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Autore: MaryScrive    25/04/2014    14 recensioni
Da quando Cassie Jones ha trovato delle strane lettere, la sua vita sembra cambiata. Si sente sempre osservata e non riesce nemmeno più a dormire. Tutto questo la fa impazzire fino a quando non lo incontra. L'essere che ha infestato i suoi sogni. E la sua vita. Si ritroverà a dover affrontare un passato di cui non conosceva nemmeno l'esistenza e una storia d'amore la travolgerà in pieno, sconvolgendola.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ogni riferimento a fatti storici, persone o luoghi reali è puramente funzionale alla vicenda narrata.
Altri riferimenti a nomi, personaggi, posti e avvenimenti sono il frutto della fantasia dell'autore e ogni somiglianza a luoghi o persone morte, è assolutamente casuale.


 
Prologue




Era una fredda mattina d’autunno.
Cassie aprì gli occhi, frastornata e infastidita dal rumore acuto della sveglia che stava sul suo comodino. Strofinò le mani sugli occhi e si mise seduta, soffiando leggermente per spostare le piccole ciocche bionde che le offuscavano la vista. Si stiracchiò allungando braccia e gambe e controvoglia si alzò. I piedi nudi toccarono il parquet che era stranamente congelato. Un brivido le percorse la schiena ma non ci fece caso più di tanto, troppo stanca per ragionare in modo normale. Camminò lentamente verso l’armadio, per cercare un paio di pantofole e delle calze. Poi prese una vestaglia e dopo che la infilò si avviò verso le scale. Scese lentamente, sentendo gli scalini di parquet in legno duro scricchiolare sotto il suo peso.

<< Cassie! >> la chiamò sua madre << Dolce o salato? >>
<< Buongiorno mamma >> la salutò dandole un bacio in guancia << Dolce, grazie >>.
Per risposta la madre, le sorrise.
La famiglia di Cassie godeva di una vita benestante grazie al lavoro dei genitori, Scarlett e Ryan, proprietari di una società imprenditoriale la “Davies&Jones Company”.
<< Tuo padre torna questa sera da Portland >> annunciò Scarlett << Gli manca la sua piccolina >> sorrise distogliendo per un attimo lo sguardo dai pancake che cuocevano nella padella.
Cassie non poté fare a meno di sorridere. La madre le mise i pancake nel piatto e le passò un barattolo di nutella.
<< Grazie >> mugugno Cassie, che aveva già cominciato a mangiare.

Appena ebbe finito di mangiare, si diresse nella sua camera a prepararsi per affrontare una lunga giornata a scuola. Era sempre stata una brava alunna, ed era iscritta a molti corsi extracorriculari come inglese, francese, spagnolo e informatica. Inoltre faceva parte di un gruppo di lettura che si teneva a scuola. Aveva sempre adorato leggere, sin da piccola, con le cuffiette nelle orecchie ed una coperta calda, amava perdersi in altri mondi e diventare un tutt’uno con le pagine, era liberatorio, indispensabile, quasi magico.
Vista la giornata fredda , Cassie optò per un paio di jeans scuri ed una maglietta larga, a sfondo bianco con una fantasia floreale. Infilò un paio di stivaletti neri e si diresse verso il bagno. Aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, provocate dalle notti insonni passate nell’ultima settimana. Applicò un po’ di eyeliner nero sulle palpebre e si lavò le mani. Cercò di pettinare alla meno peggio i capelli lisci e biondi e poi si mosse a passo svelto verso il piano inferiore. Doveva sbrigarsi se voleva arrivare a prendere una tazzina di caffè. La madre le porse la tazzina ma la guardò, apprensiva.
<< Non ti farà male tutto quel caffè? >>
<< Mamma, tra tre settimane compirò diciotto anni. Non mi ucciderà un po’ di caffè >> rispose Cassie.
La madre non replicò ma continuò a fissarla, indagatrice.
<< Buona giornata tesoro >> le disse mentre vedeva la figlia prendere lo zaino verde acqua della eastpack ed aprire la porta d’ingresso.
<< Buona giornata anche a te, ci vediamo pomeriggio >> esclamò infilando il cappotto nero.

Appena mise il naso fuori, Cassie si sentì invadere da un ondata di aria ghiacciata. Non c’era mai stato tutto quel freddo a Brooklyn, nemmeno in autunno. Cercò di non farci troppo caso, infilandosi una caramella alla menta in bocca. Prese la bici dal garage e si buttò sulla strada, pedalando velocemente. I capelli biondi le volavano ovunque, facendole provare una sensazione di insolita libertà e indipendenza.
Si fermò al parcheggio vicino alla scuola ed estrasse il telefono dalla tasca anteriore dello zaino, insieme alle cuffiette. La musica la faceva rilassare e soprattutto in quel periodo, sentiva di averne bisogno. Aveva costantemente la terribile sensazione che qualcuno la stesse osservando, spiando, ovunque lei fosse. Questo la faceva stare sempre sulla difensiva e non la faceva dormire.
La testa cominciò a farle male, così fu costretta a posare il telefono.
<< Jones! >> Cassie si girò, guardandosi intono. Un ragazzo le stava venendo addosso ad una velocità impressionante, su uno skateboard.
Non ebbe nemmeno il tempo di spostarsi che il ragazzo la schiacciò pesantemente al suolo. Scott Lewis. Lui si rialzò, sfornando mille “scusa” ma a Cassie non importava. Si alzò malamente, le doleva tutto il corpo. Per quanto possibile, camminò velocemente verso i bagni del liceo. Aveva dei lividi sulle gambe e sulla pancia ma fortunatamente nulla di grave. Roteò gli occhi e si diresse verso il suo armadietto. Posò lo zaino e prese tutto l’occorrente per la prima ora. Letteratura, aula 8B. La settimana prima, il professor Bennet aveva assegnato una relazione su Orgoglio e Pregiudizio, libro che Cassie aveva già letto qualche anno prima, quindi non le fu particolarmente difficile eseguire il compito.
Si incammino verso la sua classe, ed accelerò il passo quando vide l’orario sull’orologio nel corridoio. 8:50. Era in ritardo di dieci minuti e sentiva delle forti fitte ai fianchi e alle caviglie per la forte botta subita.
<< Signorina Jones le sembra questo l’orario di arrivare in classe? >> la richiamò il professore, quando entrò in classe.
Scott, sano come un pesce, non le diede nemmeno il tempo di parlare che disse << Professore è colpa mia se Cassie è in ritardo. La ho investita per sbaglio con lo skateboard >>.
Il professore sbuffò e fece segno a Cassie di sedersi e di stare attenta. Consegnò la relazione e cercò di seguire attentamente la lezione del professore. Appena la campanella suonò Cassie non uscì subito. Chiuse gli occhi un momento, fino a quando non si sentì chiamare dal professore << Cassandra>> le disse pacato << Stai bene? >>
<< Oh, si certo >> esclamò forse troppo velocemente la ragazza. Si alzò come spinta da una molla e si diresse verso la prossima lezione a grandi falcate. Era turbata, intorno a lei sentiva un’aria pesante, come se si potesse vedere o toccare.

Cassie passò le ore seguenti con disattenzione, frastornata e forse troppo stanca per seguire anche solo qualche minuto di lezione.

Incontrò Amber, una delle sue amiche più care, sulla via per arrivare alla mensa.
Amber Pierce era sempre stata una ragazza stravagante. Aveva dei lunghissimi capelli nero corvino, le arrivavano fino al sedere, che teneva sempre sciolti e degli occhi castani molto scuri. Vestiva in modo eccentrico, come se prendesse le prime cose che le capitavano sotto mano.
Era solare, divertente ed un’amica fidata. Si poteva sempre contare su di lei.
<< Come va bella? >> le chiese dandole una pacca sulla spalla.
<< Potrebbe andarmi meglio, a te invece? >> domandò Cassie.
<< Oh, non ci crederai. Ho un appuntamento! Con Scott Lewis. Sabato >> rispose l’amica, tutta eccitata.
A sentire quel nome, Cassie storse il naso ma l’amica non sembrò accorgersene perché continuava a sorridere.
Cominciarono ad andare verso la mensa, per pranzare insieme. Presero un hamburger e una coca cola a testa.
Cassie faceva fatica ad ascoltare i discorsi di Amber, che le raccontava di come aveva incontrato Scott Lewis allo Starbucks e di come era stato un cavaliere pagandole la colazione, ma si sforzò, doveva almeno provare a reprimere i brutti presentimenti.
<< Cassie… che succede? >>
<< Sto bene, perché? >>
<< Hai lo sguardo un po’… vuoto, come dire >>.
La bionda abbassò la testa fissandosi le mani, che si contorcevano in modo convulso, nervosamente.
Cassie si alzò e salutando frettolosamente l’amica, corse via, diretta verso l’unico posto in cui si sentiva a casa, la libreria.

<< Buon pomerggio Cassie >> la salutò la commessa.
<< Ciao Ruthie >> disse alzando la mano in segno di saluto.
Cassie cominciò a vagare per gli scaffali pieni di libri, in cerca di qualcosa che la inspirasse. Quella libreria era talmente grande che poteva tenere una sezione dedicata anche ai manga. Si fermò, in cerca di Naruto, il suo manga preferito. Era appena uscito il sessantatreesimo volume e lei non lo aveva ancora letto.
Si guardò intono e poi si sedette sulla poltroncina rossa vicino gli scaffali. Sfogliò le pagine, osservando le immagini che ormai conosceva bene e che adorava.
Si sentì bruciare la schiena.
La ragazza spalancò gli occhi e si girò, lentamente. Davanti a lei c’era una figura evanescente, quasi fumo, di cui non si riuscivano nemmeno a distinguere i lineamenti. La attraversò un freddo gelido e il manga che teneva in mano era già caduto a terra. Per Cassie era come se il tempo si fosse fermato. Voleva urlare, urlare a squarcia gola, ma l’urlo le morì in gola.
Cominciò a correre, sotto gli occhi straniti della cassiera.
Delle lacrime cominciarono a rigarle il volto. Si dimenticò della bici lasciata a scuola, di aver lasciato Amber da sola all’improvviso, degli sguardi dei passanti.
Il gelo le penetrava fin dentro le ossa e ormai anche correre le veniva difficile.
Appena arrivò a casa si chiuse nella sua camera, senza dare spiegazioni a nessuno. Si sedette sul letto ed il suo peso la fece sprofondare nel materasso. Aveva uno sguardo vacuo, era impietrita.
Si prese la testa tra le mani, incredula. Le faceva male tutto e tremava come una foglia.
Ora si che non dormirò veramente più, si disse.
La madre batteva i pugni contro la porta della camera della ragazza, ma lei quasi non la sentiva.
Si diresse verso il bagno e si butto dell’acqua sul volto. Era bianca come un cencio e due cerchi scuri le circondavano gli occhi.
Ritornò nella sua camera ed aprì alla madre. Senza dire nulla la abbracciò, sperando in un conforto, che però non arrivò mai.
Sapeva che la sua vita sarebbe cambiata, ma non aveva la minima idea di quello che le sarebbe successo davvero.



Continua…



#SpazioAutrice
Ciao a tutti! Grazie di essere passati spero che la storia vi piaccia.
So che ancora non ho finito “Never is Forever” ma davvero, non ce la facevo più a continuare. Non trovavo mai l’ispirazione e per questa fan fiction invece ho molte idee.
Volevo ringraziare Vero_Write per aver creato il banner per la mia storia, davvero grazie mille.
Il capitolo è corto, lo so, ma è il prologo, gli altri capitoli saranno più lunghi.
Ringrazio Elisa e Noemi, che mi hanno aiutata!
Alla prossima,
-Mary.
   
 
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