto.
-Grazie Gee, anche a me piace molto.- rispose Frank con un sospiro. Dopodichè si stese per terra poggiando il capo sulle gambe di Gerard, reprimendo un sorriso spontaneo.
In risposta, l’altro prese ad accarezzargli i capelli lunghi, lento, gentile. Tutti quei piccoli gesti lo facevano sentire amato nel modo più profondo.
Sorrise soddisfatto.
Dopo un po’, Gerard iniziò ad accarezzare il viso di Frank, indugiando sulle guance arrossate e la fronte rovente e lui si girò, pancia all’aria.
Gli occhi del più grande brillavano.
-Non sai quanto ti voglio bene, Frankie.
Poi ci fu un bacio, veloce, casto. Uno di quelli insignificanti, che si danno quando si va di fretta.
Ma loro non avevano fretta.
Quel bacio era l’emblema di un legame, del loro legame. Significava “ci sarò sempre per te, ti voglio bene, mi fido di te”. Niente promesse, niente coppiette gay, comuni nell’immaginario delle fan.
Un bacio intimo, pulito, dolce.
E in quel momento, Frank pensò che non ci fosse niente di più bello al mondo.
 







salve a tutti! sono nuova eheheh.
non odiatemi, io amo la frerard e non so nemmeno come mi è saltato in mente di scrivere questa cosuccia ma vorrei sapere se avete apprezzato. e vbb, alla prossima. spero di non dimenticare di nuovo la password hahahahaha.

Alex.
  
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