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Autore: John Spangler    25/04/2014    8 recensioni
Subito dopo aver trovato Nami e Nojiko, Bellemere prese una barca e, affrontando il mare in tempesta, riuscì ad arrivare alla sua isola natìa. Cosa sarebbe successo, però, se la tempesta l'avesse spinta fuori rotta, facendola arrivare fino ad una nave della Marina comandata da un certo Vice-Ammiraglio noto per i suoi pugni?
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Legame fraterno
 
Capitolo 1: La tempesta che cambiò il mondo
 
Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un terremoto dall'altra parte del mondo.
-The butterfly effect (2004)
 
I fratelli siano uniti, perchè quella è la prima legge. Che abbiano unione vera in qualsiasi momento che sia, perchè se litigano tra loro li divorano gli estranei.
-Josè Hernandez
 
Tanto tempo fa, da qualche parte nel Mare Orientale
 
Il Vice-Ammiraglio Garp si sedette sul ponte della sua nave con in mano una tazza di caffè. Bevve un sorso e si mise a guardare il mare davanti a sè. Tutto calmo, neanche un'increspatura. Nell'aria non c'era neanche un rumore. Era tutto tranquillo.
 
Anche troppo, pensò. La tranquillità era piacevole, di tanto in tanto, ma oltre un certo punto diventava un problema. Non che desiderasse il caos, ma non era bello stare con le mani in mano a lungo, per un marine. Quasi quasi rimpiangeva i bei tempi.
 
Già, i bei tempi. Sembrava passata un'eternità, eppure erano trascorsi solo pochi anni dall'esecuzione di Gold Roger. Anni in cui era iniziata una nuova era della pirateria.
 
Certo, i pirati esistevano dall'alba dei tempi, ma quelli di quel periodo erano diversi. Più numerosi, anche se magari non si facevano vedere tanto spesso, più violenti, e soprattutto con uno scopo ben preciso. Se prima si mettevano in viaggio col semplice scopo di girare il mondo e saccheggiare tutto ciò che trovavano, ora si dirigevano tutti sulla rotta del Grande Blu alla ricerca di One Piece, il tesoro di Gold Roger. Nessuno lo aveva mai visto, a parte la ciurma del Re dei Pirati, quindi poteva benissimo trattarsi di un qualche tipo di scherzo (anche se improbabile. Perchè un uomo su un patibolo avrebbe dovuto mettersi a scherzare? Vero, Roger sorrideva un attimo prima di morire, ma non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non era da lui). I nuovi pirati avevano un'ulteriore caratteristica: non possedevano nulla del carisma di uomini come Roger o Barbabianca. Erano (la maggior parte di loro, almeno) soltanto dei pazzi assetati di sangue e gloria.
 
Garp sorrise, ripensando a Roger. A volte, quel pirata baffuto gli mancava da morire. Erano nemici, e si erano rincorsi per anni in tutti i mari del mondo, ma in fondo si rispettavano. Negli ultimi tempi, Garp era arrivato a provare una sorta di affetto per Roger. Non quello che si prova per un amico o un parente, ma il tipo di sentimento che si potrebbe provare per un avversario onorevole e degno di rispetto. Ovviamente, non aveva detto a nessuno della cosa. Lo avrebbero buttato fuori dalla Marina, o peggio. Va bene che era uno degli ufficiali migliori (non per niente lo chiamavano Eroe) ma a tutto c'era un limite.
 
Di certo, la cosa era reciproca. Il Re dei Pirati considerava Garp quasi un amico. Se non fosse stato così, non gli avrebbe mai affidato suo figlio Ace.
 
"Chissà cosa sta combinando, quel diavoletto...", pensò il Vice-Ammiraglio bevendo un altro sorso. L'ultima volta che lo aveva visto, aveva fatto infuriare Dadàn per chissà quale motivo. Stava crescendo davvero bene, e forse sarebbe diventato un buon marine. In quel modo, se anche fosse stata scoperta la vera identità di suo padre, Garp avrebbe avuto modo di proteggerlo meglio. Forse.
 
Fece un sospiro e abbassò lo sguardo. Pensare al figlio di Roger gli aveva fatto venire in mente qualcosa, o meglio, qualcuno a cui aveva evitato di pensare troppo negli ultimi tempi.
 
- Dragon...-
 
Non vedeva suo figlio da tanto di quel tempo che stava quasi cominciando a dimenticarsi il suo volto, o che suono avesse la sua voce. Si erano separati al culmine di un litigio talmente aspro che erano stati sul punto di uccidersi. Garp era convinto di essere nel giusto, ma una piccola parte della sua coscienza non faceva altro che ripetergli di aver sbagliato, di essere stato troppo rigido. E forse aveva ragione. Anche se Dragon si era messo contro il mondo intero, era pur sempre suo figlio, e avrebbe dovuto trattarlo meglio. Non appoggiarlo, perchè sarebbe andato contro le sue convinzioni, ma almeno cercare di capirlo. Forse, se fosse stato un pò più comprensivo, avrebbe potuto indirizzarlo su una strada migliore. Tuttavia, quelle erano considerazioni inutili. Quello che era fatto era fatto.
 
Fece per bere un altro sorso, quando all'improvviso udì dei passi affrettati alle sue spalle.
 
- VICE-AMMIRAGLIO! VICE-AMMIRAGLIO!-
 
Si girò e vide uno dei suoi uomini con in mano un binocolo e l'aria di chi ha corso a lungo.
 
- Che succede? Che hai da urlare a quel modo?-
 
- Abbiamo avvistato una barca poco distante da qui, signore. E' in pessime condizioni, e sembra che a bordo ci siano tre persone, di cui una con l'uniforme della Marina.-
 
- Che cosa? Dà qua, fammi vedere!-
 
Garp strappò il binocolo dalle mani del suo sottoposto e si mise a scrutare il mare. In pochi secondi, avvistò l'oggetto di tanta agitazione: una piccola barca, effettivamente in pessime condizioni. La vela era ridotta a brandelli, lo scafo stava iniziando a imbarcare acqua e non sembrava ci fossero remi. Anche le tre persone a bordo non sembravano messe meglio: erano due bambine, di cui una avvolta in un fagotto di stracci, tremanti e in lacrime, abbracciate ad una donna con l'uniforme della Marina. Delle tre, quest'ultima sembrava quella nelle condizioni peggiori.
 
- Cosa dobbiamo fare, signore?-
 
Garp guardò storto il suo sottoposto e gli sferrò un pugno sul mento che gli fece vedere le stelle.
 
- E ME LO CHIEDI PURE, IDIOTA?! PORTATELE A BORDO, PRIMA CHE AFFONDINO!-
 
Tratte in salvo le tre sventurate, il Vice-Ammiraglio diede ordine di portarle immediatamente nell'infermeria della nave. Forse era troppo tardi per salvarle, ma valeva la pena fare un tentativo.
 
Dopo un pò, il medico di bordo venne fuori dall'infermeria. Garp gli si parò davanti.
 
- Allora dottore, in che condizioni sono?-
 
- Beh, le bambine stanno bene, tutto sommato. Sono parecchio malconce e non mangiano da giorni, ma si rimetteranno in fretta. Per quanto riguarda la donna...a proposito, ha detto di chiamarsi Bellemere e di essere un sergente...non c'è molto da fare. Ha ferite da arma da fuoco ovunque, è denutrita e forse ha un qualche tipo di infezione. Ha detto di essere stata mandata fuori rotta da una tempesta, e penso che sia stato questo ad aggravare le sue condizioni.-
 
- Posso parlarle?-
 
- Credo di sì, ma cerchi di non affaticarla.-
 
Garp entrò nell'infermeria e si diresse verso il lettino su cui era sdraiata Bellemere. Quest'ultima, vedendolo, lo riconobbe all'istante e cercò di mettersi sull'attenti.
 
- Riposo, sergente. Non si affatichi troppo.-
 
- Vice-Ammiraglio...le bambine...-
 
- Stanno bene, il dottore dice che si rimetteranno in fretta.-
 
- Meno male, almeno loro...AHHH- Bellemere si portò una mano al cuore.
 
- Cerchi di non agitarsi troppo. Il dottore...-
 
- Lo so, la porta era socchiusa...ho sentito tutto.- Alzò una mano fino a sfiorare un lembo dell'uniforme di Garp.
 
- Mi ascolti, signore. Le bambine...la più grande si chiama Nojiko, l'altra...l'ho chiamata Nami.- Strinse la presa e strabuzzò gli occhi.- Non mi manca molto, la prego...se ne prenda cura lei. La prego...- Bellemere emise un suono strano dalla gola e si portò la mano sul cuore, accasciandosi sul lettino. Garp, allarmato, fece per scuoterla, ma ormai era troppo tardi: era morta.
 
Il Vice-Ammiraglio le chiuse gli occhi e uscì dall'infermeria, pensando alle ultime parole della donna.
 
- Prendermi cura di quelle due bambine?- Si grattò la barba.- Perchè no? Se l'ho fatto per Roger, posso farlo anche per quella povera donna. Vorrà dire che terranno compagnia al piccolo Ace.- Subito dopo aggiunse - Forse però sarà meglio trasferirli tutti e tre da Makino. Un covo di banditi di montagna non è un posto adatto a delle femmine.-
 
***
 
Oggi, Quartier Generale della Marina
 
Il Grand'Ammiraglio Sengoku guardò dubbioso la donna di fronte alla sua scrivania. Aprì un cassetto e prese dei fascicoli che sfogliò fino a trovare quello che cercava. Si trattava di un rapporto ricevuto qualche mese prima da una base della Marina nel Mare Meridionale.
 
ALL'ATTENZIONE DEL GRAND'AMMIRAGLIO SENGOKU
 
RAPPORTO SUI PIRATI DELLA GATTA ROSSA, NOTI ANCHE COME LA BANDA DEI FRATELLI MONKEY
 
...Sebbene la ciurma sia di piccole dimensioni, non va sottovalutata per nessun motivo. Più e più volte i suoi membri hanno sconfitto le nostre forze anche quando le probabilità erano contro di loro.
 
...Attualmente, la ciurma è composta da:
 
-Monkey D. Nami, il capitano della ciurma, nota anche come Gatta Rossa. Sebbene non particolarmente forte dal punto di vista fisico, è dotata di una grande velocità e astuzia. Inoltre, più di una volta ha usato il proprio aspetto fisico per sedurre e poi mettere fuori gioco i marine più inesperti. Grande abilità come navigatrice.
 
-Monkey D. Ace, detto Tifone Umanoide. Detentore dei poteri del Frutto Wind Wind, è capace di controllare il vento. L'unico della ciurma ad aver mangiato un Frutto del Diavolo.
 
-Un individuo noto semplicemente come Sabo. Oltre al nome, si conosce soltanto la sua abilità nell'uso del bastone da combattimento.
 
-La cacciatrice di pirati Kuina. Non si sa per quale motivo si sia unita alla ciurma. E' l'unica spadaccina al mondo ad utilizzare due spade, il che la rende l'elemento più pericoloso della ciurma.
 
Sengoku posò il fascicolo sulla scrivania.
 
- E' sicura di volerlo fare?-
 
- Sì, signore. Anche se incontreremo qualche difficoltà, sono sicura che riusciremo a catturarli. Del resto, e lei lo sa bene, non è la prima volta che ci imbarchiamo in una missione apparentemente difficile.-
 
Sengoku abbassò lo sguardo per qualche secondo. Si toccò i baffi e poi disse:
 
- E va bene. Buona fortuna, capitano.-
 
- Non la deluderò, signore!-
 
La donna fece il saluto militare, si girò e si rivolse al ragazzo che era stato dietro di lei fin da quando era entrata nell'ufficio di Sengoku.
 
- Andiamo, Rufy.-
 
- Sì, Nojiko.-
 
 
NOTA DELL’AUTORE: Allora, che ve ne pare di questo primo capitolo? Fatemelo sapere con una bella recensione (anche se volete solo criticarmi).
 
Ci rivediamo all’inizio di Maggio con il prossimo capitolo.
  
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