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Autore: Pontomedusa    25/04/2014    4 recensioni
Questa storia partecipa al contest "La ragazza e...la spada" indetto da darllenwr sul forum di efp.
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“Un samurai non si separa mai dalla sua spada e non si separa mai dal suo onore.”
“Tra i fiori il sakura, tra gli uomini il samurai.”
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Giappone feudale
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Erano tre giorni che camminava, praticamente senza sosta, attraverso i boschi. La notte era costretta a fermarsi, ma sedersi sull'erba umida con la schiena appoggiata a un tronco o a una pietra non invitava certo al sonno, senza contare che doveva rimanere all'erta in caso di attacchi di animali selvatici. Un fuoco avrebbe aiutato a tenerli lontani, ma non voleva attirare l'attenzione di qualche sbandato come lei, e così aveva rinunciato.

Finalmente, era arrivata a un villaggio. Avrebbe potuto mangiare qualcosa che fosse degno di essere chiamato cibo e dormire in un vero letto...almeno in teoria. Sakura frugò nella bisaccia e ne tirò fuori pochi shu. Avrebbe dovuto scegliere la locanda più scadente del villaggio. Come al solito.

Sakura sospirò, poi si rimise in marcia. All'ingresso del villaggio, le guardie la squadrarono da capo a piedi, come al solito. Una donna vestita da guerriero, e con una katana al fianco, attirava sempre l'attenzione. Le guardie, comunque, sembravano poco più che contadini armati di mazze, quindi Sakura non li degnò di troppa attenzione. Ad ogni modo, la lasciarono passare.

Attraversò il mercato, cercando di non badare troppo agli odori di cibo che si alzavano dalle bancarelle, e provò tre locande prima di trovarne una adatta alle sue tasche. Cenò con riso e un po' di pesce, e poi finalmente, esausta, si lasciò cadere sul letto e si addormentò.

 

La svegliò un acre odore di bruciato. Aprì gli occhi e la sua mente registrò urla e grida. Saltò giù dal letto, si rivestì, prese la spada e uscì dalla stanza.

Nella sala comune della locanda, gli ospiti e i proprietari sembravano tanti topolini terrorizzati. Avevano improvvisato delle barricate per sbarrare le porte e la finestra, ma da fuori qualcuno stava cercando di sfondarle.

“Un attacco?” chiese Sakura, già intuendo la risposta.

“Sì,” le rispose un uomo giovane. “Sono ronin. Hanno messo a ferro e fuoco il villaggio...Noi abbiamo cercato di barricarci qui dentro, ma credo che riusciranno presto a entrare.”

Come a confermare le sue parole, un buco si aprì nel legno di una delle imposte.

Il ragazzo spostò lo sguardo sulla katana di Sakura.

“Ma tu chi sei?” le chiese.

“Sono un ronin anch'io. Un mercenario. Sono disposta a mettermi al vostro servizio; in cambio di un giusto compenso, si capisce.”

Altri tonfi dall'esterno, e altri pezzi di legno crollarono dalle imposte e dalla porta.

“Tutto quello che vuoi!” gridò il locandiere. “Ti daremo tutto quello che abbiamo se riesci a salvarci!”

“Ma pensi di riuscirci da sola?” chiese l'uomo giovane.

“Non so nemmeno quanti sono! Potrebbe farmi comodo un assistente,” disse Sakura, e lanciò un'occhiata eloquente al ragazzo.

“Facciamo a metà?” chiese il ragazzo con un sorrisetto.

“Prima vediamo se riusciamo a uscire vivi da qui. Hai un'arma?”

Il ragazzo aprì le braccia. Sakura si guardò intorno, poi il suo sguardo cadde su un attizzatoio.

“Prendi quello,” disse. “O ti sentiresti più a tuo agio con un coltello?”

“Un coltello andrebbe meglio,” rispose il ragazzo.

“Guarda che combattere con un coltello significa lotta corpo a corpo. Pensi di esserne capace?”

“Sì,” disse il ragazzo, poi corse verso la cucina. Ne uscì pochi istanti dopo con un lungo coltello da macellaio.

“Con questo mi sento abbastanza sicuro,” disse.

“Va bene,” disse Sakura. “Io prendo la porta, tu la finestra. Riusciranno a entrare pochi alla volta, dobbiamo ammazzarli appena mettono la testa dentro. Se riescono a entrare qui, la situazione diventerà troppo difficile da controllare. Te la senti?”

“Vedrai,” rispose il ragazzo, e le fece l'occhiolino. Poi, andò appostarsi a lato della finestra, le cui imposte stavano ormai per cedere del tutto. Sakura alzò le spalle e prese il suo posto accanto alla porta.

Gli aggressori riuscirono a sfondare prima la finestra. Il giovane tagliò la gola al primo appena infilò la testa nel pertugio; qualcuno dietro riuscì a spingere il cadavere all'interno della stanza per cercare di entrare a sua volta, ma ci guadagnò solo un coltello piantato nell'occhio.

A questo punto, i ronin dovettero capire che la finestra non era un passaggio sicuro, perché ricominciarono a lavorare per abbattere la porta, e ci riuscirono in pochi minuti. Controllare la porta era più difficile, e per questo Sakura l'aveva tenuta per sé; dalla finestra potevano entrare uno alla volta e dovevano scavalcare, dalla porta invece si riversarono parecchi guerrieri tutti insieme.

Sakura tagliò teste, gambe e braccia con pochi fendenti precisi, approfittando dell'effetto sorpresa; i nemici infatti impiegarono qualche secondo per capire che c'era qualcuno che li stava attaccando, e dove fosse.

Finalmente, uno dei ronin la vide e la indicò agli altri. Sakura indietreggiò; aveva davanti a sé almeno dieci guerrieri armati che non vedevano l'ora di farla a pezzi per vendicare i loro amici.

Sakura attaccò. Ferì un uomo al ventre e con un calcio lo fece cadere addosso ai suoi compari. Diversi uomini caddero a terra, ma altri due le vennero incontro a spade sguainate. Sakura riuscì a evitare un fendente saltando di lato, poi decapitò l'uomo che aveva tentato di colpirla e affondò la spada nel torace dell'altro.

Diversi degli uomini caduti erano riusciti a rialzarsi: Sakura vide due lame tagliare l'aria nella sua direzione e si abbassò, riuscendo a evitare i colpi, poi rotolò di lato per togliersi dalla portata degli aggressori. Non fece in tempo a rialzarsi che vide un'altra lama abbattersi su di lei; riuscì giusto a mettersi in ginocchio e bloccare il colpo, poi si mise seduta e, puntellandosi sulla mano libera, piantò il piede nell'inguine del nemico. Quando questi, per riflesso, si piegò nella sua direzione, gli affondò la lama nel ventre, poi scattò in piedi.

Fece un mezzo giro per evitare un altro colpo e poi immerse la spada nel corpo dell'avversario. Fu a quel punto che sentì un dolore tremendo al braccio sinistro, e cadde a terra.

Dal pavimento, riuscì ad abbattere ancora due degli uomini che si erano precipitati su di lei, ma poi le forze la abbandonarono e la spada le cadde di mano.

Rimase come in trance, inorridita, a guardare la lama che stava per abbattersi sulla sua faccia. Le sembrava che il tempo scorresse più lento del normale, riusciva a vedere ogni dettaglio: il volto dell'uomo che stava per ucciderla, sfigurato da un ghigno rabbioso; la lama della spada, macchiata del sangue di chissà chi, forse del suo; riuscì anche a pensare che meritava di morire per avere lasciato andare la sua spada, da cui un samurai non dovrebbe separarsi mai.

E poi, vide il suo aggressore cadere in ginocchio, e dopo faccia a terra. Il tempo riprese a scorrere col suo ritmo normale. Il ragazzo aveva pugnalato il nemico alla schiena, poi si era voltato rapidamente e aveva tagliato la gola ad un altro. Trascinandosi, Sakura riuscì a riprendere la sua spada. Si sforzò di mettersi in ginocchio, e fu sufficiente per aprire il ventre a un altro ronin. Il ragazzo piantò il pugnale nel petto dell'ultimo.

Era finita.

Il ragazzo si avvicinò a lei e le sorrise.

“Allora, ti ho convinto? Metà e metà?”

Sakura riuscì a restituirgli il sorriso, e poi svenne.

 
   
 
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