Film > Pirati dei caraibi
Ricorda la storia  |      
Autore: Mrs_Jay    25/04/2014    2 recensioni
“Tieni gli occhi piantati sull'orizzonte...” aveva detto lui l’ultima volta. E lei lo aveva fatto. Ogni giorno, per dieci anni, si era seduta sulla spiaggia al tramonto ed aveva osservato la sottile linea che separava il cielo dal mare, immaginando il momento in cui per un attimo tutto si sarebbe tinto di verde e poi lei avrebbe visto l’Olandese in lontananza avvicinarsi sempre di più.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tum-tum-tum-tum.
Elizabeth aveva smesso di chiedersi se quel rumore che ogni notte per dieci anni aveva rotto i momenti di silenzio, fosse il battito del proprio cuore o il battito di quello di William riposto nel piccolo forziere che lei era solita tenere in grembo nei momenti di sconforto.
La donna accarezzò la superficie fredda del contenitore e guardò suo figlio, sdraiato su una coperta poco più in là. Osservò i suoi lineamenti, il suo petto che si alzava ed abbassava lentamente, le sue labbra carnose che le ricordavano tremendamente quelle di William. Lei e il bambino avevano parlato spesso del momento in cui egli sarebbe tornato. Era diventato come un gioco, negli anni. Fantasticando avevano sollevato le più bizzarre ipotesi su ciò che sarebbe accaduto, su ciò che William avrebbe detto, su ciò che magari avrebbe portato, sulla reazione che avrebbe avuto nel vedere suo figlio per la prima volta dopo dieci anni. Elizabeth aveva fatto di tutto per affrontare l’argomento con leggerezza, con gioia, senza apparire triste o sconfortata, senza far intuire al piccolo l’enorme ferita che l’assenza dell’uomo le aveva provocato. Aveva cercato in tutti i modi di sorridere per suo figlio, per William.
“Tieni gli occhi piantati sull'orizzonte...” aveva detto lui l’ultima volta. E lei lo aveva fatto. Ogni giorno, per dieci anni, si era seduta sulla spiaggia al tramonto ed aveva osservato la sottile linea che separava il cielo dal mare, immaginando il momento in cui per un attimo tutto si sarebbe tinto di verde e poi lei avrebbe visto l’Olandese in lontananza avvicinarsi sempre di più.
Ci aveva pensato talmente tanto che essere così vicina davvero a quel momento la spaventava terribilmente. Dieci anni erano tanti, in dieci anni potevano cambiare tantissime cose. Lei, per prima, era cambiata moltissimo. Era diventata madre, era diventata donna. Era cresciuta, psicologicamente e soprattutto fisicamente. Mille volte si era specchiata nella superficie del mare ed aveva osservato i vari cambiamenti sul proprio viso. Certo, non era vecchia, ma non era neanche la ventenne di un tempo.
Il suo cuore, allora, iniziava a battere velocemente  fino a quando Elizabeth non si imponeva di calmarsi, dandosi della stupida perché sapeva che ciò che c’era tra lei e William andava ben oltre l’attrazione fisica. Era qualcosa che si era insediato dentro, nei loro cuori.
Sospirò, tentando di allontanare per un attimo la miriade di pensieri che le occupavano la mente. Spostò i lunghi capelli su una spalla ed osservò il mare. L’infrangersi delle onde sulla battigia era sempre stato qualcosa capace di calmarla. Si alzò in silenzio e si inginocchiò accanto al bambino, gli accarezzò con dolcezza la testa.
“William...” sussurrò baciandogli la fronte. “Sta per sorgere il sole... tra poco arriverà tuo padre”
Sorrise istintivamente nel pronunciare le ultime cinque parole. Per dieci anni ne aveva assaporato solo l’idea, ne aveva immaginato l’ipotetico suono, si era chiesta il livello di emozione che vi avrebbe sentito. E si accorse che, in effetti, ve n’era tanta.
Il bambino sbadigliò e si stropicciò gli occhi, per poi alzarsi a sedere e guardare la madre. “Sei emozionata, mamma?”
Elizabeth sorrise di nuovo, accarezzandogli una guancia. “Sì, tesoro, tantissimo. E tu?”. Si alzò e diede una mano al figlio per aiutarlo ad alzarsi.
“Sì, anche io...” rispose sorridendo a sua volta e abbracciandola. “Pensi che gli piacerò?”
La donna rise con allegria, stringendolo a sé, per poi prenderlo per mano ed iniziare ad avanzare verso la battigia. “Oh sì... penso che gli piacerai tantissimo. Siete molto simili”
Era una cosa di cui avevano parlato tantissimo. William era solito chiederle spesso in cosa lui e suo padre erano simili ed Elizabeth non si era mai stancata di ripetergli tutte le cose che vedeva dell’uomo nel suo bambino. Gli occhi, le labbra, la voglia di viaggiare, il suo non arrendersi mai, la capacità di amare.
“Mi sono dimenticato le conchiglie! Quelle che avevo raccolto per lui...” esclamò ad un tratto il figlio staccandosi dalla madre. “Vado a prenderle e torno!”
La donna non ebbe neanche il tempo di replicare che il bambino era già corso via. Il sole aveva appena fatto capolino dall’orizzonte e lei guardò tutto tingersi di quel colore caldo tipico dell’alba quando un’improvvisa folata di vento la fece rabbrividire.S i era girata per vedere William correre a perdifiato verso il luogo dove aveva nascosto le conchiglie, e quando si girò nuovamente verso il mare una visione inaspettata le fece salire le lacrime agli occhi.
L’Olandese torreggiava in lontananza, proprio come l’ultima volta, e non era cambiata affatto. Le stesse vele, nella stessa posizione, e la stessa scialuppa con una sola persona all’interno che si avvicinava lentamente.
Nervosamente Elizabeth si sistemò alcune ciocche di capelli dietro alle orecchie.
“Non piangere, non piangere... non devi piangere” si disse sottovoce, proprio come aveva fatto l’ultima volta che lo aveva visto.
Ormai era vicino alla riva, ma lei abbassò lo sguardo sui propri piedi per non vederlo mentre attraccava con la scialuppa. Sentì il rumore della piccola barca che si incagliava nella battigia, poi i suoi piedi che si muovevano, prima nell’acqua e poi sulla sabbia.
“Non piangere, non piangere” si ripeté ancora, ma stavolta nella propria testa.
Sentì due dita prenderle il mento e farle alzare la testa. Ed eccoli lì, quegli occhi che per dieci anni lei aveva solo sognato. Ecco l’uomo che lei aveva sempre amato. Adesso era lì. La barba un po’ più folta, la pelle abbronzata dal sole, lo sguardo di chi ha visto tante cose, le labbra screpolate ed aride di baci.
“Ti stavo aspettando” sussurrò lei con le lacrime agli occhi, cercando di sorridere.
“Scusami per il ritardo” sussurrò lui a sua volta posando la fronte su quella di lei.
“Sei stato puntuale”
Si tuffò nelle sue labbra, come aveva sognato di fare trecentosessantacinque notti per dieci anni. Si tuffò nel suo profumo di salsedine e di amore, di luoghi lontani e di sole.
Lui le prese la testa tra le mani, per poi allontanarla da sé e guardarla nuovamente negli occhi con dolcezza, asciugandole le lacrime con i due pollici.
“C’è una persona che vorrei presentarti...” disse lei sorridendo. “William!”
La testa del bambino spuntò da dietro una roccia. Elizabeth sapeva che si sarebbe nascosto. Gli fece cenno di avvicinarsi e lo guardò mentre si alzava e, tenendo una grande conchiglia tra le mani, avanzava lentamente e con timidezza, tenendo lo sguardo basso.
“Lui è William...” sussurrò prendendo il figlio per mano ed accarezzandogli la testa.
L’uomo si inginocchiò, arrivando ad avere gli occhi all’altezza di quelli del bambino. Lo osservò attentamente, con sempre il solito sorriso dipinto sul volto, per poi tirare fuori da una piccola borsa una conchiglia grande quanto quella che l’altro teneva in mano e gliela porse. “Sono dieci anni che la tengo in serbo per te” disse accarezzandogli la testa.
"E' bellissima" disse l'altro prendendola per poi buttarsi tra le sue braccia. 
Elizabeth sorrise. Cos'erano in fondo dieci anni per un amore così? 



NB: La mia prima one shot, quindi fatemi sapere che cosa ne pensate! 
Recensite! 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Pirati dei caraibi / Vai alla pagina dell'autore: Mrs_Jay