Ad Angela, con affetto...

***

Virtua Fighter ( バーチャファイター Bācha faitaā ), è una serie animata di 35 puntate basata sul videogioco Virtua Fighter creato e sviluppato da Sega-AM2. Apparsa originalmente in Giappone su TV Tokyo si è poi diffusa in tutto il mondo arrivando anche in Italia su Junior Tv dal maggio 1997.

Guarda la sigla italiana:
http://www.youtube.com/watch?v=X5uL-66dPX4

***

Addio Jacky

Successe tutto in un attimo...

Akira sbarrò gli occhi, incapace di credere che ciò stesse accadendo realmente, ma era tutto vero purtroppo.
Con uno scatto istintivo, più rapido dei riflessi dello stesso Akira, Jacky era riuscito ad intercettare col proprio corpo la pallottola che invece era destinata a lui. Non appena il proiettile gli si conficcò nel petto, il giovane pilota dai capelli biondi si ritrovò a boccheggiàre per l'improvvisa mancanza di fiato, prima di ritrovarsi lungo disteso a terra e incapace di rialzarsi.

- Jacky - fece Akira con un filo di voce.
- A... Aki... ra...
- Jacky, amico mio, no!

Subito Akira si buttò al suo fianco, aiutando l'amico nel tenergli sollevata la testa, ma c'era ben poco che potesse fare per lui ormai.
La pallottola si era conficcata profondamente al centro del polmone destro, spappolàndoglielo quasi del tutto, e il povero Jacky non aveva quasi più fiato neppure per quelle poche ultime parole che difatti era appena in grado di mormorare.
Il sangue gli riempì la bocca, mentre un dolore acuto gli attraversò il corpo con fitte lancinànti, e dalla ferita prese a sgorgare copioso il denso flùido rossastro assieme alla vita che lo stava abbandonando.

- A... Akira - esalò Jacky a denti stretti. - No... Non fare il fesso anche tu... d'accordo?

Nonostante il suo sorriso sofferente, Jacky non poteva tuttavìa sforzarsi di nascondere all'altro l'amara verità.
Stava morendo.
Le mani di Akira, assieme alle sue, erano rosse di sangue.
Un ultimo ràntolo soffocato: gli occhi di Jacky, ormai spenti, tremarono ancora per un istante... dopodiché il suo corpo smise di sussultare, freddo come se fosse fatto di ghiaccio, e Akira realizzò crudelmente che era finita.
Jacky non c'era più.
Quel corpo rigido e immobile, la mano intrisa di sangue stretta tra le proprie, non era più l'amico e compagno di tante avventure.
Jacky Bryant, campione di Formula Indy, giaceva ora esànime in una pozza di sangue sul pavimento di uno squallido magazzino portuale abbandonato. Lui e Akira si erano ripromessi di indagare assieme sull'Organizzazione e sui complici della dottoressa Eva Durix, in modo da fermare la produzione in serie delle micidiali copie di Durral...
Ma sfortunatamente per loro, avvicinandosi così imprudentemente al loro obiettivo, non avevano tenuto conto di quanto cinico e spietato fosse il loro nemico.
Jacky si era accorto appena in tempo del luccichìo di una pistola nel buio, incapace di avvertire Akira con un grido, e dunque aveva agito in preda all'istinto e al desiderio naturale di proteggere l'amico da una fine del genere... Purtroppo, per quel suo slancio di generosità, aveva appena pagato un prezzo fin troppo alto.

- Jacky... - singhiozzò Akira, attraverso il velo di lacrime che gli bruciava gli occhi. - NOOOOOO !!!

In quell'urlo di rabbia e dolore, così straziante da spezzargli il cuore a metà, Akira si maledisse per non essere morto al suo posto.
Jacky non doveva morire.
Non per salvare lui, non poteva accettarlo.

- Amico mio - gemette. - Non doveva succedere a te, non dovevi morire tu, no... Non è giusto!

Era l'anima di Akira a gridare, in quel momento.
L'anima scossa e disperata, da un dolore capace di dilaniàre la mente assieme al corpo, al punto che qualsiasi altro dolore fisico sembrava ora così poca cosa per lui.
Mai più lo avrebbe visto ridere.
Parlare.
Brontolare.
Mai più avrebbe sentito il tocco della sua mano sulla propria spalla, al termine di uno scontro, quando entrambi si fossero ritrovati sfiniti e coperti di lividi dalla testa ai piedi.
Amici e rivali, cresciuti assieme nell'affetto e nel rispetto reciproco dei praticanti di arti marziali, il loro rapporto si era fatto intenso quasi quanto quello di due fratelli.
Per Akira, Jacky era il fratello che non aveva mai avuto.
Un fratello che lo aveva appena lasciato, spirando tra le sue braccia...

- Jacky - pianse Akira, cercando invano di rifiutare la realtà davanti ai suoi occhi. - Parlami, amico mio, parla: dimmi quanto sono stupido e ingordo, così ce le diamo di santa ragione, ma dimmelo... dimmelo, per favore!

Silenzio.
Jacky non poteva più sentirlo, ormai.
Tuttavia Akira continuò a piangere e a supplicarlo, versando fino all'ultima lacrima che aveva in corpo, fin quando i due sottili rivoli trasparenti lungo le proprie guance non si fossero fatti anch'essi rossi di sangue.

- Per favore, Jacky - pianse ancora Akira. - Amico... Non abbandonarmi così, ti prego... Ti prego, amico mio!

Quando finalmente il cuore riuscì dolorosamente ad accettare ciò che la mente già sapeva, Akira si sciolse la bianca fascetta dalla fronte e con essa avvolse le mani del compagno, recitando una muta preghiera che guidasse la sua anima verso il Nirvana.
In questo modo almeno, una piccola parte di lui avrebbe scacciato tutte le ombre dell'aldilà, permettendogli così di riposare in pace.

FINE