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Autore: _Riddle    25/04/2014    3 recensioni
( angst/ triste/ malinconico/ AU/ Saryuu Evan/dedicato a tutte le persone che lo amano e alle mie preziose amiche nel fandom💛 vi lovvo tutte💛)
Dal testo:
"Una figura nei cui occhi si insidiavano mille demoni, nascosti dallo spesso strato ametista d’odio.
Una figura il cui cuore era stato scalfito dagli uomini, diversi e ignoranti, irrimediabilmente ferito, lacerato in due.
(...)
I tocchi si facevano abissali, le sorelle, prima tanto unite, si dissolvevano nel buio, timbrando però la loro morte con un minuscolo ritornello.
La prima, più delle altre, si distingueva, grossa e pesante, dando poco spazio alle altre di intervenire, spezzando la sinfonia.
Si rispecchiava, in quella nota."
Lasciate un commentino, cuc.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Saryuu Evan - Saru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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One Sinfony in the Dark

Notte, era una notte cupa, buia, senza la dama d’onore, la luna, che doveva illuminare quel mondo così distrutto.
 
Una figura slanciata si aggirava nelle campagne più solitarie, camminando a passi tardi e lenti.
Una figura nei cui occhi si insidiavano mille demoni, nascosti dallo spesso strato ametista d’odio.
Una figura il cui cuore era stato scalfito dagli uomini, diversi e ignoranti, irrimediabilmente ferito, lacerato in due.
 
Di tanto in tanto, dava un calcio a qualche ciottolo con i piedi, quando invece avrebbe voluto darlo alla Terra, ma si doveva contenere, quella notte.
Non voleva che quegli spiriti maligni penetrassero nella sua mente, impedendogli di dormire, costellando i sogni d’incubi malvagi, ma soprattutto tristi.
 
Le forme dei rari alberi, posizionati di fianco al viale; affioravano lentamente tra la foschia, sotto forma di gigantesche e mostruose creature pronte all’attacco.
Accecato dall’ira funesta, continuava imperterrito la sua passeggiata, noncurante delle condizioni atmosferiche.
 
L’elemento onnipresente risultava il silenzio profondo, talmente concentrato da poterlo toccare con un dito, gli provocava un insolito dolore acuto alle orecchie.
Lui, abituato agli spari perpetui e ai rombi dei cannoni, si ritrovava ad assaporare una realtà sconosciuta.
 
D’un tratto la coperta asfissiante che lo ricopriva venne rotta da un battito, non un battito qualunque, ma armonioso.
In breve tempo, una sinfonia riempì la campagna: dapprima delicata e sorda, poi veemente e malinconica.
Le note si intrecciavano, inseguendosi repentinamente, volteggiando nel vuoto insieme, legate da code infinite, come delle gemelle, seppur diverse ma uguali.
 
I suoni provenivano da una cascina abbandonata da tempo, datata e ostile, appariva una montagna storta.
Il ragazzo si avvicinò cautamente, incuriosito da quell’insieme.
Aprì attentamente la porta cigolante d’ingresso e subito gli si presentò uno spettacolo ignoto: un signore, vecchio e ricurvo, spingeva le dita su alcuni tasti tinti di un nero onice e altri d’un bianco perla, muovendole velocemente su e giù in lunghezza.
Sembrava non essersi accorto della presenza di Saryuu, appostato all’uscio.
Osservandolo meglio, l’albino notò i suoi occhi: azzurri ghiaccio, senza alcuna traccia di pupilla.
Forse era cieco.
Ma i tasti dovevano aver un ordine, come faceva lui a saperlo o, perlomeno, leggerlo, se non riusciva a vedere?
 
Mentre queste domande gli affollavano la testa, sempre più colma, il petto pareva alleggerirsi, sempre più vuoto.
Le paure, cresciute ed allevate, stavano svanendo.
Quella cosa,a lui sconosciuta, risultava rilassante, dissolveva la nebbia che offuscava il suo cuore.
 
Ma la musica intraprese un altro tono: da leggiadra e piacevole si trasformò in cupa e infausta, malinconica.
I tocchi si facevano abissali, le sorelle, prima tanto unite, si dissolvevano nel buio, timbrando però la loro morte con un minuscolo ritornello.
La prima, più delle altre, si distingueva, grossa e pesante, dando poco spazio alle altre di intervenire, spezzando la sinfonia.
Si rispecchiava, in quella nota.
 
Così egoista, come se lo spazio nell’aria fosse riservato solamente a lei, ma non le bastava, era sempre in cerca di nuove “ vittime” da cancellare nella melodica scia.
Forse perché si sentiva diversa, inadatta alla situazione, e doveva dimostrare che la diversità fosse un pregio per renderla superiore.
 
L’anziano signore, alla fine, si voltò repentinamente verso Saryuu, il quale, indietreggiando per la paura, inciampò su un masso e cadde all’indietro.
-Hei tu, cosa ci fai fermo lì fuori, entra, suvvia!- esclamò divertito, sputacchiando qua e là per via della dentiera.
L’albino avanzò pian piano, sorpreso da fato che l’uomo potesse vederlo.
-Come ti chiami?- rise il vecchio.
-S-Saryuu Evan, come fa a comporre quei suoni se è cieco?- disse freddamente, arrivando subito al nocciolo della questione.
-Per leggere la musica non servono questi occhi- indicò le aperture sul volto- ma questi-.
Si portò una mano nella parte sinistra del petto, stringendo con le dita l’ammuffita camicia.
-La…che?- domandò spazientito, già stanco di quell’assurda e patetica conversazione.
-Musica, ragazzo. Un insieme di sentimenti ed emozioni che si sprigionano da tutto ciò che ci circonda. La musica si trova ovunque, basta  saperla ascoltare- sentenziò.
-Mi scusi, devo andare- concluse l’albino, convinto che quell’anziano fosse pazzo.
-Aspetta! Non ti lascerò andare!- gridò con voce rauca.
-Seh, certo, come no- ghingò piano, ma mentre apriva la porta, questa si richiuse immediatamente, sigillandolo dentro la capanna.
 
-Ma che diamine-
-Resta in silenzio, libera la tua mente, apri il tuo cuore- lo interruppe.
Immediatamente ricominciò quella strana sinfonia, più lenta, più ovattata e pacata.
-Impara ad ascoltare-
Quella canzone riuscì ad entrare all’interno del ragazzo e, come un antidoto, disintossicò leggermente quel veleno che lo stringeva.
Il fioco bagliore lunare entrò, come per magia, dalle tende in lino, filtrando dal tessuto.
La paladina della notte assisteva compiaciuta alla cosa chiamata musica, emanando i suoi raggi sul vecchio e sul suo aggeggio.
La sinfonia durò molte ore: Saru era immobilizzato, quasi stupito dal potere di questa.
Finalmente l’alba fece capolino dalle remote colline, briosa e piena di gioia, ma la canzone si interruppe.
 
-Signore, perché non suona più?- domandò Saryuu, quasi dispiaciuto.
-Perché è giunta la mia ora ragazzo. Pensa a me quando andrai nell’altro mondo e ricorda: guarda con gli occhi interiori, perché quegli altri sono ciechi-.
 
In un secondo, tutto il paesaggio e la casetta si dissolsero, mentre l’uomo si sbriciolò al suolo, come cenere.
 
Capì di essere in un sogno, un sogno incantato, ma comunque un sogno: troppo forte per andarsene alla vista, ma troppo debole per andarsene da cuore.
 

 
 
 
 
N.d.a
 
Salve a tutte ragazzi^^
Oggi sono ritornata con una fic incentrata su Saryuu, yuppi!
L’idea mi è venuta in mente ieri sera, mentre suonavo “Sonata al chiaro di luna”, una melodia bellissima, seppur malinconica e ricca di emozioni infauste.
Allora ho scelto Saru come protagonista, perché sarà pur il mio personaggio preferito, ma lo trovo il più adatto in questo contesto.
In pratica sogna di incontrare un vecchio che gli insegna il potere della musica, di ascoltare e di vedere, con i veri occhi.
Non a caso trova un anziano cieco.
Spero vivamente che vi piaccia e, per favore, lasci temi un commentino, ci ho messo tanto impegno^^
 
 
 
Caramella_GommosaH
  
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