A volte ci perdiamo i sottitoli del cuore.
'Sai, non è bello'
Sento solo l'ambulanza e le urla terrorizzate di mio fratello, sento qualcosa di fresco scorrere lungo le braccia, poi il nulla.
“Fine,
mettiamo un punto a questa storia” sussurro chiusa in bagno,
mentre
passo più volte la lametta del temperino sopra le braccia.
Il
sangue inizia a scorrere, sporco tutto il pavimento, anche il tappeto
è macchiato di rosso, ma non mi importa, sorrido.
La
finestra è aperta, mi siedo sul bordo e osservo la
città dall'alto:
il mare è calmo e scuro, il cielo è illuminato
dalle stelle e dalla
luna, la bellissima regina della notte, i piedi penzonlano nel vuoto
e il sangue continua a sgocciolare, sorrido.
I
pantaloni sono macchiati, la maglietta ormai è scarlatta.
“Tre”
dico ad alta voce, nessuno mi sentirà.
“Due”
continuo abbassando un po' il tono, ho sentito dei passi.
“Uno”
sussurro, guardo ancora i polsi, sorrido.
“Maggie
cosa fai?!” grida mio fratello entrando all'improvviso in
bagno.
“Zero.
Addio mondo” penso continuando a sorridere.
Una
spinta, il vento mi carezza le guance e mi scompiglia i capelli, mi
sento leggera, come se mi stessi tuffando da un trampolino in
piscina, quando all'improvviso tocco il suolo.
Poi,
il silenzio.
Tento
di aprire gli occhi, ma la luce è troppo forte, li richiudo
subito.
Cerco
di muovere le gambe, ma sento solo una fitta dolorosa, resto ferma.
Riesco
a muovere il braccio sinistro, anche se sento degli aghi
punzecchiarmi la pelle.
Dopo
un po' apro gli occhi e osservo la stanza: è completamente
bianca,
dalla finestra riconosco il mare della Puglia, di fianco a me ho
alcune buste piene di liquidi, i cui tubi sono collegati alle mie
braccia.
'Perfetto,
l'ospedale. Di nuovo' penso mentalmente, tentando inutilmente
di
alzarmi.
“Magdalena?”
mi richiama dolcemente una voce femminile.
“Mi
chiamo Maggie” ribatto acida.
Una
dottoressa è seduta di fianco a me e sorride. Alla finestra
che
punta sui corridoi ci sono dei ragazzi, sono quattro o cinque e tutti
mi fissano. Non soffermo troppo lo sguardo, ma due di loro hanno la
testa calva e ci sono anche una ragazza e altri due ragazzi. Qualche
dettaglio di uno dei due mi è familiare, mi giro ancora e lo
riconosco.
Davide
Di Salvo.
'Indossa
la divisa dell'ospedale uguale alla mia, che cazzo ci fa qui?'
penso irritata e giro la testa dall'altra parte, ammirando il
panorama.
“Cosa
ti è successo?”.
Al
posto della dottoressa c'è lui, è seduto sulla
sedia e, anche se
sono girata, sento il suo sguardo sul mio corpo e sulle mie braccia.
'Tentato
suicidio: quattordicenne si getta dal terzo piano del suo palazzo,
è
in condizioni gravi, fratello sotto shock' recita
meccanicamente
la giornalista al telegiornale, mentre va in onda un servizio che
riprende il mio palazzo.
“E
tu cosa cazzo ci fai qua?” chiedo di rimando, sperando abbia
ascoltato la televisione.
“Ho
problemi al cuore, lo sai benissimo” inizia con il suo solito
tono
da strafottente “ma tu perchè sei finita
così?”
“Cazzi
miei” rispondo seccata.
“Maggie,
cazzo, guardami”.
Giro
la testa e noto che i suoi occhi castani sono gonfi e le guance
arrossate. Ci fissiamo qualche secondo negli occhi, poi lo invito a
continuare a parlare.
“Sei
stesa sul letto, hai le gambe piene di lividi, per non parlare delle
tue braccia, si può sapere che cazzo ti è passato
per la testa?”
grida, la sua voce si fa più rauca.
“E
a te importa? Piantala di prendermi per il culo Riccioli
D'Oro” lo
sbeffeggio.
“Maggie,
cazzo, cosa ti hanno fatto quei coglioni?” urla ancora, mi
giro e
vedo la sua mandibola contrarsi di colpo.
“Perchè
cazzo mi stai chiedendo queste cose?! Vuoi sapere perchè ho
tentato
di suicidarmi? Sai, non è bello essere picchiata dai tuoi
amici”
calco il tono sulla parola 'tuoi'.
“Non
è bello essere picchiata dal proprio padre e anche dal
fratello, non
è bello non avere una madre, non è bello non
avere amici! E non
dirmi di non arrendermi, di continuare ad essere forte, non ce la
faccio, non ci riesco!” grido anche io, è la prima
volta che mi
sfogo così con qualcuno, inizio a piangere e gli altri
ragazzi ci
guardano da fuori e uno dei due calvi fa cenno agli altri di
andarsene.
Silenzio.
Il silenzio regna nella stanza, ogni tanto è interrotto dai
singhiozzi.
“Maggie,
avevo detto loro di smetterla, io...” sussurra Davide
prendendomi
una mano ed incominciando ad accarezzarla.
“Davide,
piantala, non fare tutte queste scenate, non ti interessa”
dico
fredda, tentando di asciugare le guance sul cuscino del letto.
“Non
hai capito un cazzo allora” conclude.
Si
avvicina al letto e mi accarezza una guancia, sussurra un 'ciao'
all'orecchio e lascia la stanza.
'Non
gli importa nulla' continuo a ripetermi nella testa.
Non
mi faccio ingannare di nuovo.
Ehilà
c:
In questi giorni
mi è venuta l'ispirazione divina (?) e così,
buttando giù qualcosa, ho partorito (?) questa fanfiction.
Come primo
capitolo forse è un po' pesante, ma non uccidetemi, i
prossimi saranno meno cattivi e presenterò meglio la
protagonista.
Se qualche anima
buona è arrivata fin qui mi
permetto di dedicarle un applauso perchè ci vuole taaanto
coraggio...
Lasciatemi una recensione, farete un'autrice felice (fa rima lol).
Grazie mille e
watanka a tutti c':