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Autore: Megan Alomon    25/04/2014    1 recensioni
“Sei tutta sporca…” inizia la rossa guardandola, “Che hai fatto, tesoro?”
“Credo di essere caduta ancora.” Le risponde la mora.
Tu te ne stai appollaiato sul letto, non capisci cosa stia succedendo.
“Chi siete?” chiedi ancora.
“Non ha importanza.” Risponde la rossa.
“Avete un nome?”
“Non è necessario.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un metronomo e una canzone mai sentita.

Carponi e tutto bagnato, assapori l’aria.
Hai gli occhi chiusi e forse hai anche paura di aprirli. Inspiri forte e li apri.
C’è un prato sotto di te.
Ti alzi, sputacchi un poco.
In fianco a te c’è Rossa.
Ti guarda, sorride. “Sei arrivato finalmente.”
“Arrivato dove?!”
“A casa.”
Tu taci, non capisci. Spira un vento freddo e hai i brividi. Stai per scoppiare. “Questa non è casa mia e, almeno tu, dimmi cosa diavolo sta succedendo!”
Rossa ti guarda, non sorride più.
Capisci subito di averle detto qualcosa di assolutamente sbagliato.
“okay, scusa. Forse dovrei…”
“Cammina.”
Il tono della sua voce è freddo e distaccato. Con una mano indica lontano, tu guardi nella direzione del suo indice. In lontananza, a qualche centinaio di metri, c’è una casa diroccata in stile vittoriano.
Una folata di vento ti fa rabbrividire, i vestiti bagnati ti si appiccicano addosso come fossero una seconda pelle.
Rossa comincia a camminare davanti a te con la veste candida che le si attorciglia attorno alle caviglie nude. Qualche ciocca di capelli è sfuggita alla complicata acconciatura che porta e le schiaffeggia le guance pallide. Ti chiede come faccia a non avere freddo.
La segui a qualche passo di distanza. Nelle tue scarpe c’a ancora un sacco di acqua e scivoli dentro di esse. Cammini come una papera e la cosa è grottesca e comica insieme.
Raggiungete la casa. È presa davvero male: una delle colonne del porticato ha ceduto e così la tettoia pende spaventosamente verso terra.
Guardi Rossa: fissa la porta scura e i suoi occhi sono iniettati di sangue.
Hai paura.
“Entra.”
“Ma…”
“Fa’ quello che ti ho detto.”
Le assi del porticato scricchiolano mentre le calpesti. Spingi la porta: è aperta. Entri e Rossa ti segue a ruota chiudendosi la porta alle spalle.
L’ambiente nel quale siete entrati è a dir poco surreale. È tutto completamente bianco fatta eccezione per un metronomo rosso sul tavolo al centro della stanza.
È tutto così bianco che ti fa venire il mal di testa.
Una finestra è rotta e il vento che c’è fuori entra dentro con prepotenza e ti fa tremare ancora.
Rossa sospira, chiude gli occhi e li riapre. Le sue pupille sono completamente dilatate, come se fosse sotto l’effetto di qualche droga.
“Prendi il metronomo.” Ti intima.
“Perché…”
“Prendilo e basta. Sposta il peso su “80” e lascialo andare.”
Fai come ti dice con le mani intirizzite dal freddo. 
Rossa alza le braccia e getta la testa all’indietro. Si muove come se stesse ballando al suono di una musica che sente solo lei.
“Balla con me.”
“Ma io…” non fai in tempo a rispondere che lei ti ha già afferrato e ti stringe a sé così forte che non riesci a respirare.
“Mi fai male, per favore…”
“Regrets collect like old friends, here to relieve your darkest moments…”
Rossa canta una canzone che non hai mai sentitito, ti allontana da sè tenendoti per le spalle e ti guarda fisso negli occhi.
Mentre canta la sua voce è un po’ roca ma dopotutto non è così male.
“I can see no way, I can see no way…”
“Ascolta, non è divertente.”
Rossa non ti lascia, rafforza la presa e senti le sue unghie che si conficcano nella tua carne.
La paura si fa sentire di più. Ti batte forte il cuore.
“And all of the ghouls come out to play, and every demon wants his pound of flesh…”
Rossa avvicina il viso al tuo.
“But I like to keep something to myself…”
Il suo alito non è quello che ti saresti immaginato, sa di fiori marci, come quelli che alcune volte si trovano nei cimiteri.
Strofina il naso sul tuo collo e il freddo che senti si fa più pungente.
“I like to keep my issue strong…”
È troppo vicina, ti fa tanta paura.
“It’s always darkest… before… the dawn!”
Succede in mezzo secondo: Rossa affonda i denti nel tuo petto, tu gridi come non hai mai fatto prima. Lei riaffiora con la bocca sporca di sangue, continua a stringerti. Tu abbassi lo sguardo: la maglia è sporca di sangue al centro del tuo petto e tu senti che i sensi ti stanno per mancare. Ti gira la testa.
Rossa ti lascia, si pulisce la bocca con una mano. Tu barcolli, ti appoggi al tavolino, il metronomo continua a battere il tempo.
Ti inginocchi, una mano sul petto a cercare ti tamponare la ferita che più che un morso, sembra una coltellata.
Il sangue caldo ti scorre fra le dita.
Cadi di lato e poi ti appoggi sulla schiena. Rossa ti guarda dall’alto e poi riprende a ballare con gli occhi chiusi e la testa all’indietro.
Il metronomo batte il tempo.
Hai così tanto sonno ora. Il sangue si riversa sul pavimento bianco, rossa continua a ballare, incurante di te ai suoi piedi.
Chiudi gli occhi.
Poi tutto tace, non senti più dolore, non senti nulla.
Forse sei morto?
Oh no, non lo sei anche se ancora non lo sai.
  
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