Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: stellabella7    18/07/2008    1 recensioni
Momentaneamente sospesa
Il Bene e il Male, due mondi differenti.
La Terra, custode ignara di queste due realtà.
Un Amore che supera il divino ma che è destinato a portare morte.
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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From now on

hEternityg

 

 

Primo Capitolo

Prima Parte

 

Bianco.

Sono circondata dalla luce.

Io vivo così.

Vivo a stretto contatto con la luce, la mia casa.

Ma tutto non può essere sempre bianco.

Deve esistere qualcosa che crea equilibrio.

Equilibrio.

Senza di ciò non esisterebbe niente.

Il bianco e…

Qualcosa c’è, ma non mi è concesso sapere.

Io sono solo un burattino nelle mani di Dio.

Sua figlia, mi chiamano.

Non posso essere la sua vera figlia poiché Dio è puro.

Sono solo una creatura della luce che è stata scelta come “preferita dell’onnipotente”.

Preferita.

Allora anche Dio può preferire delle cose ad altre.

Quindi non esiste la perfezione.

Non riesco a capire.

Perché sono stata creata?

Dio ha forse bisogno di una sposa?

Di un braccio destro?

Credo di no.

<< Bambina mia, svegliati! >>, una voce melodiosa mi ridestò.

<< Iezalel >>, dissi con la voce ancora impastata dal sonno.

Lei mi guardò negli occhi e sorrise.

All’inizio non capii cosa fosse successo.

Mi alzai piano dal letto a baldacchino e fui costretta a socchiudere gli occhi.

Il bianco delle pareti della stanza brillava alla luce che entrava dalle finestre.

Iezalel mi guardò ancora e si affrettò a farmi vestire.

<< Mi raccomando Hariel, comportati bene alla cerimonia! >>, mi ammonì.

La cerimonia!

Ero famosa nel regno dei cieli per la mia poca memoria, ma… dimenticare la cerimonia!

Improvvisamente piena di allegria, indossai la tunica cerimoniale e aprii la porta della mia stanza.

Mi voltai verso la mia balia, colei che mi aveva dato tutto il suo affetto da quando ero piccola.

Le sorrisi raggiante e lei di risposta prese lo slancio e mi abbracciò con le sue braccia intorpidite dalla vecchiaia.

Risposi all’abbraccio con tutte le mie forze.

<< Ti voglio tanto bene. Ormai sei diventata grande e presto lascerai questo posto per salire vicino a tuo padre. Sono orgogliosa di te >>, esclamò.

 Vidi una lacrima solcarle il viso rugoso.

La lascia nella stanza e presi il volo.

Sbattevo le mie ali bianche, leggera come una farfalla.

Sorpassai il villaggio celeste e arrivai a un grande portone dorato.

Mi sorpresi quando vidi vicino a quello Lecabel.

Il mio miglior amico mi guardava appoggiato di schiena alla superficie liscia.

Mi corse incontro e non potei fare a meno di buttarmi tra le sue braccia.

Non so perché ma iniziai a piangere.

Mi resi improvvisamente conto che non ero più una bambina.

Avevo già passato l’età dell’incoscienza, della spensieratezza.

Ora non sapevo se ero pronta a soddisfare i miei futuri doveri.

<< Sh… non piangere Hariel. Vedrai che andrà tutto bene >>, mi sussurrò gentile all’orecchio accarezzandomi i capelli biondi.

<< Io… non so se… riuscirò >>, dissi, la voce rotta dal pianto.

Di risposta lui mi guardò negli occhi.

Il verde nel blu.

Compresi subito che stava cercando di tirarmi su e, quando da serio mi fece la linguaccia, scoppiai a ridere.

<< Cambi in fretta stato d’animo! >>, esclamò sghignazzando.

Velocemente si mise dietro di me, mi prese per le spalle e mi girò verso l’enorme portone.

Subito smisi di ridere e tornai seria.

Mi feci forza e allungai un passo verso il mio futuro.

Ero ormai vicinissima, quando Lecabel fischiò.

Io mi girai.

Lo vidi sorridere e mi gridò: << Buona fortuna! >>.

Annuii e aprì la grande porta.

Improvvisamente mi avvolse un’aura calda e accogliente.

Sembrava che mi avessero stregata in qualche modo.

Mi voltai nuovamente per vedere ancora il volto del mio amico.

Quando feci un altro passo, lui scomparve del tutto dalla mia visuale.

Solo allora ebbi la forza di proseguire e vidi il lungo corridoio davanti a me.

Danzai sopra le nuvole che fungevano da pavimento, fino ad arrivare a un’altra porta, un po’ più piccola della precedente.

Istintivamente allungai la mano per aprirla ma mi fermai un momento a pensare se fosse stato il caso di tornare indietro.

Mossa da un’incredibile forza di volontà, afferrai i grossi pomelli argentei e li tirai verso di me.

Uno scenario stupendo mi si aprì allo sguardo.

  
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