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Autore: Spica_ONeal    26/04/2014    0 recensioni
Dal testo:
« Aspetta! » Mi segue a ruota e mi blocca per un braccio.
« Io sono Jay Miller. Tu sei..? »
« Cora O’Neil. » Rispondo atona mentre mi dirigo verso l’uscita.
« Ah, dimenticavo… » Aggiungo poco prima di chiudere la porta di casa sua, mi fermo rimanendo di spalle, mi giro appena appena e sorrido compiaciuta.
« Uno a zero per me. » E me ne vado definitivamente.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Ogni tanto non avete il forte presentimento che Madre Natura ce l’abbia con voi? 
Ma pesantemente, intendo.
Tipo quando inizia a piovere come se non ci fosse un domani ed è l’unica volta che non avete l’ombrello a portata di mano, puntualmente.
Oppure (per le ragazze) quando vi siete appena sistemate i capelli in un modo fantastico e inimitabile, uscite di casa e BOOM: tempeste, tornado, tsunami, terremoti, eccetera. 
Bene. 
Quello che mi sta succedendo ora è molto peggio. Per me, almeno. 
Una delle poche volte in cui decido di mettere panni lavati ad asciugare sul terrazzo invece che in lavanderia, cosa succede?
I Quattro Venti si danno alla pazza gioia e sembra che da un momento all’altro pure io possa prendere il volo. 
Il vero problema però, è che sono stati i miei vestiti a volare via.
E sono allegramente atterrati nel giardino del vicino di sotto.
Con che faccia mi presenterò a casa di uno sconosciuto per dirgli qualcosa del tipo: “Mi scusi… Vede, la mia biancheria intima è finita nel suo giardino. Non è che me la andrebbe a prendere?”

"Non ce la posso fare… Ma DEVO farlo. Oltretutto c’è anche la mia muta da surf assieme al resto. E non posso permettermene un’altra."

Decido di scendere; prima si risolve meglio è. 

Di fronte a me ora c’è la porta. Quella porta che sarà la rovina della mia reputazione. 
Busso una volta e aspetto che qualcuno mi apra. 
Niente. 
Busso un’altra volta, più forte. 
Sento qualcuno che brontola qualcosa dall’altra parte e con passi pesanti si avvicina. 
La porta si apre. Lentamente. Troppo lentamente.

Ma lo fate apposta a torturarmi in questo mo… 

Non ho tempo di finire la frase mentalmente che davanti a me si presenta in tutta la sua gloria un ragazzo alto, muscoloso e abbronzato. E io rimango a bocca aperta, letteralmente. É a petto nudo e indossa dei pantaloncini da basket. Non lo guardo nemmeno in faccia. 
«Chiudi la bocca o ci entreranno le mosche. » Mi dice, tra uno sbadiglio e l’altro.

"Voglio sotterrarmi. Ora."

Cerco di riprendermi e dico: « E-Ecco… Vedi, mi sono cadute delle… cose nel tuo giardino. Posso andare a riprenderle… Per favore..? » 
«Ok. » Si limita a dire. Almeno non mi ha chiesto cosa mi è caduto. 
Mi dirigo verso il giardino e noto che lui mi sta seguendo. 
Male, molto male. Ma non posso dirgli niente. É casa sua.

Arrivata alla portafinestra che si affaccia al giardino, faccio uno scatto e corro a riprendere tutto. 
O almeno, quello che riesco a vedere. Eppure c’è qualcosa che manca alla lista. Mi guardo attorno, ma non vedo nulla. Mi giro per tornare indietro quando vedo il ragazzo che si allunga per prendere qualcosa sulla siepe. 
Le mie mutandine.
E io sento il forte bisogno di suicidarmi. 
Vedo che lentamente se le porta vicino al viso per osservarle meglio. Sembra quasi che le stia analizzando per filo e per segno. 
« Cercavi queste? » Vedo che arriccia le labbra in un mezzo ghigno. 
« I-Io… »  Non sono più capace di compiere una frase di senso compiuto e mi sento esplodere le guance. Fantastico.
« Dammele. » Sputo infine, rossa come non mai. 
« Prego. » Me le porge. Faccio per prenderle, ma prima che riesca anche solo a sfiorare il tessuto lui le lancia in aria. Seguo la traiettoria delle mie amate mutande e vedo che finisco sopra un albero. 
Mi giro verso di lui e lo guardo sconcertata. 
« Tutte tue. » Sembra una sfida.
E io non perdo mai a una sfida.

Assottiglio gli occhi e lo fisso. 
Lascio cadere i vestiti che ho in mano e mi sposto verso il tronco dell’albero. 
Noto con mio piacere che è alto e robusto e ci sono dei rami a circa due metri da terra. 
Salto e mi aggrappo al ramo più basso con entrambe le braccia. Mi do uno slancio con le gambe e con una mi aggrappo a una fronda leggermente più in alto. Mi tiro su col busto aiutandomi anche con le mani e ora riesco a afferrare un altro ramo. 
Inizio ad arrampicarmi senza difficoltà per altri due metri fino a raggiungere la stessa altezza delle mutandine. 
Mi allungo per cercare di prenderle, ma sbaglio a mettere un piede e scivolo ritrovandomi appesa ad un unico ramoscello. 
Mi avvicino ancora scorticandomi le mani e finalmente riesco a prenderle. 
Guardo in basso e capisco di trovarmi a circa quattro metri di altezza. 
In quell’istante vedo il ragazzo che corre sotto di me e tende le braccia in avanti. 

« Lasciti andare, ti prendo io! »
« Scordatelo, non ho bisogno del tuo aiuto. » Ed è vero. Sono sempre stata una brava atleta e saltare da quattro o cinque metri non mi spaventa per niente.
« Sì, invece. Vuoi romperti una gamba? » É ancora fermo alla stessa posizione. 
« Ti ho detto che non mi serve il tuo aiuto. Ora spostati, veloce! » Iniziano a farmi male le braccia e la presa si fa sempre più debole. 
« E va bene. Ma poi non ti lamentare se… » Non gli lascio finire la frase e mollo il ramo.
Atterro prima sulle punte dei piedi per poi appoggiare i talloni e accovacciarmi toccando terra con le mani graffiate. Mi volto a guardarlo e vedo che ha gli occhi sgranati. Solo ora lo guardo realmente in faccia. 
Ha i capelli neri e corti tenuti in una cresta disordinata. Un occhio è più chiaro dell’altro. Uno è verde misto blu mentre l’altro è completamente verde. 

Eterocromia. Penso tra me e me.

« Come… » Tenta di dire qualcosa, ma sembra… Emozionato?
« Te l’avevo detto che ce la potevo fare da sola. » Faccio, irritata. Mi spolvero le mani togliendo i residui di terra incurante dei taglietti, vado a prendere il resto dei vestiti ed esco degnandolo solo di un “Ciao”. 
« Aspetta! » Mi segue a ruota e mi blocca per un braccio.
« Io sono Jay Miller. Tu sei..? » 
« Cora O’Neil. » Rispondo atona mentre mi dirigo verso l’uscita.
« Ah, dimenticavo… » Aggiungo poco prima di chiudere la porta di casa sua, mi fermo rimanendo di spalle, mi giro appena appena e sorrido compiaciuta.
« Uno a zero per me. » E me ne vado definitivamente.
  
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