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Autore: everyteardropisawaterfall    24/04/2014    1 recensioni
Due ragazzi che non si assomigliano, se non per un particolare: la loro bellezza. E lo straordinario potere che i loro sguardi hanno su Aline. I loro occhi azzurro-cielo, attraevano alla stessa maniera la ragazza.
Due segreti celati al resto del mondo, un duplice amore, una lotta tra Bene e Male.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Mi svegliai intorno alle due di notte a causa di un insistente bussare alla porta della stanza. Evidentemente ero proprio crollata, ricordavo ben poco della sera precedente...a parte l'incontro con quel folle di un ragazzo. Aprii e mi ritrovai Jess e Sheila. Che sbadata! Anche quella era la loro stanza, ed avendo preso le chiavi, loro erano, giustamente, rimaste fuori. Avevo dormito circa quattro ore, mi sentivo un po' meglio, il mal di testa era diminuito e l'influenza non era poi così forte. Avevo voglia di andare in giro, e magari, perché no, fumarmi qualche canna! Stavo meglio, e trovavo l'idea di Jess, quella di godere a pieno di quell'ultima notte di viaggio, un po' meno folle. "Ragazze, sto abbastanza meglio, andiamo dai ragazzi?" domandai alle mie compagne. "Noi torniamo dalla loro cabina. Abbiamo bevuto un po' ma penso che siano lucidi. Tu vai, noi ci cambiamo e arriviamo." disse Sheila. E così feci. Camminai a passi felpati per non essere beccata dalle professoresse. Erano abbastanza contrarie, circa l'idea di vagare alla cieca sulla nave, in quanto essendo un bel numero di ragazzi, potevano recare disturbo. Sgattaiolai due corridoi avanti e stavo per girare a sinistra, quando con la coda dell'occhio vidi nuovamente quel ragazzo dalla parte opposta di quella specie di corridoio/cunicolo. Credo che si fosse cambiato dalla scorsa volta. Indossava una maglietta azzurra con le maniche corte, che gli metteva in risalto gli occhi e dei jeans. Mi sorrideva beffardamente e mi fece segno di avvicinarmi. Mi faceva salire i nervi. Dava al cazzo il fatto, che quel ragazzo straordinariamente bello (anche se il mio cervello rifiutava l'idea di ammetterlo) mi attraesse. Era come se fossimo idue poli opposti di una calamita. Mi attraeva, come se usasse una sorta di energia a me sconosciuta. Mi faceva sentire... vulnerabile, come se una sua qualsiasi azione avrebbe potuto esercitare un peso su di me. Ma, se da una parte quello sconosciuto mi attraeva, dall'altra, non lo accettavo. Non riuscivo a concepire come potesse farmi quell'effetto. Inconsciamente, i miei piedi cominciarono a dirigermi, contro la mia volontà, verso di lui. Sentivo il battiti cardiaci rimbombarmi in testa. Ero completamente in preda all'ansia. Quei pochi metri sembravano chilometri. Le mani cominciarono a sudare, non sapevo cosa avrei dovuto dire o fare in presenza di quel ragazzo. Non lo sapevo proprio. Dopo attimi che sembrarono eterni, vi giunsi. Ci fissammo per un paio di secondi e poi un suo "Chi si rivede." ruppe il silenzio. "Chi sei? Perché mi importuni? E perché non riesco a starti lontana?" chiesi nervosamente. Quand'ero in preda all'ansia potevo diventare un vero fiume di parole. Davvero frustrante. Lui rise, quel sorrisetto che mi stava troppo sul cazzo. Scontato. "Piacere, Luke Branwell." Non risposi. "È da maleducati non rispondere, non credi?" mi stuzzicò. Lo ignorai nuovamente. A quell'indifferenza, il ragazzo, Luke, si avvicinò, tagliando i centimetri che ci separavano. "Allora?" "Allora cosa?" chiesi con una certa irritazione. "Ah, ma quindi parli." osservò con una punta di sarcasmo. "Allora niente. Volevo solo sapere il tuo nome." "Perché ti interessa così tanto?" "Beh, io mi sono presentato. Non è equo tenermi nascosto il tuo nome. Soprattutto dopo che..." "Dopo cosa?" chiesi, palesemente interessata. "Niente, lascia perdere." Stava quasi per andarsene quando urlai "Aline!" Lui si girò. Dio, quant'era bello..mi maledii all'istante. Non era bello, era soltanto un coglione. "Mi chiamo Aline Abedi." gli tesi la mano. Lui ricambiò. La sua stretta era fredda, tanto quanto il freddo dei suoi occhi. "Adesso dovrei proprio andare. I miei compagni mi aspettano." confessai. Lui sembrò rabbuiarsi, o forse era solo una mia speranza. Infatti, dopo pochi secondi divenne la stessa maschera di ghiaccio. "Ah..e non preferiresti stare con me?" "Neanche ti conosco!" esclamai. "Sì invece. Sai il mio nome, e poi io ti conosco almeno un po'." "Tu sei pazzo." "Può darsi, ma spiegami perché da quel 4 febbraio ti sogno tutte le sere." mi rivelò. Mi ci volle un momento per realizzare. 4 febbraio. Il giorno in cui Sebastian era morto. Mio fratello. Decisi di voler saperne di più. Tutto era troppo strano. Troppe coincidenze. Troppe stranezze. "Okay. Resto." dissi infine. "Sapevo che l'avresti fatto. Sei prevedibile." "Non sono prevedibile! Piuttosto, perché mi sogni proprio da quel 4 febbraio? Perché oggi ti sei incazzato così tanto con me? E perché... mi stavi quasi scopando alla parete?!" Solo a ripensare all'accaduto mi saliva una tale rabbia. Era veramente un coglione. "Ehi ehi! Fai tante domande, eh?" rise. "Ho il diritto di sapere, visto che mi segui ovunque. Visto che mi sogni come se fossi un maniaco." lo guardai con disprezzo. "Non sono un maniaco. Non so nemmeno io perché ti sogno, e non so nemmeno perché lo faccio esattamente da quel giorno. E riguardo a prima...mi andava di farlo." "Ovvio, chi non sbatte le persone contro al muro e poi, ci si incazza pure?" ero veramente disgustata. "Sei carina quando ti incazzi." disse ad un tratto. "Tu sei fuori di testa, soffri." Mi ha detto che ero carina. Dopo avermi detto le peggiori cose, mi diceva che ero carina. E poi, non credevo minimamente al suo,complimento, se così potesse chiamarsi. Soprattuttl, non ero niente di che. Capelli castano scuro e occhi verdi. Non ero né magra né grassa riguardo la costituzione.. Ero...me stessa. Me stessa con i relativi complessi di inferiorità per cui ogni complimento mi sembrava sempre la perenne presa per il culo. "Tutti i migliori erano pazzi" citò con l'aria di chi la sapeva lunga. "Citi Alice nel Paese delle Meraviglie? Te stai proprio fuori." Rise di gusto. "Sei uno stronzo, un completo e fottuto stronzo. Prima mi sbatti al muro, ora fai il tipo gentile, e in tutto questo nemmeno so chi sei! So il tuo nome, certo, ma chi mi dice che non menti?" "Non potrei mai mentire con te. Non potrei anche se volessi." disse quasi tristemente. "Perché?" "Quante domande! Ma parleresti così tanto anche se provassi a baciarti?" "Non ti riguarda. E poi non ci starei mai ad un tuo bacio." "Facciamo la prova?"
  
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