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Autore: solonely182    25/04/2014    3 recensioni
La storia è ambientata a Poway, California, nel 1991. La sedicenne Josie, citata dai Blink in una loro canzone, è appena tornata in città pronta per un nuovo inizio e per il liceo, dove conoscerà successivamente Mark e Tom, amici da sempre.
Ho cercato di rendere la ff quanto più reale possibile (origini dei Blink, canzoni per data e altri avvenimenti). Tratta anche tematiche piuttosto delicate che fanno parte dell'adolescenza sia dei protagonisti che in generale.
Per il resto è la mia prima ff (siate davvero clementi) e spero vi piaccia!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Non dovetti nemmeno alzare lo sguardo per capire che Julia, la mia assistente sociale, era venuta a farmi una visita.
-Cosa leggi?- chiese avvicinandosi alla panchina dove sedevo.
-Un libro sulla chimica- risposi secca.
-Comunque- iniziò sospirando dopo qualche minuto di silenzio –Sono venuta a dirti che stai per tornare a casa-
Mi voltai verso Julia e subito capii che non scherzava, perché aveva un’aria di sincera serenità, quella che avevo visto farle fare ogni volta che doveva dare una buona notizia.
-Allora preparo i bagagli- annunciai alzandomi.
-Non ti preoccupare, ci ha già pensato il personale-
Rimasi ferma di fronte a lei.
-Dove andrò?- domandai preoccupata.
-Ora vedrai- replicò lei.
La seguii per i strani corridoi che portavano all’ingresso, quel posto sembrava un manicomio.
Riconobbi Pat, un ragazzo che era qui da molto prima di me, il padre, infatti, preso dalla collera gli aveva tirato addosso una bottiglia di vetro, e lui di conseguenza era finito in un centro sociale, come me.
Era un fanatico della scienza e mi passava sempre libri a riguardo.
Lo salutai mentre Julia mi faceva firmare alcuni documenti.
-Okay, allora è una questione chiusa- commentò in tono malinconico accompagnandomi all’uscita.
-Già- dissi a bassa voce fissandomi le scarpe.
Improvvisamente mi strinse forte, poi mi baciò sulla fronte e infine si fece scappare qualche lacrima.
Una volta fuori trovai una donna che stava ponendo tutte le mie valigie nel bagagliaio dell’auto, allungai una mano per coprirmi il volto dal sole.
-Michelle?- chiesi accostandomi.
-Josie!- strepitò lei.
Mi venne in contro chiudendo il portabagagli e poi mi abbracciò.
-Mio Dio, che bello rivederti- aggiunse staccandosi dal mio corpo visibilmente rigido.
Rimasi in silenzio, non capivo perché faceva tutto ciò.
-Immagino che tu voglia delle spiegazioni- cominciò –Lux mi ha rivelato tutto, allora ho incominciato a informarmi e a fare delle procedure per diventare tua tutrice, almeno non starai più in questo postaccio e poi tra qualche giorno inizia la scuola. Lux è entusiasta-
Fui felice che Michelle aveva fatto tutto questo per me, che alla fin dei conti non me lo meritavo minimamente.
Durante il viaggio di circa due ore e mezzo, Michelle mi raccontò che si era risposata con un uomo di nome Phil, il quale aveva un figlio della stessa età mia e di Lux, che si erano trasferiti in una casa più grande e che sono tutti contenti del mio ritorno.
Mentre procedevamo per Poway, iniziai a osservare tutti quei luoghi così famigliari con tristezza mista a disgusto, avevo sempre odiato quella città.
Una volta arrivati mi occupai di aiutare Michelle a portare dentro le mie cose, in seguito mi venirono presentati Phil e Rick, il figlio.
-Mi hanno parlato molto di te, fai come se fossi a casa tua- proferì l’uomo baffuto e un po’ spelacchiato, mi chiesi come potesse piacere a una persona come Michelle.
Rick non pronunciò parola, si limitò a sorridermi.
Iniziai a guardarmi intorno e intravidi qualcuno sulle scale, era Lux.
Ci studiammo a vicenda senza dire niente, poi scese la scalinata lentamente e mi circondò con le braccia.
La strinsi forte, mi era davvero mancata.
I genitori, mossi dall’imbarazzo probabilmente, decisero di lasciarci sole per un po’.
Ci dirigemmo nella camera che mi sarebbe spettata, era già tutta arredata.
-Ti piace?- chiese sedendosi sul letto.
-Oh sì, pare un sogno- affermai poggiandomi alla finestra.
-Sai, scusa se non mi sono fatta viva, ma il centro era lontano e non ho avuto modo o tempo di venire- sputò tutto d’un fiato.
-Non fa niente, capisco- mi posi accanto a lei.
Mi scrutò e poco dopo scoppiò in lacrime.
-Lux, non piangere. Sono qui- cercai di rassicurarla poggiandole la mano sulla schiena.
-Oh Josie, mi sento una merda. Mi sei mancata così tanto che… -
-Ehi, va tutto bene. Non me ne vado più-
Si asciugò il volto con un fazzoletto.
-Com’era lì?- mi domandò riferendosi al centro sociale.
- Un manicomio- mi limitai a dirle ridendo come per consolarla.
Lei fece cenno di sì con la testa e tirò su col naso.
Aveva i lunghi capelli biondi legati, ciò permetteva al viso di far risaltare gli occhi grigi.
-Come ti trovi con Rick?-
Scoppiò a ridere.
-Bella domanda. E’ un tipo strano, esce sempre e ascolta musica in continuazione- spiegò sbuffando.
-E non sai dove va?-
-No. Sta sempre con degli amici suoi, ma non li conosco bene- chiarì lei.
Proprio in quel momento entrò lui.
-E’ ora di cena- annunciò seccato.
Quando scendemmo al piano di sotto, trovammo tutta la famiglia a tavola che attendeva solo noi.
-Tutto apposto ragazze?- chiese Phil.
Annuimmo entrambe.
-Dunque Josie, tra qualche giorno inizia la scuola eh?- continuò l’uomo addentando un pezzo di pizza.
-Eh sì, farete il secondo anno del liceo, sapete è stato ristrutturato da poco…- proseguì Michelle.
La conversazione prese piede e perdurò a lungo, verso le dieci terminammo e finalmente ci avviammo alle stanze da letto mentre Michelle e Phil rimasero al piano di sotto.
Intanto che mi lavavo i denti, entrò Rick, sputai nel lavandino e mi rivolsi a lui.
-Serve qualcosa?- chiesi infastidita da quell’irruzione.
-Ho una curiosità- enunciò serio. Osservai i suoi capelli marroni scompigliati e piuttosto lunghi.
-Spara- mi poggiai al lavandino, avevo l’impressione che fosse uno di quei ragazzi cazzoni.
-E’ vero che sai guidare? E che una volta spacciavi?- aveva l’aria seria e sembrava interessargli.
Rimasi un po’ spiazzata da ciò che mi aveva richiesto.
-Chi te l’ha detto?-
-E’ un sì?- ammiccò lui ridendo.
-Interpretalo come vuoi- commentai dandogli le spalle e andandomene in camera.
Pensai a quante cose avrei dovuto fare nei giorni seguenti, alla scuola, alla mia ‘’nuova’’ vita e lentamente sprofondai nel sonno.
 
 
Okay, il primo capitolo è fatto. Siate clementi che è la mia prima ff :u.Che dire mh, recensite che mi fa piacere c:
Al prossimo capitolo c:
  
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