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Autore: fuoritema    25/04/2014    6 recensioni
[Silver (Cato's sister), Jan and Myrtle | 1477 words | post!74 Hunger games]
«Guardatela! La sorellina del cretino che è morto tra gli ibridi quest’anno»
Silver si mise le mani in tasca: non aveva voglia di prendere a male parole quell’idiota e tantomeno di fargliela pagare. Dopotutto era sempre stata etichettata come la “sorellina” di Cato, e ora che lui era stato considerato da tutto il distretto un Favorito morto senza gloria, lo era diventata automaticamente anche lei.
Era passato ormai un mese dalla sua morte, ma il dolore che aveva provato allora non aveva neppure accennato ad andarsene. Guardò Myrtle come per chiederle cosa fare, anche lei non era più quella di una volta ma non si era arresa.
***
E' passato un mese dalla morte di Cato e sua sorella Silver sta iniziando ad accusare la perdita, spalleggiata anche dai due amici Jan e Myrtle (la sorella di Clove).
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gold and Silver'
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«Guardatela! La sorellina del cretino che è morto tra gli ibridi quest’anno!»
Silver si mise le mani in tasca: non aveva voglia di prendere a male parole quell’idiota e tantomeno di fargliela pagare. Dopotutto era sempre stata etichettata come la “sorellina” di Cato, e ora che lui era stato considerato da tutto il distretto un Favorito morto senza gloria, lo era diventata automaticamente anche lei.
Era passato ormai un mese dalla sua scomparsa, ma il dolore che aveva provato allora non aveva neppure accennato ad andarsene. Guardò Myrtle come per chiederle cosa fare, anche lei non era più quella di una volta ma non si era arresa. La ragazzina dai capelli scuri voleva che l’amica facesse qualcosa, si riscattasse, ma Silver non era dell’umore adatto. Fece per dire qualcosa ma Jan la fermò commentando con un sorriso sarcastico la frase sentita poco prima.
«Guardate ragazze, l’idiota che non ha neppure avuto il coraggio di dire in faccia alla destinataria quello che pensava» esclamò, guardando negli occhi il ragazzo dai capelli scuri che aveva insultato Cato e di conseguenza anche Silver.
«Ripetilo se ne hai il coraggio» sussurrò quello, quasi sibilando, mentre negli occhi gli passava quel lampo di malvagità tipico dei giovani Favoriti del due. Si sentiva invincibile, figuriamoci se doveva sfidare uno dei cadetti meno abbienti dell’Accademia.
Jan si appoggiò al muro a braccia conserte, continuando a prenderlo in giro con lo sguardo, «ho detto» si schiarì la voce come per pronunciare un discorso «che sei un idiota che non ha avuto neppure il coraggio di dire quello che hai detto con Silver davanti.»
Non c’era bisogno di altro, il ragazzo si avventò sul biondo che si scansò di lato cercando di tirargli un pugno. In men che non si dica una folla di ragazzi dell’Accademia li aveva circondati per osservarli. Finirono a terra insultandosi, cercando di colpirsi a vicenda, magari in modo serio, e sperando gli Allenatori non arrivassero per separarli.
Myrtle, intanto, si malediceva per non averci pensato lei mentre tifava per Jan suggerendogli cosa dovesse fare.
Nel turbine di polvere che stava iniziando a diffondersi per aria si distinguevano a stento le figure dei due ragazzi che continuavano a lottare selvaggiamente. L’onore era la cosa più importante nel distretto due: zuffe come quella erano all’ordine del giorno, ma per la prima volta Silver si sentì orgogliosa di non parteciparvi attivamente, come succedeva di solito. Jan l’aveva difesa, forse ricordando come la biondina si era aperta a lui subito dopo la morte di Cato. Gli somigliava tanto, troppo, ma lui non aveva la prevedibilità di suo fratello e non era neppure così scemo. Era la prima volta che Silver lo ricordava senza piangere, ma con un piccolo sorrisino sulle labbra rosee in bella vista.
«Più forte! Fagli vedere chi sei!» 
Myrtle sembrava impazzita nell’urlare quegli incoraggiamenti all’amico, negli occhi aveva quella luce tipica dei momenti in cui due Tributi si scontravano per decidere la loro sorte.
 
Jan si scansò di lato, evitando l’ennesimo pugno con un sorrisino beffardo sulle labbra e i capelli leggermente arricciati per le goccioline di sudore che gli stavano imperlando la fronte. Si sarebbe cacciato nei guai, ma non importava. Per Silver avrebbe fatto quello ed altro, soprattutto per quella Silver, così lontana da quella abituale, che cercava disperatamente di ricomporre i pezzi in cui si era scomposta dopo la morte di Cato
Intanto il moro afferrò il suo braccio, appena scattato per tirargli un pugno, e lo torse facendolo urlare. Finirono nuovamente per terra ma stavolta era l’altro a dirigere i giochi. Jan subiva, stringendo i denti e scalciando per cercare di liberarsi. Sapeva che era ancora peggio opporsi a quella morsa, sapeva che continuando così il suo osso si sarebbe immancabilmente rotto, ma continuava a lottare.
«Ne hai abbastanza?» sibilò il moro, stringendo la presa e schiacciandolo con il suo peso per terra.
Jan trattenne l’ennesimo urlo con un sorriso forzato e sputò in faccia al suo aguzzino. Stava per alzare il pugno per colpirlo alla faccia quando riuscì a liberarsi spingendo il busto in avanti con un calcio nel muro. La situazione si era capovolta, ora, e Jan aveva afferrato il moro per la camicia, bersagliandolo di colpi.
Sentì le grida dei ragazzi dell’Accademia interrompersi mentre la mano di un Allenatore lo afferrava per la collottola.
 
 
 
Stavano correndo per tutto il distretto.
La ragazzina dai capelli biondi e il suo amico, stranamente identico a lei.
Chi non li avesse conosciuti avrebbe detto che erano fratelli, ma si erano appena conosciuti.
«Non è valido!» sbottò la bambina con tono orgoglioso mentre il suo coetaneo la bloccava al muro.
Era sorridente e rosea come una bambola di porcellana e portava i capelli legati in due trecce.
«Certo che lo è» rispose il biondino, sorridendo leggermente.
Aveva quel tono ironico praticamente sconosciuto nel suo distretto, e sembrava esserne fiero.
La bambina scostò il braccio con cui l’aveva bloccata con aria seccata.
«Prendimi, senza imbrogliare però!» esclamò nuovamente mentre una delle due treccine passava davanti al viso del ragazzo.
«Ehi, ferma, dovresti essere morta» disse, vagamente perplesso.

«Sono gli Hunger Games, mica c’è una seconda possibilità!» continuò, guardandola correre via.
«Certo che c’è» rispose la biondina, cercando di copiare il sorrisino del suo compagno, ma non ci riuscì.
Tornarono indietro fino all’Accademia rincorrendosi a vicenda fino a che un urlo non richiamò la piccola.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra mentre si girava per tornare a casa.
«Ehi, aspetta! Come ti chiami?» le chiese il biondo fermandola.
«Silver» rispose spiccia la piccola, guardandolo negli occhi orgogliosa.
«Jan» disse semplicemente lui con un inchino un po’ canzonatorio.
Era l’inizio della loro amicizia.
 
 
Silver si aggirava per le sale dell’Accademia come un’anima in pena, pallida ma testarda come sempre, alla ricerca del suo amico. Solo il giorno prima aveva provocato una rissa facendolo finire nei guai. In realtà le sfide erano sempre ammesse, ma probabilmente quella volta era stata interrotta perché il ragazzo che stava perdendo era il figlio di uno degli Allenatori.
Raccomandato.
Strinse i denti soffocando una parolaccia nei confronti di quell’idiota, sforzandosi di mettere un piede davanti all’altro per continuare la ricerca di Jan. L’aveva perso di vista subito dopo che l’Allenatore dei cadetti aveva preso sia lui che l’altro per la felpa, costringendoli a fermarsi e a seguirlo. Non era una buona premessa. Affatto…
Stava svoltando verso la parete dell’arrampicata quando vide una ciocca di capelli biondissimi sporgere da dietro ad uno dei muri.
«Deficiente, dovevo pensarci io a quello» disse con falsa durezza nei confronti dell’amico che sorrise nel vederla arrivare, ma alzò il collo della maglietta fino a coprirsi le orecchie.
«Cosa cazzo?…» esclamò la ragazzina, notando quel movimento eseguito con rapidità. Provò ad avvicinare la mano alla sua faccia e lui non la fermò: si limitò a scrollare le spalle in segno di menefreghismo. La guancia destra era più scura rispetto all’altra e nella parte più vicina ai capelli si poteva notare distintamente il segno di una ditata tendente al rosso. «Si nota così tanto?» chiese lui con un sorrisino ironico, ormai conosciutissimo da Silver.
«Chi te l’ha fatto?» ribatté l’altra con uno sguardo che non ammetteva repliche.
«Mia madre. Dice che prima o poi mi metterò in casini più grossi di questo. È convinta che le divergenze non si risolvano con la forza» mimò le virgolette prima di continuare «ah, queste non sono proprio le parole che ha detto.»
Silver detestava quando parlava così, quasi con scherno, e non provava neppure per un momento a restare serio.
«Non si vede molto» disse scoccandogli un’occhiataccia che il biondo interpretò come un rimprovero per aver fatto a botte con quel ragazzo.
«Cosa c’è? Non sarai d’accordo con lei!?»
«Affatto… ma fa male?» chiese con calma, staccando le lettere e guardandosi attorno per essere sicura che nessuno li stesse ascoltando.
«No - rispose spiccio Jan - è debole e negata nel tirare sberle. In ogni caso perché ti interessi a come sto?»
«Sei mio amico… e ti sei messo nei guai per colpa mia» aggiunse riluttante la ragazzina.
«Non credo sia solo per questo. Secondo me hai paura che mi faccia cambiare idea su di te e la tua bellezza» rise il biondo come se avesse detto la cosa più divertente di tutto il mondo.
Silver lo guardò con rabbia e, prima che riuscisse a contare fino  dieci per calmarsi, il suo palmo si era abbattuto sulla guancia sinistra dell’amico facendogli scattare la testa di lato. Si voltò andandosene via, furente, cercando di evitare di colpirlo ancora.
Il biondo sospirò nel vederla uscire dalla sala sbattendo la porta pensando che quella volta – come molte altre prima di quella – se l’era cercata. Sperò solo che Myrtle riuscisse a farle cambiare idea; mentre osservava il suo riflesso nella specchiera. Beh, se non altro ora aveva ambedue le guance dello stesso colore…
 
 

 
 
 


NDA:

Eccomi, con una OS assolutamente non programmata. L'ho scritta nel lontano Febbraio, mentre guardavo Fast and Furious (colpa di mia cugina Elisa) e era rimasta a marcire all'interno del pc di mia madre.
Brutta mossa, decisamente una brutta mossa... Meno male che non l'ha letta - o almeno spero.
Non credo di aver nulla da spiegare. Sil è la solita sorellina di Cato, Jan è il suo fidanzatino (ma dice sempre le cose sbagliate al momento sbagliato) e Myr, che è di darkangel, è la sorellina di Clove. Ah... Il tentativo di banner l'ho fatto da me, per evitare di chiedere aiuto a qualcuno.
E nulla... Fa schifo, ma non potevo lasciarla a marcire ancora nei meandri del computer.
Grazie a tutti per averla letta <3

Talking Cricket 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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