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Autore: Agnese_san    25/04/2014    1 recensioni
LUGLIO 1944
I suoi occhi si aprirono al rumore, la consapevolezza di dove si trovava non arrivò immediatamente. Da qualche parte tra il buio e la luce, rifletté, strizzando gli occhi per aggiustarli alla silenziosa semioscurità che la circondava.[...]
L’uomo le dava le spalle, piegato sopra un piccolo dispositivo a forma di cono. Scintille illuminarono per un momento la caverna, proiettando un arco d’argento contro l’alto soffitto. Immaginò che si trattasse di una saldatrice. [...]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liz Parker, Max Evans
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

ANTAR, GIUGNO 1947

La vecchia donna cominciò il trasferimento finale. Dopo che Khivar era entrato nel palazzo, uccidendo tutti quelli che gli si opponevano i corpi del suo giovane Re, della sua sposa, di sua sorella e del suo secondo, erano stati portati da lei perché li preparasse per la sepoltura.

Lei posò la mano sul cuore del suo Re, estraendo la sua essenza, come aveva fatto con gli altri tre prima di lui. Con grande tenerezza, rilasciò la sua essenza nel bozzolo, osservando mentre si trasferiva nel clone. All’inizio, si era rifiutata di ricreare Ava, ma la Regina Madre le aveva fatto notare che tutto era stato predisposto per una squadra di quattro persone e che quattro sarebbero stati mandati sulla Terra, nel caso i loro nemici avessero scoperto che i Reali erano stati clonati.

Disse una preghiera, mentre i mutaforma portavano i bozzoli sulla nave. Avvertì un brivido di trepidazione quando l’ultimo dei quattro protettori la salutò, poi sorrise, chiudendo il portale di carico del piccolo vascello.

I mutaforma non sorridevano. A meno che … a meno che non stessero per tradirti. Cadde in ginocchio sul pavimento, devastata, chiedendosi quanto Khivar avesse scoperto, prima di ucciderli tutti. Compresa sua sorella. Qualcosa era andato storto. Doveva avvertire la Regina.

La nave si sollevò in silenzio. In silenzio come l’assassino che le infilò un coltello nella schiena.


* * * * *

TERRA, MAGGIO 1983

Claudia Parker era seduta nella sala d’aspetto dell’ospedale, guardando suo figlio Jeff fare avanti e indietro sul pavimento. Dannatamente nervoso ma, nonostante tutto, estatico. Ripensò al giorno in cui era nato. 21 febbraio 1945. Proprio poco dopo la morte di sua sorella. Elizabeth. Anche dopo tutti quegli anni, le mancava. Il suo brillante sorriso, il suo amore per la vita, la sua incrollabile fede nell’amore.

Era stato dopo la morte di sua sorella che il suo amore per il deserto e tutte le cose viventi, le aveva fatto prendere la decisione di diventare un’archeologa. Era assorta nei suoi pensieri, quando la voce di Jeff la riportò al presente.

"Mamma, mamma. Abbiamo una bambina. Abbiamo una bambina!" gridò, gli occhi lucidi di lacrime. La sollevò da terra e la fece girare. "Ora sei diventata una nonna. Lo sai, vero?"

"Certo che lo so." replicò Claudia quando la posò di nuovo a terra. "Avete già deciso il nome? E quando posso vederla?"

Jeff la prese per mano. "Mamma, io e Nancy ne abbiamo parlato e ci siamo chiesti se ti avrebbe fatto piacere che la chiamassimo Elizabeth. Sai? Come tua sorella."

Claudia sorrise a suo figlio. "E’ meraviglioso, Jeff. Credo che sia un nome perfetto." gli sussurrò.

* * * * *

OTTOBRE 1999

Max Evans non era sicuro di quello che avrebbe dovuto fare. Si era già scontrato con Kyle Valenti all’ospedale e non voleva attirare altra attenzione su se stesso, dopo essere stato picchiato dagli amici di Kyle.

La nonna di Liz stava male. E, anche se aveva salvato la vita di Liz quel giorno, al Crashdown, manipolando le molecole del proiettile, non credeva che il suo stato di extra terrestre, lo qualificasse come qualcuno che potesse guarire un ictus. Liz era andata a chiedergli aiuto e lui le aveva detto che non era Dio.

Ebbene, forse non era Dio. Ma se c’era un modo di lenire il dolore che Liz stava provando, lui doveva trovarlo. Lui amava Liz. Lo sapeva con ogni battito del suo cuore, con ogni sorriso che lei gli faceva. E si fidava di lei come di nessun’altro. Anche se non sarebbero mai potuti stare insieme per la loro … differenza … era determinato ad aiutarla a dire addio a sua nonna Claudia.

Ora, seduto accanto alla donna, mentre guardava Liz che aspettava, le prese una mano nella sua … e il mondo diventò nero.


Stavano insieme al cimitero. Era il tramonto di una domenica e la rosa giaceva indisturbata sulla lapide di marmo.

"Sei tu." mormorò lei. "Sei tornato."

"Sì, Claudia, sono qui." disse Zan. Ti avevo detto che ci saremmo rivisti."

"Così, l’hai trovata." disse Claudia.

"L’ ho trovata, grazie a te. Ma ci sono molti ostacoli da superare, prima di poter stare insieme." ribatté tristemente lui.

"Lei sa chi sei?" chiese ancora Claudia.

"In questa vita, abbiamo a malapena cominciato il nostro viaggio." disse Zan. "ma sono venuto per aiutarti a terminare il tuo e a dire addio a Elizabeth. Sembra, per la seconda volta."

"Allora, lasciami andare da lei." disse Claudia. "Lascia che gli parli di te."

"Questo non è possibile, Claudia." replicò Zan. "nemmeno io ricorderò questo momento una volta che avrò tolto il ricordo che ti ho lasciato tanti anni fa."

"E allora cosa potrò dirle?" chiese Claudia.

Zan le indicò la lapide. "Dille di seguire il suo cuore." disse lui dolcemente, mentre le toccava la fronte con la sua e cancellava i loro ricordi."



Liz guardò Max lottare per riportare indietro sua nonna, per amor suo. Era venuto per aiutarla a dirle addio, ma sembrava che nemmeno i suoi poteri fossero sufficienti a riportarla indietro. Liz chiuse gli occhi.

"Tesoro." Lei era lì … sua nonna stava camminando verso di lei. Liz aprì gli occhi al suono della sua voce. Ma lei era anche nel letto, ancora immobile, mentre Max aveva in qualche modo trovato la forza di mantenere aperta la connessione, quanto bastava perché lei potesse darle l’ultimo addio. E poi la nonna scomparve.

Max strinse Liz tra le braccia. Era così stanco. Per un momento, all’ospedale, aveva perso conoscenza, e non sapeva perché. Guarire lo indeboliva sempre un po’, ma non gli era mai capitato di non ricordare quando si formava una connessione.

Ora c’era qualcosa di diverso. Mentre si passava le mani tra i capelli, poteva sentirlo. Forse, giusto forse, sarebbero potuti stare insieme. Chiuse gli occhi e si permise di sperare.

Parole incise nella pietra gli passarono per la mente. E sparirono velocemente come erano arrivate. Ma lui le ricordò.

Non sarò mai molto lontana. Per trovarmi, segui il tuo cuore.

* * * * *

Cherie

'Se non tutto è perduto, allora dov’è?'
   
 
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