Disclaimer: No, non sono miei solo perché li
ho venduti su eBay l’altro ieri, insieme al diritto di descriverli come mi pare
e piace e di far diventare magicamente vero tutto quello che batto al computer.
My bad.
Note: Non sono ancora così fissata coi FOB
da saperli gestire restando nel canon, quindi scusatemi per le inevitabili
cavolate che dirò/farò dire nella shot. È che non sono riuscita a trattenermi
;_;
Dedica: b-day!fic in ritardo per Kate91 amore
non-corrisposto-perché-già-impegnato della mia vita <33! Grazie di esserci
Cate, grazie di esserci e basta, oltre che per tutte le altre cose, sei
fantastica. Dio quanto ti voglio bene. Scusa se la fanfic è su Loro XD
Secret Affair
La cosa è semplicemente inammissibile.
Andy ha un amore segreto! E non gli ha ancora detto chi è!
Pete sente che potrebbe morire per la gravità dell’affronto da un momento
all’altro, se non fosse che prima deve scoprire l’identità della misteriosa
fidanzata del suo batterista e poi picchiare suddetto batterista, visto che a
quanto pare la loro amicizia non esiste se Andy non soffoca all’istante dai
sensi di colpa per tenerlo all’oscuro di tutto.
Ed è così palese! Non ha nemmeno la decenza di fingersi
triste e sconsolato - o anche solo single
- in sua presenza, quando tutto quello che dovrebbe fare è prostrarsi ai suoi
piedi chiedendo scusa per la propria sconsideratezza. Poi potrebbe iniziare a
raccontargli tutto quello che è successo con la ragazza del mistero sotto le
coperte, sopra le coperte, o anche sul tavolo della cucina, Pete non è tipo da
scandalizzarsi.
Invece il traditore fa finta di nulla; discute la scaletta
dei concerti con Patrick, salta addosso a Joe mentre gioca con la Wii e
chiacchiera con Dirty come al solito.
Ma Pete l’ha capito, ah se l’ha capito. Se n’è accorto
subito benché Andy camuffasse la cosa con lunghi sorrisi a Joe e pacche sul
cappello a Patrick, se n’è accorto prima di tutti. (E Patrick potrebbe anche
smetterla di fare quei versi esasperati ogni volta che Pete gli ricorda il
fatto, grazie.)
Andy è troppo calmo e soddisfatto - il che significa che
la ragazza sconosciuta deve essere in tour con loro perché, ehilà, SESSO!, e
nemmeno telefonico - e ha persino smesso di tentare di convincere i ragazzi
della crew a gettare via i loro “panini fatti col sangue di creature
innocenti!”. Ora si limita a squadrarli male senza dire nulla quando gli capita
di incrociarli con un hot dog in mano, ma per Andy questo è come aver raggiunto
il nirvana.
Quindi: inammissibile!
Ma Pete sa quello che vuole, e cosa deve fare per
ottenerlo. Quell’Hurley si pentirà di essersi illuso di poter avere una vita
privata e allo stesso tempo condividere i Doritos di Pete Wentz.
*
Pete riesce a mettere le mani sul cellulare di Andy.
L’aveva trovato abbandonato in giro quella mattina, che cosa doveva fare,
lasciarlo lì? Abbandonato nella tasca interna del cappotto di Andy, posato sul
cuscino di Andy nella cuccetta di Andy, ma pur sempre abbandonato. Forse è per
questo che Patrick se ne va scuotendo la testa quando Pete gli rotola addosso
sul divano, annunciandogli il ritrovamento.
Oh, fa nulla, non gli serve Patrick per ficcanasare nella
rubrica di Andy.
*
« Trick! » urla, spalancando la porta con gioia. Patrick,
sdraiato sul suo comodo, confortevole e fino a qualche secondo prima solitario
letto, si nasconde la faccia sotto un libro con un grugnito.
« Trick, senti qua! » Smanetta un po’ per ritrovare il
messaggio in questione, intrecciandosi con i tasti del vecchio cellulare; non è
più abituato ai modelli d’anteguerra come quelli che Andy si ostina ad usare
ogni tanto. È deciso, per il prossimo compleanno gli regalerà un Sidekick LX
con GPS rintracciabile solo dal cellulare della sua misteriosa ragazza (e dal
suo, ovviamente). « Ecco, ecco, senti: “sei la cosa più bella che mi sia mai
capitata, buona notte”. Cioè, lo sapevi che Andy non abbrevia negli sms? »
« Sì, Pete, e perché mi stai leggendo le dichiarazioni
d’amore di Andy? No, anzi, perché le stai leggendo in generale? » Lo spessore
del libro non nasconde il suo sospiro.
« Perché è probabile che la chiami per nome » spiega Pete,
col tono che userebbe per spiegare le cose ad un bambino adorabile ma tanto,
tanto tardo. È così scontato. « È così scontato. »
« Rimetti a posto quel telefono, ti prego » mormora
Patrick.
« Io devo sapere! » strilla Pete, indignato.
« Pete… » Si possono alzare gli occhi al cielo con la
voce? Patrick può, probabilmente.
« No, senti! » fa Pete, e Patrick vorrebbe tanto perdere i
sensi per non dover essere costretto a diventare il complice di Pete, ma non
può fare a meno di sollevare un po’ il libro per sbirciare. « “Bus rotto,
ritardo. Vorrei poter essere con te, mi manchi troppo”. »
« È di quando è saltata una ruota al bus di Andy, quella volta
che io e Joe stavamo facendo la maratona Halo? » Patrick si tira su a sedere,
posando da parte il libro e avvicinandosi al piccolo display che Pete è più che
felice di mettere in mezzo per fargli vedere meglio.
Pete annuisce entusiasta; dunque l’amore segreto è davvero
in tour con loro. Gli basterebbe un nome, un nomignolo, anche solo un’iniziale
e sarebbe in grado di rintracciarla in meno di mezza giornata. Ma non c’è un
minimo indizio.
« Patriiiick » si lagna Pete come se l’altro potesse
miracolosamente Trovare Una Risposta, « Perché non la chiama in nessuna
maniera? »
« Non c’è il nome in rubrica? » E subito Patrick ha
l’impulso di staccarsi la lingua con un morso. Non era quello che voleva dire.
No, non era quello che doveva dire;
doveva dire “Pete, sii ragionevole” o magari qualcosa di meno utopico tipo
“Pete, spegni subito quell’arnese o Andy ti spaccherà tutte le ossa con la forza del pensiero quando lo
scoprirà, perché lo scoprirà”. Dannata curiosità. Dannato Pete.
Pete invece sembra convinto che Patrick abbia detto la
cosa più bella del mondo. Gli si lancia addosso e gli scocca un bacio umidiccio
sul naso e su tutti gli occhiali, poi inizia a scorrere la rubrica di Andy con
un gridolino entusiasta.
Segue immediatamente un altro gridolino, di frustrazione,
e Patrick lo guarda per un attimo perplesso prima di ricordarsi di un piccolo
particolare. Si sente un po’ deluso, un po’ sollevato, ma la sua più grande
preoccupazione al momento è abbassarsi la tesa del berretto fino al mento per
evitare che Pete si accorga della risata che sta per esplodergli dalle labbra.
« …Andy non salva i numeri in rubrica. »
Pete tira un calcio a Patrick, che attualmente sta
rotolando alla sua destra con le lacrime gli occhi e non ha alcuna pietà per le
sue speranze infrante. Tra tutti i batteristi al mondo, proprio a lui è toccato
il pazzo che si ricorda i numeri a memoria.
« Senti, » biascica Patrick appena ha recuperato un
accenno di serietà e fiato, raddrizzandosi gli occhiali. « Tira fuori il tuo
telefono almeno puoi confrontare con- »
Si blocca a metà frase, orripilato, perché Pete sta
schiacciando il tasto Chiama.
Poteva essere divertente all’inizio, un modo per tenere
occupato Pete durante le interminabili ore di bus, e in fondo Patrick stesso
era un po’ curioso - ma questo? Questo
non va bene. Pete sta chiamando l’amore segreto di Andy, dal telefono rubato di
Andy, e Patrick è suo complice. Oh Dio.
« Per l’amor del cielo, Pete- »
« Shh! » sibila Pete, chiudendo la bocca di Patrick con
una mano per rendere meglio il concetto. « Zitto Patrick, non sento. E tu di là
rispondi a quel cazzo di telefono, Trohman! Sto cercando di chiamare la ragazza
di Andy, Cristo! »
Dall’altra stanza arriva il rumore di qualcosa lasciato
cadere a terra con un urlo, e l’insistente melodia della suoneria del cellulare
di Joe. Patrick strabuzza gli occhi.
« Non risponde! » Pete chiude la chiamata, irritato, e
all’istante la suoneria dall’altra parte del muro s’interrompe bruscamente. «
Devo andare a parlare con Ryan » annuncia Pete mentre rimette con cura il
telefonino di Andy dove l’aveva trovato “incustodito”, e se ne va borbottando
qualcosa su Brendon Urie gossip queen.
Patrick se ne resta seduto sul suo letto, immobile, con
gli occhi ancora lievemente sgranati e la comprensione che gli s’insinua
lentamente sotto il cappello. Ha avuto davvero una grande rivelazione, questo
pomeriggio. Beh, due a voler essere precisi; ma non è mai stato un segreto che
Pete Wentz è un grande, gigantesco idiota.
*
« Allora, ho parlato con RyRo. »
Pete è seduto a gambe incrociate sul divano del bus,
dondolando sul posto con le mani incastrate sotto le ginocchia come un bambino.
O come una ragazzina pronta per un’intensa sessione di chiacchiere, eventualità
per cui Patrick sente di non essere ancora pronto. Ma sono soli, e Patrick è
troppo stanco dopo l’ultimo soundcheck e i secoli di viaggio per andarsene via,
anche se rotolare nella sua cuccetta prima del concerto è l’unica cosa che
vorrebbe fare. Invece sospira, e si accascia meglio sulla sua parte di divano
per ascoltare l’inevitabile resoconto di Pete.
« È stato totalmente inutile, mi duole ammetterlo, anche
se abbiamo passato tutto il pomeriggio a farci i capelli e Brendon mi ha messo
lo smalto. » Sventola allegramente le manine, ignorando il verso di Patrick. «
Ma almeno ho trovato alleati - visto che tu sei così intento a distruggere le mie ambizioni - e siamo
tutti d’accordo che bisogna approcciare Andy in maniera più diretta. »
« Stalking? » suggerisce Patrick, e non si pente nemmeno
di averlo detto ad alta voce perché sicuramente quello che hanno pensato Pete e
i suoi compagni di merenda è peggio. Tipo, tremila volte peggio.
Pete si illumina di gioia, battendo le mani. Apre bocca
per, probabilmente, illustrargli i fondamenti del piano, ma di colpo spalanca
gli occhi e puntando l’indice verso Patrick urla: « TU! »
La porta del bus sbatte rumorosamente, e Patrick riprende
a respirare rendendosi conto che non è con lui che ce l’ha Pete, ma con chi è appena
entrato che, guarda caso, si trova precisamente alle sue spalle. Si gira e
fermo sull’entrata c’è Andy, capelli arruffati e occhiali di traverso.
« TU HAI FATTO SESSO! »
Oh, ecco. Effettivamente è una maniera più diretta.
Patrick si dà una manata in faccia; Andy, ancora sulla porta, è molto molto
rosso.
Pete si alza in piedi, perché seduto con il dito puntato
come un mentecatto non era molto intimidatorio (non che in piedi lo sia di più,
ma non divaghiamo), e va a piazzarsi nel mezzo della stanza con le mani
piantate sui fianchi. A Patrick ricorda vagamente la sua vecchia professoressa
di storia al primo anno di liceo… con più mascara e una felpa rosa fluo, certo;
quasi si aspetta che cominci una tirata su come leggere certe riviste sotto il
banco non le farà di certo superare l’anno, signor Stumph… o magari, in questo
caso, su quanto sia sbagliato fare sesso.
« Perché non sei venuto a dirmelo?! » sbotta invece Pete.
Patrick si sente in vena di tirargli una scarpa o nascondere la testa sotto i
cuscini del divano e ridere fino alla morte o salvare Andy, che al momento
sembra sul punto di dare una dimostrazione scientifica dell’autocombustione.
Nel silenzio sgradevole sceso sui tre rimbomba forte e
chiaro il click della porta che si apre di nuovo, accompagnato dal vociare che
arriva da fuori.
« Joe! » Joe sorride e tenta di salutare, ma Pete lo
interrompe continuando: « Andy ha fatto sesso! »
Joe cambia espressione alla stessa velocità con cui
inciampa sui gradini della porta e sbatte contro Andy, sempre immobile al suo
posto; afferra una spalla del batterista per tenersi in equilibrio, e quando
alza il viso è molto molto pallido. Un contrasto artistico con la faccia
dell’altro.
Si guardano brevemente, anche se Andy sembra restio a
incrociare lo sguardo di chiunque di loro e l’espressione di Joe è talmente
stranita da sfociare nel buffo, quasi nel tenero. Joe si raddrizza
avvicinandosi ad Andy, sfiorandogli la schiena con il petto mentre gli stringe
appena più forte la spalla; i suoi occhi sono interrogativi. Andy scuote la
testa fissandosi i piedi, poi osa un’occhiata nella sua direzione, il labbro
inferiore stretto nervosamente tra i denti.
Dal divano, Patrick li osserva affascinato. Pete, invece,
pare non aver visto un cavolo.
« Joe, non mi ha detto niente! » accusa Pete in tono
lamentevole, incrociando le braccia al petto offeso. Gli occhi di Joe si
puntano subito sulla indiscreta figura di Pete, prima di allargarsi in
comprensione e tornare sul viso nascosto dai capelli di Andy. Si sposta un po’
a lato con un sorriso, rilassato, anche se la sua mano stringe ancora la spalla
di Andy.
« Beh Wentz, non tutti sentono il bisogno di appendere i
manifesti quando vanno a spassarsela. » Esita un secondo poi si stacca da Andy
e si avvia verso il piccolo frigo del bus come se nulla fosse. Con una birra in
mano e un ghigno disinvolto aggiunge: « E il nostro mister Hurley è molto
riservato. Magari si vergogna. »
Una strana luce gli brilla per un momento negli occhi
mentre beve una lunga sorsata di birra e il suo sguardo si fissa sul diretto
interessato. Andy sussulta e si volta di scatto verso di lui, con
un’espressione incredula e forse ferita, passandosi le mani sulle braccia come
per proteggersi.
« Come può vergognarsi? Mi sono premurato di mettere su
questa band con persone normali, non con fenomeni da baraccone o gente timida! » Pronuncia l’ultima parola
scandalizzato, neanche si trattasse di una parolaccia disgustosa. In realtà non
sa nemmeno di cosa sta parlando, visto che non incontra “persone normali” dal
lontano 1986 circa.
Joe scrolla le spalle e beve ancora, Pete esce come una
furia dal bus interrompendo qualunque cosa Andy stesse per dire, e Patrick si
massaggia le tempie, conscio del fatto che nel suo gruppo abbiano tutti bisogno
di un terapista.
*
Manca un’oretta alla loro esibizione, e Pete ancora non si
vede in giro. Patrick non è preoccupato: sarà da qualche parte a piazzare
microfoni nascosti sotto il letto di Andy o a far installare telecamere sul
tetto del bus, ma spunterà di nuovo fuori appena in tempo per il concerto. Lui
intanto cerca caffeina, elemento indispensabile per il riscaldamento delle sue
corde vocali, vagando distrattamente per il back-stage.
Una tazza fumante se ne sta tranquilla sopra un
amplificatore, e Patrick non vede dove sia il problema nel prenderla sotto la
sua custodia. In tour è come essere in una grande comunione di beni, i miei
vestiti sono i tuoi vestiti e il tuo caffè è il mio caffè, miomiomioMIO.
« Cerca di capire, Cristo. »
Patrick sobbalza così forte che un po’ di liquido bollente
gli finisce sulle mani; si guarda freneticamente intorno, temendo di aver
interrotto qualcosa o rubato il caffè a qualcuno tipo uno degli armadi della
security, ma poi capisce che chi ha parlato si trova dietro il muro contro cui
è poggiato l’amplificatore, e che si tratta di Andy.
« Ma io ho capito, Hurley » replica qualcun altro
canzonatorio, e quel qualcun altro è Joe. Si sentono un paio di accordi
svogliati che però si interrompono subito bruscamente, come se qualcuno avesse
messo una mano intorno al manico della chitarra.
« E invece non hai capito proprio un cazzo. » Patrick si
stringe la tazza al petto, rabbrividendo. Andy sta praticamente ringhiando, dall’altra parte, nel tono
basso trattenuto che gli ha sentito usare solo un altro paio di volte, mentre
teneva la fronte pallida e sudata di Pete con una mano e con l’altra lo
costringeva a rimettere tutte le schifezze che aveva preso.
Uno sbuffo. « Cos’altro potrei capire, mh? Da come ti
comporti, che altro si può capire? »
C’è una pausa. « Non mi vergogno di te » sussurrato.
« Oh beh, grazie.
» Sarcasmo, il rumore inconfondibile di una chitarra che viene posata di mala grazia
da qualche parte. « Sono tanto tanto contento, adesso vado e mi tingo i capelli
di rosa dalla gioia. »
« Cosa vuoi che faccia, me lo vuoi dire?! »
« Tanto per cominciare smettila di dire vaccate. » Andy balbetta
qualcosa di incomprensibile ma Joe prosegue. « No, senti, so che ti vergogni di me, perché fumo e bevo e mangio carne e bla
bla bla quindi andrò all’inferno. Se non ti vergogni di me ti vergogni per me, è uguale, anche se ci sarebbe
tanta altra gente per cui vergognarsi di più, ma sono sicuro che tu riesci a
gestirli egregiamente tutti quanti. »
« …non è vero. »
Patrick può praticamente vedere Joe roteare gli occhi. «
Lo so che non si va all’inferno per una bistecca. »
« Non solo quello. » Segue un secondo di silenzio in cui si
può intuire quanto la vera opinione di Andy sia, in realtà, tutt’altra. « Non
mi vergogno di te, per te, o qualsiasi altra preposizione. E non mi vergogno di
noi » aggiunge, così piano che quasi
non si sente.
« Non pare » ribadisce Joe, ma in tono addolcito.
« Cosa devo fare? » ripete Andy.
Poi c’è un’ennesima pausa, lunga questa volta, forse
troppo lunga. Patrick inizia a retrocedere con cautela, cercando di non farsi
sentire e di smetterla di immaginare la lista dei motivi per cui la discussione
dei suoi compagni potrebbe essersi interrotta. Proprio gli mancavano certe
immagini mentali, mezz’ora prima dell’esibizione.
Improvvisamente non ha più voglia di caffè. Quello che
vorrebbe fare è nascondersi dall’altro capo dell’edificio, magari in un
ripostiglio, facendo finta di non aver sentito nulla di strano. Maledizione,
perché questo posto ha i muri di carta velina?!
E adesso dovrà fare finta di niente con quei due. Dio
santo, dovrà fare finta di niente con
Pete.
Con tempismo inquietante, il bassista compare proprio in
quell’istante. « Oh, Trick, eccoti. Sono stato fin’adesso a cercare una
videocamera da nascondere sopra il televisore, ma finalmente l’ho trovata e
adesso è tutto pronto. Qualunque cosa dirà Andy alla sua ragazza, io la sentirò
di certo! » Fa uno dei suoi sorrisi accecanti e poi si dilegua andando
probabilmente a riscaldarsi per lo show. (Era anche ora.)
Patrick sente il peso del mondo sulle sue spalle; non
immaginava che desse un’emicrania tale. Dopo dovrà andare a smontare le cimici
di Pete, fargli un discorsetto e poi chiudersi da qualche parte a sognare le
meraviglie di una vita noiosa in cui non si vive Beautiful, lo si guarda. Per adesso, invece, sospira e
basta.
*
« Hurley, Hurley, Hurley… »
Pete si siede per terra a gambe incrociate tra la tv e il
divano, congiungendo le punte delle dita davanti al naso con fare serio in
quella che con tutta probabilità vorrebbe essere un’imitazione di Silente; ha
anche lo sguardo da persona lungamente provata che deve aver imparato dopo anni
di studio di quello di Patrick. Suddetto Patrick, da dietro lo schermo del suo
portatile, chiude gli occhi in attesa dell’ennesimo sproloquio di Pete.
« …Hurley » ripete, nell’evenienza che l’interpellato
possa essersi scordato il proprio cognome di lì a due secondi prima. « Che
dobbiamo fare con te? »
Questa è la vena paterna di Pete che parla, pensa Patrick.
Adesso si metterà a fare la parte del genitore in pensiero per la compagnia che
frequenta la sua figliola innocente dopo di che andrà a fare Il Discorso a
Brendon, e quel ragazzo non ha per niente bisogno di altri traumi. (Inoltre
Patrick ha lo sgradevole sospetto di essere lui
la madre premurosa, in tutto questo.)
Andy sbatte le palpebre, sorpreso ma guardingo. È seduto
sul divano con Joe in uno dei rari momenti di calma totale che si hanno sul
loro bus, e stavano guardando qualcosa di estremamente noioso - un
documentario, tipo, qualcosa di istruttivo. O forse addirittura un telegiornale - prima che il televisore venisse
coperto da un mucchio di premuroso Pete.
« Tu sai che sono una persona paziente- » Patrick fa un
verso strano da dietro il laptop. « Molto paziente, e infinitamente buona, ma
con te non so davvero come comportarmi. »
« Uh, magari… lasciarlo in pace? » Joe ha un’espressione
perplessa simile a quella di Andy, ma nella sua c’è un’evidente vena scocciata.
« Trohman, decisamente tu non c’entri nulla con questa
storia » commenta Pete con aria di sufficienza.
Dal suo posto di spettatore Patrick scuote la testa. Oh,
quanto si sbaglia Pete. Joe fa infatti una smorfia tra l’offeso e
l’impietosito, riappoggiando la testa contro il braccio di Andy; mentre Andy è
seduto in maniera quasi normale, Joe gli è praticamente sbracato addosso, con
il capo appena sotto la sua spalla e le gambe intrecciate sul pavimento. I loro
fianchi sono talmente vicini da sembrare fusi, e Patrick è abbastanza sicuro
che sotto la grande ciotola di pop-corn in bilico sulle loro ginocchia si
stiano tenendo per mano.
Sarebbero quasi carini, se non fosse che in fondo
l’emicrania di Patrick è tutta colpa loro.
« Non vuoi dirmi chi è. Okay, lo capisco Andy, sul serio »
continua Pete, dall’alto della sua beata ignoranza. « E lo
accetto anche - con fatica, con rammarico, ma lo accetto. Il problema è che io
mi preoccupo, capisci? Magari per lei è tutto uno scherzo, magari è
inaffidabile o psicopatica o una tipa a cui piacciono le pellicce. Come tuo
amico sono in pensiero per te e vorrei verificare di persona che la ragazza non
stia giocando con il tuo piccolo cuoricino di batterista. »
Pete è così preso dal suo
discorso premuroso da mancare l’esasperazione di Joe. Andy invece sembra
stranamente attento, e annuisce lentamente alla conclusione di Pete. « Io sono…
contento che ti preoccupi per me, Pete, ma puoi stare tranquillo. Posso
assicurarti che, ehm, che lei… » Guarda di sottecchi Joe, arrossendo un
pochino, ma l’altro sta sorridendo con gli occhi fissi sul televisore. « Sì,
cioè, non sta giocando. Ne sono sicuro. »
Pete inarca un sopracciglio.
« Magari sei tu che stai correndo troppo, allora. »
« La amo » dice subito Andy,
senza esitazione, senza imbarazzati giri di parole. Joe al suo fianco sussulta,
alzando appena il viso per guardare Andy negli occhi, ma l’altro sta ancora
sostenendo con fermezza lo sguardo inquisitore di Pete.
« Beh, sì, ma… » Poi non sa
come ribattere. Non c’è niente da ribattere, in effetti, perché gli occhi di
Andy, decisi e sinceri, la dicono lunga e non ammettono repliche. Sospira
sconfitto, si alza e si spolvera i pantaloni. « Okay, okay. Però me la presenti
appena la incrociamo o la prossima volta vado a farmi una sega nella tua
cuccetta. » Si avvia verso il retro del bus, continuando a borbottare. « Tanto
lo fanno già tutti. Joe già lo fa, è tutta la settimana che ogni mattina fa un
casino incredibile… »
Patrick ridacchia piano. Andy
e Joe sono sul divano, orripilati e di un colore tendente al porpora, ma la
storia si è conclusa in modo indolore per tutti. La sua emicrania va già
meglio, Pete passerà i prossimi giorni in risentito e misericordioso silenzio a
rimuginare, e quei due…
…beh, si dice Patrick
tornando al suo computer con un sorriso mentre Andy passa un braccio attorno
alla vita di Joe, qualcosa da fare lo troveranno.
---
Perché?, penserete ora. Perché l’altro
giorno io e CuddlyKate si lollava su una rivista scema e si discuteva di
pairing, e Andy è tato, Joe un “povero orfanello di guerra spaurito”… quindi
ecco. Kate dovrebbe saperlo ormai che nascono cose strane dai nostri discorsi.
(Appro-posito: riconosciuto qualcuna delle battute, Ca’? X3)
E poi sono tati,
guardateli! Il bandom li trascura, e io mi sento troppo Patron Saint dei
pairing snobbati per non correre in soccorso (senza contare che mi piace allungare
i miei tentacoli in tutti i fandom sperimentare). Ora fate i bravi e
scrivetene anche voi, su :D
Inoltre! mentre cercavo immagini varie ho trovato la foto
che incarna questa fanfiction *O*
Non è meraviglioso? Non mi era mai capitato di scrivere
una fanfic prima e trovare l’immagine
perfetta dopo! *-*
Kate, non ti senti speciale? XD
Will